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Comune preunitaro di Narni, Narni (Terni), 1143 - 1860

  • Ente
  • Estremi cronologici: 1143 - 1860
  • Intestazioni:
    Comune preunitaro di Narni, Narni (Terni), 1143 - 1860
  • Altre denominazioni: Comune preunitario di Narni
  • Antico insediamento chiamato dai Pelasgi "Nequinum", ossia "imprendibile", Narni venne conquistata dai Romani nel 299 a.C. "Narnia", così venne denominata dai Romani, assunse notevole importanza militare come stazione, essendo situata in corrispondenza della diramazione della via Flaminia verso Terni, Spoleto e Foligno. Dopo le invasioni barbariche, Narni si trovò coinvolta nelle lotte tra papato e impero carolingio e venne occupata dai Saraceni, che vennero respinti nell'876 e nell' 882. Nel 1143 Narni divenne comune autonomo si diede propri statuti e rimase equidistante dall'impero e papato, per prendere, senza schierarsi palesemente per l'uno o l'altro, altra, privilegi da entrambi. Volendo estendere la propria egemonia territoriale, andò in contrasto con Terni per il possesso di alcuni castelli. Nel 1174, nonostante la posizione geografica sicura che le permetteva una facile difesa ai vari attacchi, venne presa e saccheggiata da Cristiano di Magonza, poiché non aveva voluto sottomettersi al Barbarossa, avendo già aderito nel 1167 alla Lega guelfa. Innocenzo III, deciso a riprendere la sovranità sui territori del Ducato di Spoleto, venne in Umbria e prese possesso di Narni. Nel 1198 Corrado di Urslingen rinunciò solennemente al Ducato e i legati pontifici lo ricevettero nelle loro mani. Nel corso dei primi anni del Duecento, Narni, per ostacolare la rinascita di Terni, distrutta per opera del Barbarossa, si spinse alla conquista di Monte Sant'Angelo, e Papigno, luoghi strategici sulla via per Rieti, e anche di Miranda. Lunga fu anche la lotta per il possesso del castello di Stroncone, che venne incendiato. Innocenzo III emise nel 1209 un interdetto ai danni di Narni e impose nel 1215 la ricostruzione di Stroncone, Otricoli, che era stata conquistata e distrutta, e Sangemini, che passarono alla dirette dipendenze della Chiesa. Nel 1241 ci fu l'assedio da parte di Federico II, ma il Comune resistette agli assalti delle truppe imperiali e a quelli successivi di Rinaldo, duca imperiale di Spoleto. Nel Trecento continuarono ancora i tentativi espansionistici di Narni verso Stroncone e le fortezze di Carlea e Perticara, sempre a danno della nemica Terni, con cui guerreggiò ripetutamente, imponendo più di una volta l'intervento delle truppe papali e dei legati pontifici. Nel 1353 Narni venne conquistata dall'Albornoz, che vi fece costruire nel 1367 una rocca e da Narni iniziò il riordinamento dello Stato della Chiesa. Nel 1371 vennero rinnovati gli statuti comunali, nel 1409 il Comune si sottomise alla signoria degli Orsini e l'anno dopo venne occupata da Braccio Fortebraccio da Montone. Nel 1431 si ebbe il primo governatore pontificio, nella persona di Bartolo Carloni. Durante il Rinascimento Narni ebbe una vita ricca di scambi e di contatti culturali, i rapporti con Terni si ammorbidirono e, di fronte al sorgere delle signorie, la città fedele al papa. La decadenza di Narni iniziò dopo l'invasione del 1527 dei Lanzichenecchi di ritorno dal sacco di Roma, che si vendicarono della città che aveva inviato contro di loro 2000 soldati. Narni fece resistenza, ma, anche con l'aiuto dei "vecchi nemici" ternani, venne assediata e fortemente saccheggiata. In questa occasione il materiale archivistico subì un drastico depauperamento: ad eccezione infatti dello statuto trecentesco e delle pergamene, conservati probabilmente a parte per l'importanza che rivestivano, la quasi totalità della documentazione prodotta e raccolta dalle magistrature comunali prima di quell'anno andò irrimediabilmente distrutta o dispersa.
    Il papa cercò di provvedere alla rinascita di Narni: esortò tutti i cittadini che avevano abbandonato le loro case a ritornarvi, promettendo loro aiuti e sovvenzioni, sollevò la città dagli oneri che doveva pagare alla Camera apostolica, prorogò i suoi debiti, concesse il potere di utilizzare i proventi dei malefìci e dei danni atti per la ricostruzione dell'acquedotto della Formina -quasi completamente distrutto dall'assedio- e per il restauro della Rocca. Si preoccupò di ristabilire la pace tra Narni e Terni, città che, nonostante le promesse, continuarono a vivere in discordia. Nel 1531 Clemente VII prorogò di nuovo alla città i termini per il pagamento dei debiti sia pubblici che privati e concede immunità, libertà ed esenzione dalle pene a tutte le persone che fossero venute a lavorare nel distretto di Narni. La ripresa fu lenta e a Narni, ridotta nella sua ampiezza, giunsero importanti maestranze per ricostruirla ed abbellirla, come il Vignola e il Sangallo.
    Nei decenni seguenti, i papi Paolo III (1534-59) e Pio IV (1559-72) continuarono a confermare esenzioni fiscali e privilegi per ricostituire le mura e gli acquedotti. Ancora, nel 1560, la città decretò le esenzioni da tasse e da altri obblighi per chiunque fosse venuto ad abitarvi. Relativamente agli organi di governo della città e il loro funzionamento, sulla base di quanto riportato dai capitoli del governatore Fabio Placido del 1536, si apprende che i priori a Narni erano sei, due per terziere. Il governatore e i priori eleggevano insieme la cernita composta da quindici persone; la stessa cernita a sua volta, insieme con i priori e il governatore eleggeva il consiglio generale composto di sessanta persone, venti per terziere, appartenenti al ceto dei priori. La cernita non poteva rimanere in carica più di sei mesi per elezione. Il consiglio durava in carica due anni e non poteva però riunirsi in seduta o deliberare se non in presenza del governatore o suo luogotenente o su espressa licenza scritta e non poteva fare alcuna proposta se questa prima non era sottoposta ed approvata in cernita. Sia nelle riunioni della cernita che del consiglio stesso le proposte per essere valide ed approvate dovevano ottenere con votazione segreta i due terzi dei voti. Circa le riunioni deliberative che si tenevano in Comune, queste si dividevano in riunioni "del bussolo", che erano le riunioni del consiglio comunale, e le riunioni straordinarie chiamate del "superbossolo": a capo del'esecutivo c'era ancora la cernita. Nelle riunioni del superbussolo veniva formata la matricola ossia l'elenco dei gonfalonieri o priori da cui veniva estratta la magistratura che durava in carica sei mesi. Si procedeva poi alla nomina di tutte le altre cariche pubbliche che regolavano la vita comunale del tempo. Le magistrature giudiziarie operanti a Narni dagli inizi del Cinquecento, sino alla metà del XIX secolo, erano vicepodestà o vicepretore, podestà o pretore e il governatore.
    Un'epidemia di peste nel 1591 indebolì ulteriormente la città. I secoli XVII e XVIII furono segnati dal pieno dominio della Chiesa su Narni. La città gravitava ormai nell'orbita di Roma, i governatori, nominati dal papa, erano fidi esecutori del potere centrale i priori sembravano perdere le funzioni determinanti dei secoli passati e già dalla seconda metà del XVII secolo ormai raramente venivano menzionati nelle riformanze. In data 12 marzo 1618, pontefice Paolo V, il consiglio dei sessanta affidò ai padri Paolini il compito di aprire una scuola nella città ed è questa la prima scuola che la Congregazione Paolina, o degli Scolopi, aprì fuori Roma. La scuola trovò sede nel Palazzo dei Priori che per l'occasione fu restaurato. Tra la fine del XVII secolo e l'inizio del XVIII la città sembrò riprendere, tuttavia, un po' di vita per le attività commerciali e industriali. Ma la base dell'economia narnese era data dall'agricoltura; le fiere ed i mercati rimasero infatti l'oggetto principale della regolamentazione comunale. La presenza di ferro spinse il governo pontifìcio agli inizi del Settecento a far concentrare le ricerche di questo minerale sulle colline intorno alla città. In data di 15 aprile 1710 venne infatti posata la prima pietra per la costruzione dell'edificio della ferriera nei pressi di Stifone, sfruttando così le stesse sorgenti del fiume Nera. Tuttavia le spese furono di gran lunga superiori ai guadagni e la Camera apostolica abbandonò l'impresa. Anche Narni venne poi interessata dalle ondate rivoluzionarie a cavallo tra fine Settecento e Ottocento, passando prima sotto la giurisdizione della Repubblica romana, venendo sottoposta a Spoleto, capoluogo dell'amministrazione centrale, e poi di quella dell'Impero napoleonico, quando il Cantone di Narni rientrò nel Circondario di Rieti, a seguito alla nuova ripartizione territoriale decretata nel 1809 dalla Consulta straordinaria per gli Stati romani. Nel luglio del 1815, dopo la definitiva caduta di Napoleone, si assistette alla restaurazione dello Stato pontificio. Pio VII, con il motu proprio del 6 luglio 1816, dettò la nuova organizzazione amministrativa delle terre della Chiesa, in base alla quale lo Stato fu ripartito in 17 delegazioni, distribuite per importanza in tre classi, e rette da un delegato di nomina pontificia, coadiuvato da due assessori, nominati anch'essi dal papa, con funzioni giudiziarie, uno in materia civile e l'altro in materia penale. Le delegazioni si suddividevano, a loro volta, in governi con a capo un governatore di nomina papale. Per quanto riguarda i comuni, venne revocata la validità della legislazione statutaria, e si dettarono precise norme circa il loro ordinamento. L'organo deliberativo del Comune era il consiglio, composto da un numero variabile di consiglieri, inizialmente di nomina governativa, cui spettava la nomina e la conferma degli impiegati comunali. La magistratura del Comune era, invece, costituita da un gonfaloniere (sindaco), affiancato da un numero variabile di anziani (assessori). Nelle comunità in cui non risiedeva un governatore, veniva nominato un vicegovernatore da lui dipendente. Nel 1821 vi furono a Narni dei piccoli moti insurrezionali.
    Con l'emanazione da parte di Leone XII del motu proprio del 5 ottobre 1824, le delegazioni vennero portate da 17 a 13; a livello locale, invece, si stabilì che il consiglio comunale dovesse essere composto per metà dal ceto nobile e per metà dai cittadini, e la carica di consigliere fu dichiarata ereditaria. Narni entrò a far parte della Delegazione di Spoleto e Rieti, distretto di Terni e divenne residenza di un governatore, con appodiate le comunità di Borgaria, Montoro, San Liberato, Stifone e Taizzano.
    Nel 1833 venne pubblicato un nuovo riparto territoriale, in base al quale l'Umbria risultava suddivisa nelle tre delegazioni, o province, di Perugia, Spoleto e Orvieto. I comuni erano divisi in cinque classi, in base alla popolazione. Un nuovo provvedimento sull'organizzazione della pubblica amministrazione venne emanato da Pio IX il 22 novembre 1850. Narni venne compresa nella Provincia di Spoleto con appodiata la Comunità di Montoro. Nel 1860, a seguito dell'appello di Garibaldi ad acquistate dei fucili mediante pubbliche sottoscrizioni, si formò a Narni un Comitato comunale delle province romane, che faceva capo a Firenze per coordinare le azioni dei patrioti locali. Il 21 settembre vennero abbassate le insegne papali presso il palazzo comunale e, dopo la conquista da parte dell'esercito piemontese della Rocca, ultimo baluardo del presidio pontificio, il 28 settembre dello stesso anno venne festeggiata la liberazione di Narni dal potere dei Papi. (1)

    (1) M. TABARRINI, L'Umbria si racconta. Dizionario E-O, Foligno, 1982, pp. 437-445.
    E. MONTINORI, Cronistoria narnese, Terni, Tipolitografia Visconti, 1987, pp. 390-403; 572-579; 606-608.
  • Redazione e revisione:
    Felicetti Stefano, 01/03/2004, ordinamento e inventariazione / Carmi Cristiano, 01/03/2004, ordinamento e inventariazione