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Comunità di Montefalco, Montefalco (Perugia), 1427 - 1860

  • Ente
  • Estremi cronologici: 1427 - 1860
  • Intestazioni:
    Comunità di Montefalco, Montefalco (Perugia), 1427 - 1860
  • Altre denominazioni: Comunità di Montefalco
  • Le origini di Montefalco, come quelle di altri centri vicini, sono oscure.
    Si ritiene, da parte degli storici locali, risalgano ad un insediamento preromano.
    Il territorio di questo pagus, con l'ordinamento romano fu diviso tra i municipi di Spoletium e Mevania. Di questa epoca rimangono numerose vestigia rappresentate da notevoli reperti archeologici.
    Nel medioevo ebbe il nome di Coccorone, il cui etimo, a parte alcune ipotesi interpretative, è fatto risalire dalla tradizione locale al suo patrono romano, il senatore Marco Curione.
    La genesi del comune è fatta dagli storici risalire poco oltre l'anno Mille; il primo documento che attesta l'esistenza di un comune già ben strutturato risale al marzo del 1180. Si tratta di una sommissione al comune di Spoleto, stipulata da boni homines tra i quali figurano i quattro consoli del castello che rappresentavano la magistratura.
    Il comune fu aggregato al comitato della vicina Foligno nel 1177 da Federico Barbarossa, ma poco dopo strinse un'alleanza con Spoleto.
    L'imperatore vi soggiornò nel 1185 e nel ripartire lasciò ai conti di Antignano, cui era subordinato, un falco da caccia, che divenne l'emblema del Comune.
    Nel 1240 riconobbe l'autorità imperiale, e nel 1270 venne innalzato il palazzo del Popolo.
    Le carte presenti in archivio, documentano l'attività politico-amministrativa del comune a partire dalla prima metà del secolo XV, con lo statuto redatto al tempo di Martino V.

    Il Comune era retto da una magistratura collegiale da quattro priori, chiamati anticamente consoli, i quali venivano eletti durante la seduta del Consiglio Generale e duravano in carica due mesi.
    Esistevano due consigli: Consiglio dei Correttori e il Consiglio del Popolo che insieme formavano il Consiglio Generale.
    Il Consiglio del Popolo durava in carica diciotto mesi ed era composto da residenti allibrati eletti in ciascun "breve" (circoscrizione amministrativa territoriale del contado) del territorio; da ogni arte, o "società", venivano scelti due rappresentanti chiamati correttori i quali costituivano il Consiglio dei Correttori che avevano la facoltà di emanare ordini e riformanze approvati con la maggioranza dei due terzi dei consiglieri; partecipavano al consiglio generale ed avevano la prerogativa di eleggere gli statutari e studiare i problemi delle varie arti.
    In sede di consiglio venivano nominati i vari ufficiali e salariati comunicativi tra cui: il cancelliere che doveva essere originario di località distanti almeno cinque miglia da Coccolone; quattro balii, che duravano in carica per un anno, ed avevano tra le altre mansioni, l'incarico di conservare e quindi restituire i pegni, notificare le citazioni; un medico pubblico.
    Esistevano poi i "trombetti" ovvero pubblici "preconi", incaricati di render pubblici i bandi emessi dalle autorità comunali, ovvero dal podestà o suo vicario, e dai priori.
    I "partiserii", o agrimensori, erano pubblici ufficiali con incarico annuale addetti alle misurazioni dei terreni e alla definizione dei confini, con facoltà di ricevere testimonianze relative alle vertenze confinarie; ciascuna villa del contado eleggeva due "viarii" incaricati della manutenzione delle strade.
    L'amministrazione della giustizia civile e criminale era demandata ad un ufficiale di origine forestiera, il Podestà.
    Questa figura è presente sin dalla prima metà del XIII secolo e fino al 1666, anno in cui viene sostituito da un magistrato nominato dal governo centrale, il Governatore; infatti l'evoluzione istituzionale all'interno dello Stato della Chiesa verso un più organico accentramento e potenziamento politico - amministrativo, l'esigenza di controllo sul governo politico e sull'ordine pubblico nelle Comunità, portarono già dalla metà del XVI secolo alla progressiva sostituzione dell'antico podestà comunale con un governatore a capo delle amministrazioni cittadine.
    Nel corso del secolo XVII sono rintracciabili, all'interno dei governi provinciali in cui era suddiviso lo Stato ecclesiastico, quattro diverse categorie di governatori locali: prelatizi, di breve, di patente e subordinati.
    Più si discende nella scala gerarchica sopra menzionata, più alto risulta il grado di sottomissione del governatore cittadino verso il governatore della provincia e maggiore il grado di ingerenza di quest'ultimo.
    I governatori delle località soggette, all'atto della loro nomina dovevano far registrare il breve o la patente di nomina nella segreteria del governatore generale e pagare il relativo diritto.
    Il governatore provinciale aveva ingerenze notevoli nelle amministrazioni comunali dei centri minori, dei quali approvava i bossoli e nominava o ratificava la nomina di alcuni impiegati.
    Montefalco, al pari di altri centri minori quali Nocera, Bastia, Bettona, Bevagna, Cannara, Trevi, Marsciano, Spello, Sassoferrato, Valtopina, Castiglion del Lago, Gualdo Tadino era sottoposta ad un governatore appartenente alla terza categoria, eletto dalla Sacra Consulta con lettera patente ogni 6 mesi.
    Tale magistrato amministrava la giustizia sia civile sia penale, per quanto riguarda quest'ultima limitatamente ai delitti minori.
    Sul finire del XVIII secolo le comunità dello Stato Ecclesiastico subiscono un nuovo assetto istituzionale - amministrativo.
    Fino al 1820 Montefalco mantenne un governo a base popolare, rappresentato da quattro priori, il primo della Terra , gli altri del contado.
    Montefalco ottenne il titolo di città dal pontefice Pio IX nel 9 aprile1848.
    Vennero istituiti due Consigli: il Consiglio di Credenza e il Consiglio generale.
    Il primo era formato di soli nobili e si occupava del disbrigo degli affari correnti; il secondo si occupava della trattazione degli affari più importanti nella vita della comunità, vi partecipavano tutti i ceti ed il numero dei partecipanti non poteva essere inferiore ai quaranta, compresi i trenta rappresentanti del contado.
    Alle sedute del Consiglio generale intervenivano due deputati ecclesiastici dell'uno e dell'altro clero (regolare e secolare), che avevano competenza per le materie interessanti il loro ceto.
    Disposizioni particolari erano dettate per la formazione del bussolo, alla quale doveva essere presente il governatore della provincia o un suo delegato e che durava un biennio e per l'elezione degli imbussolatori.
    Questo assetto politico e amministrativo durò fino all'avvento della Repubblica Romana, sotto il cui regime Montefalco rimase dal febbraio del 1798 all'agosto del 1799.
    Con la Repubblica si ebbe negli ex domini pontifici una divisione territoriale in circoscrizioni amministrative denominate dipartimenti, cantoni e comuni; questi ultimi avevano a capo un edile ed un aggiunto.
    Montefalco fu sottoposto al Cantone che aveva come capoluogo Trevi.
    Tale Cantone comprendeva oltre i Comuni di Trevi e Montefalco, anche Campello, Pissignano e Vene, Castel Ritaldi, Colle del Marchese, Morcicchia, La Bruna, Giano, Montecchio, Castagnola, Montesanto, Sellano, Villa Maggina, Casate, S. Martino, Sterpaia, Cerreto, Ponte, Triponzo, Pupaggi, Agliano, Postignano, Apagni, Cammoro, La Spina, Acera, S. Giovanni, Fratta, Picciche, S. Lorenzo, Cannaiola, Fabbri, Bovara, La Pigge, Collecchio, Matigge, Parrano, Pietra Rossa, Casco dell'Acqua, Pettino, Le Coste, Ponze, Manciano.
    Il Cantone era sottoposto al Dipartimento del Clitunno, che aveva come capoluogo Spoleto .
    Nel capoluogo vi era un pretore che giudicava sui reati minori commessi nel territorio relativo al Cantone, mentre i tribunali per le cause civili e penali si trovavano in Spoleto.
    La "liberazione" avvenne il 9 agosto del 1799 per opera dell'esercito austro - aretino, ma la restaurazione pontificia ebbe breve vita, infatti dal 1809 al 1814 Montefalco fece parte dell'Impero Francese.
    La nuova municipalità era formata da un maire, da un primo ed un secondo aggiunto e dal Consiglio.
    Capoluogo di Cantone era sempre Trevi, questo era subordinato amministrativamente al Circondario di Foligno, sede di sottoprefettura, a sua volta dipendente dal Dipartimento del Trasimeno con capoluogo Spoleto.
    Alla fine del gennaio del 1814 i francesi si ritirarono dal territorio umbro.
    In seguito alla nuova restaurazione vi fu un riassetto della pubblica amministrazione, l'artefice fu Pio VII, il quale con motu proprio del 6 luglio 1816 abolì "tutte le leggi municipali, statuti, ordinamenti, riforme" e promosse una nuova definizione territoriale all'interno dello Stato ecclesiastico.
    Lo Stato venne diviso in 17 delegazioni, di prima, seconda e terza classe (quelle di prima classe, cui era preposto un cardinale, avevano il nome di legazioni), anche se va ricordato che un successivo editto emanato dal Segretario di Stato Ercole Consalvi in data 26 novembre 1817 apportò delle sensibili modifiche alle circoscrizioni territoriali; Perugia e Spoleto erano considerate delegazioni di seconda classe.
    Per quanto riguarda i Comuni venne abolito il Consiglio di Credenza e il pontefice si riservava l'elezione della amministrazione comunale, formata da un gonfaloniere, un anziano, due assistenti ecclesiastici ed il Consiglio.
    L'amministrazione durava in carica sei anni, ma ogni biennio si dovevano rieleggere il gonfaloniere ed un anziano: il Consiglio presentava le terne dei nomi tra cui il pontefice poteva eleggere.
    Con il nuovo ordinamento i tre castelli di Fratta, S. Luca e Fabbri, furono tolti a Trevi, quindi, su loro richiesta, appodiati a Montefalco, dipendente dalla Delegazione apostolica di Spoleto.
    Le delegazioni erano divise in governi di primo ordine detti distrettuali e di second'ordine; entrambi i governi a loro volta divisi in podesterie.
    I governatori, nominati dal sovrano, erano tutti ecclesiastici e dipendevano direttamente dal delegato; i podestà erano nominati dal delegato ed erano a carico della Comunità per l'onorario.
    Montefalco era sede di governo di secondo ordine, subordinato al governo distrettuale di Spoleto, a sua volta compreso nella Delegazione di Spoleto e Rieti.
    Il Comune era amministrato da un Consiglio, organo deliberativo ed una Magistratura organo esecutivo.
    La riforma amministrativa continuò sotto il pontefice Gregorio XVI, con l'editto del prosegretario di Stato, cardinale Tommaso Bernetti del 5 luglio 1831, sul nuovo "Ordinamento amministrativo delle provincie e de' consigli comunitativi".
    Tale provvedimento stabiliva la divisione del territorio in distretti e comuni, sottraendoli alle Congregazioni della Sacra Consulta e del Buon Governo, per metterli alle dipendenze della Segreteria di Stato per gli affari interni.
    Prevedeva inoltre un nuovo "riparto territoriale", introducendo delle modifiche nelle circoscrizioni dei comuni e soprattutto delle province.
    Spoleto e Rieti, nuovamente separate, divennero capoluoghi delle rispettive province e Montefalco rimase sotto Spoleto.
    L'amministrazione comunale, secondo le nuove norme, era formata da un gonfaloniere, due anziani, e 32 consiglieri; ogni due anni doveva essere rifatto un terzo del Consiglio e dovevano porsi le terne per il nuovo gonfaloniere ed uno degli anziani.
    Montefalco fu sottoposta, dal febbraio al luglio del 1849 al governo della seconda Repubblica Romana retta dal triumvirato Armellini, Saffi, Mazzini; il 28 luglio del suddetto anno mons. D'Andrea, commissario straordinario pontificio nella delegazione di Spoleto ripristinava il governo pontificio.
    Dopo quest'ultima restaurazione rimase in carica un governatore.
    Nel 1860, in seguito all'unità d'Italia, ebbe luogo il plebiscito per l'annessione dell'Umbria al Regno d'Italia nei giorni 4 e 5 novembre, mentre un decreto del 6 novembre applicava all'Umbria le leggi ed i regolamenti sulla leva militare obbligatoria..
    Con il regio decreto 17 dicembre 1860 l'Umbria fu ufficialmente annessa al Regno d'Italia.
  • Redazione e revisione:
    Liberati Adalgisio, 10/01/2007, riordinamento ed inventariazione / Pennoni Laura, 10/01/2007, riordinamento ed inventariazione