Estremi cronologici: 1514 gennaio 3 - 1828 giugno 11
Consistenza:
353
Storia archivistica: Piuttosto frammentarie e lacunose sono le prime notizie sull'archivio notarile di Citerna.
Dal "Bando generale e nuovi ordini sopra gli archivi dello Stato ecclesiastico", emanato dal cardinal camerlengo Silvio Valenti il 1° giugno 1748, si sa che le comunità erano obbligate a provvedere a proprie spese ai locali per la conservazione di tale archivio e alla redazione di un inventario di tutti gli atti conservati, come prescritto al capitolo 18. Compiti propri del notaio archivista erano appunto quelli di aggiornare detto inventario e di consegnare una copia del medesimo ai priori della comunità (1).
Nel caso specifico di Citerna sono stati individuati e descritti in inventario due strumenti di corredo che sono il primo un inventario dell'archivio notarile redatto nel 1771, il secondo un altro inventario, molto più preciso e arricchito con indici dei notai e delle unità archivistiche, risalente al 1817. Quest'ultimo inventario è di notevole interesse anche perché, tra le carte 42 e 43, vi è un inserto relativo ai pezzi mancanti, non datato, attribuito dal priore comunale Giuseppe Sprilli, in data 28 novembre 1853, a Bernardino Battistoni archivista dell'archivio notarile di Citerna (2).
Dai primi decenni del XIX secolo all'epoca postunitaria non si hanno notizie specifiche sull'archivio notarile di Citerna.
Dal verbale di una seduta consiliare del 1875 si sa che l'allora ministro di grazia giustizia e dei culti, con rescritto del 16 dicembre 1870 div. I sez. 3, n. 12119, aveva autorizzato la conservazione "per grazia" dell'archivio notarile e approvato, a tal fine, la nomina di Giuseppe Scipioni a custode di detto archivio, costituito da "vecchi protocolli dei notari dal 1511 al 1816" (3).
Da una lettera del sindaco di Citerna al sovrintendente agli Archivi di Stato, inviata l'11 febbraio 1877, risulta che l'archivio notarile di Citerna, costituito da 369 volumi, cominciava con l'anno 1514, essendo l'atto più antico rogato il 3 gennaio di quell'anno, e terminava il 28 febbraio del 1817. Nella suddetta fonte si parla di atti rilegati (si trattava, per la maggior parte, di contratti di vendita, permute, cambi, doti e simili), conservati in appositi scaffali chiusi (4).
Una prima rilevazione ufficiale sull'archivio notarile di Citerna venne effettuata nel 1952, nell'ambito di una ricognizione generale su tutti gli archivi italiani. Da tale sintetico rapporto risulta la presenza di atti notarili dal secolo XVI al XIX, privi di ordinamento e di inventario, conservati in locali "buoni" (in tal modo furono definiti) ma in mediocre stato di conservazione (5).
Nella monografia di Francesco Briganti sugli archivi notarili dell'Umbria, edita nel 1958, vi è una scheda relativa all'archivio notarile di Citerna: il Briganti stimò una consistenza di 600 volumi, con atti dal 1514 al XVIII secolo (6).
Per quanto riguarda il periodo compreso tra la fine degli anni Cinquanta del secolo scorso e l'inizio degli anni Ottanta, non si dispone di notizie particolari sull'archivio notarile di Citerna.
Intorno al 1984-1985, due operatrici della Società cooperativa "Archivi-Civiltà" effettuarono il trasferimento dell'intero complesso documentario in luogo idoneo e intrapresero un primo riordinamento dello stesso. L'intervento non fu affatto agevole, dal momento che la documentazione notarile si trovava frammista a quella comunale e - almeno in parte - ai volumi antichi della Biblioteca comunale ed era fisicamente collocata in locali non idonei alla conservazione.
Nella prima fase delle operazioni si provvide quindi a trasferire le carte in un altro vano, lo stesso dove esattamente le stesse si trovano tuttora. In un secondo momento le operatrici si lasciarono per così dire guidare da un inventario dell'archivio notarile, redatto nel 1817 e rinvenuto nel corso della schedatura, attraverso il quale, grazie alle indicazioni riguardanti i nominativi dei notai, gli estremi cronologici e il numero di carte delle singole unità, è stato possibile sciogliere i dubbi su alcuni pezzi di difficile attribuzione.
Al termine della fase di schedatura, le archiviste posero mano al riordinamento vero e proprio dell'intero complesso documentario, tenendo conto in primo luogo della distinzione fondamentale tra atti dei notai e produzione d'archivio.
Dopo il lungo e complesso intervento sull'archivio notarile di Citerna, conclusosi nel 1986, poté vedere la luce nello stesso anno la "Bozza di inventario" del fondo considerato.
L'ultimo ordinamento della documentazione notarile citernese risale agli anni 2007 e 2008 ed è stato eseguito da un archivista libero professionista, per effetto dei finanziamenti erogati dalla Regione Umbria nel 2006, in ottemperanza alla legge regionale 37/90. L'intervento ha portato alla definitiva sistemazione e inventariazione in Sesamo 4.1 di quanto fatto in precedenza.
(1) Si veda S. MARONI, Le vicende degli archivi notarili in Umbria prima e dopo l'Unità d'Italia, in "Archivi in Valle Umbra", VI/1 (2004), pp. 37-56.
(2) cfr. Archivio notarile di Citerna, Produzione d'archivio, Inventari d'archivio, reg. 2. Detto elenco comprende:
"1. un protocollo di istrumenti di notai anonimi, vecchia numerazione 14;
2. un protocollo del notaio Sforza Pecorari, v.n. 41;
3. "gli istrumenti Morelli e Scarpini sono mischiati, per cui non si sa se figurano in inventario";
4. esibite d'istrumenti, 1815-1816, v.n. 81;
5. intavolazioni di esibite, v.n. 82;
6. protocollo del notaio Antonio Scarpini "che andò smarrito nel far legare i protocolli", v.n. 55".
(3) cfr. fondo Comune di Citerna, Deliberazioni del consiglio, reg. 5 (1873-1877), c. 49r, 12 novembre 1875.
(4) Archivio della Soprintendenza archivistica per l'Umbria, fascicolo del Comune di Citerna segnato VIII/3-22.
(5) Gli Archivi di Stato al 1952, Roma 1954, p. 636.
(6) F. BRIGANTI, L'Umbria nella storia del notariato italiano, Perugia 1958, p. 174.
Contenuto: L'archivio notarile di Citerna è costituito da 353 unità archivistiche, di cui 350 registri e 3 fascicoli, cronologicamente comprese tra il 1514 e il 1828.
Negli archivi notarili dovevano essere conservate varie tipologie documentarie. In forza del motu proprio emanato da papa Sisto V il 1° agosto 1588, i notai erano tenuti, nel termine di quindici giorni dalla data della stipulazione, a depositare nell'archivio notarile le copie degli atti rogati nel corso della propria attività; al momento della cessazione di quest'ultima e in ogni caso, comunque, in seguito alla morte del notaio, anche gli atti originali dovevano essere consegnati dagli eredi e depositati nel cosiddetto archivio "apostolico" .
L'obbligo del deposito delle scritture notarili comprendeva la seguente produzione: i registri delle esibite, i testamenti raccolti e redatti dai parroci, le apoche, le obbligazioni e i chirografi. Talvolta è possibile rinvenire negli archivi notarili anche le scritture private le quali, sebbene non prodotte dai notai, acquistavano per così dire un carattere di ufficialità per il solo fatto di essere conservate nei suddetti luoghi.
La produzione ascrivibile ai singoli notai non esaurisce la casistica delle scritture conservate nell'archivio notarile, cui si è fatta precedentemente menzione. Quest'ultimo, infatti, era gestito da un notaio archivista che, come prescritto dalla normativa, provvedeva a varie mansioni fra le quali: tenere ordinato l'archivio, redigere appositi strumenti di corredo (come ad esempio elenchi dei notai e repertori degli atti conservati), estrarre copie - a richiesta - di documenti conservati in archivio e ottemperare alle disposizioni emanate dai cosiddetti "visitatori apostolici" che, su mandato del prefetto degli archivi, ispezionavano periodicamente gli archivi notarili; infine, far "legare li protocolli e scritture" . La cosiddetta "Produzione d'archivio" comprende pertanto gli inventari dell'archivio stesso, i decreti dei visitatori apostolici, le apoche e le esibite, tipologie documentarie le cui caratteristiche verranno illustrate nelle rispettive introduzioni.
Criteri di ordinamento:
Nella "Bozza" di inventario realizzato nel 1986 dalle operatrici della Società cooperativa "Archivi-Civiltà" si era proceduto all'individuazione di tutte le unità archivistiche ascrivibili a ciascun notaio (contrassegnato dallo stesso numero d'ordine che corrisponde a quello dell'inventario compilato nel 1817), alla loro disposizione secondo la sequenza "Atti originali", "Esibite" (Atti in copia) e "Repertori" e alla cartulazione dei pezzi, quando non presente sulle unità medesime.
Dopo gli "Atti dei notai" erano state descritte le unità archivistiche riconducibili alla "Produzione d'archivio" e appartenenti alle seguenti serie: "Esibite", "Apoche", "Decreti dei visitatori apostolici" e "Inventari d'archivio".
Negli anni 2007 e 2008 è stato necessario effettuare un nuovo ordinamento della documentazione archivistica, con criteri che, se in parte sono identici a quelli precedentemente adottati, in parte se ne discostano.
Ferma restando la struttura dell'intero complesso documentario nelle due sezioni "Atti dei notai" e "Produzione d'archivio", si è optato di disporre diversamente i pezzi ascrivibili al singolo notaio, già descritti nella "Bozza" di inventario. Infatti la sequenza dei suddetti pezzi non è più di tipo puramente cronologico e non prescinde più dal contenuto degli stessi, ma rispecchia la specifica tipologia degli atti: si vuole dire che, con riferimento alla produzione di ciascun notaio, sono stati inseriti per primi tutti i registri contenenti atti originali, poi tutti quelli contenenti atti in copia, infine i repertori che lo stesso notaio rogante aveva provveduto a compilare durante la propria attività. Alle unità tipologicamente affini è stato poi assegnato l'ordine cronologico. All'interno della partizione "Atti dei notai" sono state complessivamente individuate 51 serie, di cui 49 sulla base dei notai e 2 serie, "Miscellanea" e "Atti non sottoscritti", costituite ex novo con l'ultimo ordinamento i cui pezzi nella "bozza" del 1986 erano stati inseriti secondo un ordine puramente cronologico. Le due serie archivistiche considerate sono state poste, in inventario, in coda alla partizione degli "Atti originali" e sono state ordinate cronologicamente al loro interno.
Per quanto riguarda la seconda partizione, quella relativa alla "Produzione d'archivio" si è cercato anche in questo caso di conferire ai pezzi individuati un ordinamento che non fosse puramente cronologico, così come nella "Bozza" del 1986, ma che risultasse in linea con specifiche tipologie documentarie quali: "Esibite", "Apoche", "Decreti dei visitatori apostolici" e "Inventari d'archivio". All'interno di tale partizione sono state individuate 4 serie sulla base della tipologia documentaria, ordinate cronologicamente al loro interno. Il fondo presenta una numerazione chiusa delle unità, da 1 a 353.
Redazione e revisione:
Berti Raffaella, 01/01/1986, riordinamento e schedatura / Franceschini Olita, 01/01/1986, riordinamento e schedatura / Angeletti Vittorio, 31/12/2008, ordinamento e inventariazione su Sesamo 4.1
Bibliografia:
Maroni Stefania, Gli archivi notarili dell'Alta Valle del Tevere, in "Fonti documentarie per l'Alta Valle del Tevere. Scritti di e in ricordo di Olita Franceschini", a cura di F. Ciacci, Perugia 2005, pp. 168-189.
Ebner Francesco, Gli archivi notarili, Roma, Stamperia reale di Roma, 1999
Maroni Stefania, Le vicende degli archivi notarili in Umbria prima e dopo l'Unità d'Italia, in "Archivi in Valle Umbra", VI/1 (2004), pp. 37-56.
Gli archivi dell'Umbria, Roma, Ministero dell'interno, 1957, p. 174 (a cura della Soprintendenza archivistica per il Lazio l'Umbria e le Marche)
Archivio notarile di Citerna