Nasce a Bologna il 9 maggio 1921. Appena conseguito il diploma da ragioniere, nel 1940 viene chiamato alle armi. Durante l'ultimo conflitto, nel 1941, parte per il servizio militare, combatte in Albania, Kossovo e Montenegro con il grado di sottotenente dove, alla fine del 1943, si unisce alla guerriglia partigiana contro i tedeschi. Rientra in Italia alla fine del 1944.
Alla fine del 1946 si iscrive al C.A.I. e inizia a frequentare la montagna.
In una sua lettera dell'8 novembre 1956 indirizzata all'amico Pino [non identificato] scrive: "... se dovessi parlare di me, della mia attività in montagna e per la montagna dovrei riassumere così: fino al 1947, ignoranza assoluta dell'esistenza di montagne, alpinismo et similia. MAI VISTE le Alpi ..." (in busta 51, fascicolo 224).
Nel 1947 si iscrive ad un corso di roccia e da quel momento frequenta assiduamente la montagna: prima le Dolomiti, poi le Alpi Occidentali, iniziando la sua grande avventura di alpinista e fotografo.
Compie una cinquantina di scalate sui "4000" delle Alpi e realizza i primi servizi fotografici, i primi documentari alpini, inizialmente in 8 mm. e poi in 16 mm.
Nel 1954 partecipa alla spedizione nazionale italiana al K2 guidata da Ardito Desio e documenta la grande impresa con le immagini che poi consentono il montaggio del film Italia K2.
Dopo quell'esperienza decide di dedicarsi interamente alla montagna: alpinista, fotografo, cineoperatore, scrittore, partecipa a trentatré spedizioni extraeuropee, di cui venti alpinistiche e le altre a carattere esplorativo, etnografico o di indagine scientifica. In una lettera del 31 marzo 1963 inviatagli da Vittorio Maroni (vicecapo della spedizione comasca Yucay 1958) si legge: "...al mio caro 'Elefantin'. Sei davvero forte come un pachiderma a sopportare tutte quelle massacranti spedizioni. Ma quel che mi meraviglia di più, è, che non ti sazii mai." (in busta 40, fascicolo 191).
In questi viaggi realizza quarantasette film, dei quali trentuno di montagna o relativi a spedizioni; quattordici a carattere etnografico e naturalistico e un paio su commissione di aziende private. Essi si aggiungono a numerosi piccoli cortometraggi di argomento alpino e alla collaborazione prestata a tre film sulle discipline sportive di tipo alpino tra cui le Olimpiadi della Neve. Alcune delle sue opere vengono sonorizzate in una o più lingue; ottiene prestigiosi premi partecipando a Festival cinematografici. L'importanza di documentare ogni avvenimento appare chiara in una lettera del 24 febbraio 1963 a Ugo Angelino. In seguito alla sua esclusione dalla spedizione "Città di Biella 1963" alle Ande Peruviane, Mario Fantin si rivolge all'amico auspicandosi che qualcuno, al posto suo, si occupi di riprendere l'impresa con tali parole: "Penso che qualcuno penserà alle foto e al cine: non sottovalutate tali aspetti apparentemente marginali, perché le spedizioni e il loro operato sopravvivono solo ed in quanto forniscono e pubblicano ampie documentazioni. Solo così può esserne trasmesso il contenuto ad altri e si può far partecipare un gran numero di persone idealmente agli stessi eventi. Altrimenti è soltanto grandissimo impagabile ricordo, a favore dei pochi protagonisti." (in busta 40, fascicolo 191).
Pubblica una ventina di opere monografiche e un centinaio di studi, saggi, ricerche e servizi su alpinismo, alpinismo extraeuropeo, esplorazioni, etnografia, storia dell'alpinismo. Tiene in Italia e all'estero oltre cinquecento conferenze con proiezioni di immagini; è cittadino onorario di Aosta, membro dell'Alpine Club di Londra, del Club Alpino Accademico Italiano (C.A.A.I.), del Groupe Haute Montagne francese, del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna (G.I.S.M.) e del Panathlon Club (per l'alpinismo).
L'enorme quantità di documentazione, di immagini, di cartine, raccolta in trent'anni di lavoro da Fantin, costituisce l'ossatura del C.I.S.D.A.E. (Centro Italiano Studio Documentazione Alpinismo Extraeuropeo), da lui voluto e creato nel mese di settembre del 1967; scopo dell'iniziativa è "... raccogliere, conservare, valorizzare, studiare e pubblicare quanto si riferisce all'alpinismo italiano e straniero nel mondo".
Un archivio fotografico immenso, molte decine di migliaia di immagini di montagna, chilometri di pellicole di film, montagne di dati, informazioni e documenti, che non basta raccogliere e accumulare, ma che devono essere verificati e catalogati: un lavoro senza fine diventato negli anni '70 quasi ossessivo e sfibrante, con non poche amarezze, come la decisione del C.A.I. di rinunciare - si dice per mancanza di fondi - alla pubblicazione del terzo volume della sua storia dell'alpinismo extraeuropeo (di cui una bozza è conservata in busta 49, fascicolo 220).
A Bologna, il 23 luglio 1980, a soli 59 anni, quando la depressione, la fatica, le molteplici ore di lavoro, la delusione, seguita a un furto che lo aveva privato dei suoi trofei e dei suoi cimeli, lo relegano in un mondo di insoddisfazione, Mario Fantin mette fine alla sua esistenza.
Il C.I.S.D.A.E., ospitato da Fantin nella sua abitazione fin dalle origini, entra a far parte del C.A.I. a partire dal 1973, ma la gestione rimane affidata allo stesso Fantin. Nell'estate del 1980, il C.A.I., nella difficoltà di occuparsi di un'attività e di un archivio ormai divenuti imponenti, con delibera del Consiglio Centrale del 29 novembre 1980, affida la conduzione scientifica e le incombenze funzionali del C.I.S.D.A.E. al Museo Nazionale della Montagna "Duca degli Abruzzi" in Torino.
Redazione e revisione:
Caruso, Enrica, 01/01/2006, riordino
Complessi archivistici:
Mario Fantin
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