Storia archivistica: PREMESSA
1- PERCHE' QUESTA NUOVA EDIZIONE
Dopo che M. Faloci Pulignani agli inizi del 1900 ebbe riordinato l'archivio capitolare e nel 1916 ne ebbe pubblicato l'inventario, l'archivio continuò a crescere. Entrarono in esso nuovi documenti riguardanti le funzioni e le attività del Capitolo; entrarono documenti delle età passate fortunatamente rinvenuti; entrarono le carte di alcune confraternite che dopo la guerra del 1915-18 avevano cessato di operare per mancanza di soci. Entrò anche una parte dell'archivio personale del Faloci. In quegli anni l'archivio capitolare subì anche delle perdite. Il Faloci non tenne nota costante e precisa delle variazioni. Si limitò a raccogliere i nuovi documenti in apposite cartelline, senza preoccuparsi di tenere aggiornato l'inventario.
Venne la guerra del 1940-45, e proprio all'inizio del conflitto il Faloci, che negli ultimi anni aveva avuto un sensibile declino fisico e mentale, nel pomeriggio del 1° ottobre 1940 chiudeva la sua intensa giornata terrena.
Non risulta che il Capitolo dei canonici nominasse né in precedenza né allora un nuovo archivista. L'archivio rimase senza una direzione competente e autorevole. Eppure ne avrebbe avuto estremo bisogno.
Le bombe che il 18 marzo 1944 colpirono la cattedrale di S. Feliciano, risparmiarono il palazzo delle canoniche e l'archivio capitolare non subì alcun danno. I guai vennero nei mesi e negli anni successivi. L'archivio fu ripetutamente spostato da un locale all'altro del palazzo delle canoniche, senza troppe preoccupazioni per la sua integrità e per il suo ordinamento. In esso furono depositati gli archivi dell'Oratorio del Buon Gesù, delle confraternite del Suffragio e della Buona Morte, le cui sedi erano state devastate dai bombardamenti aerei. Si può immaginare la confusione e il disordine che regnavano nell'archivio! Le conseguenze di questo stato di cose ricadevano sugli studiosi che non venivano ammessi a fare le ricerche o, nei rari casi in cui riuscivano ad ottenere l'accesso, difficilmente si raccapezzavano in quella congerie disordinata di documenti.
A questa situazione, che oltretutto era pericolosa per l'integrità della documentazione, il Capitolo dei canonici del duomo, cercò di porre rimedio trasferendo l'archivio dal palazzo delle canoniche al Seminario vescovile, in un piccolo vano attiguo alla Sala di lettura della biblioteca L. Jacobilli, e dando l'incarico al direttore della biblioteca e al suo aiuto-bibliotecario di procedere a un controllo dei documenti e ad un loro riordinamento.
Il lavoro ebbe inizio nel dicembre 1983 e fu portato a termine nel febbraio 1989. In una lettera al Capitolo del 15 aprile del 1989, il direttore della Jacobilli diceva: "Il compito che i Signori Canonici mi affidarono nell'adunanza capitolare del maggio 1983, è stato espletato" (I). Dopo aver descritto il lavoro compiuto e i risultati conseguiti e avere accennato alle cure che il Capitolo doveva dedicare al suo archivio perchè questo fosse aperto e disponibile agli studiosi, aggiungeva: "A questo proposito c'è da prendere in considerazione l'eventualità di pubblicare il nuovo inventario, presentandolo come seconda edizione dell'inventario Faloci" (II).
Quell'auspicio che gli ordinatori avevano formulato fin da quando cominciarono a mettere mano al loro lavoro (III), oggi si è tradotto in realtà con la stampa di questa seconda edizione dell'Inventario dell'Archivio del Duomo di Foligno che Michele Faloci pubblicò nel 1916. Ora gli studiosi che, sempre più numerosi fanno ricerche nel nostro archivio, troveranno nel nuovo inventario un valido aiuto per orientarsi con facilità e con frutto; d'altra parte esso, mentre garantisce una migliore consultazione dei documenti, garantisce anche una salvaguardia dei medesimi che purtroppo non sempre c'è stata nel passato.
2- AVVERTENZE
Nuova edizione. Quali sono le novità? In che rapporto si trova con l'Inventario del Faloci?
I curatori nel lavoro di riordinamento delle carte e quindi nella loro inventariazione hanno avuto la preoccupazione di salvaguardare le linee secondo le quali il Faloci aveva ordinato l'archivio e lo aveva descritto nell'inventario.
Sviluppo, quindi, ampliamento, correzione e non sovvertimento dell'archivio come era stato sistemato dal Faloci. Alle due sezioni A e B, se ne è aggiunta una terza C, nella quale sono raccolti e descritti gli archivi delle confraternite confluiti nell'archivio capitolare. Tutti gli altri documenti riguardanti la vita del Capitolo, le sue attività, le persone di alcuni canonici, la chiesa e la parrocchia della cattedrale ecc., sono state inserite organicamente nelle sezioni A e B, secondo il criterio cronologico per la prima sezione, e secondo un criterio sistematico per la seconda sezione. Altro arricchimento sono state le note storico-esegetiche e bibliografiche con le quali si è cercato di illustrare personaggi, avvenimenti, istituzioni che ricorrono nei documenti (IV).
Correzioni. Anzitutto sono state annotate le perdite subite dall'archivio. Quando un documento inventariato e descritto nell'inventario Faloci, è andato smarrito, la scheda è stata mantenuta, ma è stato annotato lo smarrimento e, se possibile, quando è avvenuto e quale la causa. Ci sono poi le sviste nelle quali è incorso il Faloci: sviste nella datazione, sviste nella lettura dei documenti, sviste nell'attribuzione all'uno o all'altro personaggio, errori di stampa. Quando la svista è di minore importanza, la correzione non è stata messa in rilievo; sono state invece evidenziate le correzioni e le aggiunte di maggiore entità, ponendole tra parentesi quadre.
Non è difficile orientarsi nella lettura dell'attuale inventario e fare un confronto con l'inventario Faloci. Le schede contengono un breve regesto del documento al quale fa seguito la descrizione del medesimo nel suo aspetto esteriore, materiale (pagine, misure, cartaceo o pergamenaceo, stato di conservazione). Quasi sempre è stata conservata la descrizione del Faloci. Nel margine a sinistra sono date tre (o due) indicazioni. La prima è il numero progressivo dell'inventario attuale; la seconda è il numero corrispondente dell'inventano Faloci; la terza indica la collocazione. Quindi: 1446 =numero progressivo nuovo inventano; 1106 I.F.=numero progressivo inventano Faloci; B.38 =collocazione. Quando il documento è nuovo e inesistente nella raccolta Faloci, le indicazioni sono due. Nell'indice i numeri che fanno seguito alle singole voci rimandano ai numeri progressivi dell'inventario.
Inoltre tutte le citazioni e i rimandi che il Faloci fa a documenti descritti nel suo inventario, sono stati cambiati armonizzandoli con il nuovo inventario. Ugualmente sono stati cambiati in terza persona i richiami che il Faloci fa a se stesso, e a scritti suoi in prima persona. Ad es.: Vedi il mio libro I priori della Cattedrale ecc., è stato cambiato in: Vedi M. FALOCI PULIGNANI, I priori della Cattedrale ecc.
Per le citazioni si segue questo criterio. Se il documento ha un titolo, il titolo viene indicato in corsivo con l'indicazione della pagina o carta; viene poi la collocazione archivistica, infine, dopo il segno =, è dato il numero progressivo dell'inventario. L'archivio capitolare è indicato con la sigla: ACF. Ad esempio: Atti Capitolari, vol. 5, p.148. ACF B.203 =1921.
Ecco i motivi che hanno condotto a questa nuova edizione dell'Inventano Faloci e il modo come essa è stata curata. Ed ora la parola passa al Faloci.
Cesarina Fioretti Soli
Don Francesco Conti
INVENTARIO DELL'ARCHIVIO DEL DUOMO DI FOLIGNO
1-CENNI STORICI DELL'ARCHIVIO.
Che il priore e i canonici della Cattedrale di Foligno abbiano procurato, fin da tempi remoti, di conservare in un archivio i più interessanti documenti relativi alla loro chiesa, ce lo dimostra il fatto che diplomi preziosi del secolo XI e dei seguenti sono arrivati fino a noi, grazie alla loro diligenza.
Che peraltro questa diligenza non sia stata quale doveva essere, ce lo dimostra un altro fatto, cioè la mancanza di tanti documenti preziosi, che pur dovrebbero trovarvisi, quale per esempio quello sulla consecrazione della chiesa, avvenuta nel 1146, della quale consecrazione (o meglio dell'istrumento che la ricorda) se abbiamo più di una copia antica, ci manca l'originale che andò miseramente perduto. Lasciando però da parte le congetture, di un vero e proprio archivio noi troviamo ricordo nel 1527, né è detto che esso fosse istituito quell'anno, potendosi ritenere che sia più antico. Infatti allorchè l'arciprete Federico Flavio ottenne dal papa Clemente VII un breve a favore della chiesa (1), egli ne lasciò nel suo Memoriale questo cenno " Diploma seu Breve Apostolicum in Ecclesiae archivio sub duplici clavi repositum est " (2). E nel 1534, essendo egli priore, e da Paolo III avendo ottenuto altre grazie per la chiesa stessa, ricordò tali concessioni con queste parole: " Haec omnia diplomata seu brevia in archivi duarum Clavium Ecclesiae continentur " (3). Vi era dunque nel 1526 un regolare archivio chiamato "Archivio delle due Chiavi" perchè custodito con duplice chiave. Però malgrado la garanzia delle due chiavi, esso non sembra fosse molto ben custodito e ordinato poichè il 9 gennaio 1612, il Capitolo dovette nominare una commissione " a vedere le scritture dell'Archivio e a farne inventario" (4). Il che significa che allora un inventario mancava. E mancava ancora nel 1628, poichè nell'adunanza del 2 gennaio si tornò a nominare una seconda commissione "ad compilandum inventarium ac descriptionem in capsa quatuor clavium detta dell'Archivio" (5).
Pare che questa seconda commissione abbia fatto qualche cosa, poichè l'anno seguente nel verbale di un'adunanza tenuta dal Capitolo il 10 aprile 1629, si legge che il signor Onofrio Nocarino di Foligno, beneficiato di San Pietro in Vaticano, avendo mandata a regalare una grande lampada d'argento per l'altare di San Feliciano, il Capitolo fece deporre l'atto di donazione "dentro la Cassa delle 4 chiavi, detta dell'Archivio" (6). Però queste parole ci fanno conoscere che l'Archivio non era gran cosa, poichè si riduceva ad una cassa, chiusa da quattro chiavi, e però chiamata "Cassa delle quattro Chiavi", la quale doveva custodire assai poche cose: e sebbene in un inventario della Chiesa compilato nel 1728 (7) si legga che tutto l'Archivio era custodito non più in una, ma in due cassette di velluto, esso non solo non comprendeva ne' volumi ne' registri, ma non custodiva neppure tutte le pergamene mancandovi per esempio, le accennate e antichissime copie dell'istrumento della consecrazione della Cattedrale. Allora molte carte e documenti stavano in mani diverse, onde nell'anno successivo, compilandosi le nuove Costituzioni Capitolari, si trovò necessario di ordinare la integrazione dell'Archivio con le carte che ne erano state asportate, di determinare le cautele per le quali in avvenire si sarebbero potute esse asportare, e si stabilì che le quattro chiavi "ut moris est", continuassero ad esser tenute dal priore, dal decano dall'arciprete e dal canonico più anziano. Tutto ciò fu prescritto nel capitolo "De praefectis Archivio" (8).
Più tardi, nel 1764, sistemandosi coll'opera dell'architetto Piermarini l'interno del palazzo delle canoniche (9), si pensò anche di ordinare in una camera di esse l'Archivio, e forse fu allora che fu collocato in una grande credenza interna della sala maggiore delle canoniche, a sinistra di chi entra, dove trovasi tutt'ora chiuso da quattro antiche e belle chiavi, probabilmente quelle ricordate nel 1629.
Ignoro chi allora ordinasse l'Archivio: certo è che egli non si limitò a poche carte, ma saggiamente radunò in esso tutto quanto, in un modo o in un altro trovò che potesse esser conservato. Egli distribuì l'Archivio in nove cassette, ed a tutte prefisse una lettera dell'alfabeto da A ad I, dividendo poi le carte, quando occorreva, nelle singole cassette in tanti mazzi.
Il suo lavoro poi fu continuato negli anni seguenti, sia aggiungendo altre carte nelle nove cassette, sia aggiungendo altre cassette ed altre lettere, le quali così raggiunsero colla lettera O il numero di 13. Il lungo lavoro, diligente ed utile anche oggi, soprattutto perchè contiene il ricordo di documenti perduti, è contenuto in un bel volume in 4°, di 96 carte (10), intitolato: "Inventario dell'Archivio della Cattedrale di Foligno fatto l'anno 1761".
Nell'adunanza dei canonici fatta il 6 luglio di questo anno, leggesi il seguente ricordo: "Essendosi riformato l'Archivio della Cattedrale, e poste in buon ordine le scritture, si ordina che in avvenire li Signori Capitolari primi in ordine, che tengono le chiavi di esso Archivio, non possino consegnare scritture a veruno de' Signori Canonici, e altri, che le richiedessero, senza far la ricevuta nel libro a posta, che si tiene nel medesimo Archivio" (11).
Ma la saggia determinazione non ebbe alcun effetto. Molte carte e volumi entrarono nell'Archivio dopo il 1761: molte ne furono estratte. [Alla posizione B.123 bis=1449, è conservato un "Indice de' libri e scritture che esistono nella secreteria capitolare". Questo indice fu compilato al tempo del vescovo Gaetano Ginanni (1777-1785) come risulta da un documento di questo vescovo riportato alla c. 19v. Questo indice elenca delle scritture entrate a far parte dell'Archivio Capitolare dopo il 1761. Si tratta di Memoriali, lettere diverse e scritture diverse]. Nel 1861 l'Archivio era bisognoso di riordinamento (12), e la cosa parve così grave al vescovo Grispigni, che questi nel 1871, emise il decreto che segue, e che leggesi originalmente a piè dell'Inventario stesso (13): "Noi Nicola Grispigni Vescovo di Foligno, ecc.
"Preso ad esame il presente Libro o Rubricella dell'Archivio Capitolare della nostra Chiesa Basilica Cattedrale, abbiamo osservato che la medesima rimonta e termina in un'epoca ben lontana: e non potendo supporre che da un'epoca di anni cinquanta a questa parte di nulla siasi aumentato di necessari documenti all'Archivio spettanti, o di là alcune memorie siansi estratte e non restituite.
Quindi ordiniamo che dal nuovo Archivista che sarà eletto nel venturo anno 1872 venga diligentemente esaminato il d. Archivio, regolarmente ordinato con distinzioni di epoca, rinnovando ed aumentando l'indice delle materie aggiuntesi in esso contenuto.
"Ed a tale effetto il R.mo Capitolo congregato capitolarmente nel futuro gennaio sceglierà due idonei soggetti per l'intento desiderato, ed in aiuto dell'Archivista eletto.
"Le quattro chiavi poi di esso Archivio sieno ritenute da quattro distinti soggetti come appunto viene stabilito nel cap. VI de Praefectis Archivio pag. 46 delle Capitolari Costituzioni.
"Dato in Foligno dalla nostra Residenza Vescovile questo dì 20 dicembre 1871 in Atto di S. Visita.
N. E.pus Fulginaten. Antonius Benedetti Pro Sec. S. Visit."
Purtroppo il saggio decreto rimase lettera morta, né, che io sappia, il Capitolo si occupò più dell'Archivio fino al 1875 in cui lo scrivente allora semplice chierico, avendo chiesto di poter fare delle ricerche in esso, ne ebbe il consenso, purchè avessero vigore le prescrizioni capitolari del 1729 (14).
[L'entrata in scena nella Foligno della seconda metà del secolo XIX del giovane Michele Faloci Pulignani segnò un capitolo nuovo, ricco di vitalità rinnovatrice e propulsiva nella storia civile, religiosa e particolarmente culturale della città. E ciò si verificò anche nel modesto settore dell'Archivio Capitolare (15).
Egli fece ricerche in esso, lo conobbe a fondo fin nelle pieghe più recondite, lo ordinò secondo nuovi criteri, e infine nel 1916 pubblicò l'Inventano dell'Archivio del Duomo di Foligno;
Dopo la sua morte nel 1940 l'archivio, negli anni della guerra e dell'immediato dopoguerra, fu maltrattato con ripeuti spostamenti da un vano all'altro del palazzo delle canoniche, e con il trasferimento in esso degli archivi di alcune confraternite e di altre carte. L'archivio capitolare divenne luogo di deposito e quasi di scarico di materiale eterogeneo.
I canonici tornarono ad accuparsi del loro archivio nel 1946. Nella riunione capitolare del 6 maggio 1946 il primo punto all'ordine del giorno riguardava il "riordinamento dell'archivio". Il priore mons. Giuseppe Botti Veglia propose di affidarne l'incarico al canonico Feliciano Marini, che accettò (16). Il canonico Marini morì nel 1951, senza che avesse avuto l'opportunità di procedere al riordinamento. Infatti il vescovo mons. Siro Silvestri, nella visita pastorale del 10 gennaio 1958 , ingiunse ai canonici '"di dare decente sistemazione all'archivio" (17). L'ingiunzione rimase certamente lettera morta come si deduce dal fatto che l'incarico di archivista restò vacante, e poi dal fatto che nella riunione capitolare del 4 marzo 1962, i canonici deliberarono di "accelerare la sistemazione dell'archivio del Capitolo " (18).
La situazione migliorò con la nomina ad archivista del canonico Salvatore Giuliani (1 gennaio 1963), il quale nella riunione del 29 dicembre successivo, dette una buona notizia. "Il canonico Giuliani, che si occupa dell'archivio capitolare, comunica che detto archivio avrà una nuova e degna sistemazione nell'appartamento che fino a tutto il 1962, era occupato dall'ex sagrestano Lucarelli. I vani verranno ripuliti e adattati e poi arredati con scaffali e altri mobili completamente nuovi, che già sono stati ordinati; le spese sono a carico dell'Amministrazione del Capitolo che dispone delle somme necessarie" (19).
Questa sistemazione fu fatta poco dopo. Ma ci si fermò lì, cioè non si mise mano a un controllo generale dei documenti e a una loro catalogazione. Le cose peggiorarono dopo la morte del Giuliani (1976), e la nomina del nuovo archivista nella persona del canonico D.Guerriero Silvestri il quale, come si legge nel verbale della riunione del 2 agosto 1976 accettò, "con riserva date le sue condizioni di salute" (20).
Da questa situazione di abbandono si cominciò a venir fuori con la decisione, presa dal Capitolo nel 1977 e confermata nel 1978, di trasferire l'archivio dal palazzo delle Canoniche a un vano del Seminario Vescovile, posto accanto alla Sala di lettura della biblioteca Jacobilli, e di affidarne la custodia al direttore della stessa biblioteca o a persona di sua fiducia. Fu scelto il sacerdote dott. D.Angelo Menichelli (giugno 1978) della diocesi di Nocera Umbra, il quale tuttavia, dopo appena un anno, rinunciò all'incarico. Il passo decisivo il Capitolo lo compì nella riunione del 14 aprile 1983. "Per quanto riguarda l'archivio del Capitolo, dopo una breve discussione, viene deciso all'unanimità [ ...], di stanziare una prima somma straordinaria di un milione, perche venga riordinato da persone esperte e capaci" (21). Dopo questa delibera il direttore della biblioteca Jacobilli si assunse l'incarico di controllare i documenti dell'archivio capitolare, di riordinarli e inventariarli. Il lavoro iniziato verso la fine del 1983, giunse a termine nei primi mesi del 1989. Il direttore della Jacobilli coadiuvato dall'aiuto-bibliotecario signora Cesarina Fioretti-Soli, man mano che il lavoro procedeva, tenne informati i canonici con numerose relazioni. L'ultima relazione fu inviata il 15 aprile 1989. In essa l'archivista del Capitolo (la nomina ad archivista era avvenuta il 23 maggio 1987, dopo la morte del canonico D. Guerriero Silvestri) dopo una breve storia del lavoro fatto negli anni precedenti, ed aver riportato alcuni dati sulla frequenza degli studiosi, descriveva l'aspetto esteriore dell'archivio, e accennava ad alcuni problemi relativi alla gestione e alla vita futura dell'archivio capitolare.
"I risultati conseguiti, scriveva, se da una parte lasciano soddisfatti, dall'altra invitano ad andare avanti, ad usare sempre meglio la documentazione raccolta nell'archivio, ad arricchirla se possibile, a continuare e insieme sviluppare il servizio che è stato reso sin qui ai ricercatori. E' opera onerosa ma ricca di risultati per la conoscenza delle vicende storiche della nostra diocesi, e che conferisce prestigio.
A questo proposito c'è da prendere in considerazione l'eventualità di pubblicare il nuovo inventario, presentandolo come seconda edizione dell 'inventario Faloci. La Regione Umbria ha fatto chiaramente capire, che essa sarebbe disponibi le ad assumersi l'onere della stampa, a condizione tuttavia che l'inventario venga inserito in una delle collane edite dalla Regione. La proposta da una parte è allettante; mi domando tuttavia, se non sarebbe più opportuno che la Chiesa Umbra dia mano alla pubblicazione di una o due collane nelle quali potrebbero trovar posto le ricerche di vario tipo che sono state fatte, e si stanno tutt'ora facendo in campo ecclesiastico, e che illustrano aspetti della vita religiosa dell'Umbria, ovvero i beni culturali che la Chiesa Umbra custodisce. Queste pubblicazioni, oltre ad incrementare la conoscenza della nostra storia e del nostro patrimonio artistico, se gestite in proprio, darebbero prestigio e qualificherebbero la Chiesa Umbra dal punto di vista culturale e più di ogni altro discorso servirebbero ad attirare offerte, mezzi, e risorse indispensabili a portare avanti attività di questo genere" (22)].
Tale è la storia dell'Archivio del Capitolo della cattedrale di Foligno.
(I) Cfr. Lettera 15 aprile 1989 in ACF B.304.13 = 2205.
(II) Ibid.
(III) Cfr. Lettera del 4 giugno 1984 al Priore del Capitolo Cattedrale in ACF B.304.13 = 2205.
(IV) Queste note avrebbero potuto essere più numerose e più esaurienti se fosse stato disponibile l'archivio diocesano.
(1) Cfr. ACF, A.3.74 = 74
(2)FALOCI PULIGNANI, M., I priori della Cattedrale di Foligno, Perugia 1914, pag. 208.
(3) Op. cit., pag. 247.
(4) Atti Capitolari, vol. I, cc.57v-58 r. ACF B.200 = 1917.
(5) Ibid., c. 68r.
(6) Ibid., c. 70v. L'atto di donazione si trova in ACF A.4.131 = 131.
(7) Cfr. ACF A.12.348 = 349.
(8) Cfr.: Constitutiones Ecclesiae Cathedralis Fulginatis, Fulginiae 1730, pag. 46. Ecco le parole precise delle Constitutiones: "Archivii claves in quo Ecclesiae Monumenta, Iura, Scripturae servantur, retineantur per quatuor Capitulares in ordine primos, videlicet per tres dignitates, et primum canonicum, ut moris est.
(9) FALOCI PULIGNANI, M., Il Duomo di Fo1igno e l'architetto G. Piermarini - Memorie storiche. Foligno 1908, pag. 69-70.
(10) E' custodito nell'ACF 8.123 = 1448.
(11) Cfr. Atti Capitolari, vol. III, pag. 39. ACF B.202 = 1919.
(12) Cfr. Atti Capitolari, vol.V, pag. 361. ACF B.204 = 1921.
Fu proposto dal R.mo signor Priore di riordinare il nostro Archivio Capitolare e di scegliere a tal'uopo due canonici deputati i quali in unione al secretario si occupassero a detta operazione. Piacque la proposizione e fu approvata a viva voce e in pari tempo vennero nominati a tale incarico i R.mi signori primicerio d. Francesco Valeri e il canonico d. Bernardino Bartoloni. Quindi si stabilì che compiuto il suddetto lavoro le quattro chiavi del succennato Archivio debbano tenersi, giusta il prescritto delle nostre costituzioni, una dal signor priore, altra dal signor arciprete, la terza dal signor primicerio finché durerà peraltro la vacanza del decanato, e la quarta dal secretario pro-tempore.
(13) Cfr. Inventario dell'Archivio della Cattedrale, c. 68r. ACF B.123 = 1448.
(14) Cfr. Atti Capitolari, vol. VI, pag. 173. ACF B.205 = 1922.
(15) Cfr. A. MESSINI, La vita e gli scritti di mons. Michele Faloci Pulignani (1856-1940). Roma 1941. Il Messini curò questa breve ma succosa biografia con la competenza dello storico, la sensibilità e penetrazione dello scrittore, e la devozione fedele del discepolo e dell'amico. Per Quanto riguarda l'Archivio Capitolare, il Messini non fornisce notizie di sorta.
(16) Cfr. ACF: Atti capitolari, vol.X.
(17) Ibid.
(18) Ibid.
(19) Ibid.
(20) Ibid.
(21) Ibid.
(22) Lettera al priore del Capitolo del 15 aprile 1989, in ACF, B.304.13 = 2205.
Contenuto: 2- QUALE SIA LA SUA IMPORTANZA
Oggi l'Archivio, quantunque assai modesto, è ben diverso da quello delle due chiavi del 1526, da quello delle quattro chiavi del 1629, che contenevano poche pergamene, e da quello, sebbene più numeroso, del 1761. [L'Archivio di oggi è anche diverso e più ricco di quello descritto dal Faloci nel suo inventario del 1916. I documenti parte in pergamena, parte cartacei, sono oltre duemila distesi in cartelle e numerati con ordine. I volumi poi, sono circa 900], e più sarebbero stati, se i vecchi canonici avessero avuto cura di depositarvi libri e codici preziosi che furono distrutti e dei quali inutilmente si cercherebbe qui anche un solo campione.
Allorchè S.Pio V ordinò nel 1568 la riforma del Breviario e del Messale Romano, tutti i vecchi e preziosi codici liturgici, così della Cattedrale, come di tutte le altre (e così sarà accaduto dappertutto), andarono miseramente perduti. Mai si verificò maggiore e peggior danno al materiale storico, agiografico, documentario delle nostre chiese, quanto ne derivò dalla irragionevole applicazione di quel decreto, che imponendo nuovi libri liturgici, fu esteso fino a fargli ordinare ciò che non volle, la completa distruzione dei vecchi libri. Allora fu la fortuna dei librai e dei legatori di libri, i quali, dei venerandi codici membranacei dei secoli precedenti, spesso alluminati e musicati, fecero coperture e brani, tagliuzzando e distruggendo tesori. E nessuno vi fu che deplorando tanto vandalismo, avesse avuto cura di salvare qualche saggio di quei messali, di quei breviarii, di quei rituali, di quei martirologi, ove erano inni, lezioni, litanie e leggende, antifone e preci liturgiche che andarono perdute. Quanto danno all'agiografia, alla storia, alla cronologia, alle consuetudini locali! In un inventario dei libri liturgici della Cattedrale, compilato verso l'anno 1450, è registrato un messale il quale "Incipit: in festo beati felitiani"; in un altro, in fine, leggevasi l'"officium beati petri de fulgineo"; in un antifonario notturno leggevasi "sancte feliciane martir domini", e così in parecchi altri (23). Nel 1519 il sacerdote Biagio Antonelli fece stampare a Perugia, "per Cosmum veronensem Cognomine Blanchinum" la messa di S.Feliciano (24), e nel 1537, forse dal medesimo tipografo, e certamente in Perugia, fece stampare le "Lectiones propriae, in festivitate et octava S.Feliciani mart. et Epis. Fulg. cum Hymnis et oratione" (25).
Lo si crederebbe? Non si trovò allora un canonico che avesse pensato a ritirare uno solo di quei cimeli, di quelle reliquie! Non un codice fu depositato nell'Archivio! Non un esemplare, non un foglio di quelle vecchie stampe è arrivato fino a noi! La veneranda liturgia con la quale i preti di Foligno cantarono le lodi di S.Feliciano prima del mille, potremmo dirla perduta per sempre, se per rara e felice fortuna non mi fosse riuscito di acquistarne l'antico esemplare membranaceo, che già possedette l'avvocato Bragazzi, e che io considero come una delle più rare cose della mia piccola biblioteca.
Assai debole contributo reca al nostro Archivio la parte musicale, che dovrebbe essere ricca, mentre è ridotta a pochissimi numeri. Anche su questo punto è da deplorare la trascuratezza di chi in passato si disinteressò completamente della cosa. Eppure non sono trascurabili, almeno per la storia dell'arte, i ricordi dell'antica cappella musicale della Cattedrale (26). Nel 1407 Paolo Palmaroni priore, promise di donare alla Cattedrale a sue spese un organo nuovo (27), segno che un organo vecchio già esisteva; e fu probabilmente su quest'organo che nel 1483 maestro Rinaldo, "vir doctus", ccme era chiamato, maestro di cappella al servizio della Cattedrale, faceva eseguire alla sua"Schola cantorum" della buona musica, per la quale il vescovo, il Capitolo, il Comune, stipendiarono quel bravo maestro (28). Ma l'organo del 1407 dopo oltre un secolo non era più buono, e nel 1527 il priore Federico Flavio, con i denari del Comune, dei devoti, con il concorso del papa, provvide alla chiesa un altro organo, che costò 2.000 fiorini, e che, come rilevasi da più memorie, stava dove sorge oggi l'altare di S.Anna (29).
Fu da quest'organo che il maestro Curzio Valcampio nel 1602, e Gio.Francesco Possidoni nel 1612, ambedue maestri di cappella nella Cattedrale facevano gustare i loro concerti, le loro Sacrae Cantiones, le quali, stampate a Venezia in piccoli ed eleganti fascicoli, formano una vera rarità nella collezione degli studiosi. Lasciamo stare che non si trovi più nell'Archivio la musica del maestro Enrico del 1483, ma che neppure un esemplare dei fascicoli dei maestri del 1600 si trovino in chiesa, tanto che, chi voglia vederli, debba andare a cercarli nei musei di Berlino e di Londra (30), ciò significa che quei poveri maestri ebbero un bel raccomandare alla stampa le fatiche loro, ebbero un bel dedicarli con nobili lettere ai vescovi ed ai canonici di quel tempo. Nella chiesa, per la quale essi scrissero, non ne resta un foglio.
Non gravi nessuno il mio lamento, poichè esso deve aggravarsi ed estendersi anche ad epoca più recente. Sulla fine del XVIII secolo fu maestro della cappella nostra l'insigne loretano Francesco Basili, e neppure di esso si conserva traccia nell'archivio (31). Non un cenno negli atti del Capitolo, non un foglio di musica. Si sa solo che il 2 gennaio 1789 fu solennizzata la festa di S.Feliciano in Cattedrale anche con un componimento sacro drammatico a quattro voci, intitolato Davide, dove si legge che la musica era del "Sig. Francesco Basili Maestro di Cappella della Cattedrale di Fuligno" (32). Ma quando egli sia stato eletto, e a quali condizioni, non ho saputo trovare: so solo che l'anno appresso era maestro di cappella il "Sig. Angelo Passeri Poeta Arcade" (33).
E pure per quei canonici la nomina del maestro di cappella, dell'organista, dei cantanti, erano cose che richiamavano tutta la loro attenzione, e ne fanno fede le molte deliberazioni capitolari, le minute delle lettere di nomina, manoscritte, stampate, e non poche altre prove della loro sollecitudine. Malgrado ciò, o che i maestri di cappella portassero via alla loro partenza la propria musica, o che questa non fosse stata loro affidata, è un fatto che nel nostro Archivio poco assai esiste del secolo XIX, e nulla dei secoli antecedenti, mentre altre cattedrali hanno archivi numerosi, e con opere pregevoli in essi conservate. Gli Atti Capitolari ricordano la musica del contemporaneo maestro D. Belli, del vivente concittadino Vito Fedeli, ma le loro composizioni non si trovano più. Serva questa constatazione a far conservare gelosamente il poco che si è potuto racimolare quà e là, anche per tramandare ai posteri il ricordo dei musicisti concittadini del passato secolo, Decio Trasciatti (34), Domenico de Dominicis, Tommaso Ceccarelli, i quali se non furono aquile, non meritano certo l'oblio, per aver procurato, come potevano, il decoro della casa di Dio, facendone cantare le lodi nella nostra chiesa.
3- COME FU FORMATO E ACCRESCIUTO
Se colla fine del XVI secolo il nostro Archivio perdette un'occasione facilissima per arricchirsi, nei secoli seguenti ebbe però occasioni interessanti e numerose.
Prima, per ordine di tempo, è quella che sul principio del XVII secolo portò nell'Archivio la copia dei libri parrocchiali della diocesi, libri di battesimi, libri di matrimoni, libri di defunti. Dai libri delle parrocchie di S.Salvatore in Foligno e di Rio, risulta che nel 1566 fu tenuto un sinodo diocesano, e che i libri delle parrocchie erano stati presentati nei loro originali all'esame dei commissari del sinodo, il priore Tommaso Orfini e il decano G.B.Petroni; dai libri poi delle parrocchie di Belfiore e di Gallano, si rileva che nel 1599 il vescovo mons. Antonio Bizzoni aveva ordinato ai parroci di far copia dei loro libri parrocchiali (nessuno dei quali va più in là del Concilio di Trento, mentre parecchi cominciano molto dopo), i quali arrivavano fino a quell'anno e furono presentati in copia al cancelliere della Curia, Atto Vincenzo Marcellesi. Come e perchè quei libri entrassero nell'Archivio del Capitolo io non so, ma sebbene quella serie non sia completa e si riferisca al breve periodo di circa 30 anni, essa è importante, anche perchè ci conserva parecchie tracce di costumi religiosi e familiari di quel tempo.
Grande aumento ebbe l'Archivio per la morte di Giuseppe Salvi Roscioli, avvenuta il 25 febbraio 1703 (35), imperocchè avendo egli lasciato quasi tutto il suo pingue patrimonio per ornare l'altar maggiore della Cattedrale, e per costituire quella che si chiamò allora e anche oggi si chiama la Cappella Salvi Roscioli, con le sue ricchezze entrarono a far parte del patrimonio della chiesa le sue molte carte, i molti documenti della sua famiglia, alcuni dei quali hanno importanza così superiore alle nostre piccole istorie, che vale ben la pena di occuparci brevemente di lui e delle due famiglie che fusero in una col cognome la pietà loro e la loro inarrivabile munificenza verso il nostro tempio.
Stipite della famiglia Roscioli fu un modesto notaio del Castello di Roccafranca nel Comune di Foligno, che negli atti da lui rogati dal 1547 al 1582 si chiamava " Angelus Io. Mariae Rubeoli" (36). Fu suo figlio Bartolomeo, che dal nativo Castello scese a Foligno, e da qui recatosi a Roma, entrò nelle grazie di papa Urbano VIII, che lo fece suo cameriere segreto, nella cui carica morì di anni 82 il 6 ottobre 1635 (37). Il Roscioli e sua moglie Diana fecero larghi donativi alla chiesa, che se ne mostrò sempre grata (38), ed ebbero almeno cinque figli, Costanza che visse nel monastero della Croce, Vincenzo, che morì il primo maggio 1690, Dionisio, che morì il 25 settembre 1702, Gio.Maria, che morì giovane il 26 settembre 1644, e Maria, che passò a nozze con Antonio Salvi e fu madre di Giuseppe Salvi, morto come si è detto il 25 febbraio del 1703.
Chi merita un cenno è il canonico Gio. Maria Roscioli, al quale il papa Urbano VIII portò tanto affetto, da accumulare su di lui rendite, pensioni, privilegi e benefici numerosi.
Il 22 maggio 1624 gli conferì l'abbazia di Collestatte (39), il 28 giugno 1626 gli conferì la cappella dei SS. Pietro e Paolo in Popola (40), il 20 gennaio dell'anno seguente lo fece canonico di S.Giovanni (41); una pensione gli conferì il 16 agosto 1628 (42), il 1 settembre 1629 lo fece canonico di S.Pietro (43) non essendo che semplice chierico, essendosi ordinato suddiacono il 4 aprile dell'anno successivo (44). Lasciando stare altre generosità a lui fatte dal papa, e fatte eziandio ai fratelli suoi Dionisio e Vincenzo, mons. Gio.Maria fu fatto dal papa suo maestro di camera, suo segretario particolare e relatore dei memoriali con un bel diploma il 22 luglio 1643 (45), e il 23 febbraio dell'anno successivo fu fatto suo maggiordomo (46). Le grandi ricchezze che egli accumulò, la grande influenza della quale godeva, tutto egli d'accordo con i fratelli suoi rivolse a favore della patria, che in lui vedeva un vero nume tutelare presso il sovrano. Il Comune di Spello, sempre vigile nel profittare di qualche occasione propizia, ricordando che egli, per qualche tempo, fu alunno nel seminario Felice, il 22 luglio 1632, nominò lui, suo padre, i suoi fratelli, cittadini spellani (47).
Il Roscioli poi a Roma visse da gran prelato, grande mecenate di artisti, grande collettore di libri, di quadri. Esiste tutt'ora il catalogo della sua libreria, l'inventario della sua argenteria, la descrizione della sua quadreria, per la quale egli spese in pochi anni quattromila scudi, somma ingente per quel tempo (48). Sono pregevoli in essa i lavori del Guercino, del Camassei, del Poussin, ecc. Amico del Semini, ebbe da lui in dono, in più volte, parecchi quadri (49), a lui nel 1633 ordinò una testa in bronzo di Urbano VIII (50), come prima di quest'anno gli aveva ordinato i busti in marmo dei suoi genitori Bartolomeo e Diana, che furono collocati nel 1709 nella sagrestia della Cattedrale ove si trovano (51). Quando morì, il 26 settembre 1644, i suoi fratelli portarono in casa molti documenti e lettere e registri che appartenevano alla S.Sede, e che erano rimasti nel suo studio. Questi documenti, i quali pervennero, come vedremo, in proprietà del Capitolo, ed oggi fanno parte dell'Archivio, sono lettere di sovrani al pontefice (52), relazioni di nunzi (53), verbali di atti compiuti dinanzi al pontefice (54) ed altri documenti consimili (55). Ma fra tutti è di importanza grande un volume che contiene i verbali di molte congregazioni cardinalizie tenute nel Vaticano dall'11 novembre 1642 al 28 aprile 1643, nelle quali si discusse maturamente "De bonis quasi patrimonialibus Summi Pontificis" (56). Sapendosi come il pontefice Urbano VIII sia stato accusato di soverchio amore per i suoi parenti, non sono senza interesse le considerazioni canonico-legali che egli provocava, onde conoscere sin dove lecitamente egli potesse disporre a suo beneplacito dei beni della S.Sede. E siccome sarebbe offesa grande ai cardinali e ai teologi che sottoscrissero quelle conclusioni (tra i teologi vi era il gesuita P.Giovanni De Lugo 1583-1660) il sospettare della loro indipendenza e della loro integrità così, nel giudicare il nepotismo di quel pontefice, è anche da tenere a conto la delicatezza con la quale si regolava in proposito, e della quale è documento evidente il nostro manoscritto.
Tornando ai Roscioli, con la morte di mons. Gio. Maria, non cessò per essi la benevolenza del pontefice per i fratelli suoi Vincenzo e Dionisio, che da lui, come risulta dall'Archivio, furono beneficati in molti modi, benefici che quei ricchi signori vollero tutti rivolti a vantaggio della città e della chiesa, massime che nessuno di essi ebbe prole. E perchè a tempo loro sorgeva in Roma, sotto la superba cupola michelangiolesca la grande tribuna del Bernini, Dionisio Roscioli volle decorare la città sua di un esemplare di quella tribuna, e perciò si dedicò con tutto lo zelo a tale opera. Il 18 luglio 1697 ottenne il consenso del Capitolo (57), e da quell'epoca in poi le sue carte sono una serie di contratti con i muratori, scalpellini, fabbri, scultori e doratori per erigere quell'opera d'arte, dove otto volte è ripetuto in candido marmo lo stemma dei Roscioli, nel quale, per concessione sovrana, sono scolpite le api barberine (58). Dionisio il 25 settembre 1702 morì intestato, ma, e del suo vasto patrimonio, e della sua religiosità singolare rimase erede Giuseppe Salvi, figlio di sua sorella Maria, e più prossimo suo parente, il quale assai brevemente godé tale eredità, poichè morto Dionisio, dopo soli cinque mesi seguì suo zio nel sepolcro il 25 febbraio dell'anno successivo (59), lasciando al Capitolo della cattedrale l'intero patrimonio, coll'obbligo di erogare una metà del reddito per ornar l'altar maggiore del Duomo, ed un'altra metà per far celebrare delle messe. E' questa l'origine della Cappella Salvi-Roscioli, la quale ha tanto provvidamente mantenuti gli impegni imposti dal testatore (60).
Allora entrarono nel Capitolo tutte le carte e i registri di Giuseppe Salvi, tutte le carte e i registri di Dionisio Roscioli, dei suoi fratelli, dei suoi antenati fin dal XV secolo, e allora entrarono pure nell'Archivio stesso tutti i documenti spettanti alla S.Sede, specialmente al pontefice Urbano VIII, dei quali abbiamo fatto un cenno.
Morì poi in Foligno il 29 agosto 1777 (61) una pia e facoltosa signora di Trevi, Orsola Nobili, figlia di Nicola Mola e vedova di Vittorio Nobili, la quale del suo patrimonio lasciò erede la Cattedrale, a patto che ogni anno si celebrasse con solennità, come si usa tutt'ora, la novena di Natale. Presso la piazza di S. Vito esiste anche oggi una Via Nobili, presso la quale questa pia donna aveva la casa. Il Capitolo, erede, portò nel suo Archivio tutte le carte della defunta, quelle di suo padre e di suo marito, e siccome essa aveva dei rapporti di interesse con alcune religiose istituzioni di Trevi, anche i fasci di carte relativi a questi rapporti entrarono nell'Archivio. Vedrà il lettore quanto siano numerosi questi documenti (62).
Era stato eretto in Foligno, sulla fine del XVIII secolo, un Reclusorio per i figli del popolo, che dal nome del sovrano, era stato chiamato Reclusorio Pio (63). Ristabilite le cose dopo le vicende del governo francese il governo pontificio vedendo impossibile continuare il mantenerlo in vita, lo soppresse, e con bolla 6 settembre 1815 (64) cedette tutto il patrimonio alla Cattedrale, nel cui Archivio entrarono per conseguenza anche tutti i libri e le carte di quell'istituto.
Nel medesimo anno 1815 il pontefice donò alla Cattedrale tutto quanto apparteneva al convento di S.Giov.Battista dell'ordine del beato Pietro da Pisa (65), chiuso poi nelle vicende politiche di quel tempo. Anche i libri amministrativi di quel convento, e numerosi ricordi di esso, entrarono così a far parte dell'Archivio del Capitolo.
[L'Archivio come si presenta oggi è raddoppiato rispetto a quello del 1916. Alla vecchia collezione sono venuti ad aggiungersi, oltre a documenti di minore importanza, documenti di rilevante valore documentario. Passiamoli brevemente in rassegna.
Ci sono anzitutto i documenti della sezione C, che è completamente nuova rispetto all'ordinamento Faloci. In essa è confluito il materiale archivistico di alcune confraternite di Foligno e precisamente: Gonfalone; SS. Sacramento in Cattedrale; Opera pia della processione nella terza domenica; Compagnia delle SS.Piaghe; Confraternita della Buona Morte; Confraternita del Suffragio. Gli archivi di queste confraternite furono aggregati all'Archivio Capitolare parte dopo la prima guerra mondiale (Gonfalone; SS.Sacramento; SS.Piaghe; Processione terza domenica) per iniziativa del Faloci che dette loro un ordinamento. L'archivio della confraternita della Buona Morte e quello del Suffragio passarono all'Archivio Capitolare dopo la seconda guerra mondiale (66). Di questa documentazione la più rilevante per quantità e per importanza è quella che riguarda le confraternite del Gonfalone e del Suffragio.
Sono poi entrate nell'Archivio Capitolare le carte che riguardano alcuni canonici. Sarebbe stato bello e interessante che l'Archivio Capitolare possedesse un minimo di documentazione su tutti i componenti del Capitolo; quando ognuno divenne canonico, quando cessò di esserlo o per rinuncia, o per morte, o per elevazione all'episcopato; che conservasse qualche memoria di quei canonici che ebbero rilevanza nella vita della diocesi. Su tutto questo l'Archivio Capitolare conserva poco o nulla. La quasi totalità dei canonici non ha lasciato traccia di sé. Forse un eccesso di modestia e di umiltà; ammettiamolo pure, ma c'è stata anche una buona dose di trascuratezza. Si è cercato di ovviare a questa lacuna recuperando tutta la documentazione possibile in materia. Nella sezione B, tra gli altri c'è un nuovo capitolo, il 30, dedicato ai canonici del Capitolo Cattedrale. Vi compaiono le carte di alcuni canonici del secolo scorso e di questo. Il dossier più consistente è quello intitolato a M.Faloci Pulignani. Il Faloci aveva un suo archivio personale che raccolse in 151 grandi buste. Di queste buste parte ne destinò alla biblioteca comunale di Foligno, parte all'Archivio Capitolare. Sono 79 le schede che descrivono la parte dell'archivio personale del Faloci venuta nel capitolare.
Oltre al Faloci sono presenti i canonici Ernesto Caterini, Feliciano Marini, Consalvo Battenti, Giacinto Maria Papi ed altri.
Negli ultimi anni del secolo scorso, per iniziativa soprattutto di alcuni canonici, sorse tra il clero di Foligno, una associazione di carità che continuò la sua opera consociativa e assistenziale fino ad anni recenti, per poi confluire nella FACI (Federazione Associazioni Clero in Italia). Per merito di D.Mariano Filippini la documentazione superstite è stata versata nel nostro Archivio, e ad essa sono dedicate le schede dal n° 1963 al n° 2025.
Altre acquisizioni sono dovute a fortunati rinvenimenti di registri sfuggiti al Faloci, alcuni dei quali sono di particolare interesse. Essi sono: 22 registri di battesimi amministrati nella Chiesa Cattedrale che vanno dal 1725 al 1836; il "Libro di notizie per la restaurazione della nostra Chiesa Cattedrale con suo indice. 1771". E' un volume di 188 carte contenente un'abbondante documentazione circa la ricostruzione della Cattedrale, dal 1771 al 1779; due volumi di atti capitolari del collegio dei beneficiati, che vanno dal 1768 al 1937.
L'Archivio dopo il 1916 ha avuto anche delle perdite. L'annotazione della scomparsa viene fatta di seguito alla scheda del documento dandone, quando è possibile, la data e la causa. Qui basterà accennare alle perdite di maggior rilievo. Esse sono tre: il Libro della croce (B.70 = 1466) dal quale sono state asportate gran parte delle carte; esso è ridotto a 106 carte delle 498 originarie; il Memoriale di Federico Flavio (B.69.1=1574); il gruppo di documenti provenienti dall'eredità Roscioli riguardanti la S.Sede (sono i documenti descritti ai nn. 134, 135, 144, 146, 147, 148, 156, 165, 170, 1720, 1721 del presente inventario)].
Non sarebbe possibile trovare la ragione di tutte le altre singole carte, e dei singoli registri che oggi appartengono all'Archivio della Chiesa, essendo varie, né tutte precise le spiegazioni che potrebbero darsi. Molte carte e pergamene ho io deposte in questo Archivio, benchè di mia proprietà, ritenendo esser questo un luogo dove potranno esser custodite con lodevole cura. E qui mi si permetta di osservare che le pergamene dell'Archivio, anteriori al 1500, mentre prima che se ne curasse la nuova ordinazione non erano che trentadue, oggi sono salite a più di cento. E' vero che parecchie non riguardano interessi ne' della Chiesa, ne' del Capitolo, ma nel mio concetto l'Archivio della Chiesa Cattedrale, quando diversamente non venga disposto, e quando non se ne trovi un altro che sia meglio ordinato, dovrebbe essere l'Archivio di tutte le chiese minori della Diocesi.
4- STUDIOSI CHE VI FECERO DELLE RICERCHE
Al nostro Archivio, sebbene modesto, chiesero notizie e documenti alcuni illustri scrittori di Foligno e d'Italia, e delle loro visite lasciarono sicuri ricordi. Più antico lo Jacobilli, in parecchi libri e pergamene aggiunse delle brevi note, e in alcuno dei suoi libri indicò le ricerche fatte nell'Archivio stesso (67). Da esso l'abate Ughelli trasse copia, e pubblicò il testo dei pregevoli diplomi dell'XI e del XII secolo (68). Il Mansi, nella collezione dei Concilii, pubblicò dall'Archivio nostro il ricordo del Concilio regionale del 1149 (69). L'abate Mengozzi frugò in esso, e del vantaggio che ne trasse è buon testimonio la lettera cortese con la quale il 30 aprile 1775 ringraziò il Capitolo (70). L'arciprete Bartoloni assai consultò quelle carte (71), allo scopo di conoscere una quantità di piccole notizie di ordine finanziario, sulle origini cioè di tanti crediti, censi, canoni, attivi e passivi della Chiesa, essendo vissuto nell'epoca in cui i patrimoni ecclesiastici, in forza delle leggi posteriori al 1860, venivano falcidiati con iatture enormi, falcidie e iatture rese più gravi dalle agitazioni di quei tempi, che non permettevano di valutare con serenità la portata di quelle leggi eversive, e più dalla ignoranza di tante notizie alle quali inutilmente si ricorse più tardi. Imperocchè, è bene dirlo alto: oggi specialmente non si può più ammettere nei rettori delle Chiese, nei membri dei Capitoli, l'ignoranza della propria storia, del proprio passato, senza essere esposti al pericolo di perdere diritti certissimi, senza essere esposti al pericolo di abbandonare tradizioni care ed usi inveterati, senza essere esposti al pericolo di incresciosi litigi in famiglia e fuori. Onde non sarà mai raccomandata abbastanza ai canonici, ai parroci, ai rettori delle Chiese la custodia e lo studio dei documenti dei propri archivi, se non vogliono correre i rischi suddetti, se non vogliono cadere in equivoci dannosi e deplorevoli (72).
[Più sopra abbiamo ricordato che il Capitolo nella adunanza del 6 luglio 1761, stabilì che in avvenire " Li Signori capitolari primi in ordine, che tengono le chiavi di esso Archivio, non possino consegnare scrittura a veruno de Signori Canonici, e altri, che le richiedessero, senza far la ricevuta nel libro a posta, che si tiene nel medesimo Archivio" (73). Fu fatto un registro per annotarvi gli eventuali prestiti di documenti concessi a ricercatori o per ragioni di studio o per ragioni di carattere giuridico? Non sembra. Il vescovo Nicola Grispigni, nella sua ordinanza del 20 dicembre 1871 (74), suppone che carte furono prese in esame e forse anche estratte dall'Archivio, ma lascia intendere, senza che se ne facesse debita registrazione. Del resto nell'Archivio attuale di un simile registro non c'è traccia. Ci troviamo nella più completa ignoranza se l'Archivio Capitolare era frequentato e da chi. Il Faloci ricorda le ricerche fatte nell'Archivio dal Bartoloni Bocci allo scopo di rivendicare diritti e impegni della chiesa Cattedrale di fronte alle leggi eversive del nuovo Stato italiano. Ricorda anche il Faloci, che nel 1875
egli fece il suo primo ingresso nell'Archivio Capitolare a scopo di studio (75). Gli Atti Capitolari registrano il permesso che i canonici gli concessero, a condizione che osservasse le prescrizioni capitolari del 1729. Quanto tempo durarono le sue ricerche, quali documenti consultò? Dai documenti dell'Archivio non ci giunge nessuna risposta.
[La situazione non cambiò neppure dopo il 1916, anno di pubblicazione dell'inventario. L'inventario richiamò l'attenzione degli studiosi sull'Archivio Capitolare di Foligno. Fu certamente dall'inventario che i responsabili degli Archivi Vaticani vennero a conoscenza che a Foligno, nell'Archivio del Capitolo, erano conservati documenti di una certa importanza riferentisi al pontificato di Urbano VIII; ne fecero richiesta a nome del papa Beredetto XV, e i canonici li concessero (76). Sempre nell'Archivio è conservata una lettera del gennaio 1936, certamente indirizzata al Faloci, nella quale il mittente Pio Spezi chiede che gli venga inviata la trascrizione integra e fedele del contratto tra il Capitolo di Foligno e il pittore Giuseppe Wicar, per un quadro del battesimo di Gesù. Lo Spezi, che fa la richiesta a nome di un certo dottor Arnaldi, dà anche l'indicazione archivistica secondo l'inventario Faloci (77). Certamente ci saranno state altre, richieste ed altre visite, ma non se ne tenne memoria (77 bis).
Le cose sono cambiate da quando l'Archivio Capitolare venne trasferito presso la biblioteca L.Jacobilli, e la sua gestione fu affidata alla direzione della stessa biblioteca. Specialmente dopo che, nel 1988-89, l'Archivio fu completamente riordinato e gli studiosi ebbero a disposizione le schede del nuovo inventario con i loro indici, il numero delle consultazioni è notevolmente aumentato.
In una lettera del 15 aprile del 1989, l'archivista del Capitolo così riferiva sulla frequenza degli studiosi e sulle loro ccnsultazioni: "Negli ultimi anni l'Archivio è stato visitato e consultato da numerosi studiosi, che sono stati richiamati dalla regolare apertura al pubblico dell'Archivio, e dall'agevolata disponibilità e reperibilità dei documenti. Ecco le cifre delle consultazioni riferite agli anni 1982-1988. Nel 1982 le consultazioni furono 81; nel 1983, furono 185; nel 1984, 111; nel 1985, 194; nel 1986, 369; nel 1987, 236; nel 1988, 306. Questo molteplice lavoro di consultazione e di ricerca mi sembra che sia avvenuto nel massimo rispetto dell'incolumità e integrità dei documenti. Nonostante ripetute richieste, non è stato mai concesso che i documenti venissero portati fuori sede e che venissero usati per trarne delle fotocopie. Al massimo è stato concesso di fare fotografie" (78). Negli anni successivi il numero delle consultazioni si è mantenuto sugli stessi livelli. Generalmente i frequentatori sono studiosi di ambito locale, ma non sono mancati professori universitari. Ricordo tra tutti il prof. Vittorio Casale, docente di storia dell'arte presso l'Università di Roma, che ha potuto stabilire definitivamente la paternità berniniana dei due busti di Bartolomeo e Diana Roscioli, posti nella sacrestia della Cattedrale di S.Feliciano, grazie alle carte Roscioli (79). Numerosi sono gli studenti universitari che vengono a consultare l'Archivio per le tesi di laurea. Infine c'è stato qualche caso di ricerca indirizzata a scopi pratici, giuridici: stabilire una proprietà, accertare successioni, donazioni o vendite, rivendicare diritti, ecc. Nei tempi andati erano questi ultimi i motivi prevalenti delle ricerche di archivio; oggi essi sono diminuiti, ma non sono scomparsi del tutto].
Perciò la compilazione dell'Archivio di un ente ecclesiastico, non deve considerarsi come un lusso, e quasi un tempo perduto da qualche topo di biblioteca; ne' questo topo che si sobbarca a questa non geniale fatica di catalogare tante lacere carte e tante pergamene gualcite, deve giudicarsi come un demente tranquillo che vuol vivere i tempi che furono; ma per l'Archivio si abbia quel geloso rispetto che deve aversi per chi custodisce i tesori spirituali, morali, finanziari, istorici della Chiesa; ed i compilatori di esso, almeno, si tengano a paro degli ultimi benemeriti della Chiesa stessa. Ne' io, ciò dicendo, faccio appello a prescrizioni che in proposito noi ecclesiastici riceviamo da altissimo luogo, ne' molto meno io mi arrogo il diritto di dar lezione a nessuno. Dico solo che aver un buon inventario del proprio Archivio per ben conoscere quanto esso custodisce, è una cosa che ci viene imposta dal nostro dovere, dalla nostra dignità, e, per chi vuole, anche un poco dal nostro interesse.
[L'Archivio Capitolare, come esso si presenta oggi e come viene descritto nel presente inventario, è un archivio storico. Gli interessi pratici ai quali si richiamava il Faloci, oggi sono quasi inesistenti. Rimangono e, col passare del tempo, si faranno sempre più intensi, gli interessi culturali. La memoria storica di una istituzione, il ruolo da essa svolto in una diocesi, in una città, in una regione è consegnato nel suo archivio. Di qui la necessità di conservarlo e di averne cura.
L'Archivio Capitolare di Foligno è un archivio di piccole proporzioni e di modesta importanza. La documentazione che esso conserva non appartiene alla grande storia. Narra, e per di più incompletamente, una storia minore. Ma è una documentazione quasi unica e insostituibile, e l'istituzione da cui l'Archivio promana ha avuto la sua importanza nella diocesi di Foligno. Per questo motivo il Capitolo, che dell'Archivio è il proprietario e il responsabile, deve sentirsi spinto a intensificare le cure e gli sforzi, perchè ciò che rimane sia accuratamente conservato, possibilmente accresciuto e messo a disposizione degli studiosi. Fu questa la consegna che il vescovo Siro Silvestri dette ai canonici nella sua ultima visita pastorale del 3 novembre 1968. "Mons. Vescovo, è detto nel verbale della riunione, fa una breve storia dell'Archivio Capitolare; ne pone in risalto l'importanza e ricorda ai canonici il grave dovere di custodirlo, curano e potenziarlo" (80)].
(23) Libro della Croce, c. 394r-v. ACF B.70 = 1466. [Attualmente questo manoscritto di grande importanza per la storia della chiesa Cattedrale ha perduto quasi quattro quinti delle sue cc. Cfr. sotto al num.1466].
(24) Cfr. MENGOZZI, G., De' plestini umbri ecc., Foligno, Campitelli, 1781, pag. XCII.
(25) Cfr. JACOBILLI, L., Bibliotheca Umbriae, Fulginiae, Alterij, 1658, pag. 75. L'Antonelli nel 1528 era addetto alla Curia Vescovile, e per questa ragione si occupò di tali stampe liturgiche. Cfr. ACF 4.3.75.= 75. Le mie ricerche per trovare un esemplare di queste stampe sono riuscite inutili. Vedi Il Bibliofilo, Firenze, 1881, vol. Il, nelle copertine dei nn. 3 e 4.
(26) Cfr.: FALOCI PULIGNANI, M., I priori della Cattedrale di Foligno, Perugia 1914, pag. 281 e segg.
(27) Vedi: Archivio notarile, Rogiti di Francesco d'Antonio ad an., fol.31.
(28) Vedi: Archivio Comunale, Riformanze 1481-1487, fol. 62.
(29) L'organo andò perduto nella rinnovazione della chiesa, sulla fine del XVIII sec. Il 9 febbraio 1787 i canonici deliberarono di venderlo (Atti Capitolari, IV, pag. 192 in ACF B.203=1920), avendo ricevuto due proposte di un nuovo istrumento da "Michele Barbi organaro" e da "Luigi Galligani Professore organaro, che era anche organista Cfr. ACF B.4.1 = 1451, lettere n°6 (= "Luigi Galligani Professore Organaro) e 26 (= Michele Barbi organaro). Il nuovo organo che è quello tutt'ora in uso, fu commesso al Galligani, come risulta da una scritta sopra la tastiera, e dice così: "Aloysius Galligari Fulginias fecit Anno Domini 1809".
(30) Vedi: EITNER, R., Lexicon der Musiker und Musikgelehrten ecc., Leipzig, 1906, vol.VIII, 36; vol. X, 21.
(31) [Contrarianente a quanto lamenta il Faloci, attualmente del maestro Basili Francesco nell'Archivio si conserva un fascicolo a stampa di 42 pp. contenente un "Miserere" a quattro voci. Cfr. ACF B. 280.9 = 1797].
(32) Esiste il fascicolo che contiene quello che oggi si direbbe il libretto edito a Foligno da Francesco Fofi nel 1789, sul quale vedi il libro: Il XVIII Centenario di S. Feliciano, Foligno 1904, pag. 13.
(33) Tolgo questa notizia dal libretto intitolato "La casta Susanna, componimento sacro a cinque voci da cantarsi in questa città di Fuligno" ecc., Foligno, Campitelli, 1790. La rappresentazione ebbe luogo, forse, nel Teatro dell' Aquila.
(34) Il maestro Decio Trasciatti fu a Napoli discepolo del Donizetti, e fu autore di molta e lodata musica da chiesa, da camera e da concerto del quale in Foligno fu maestro. Lasciò un'operetta intitolata "La Capanna Savoiarda", una Messa a piena orchestra dedicata al Capitolo,
eseguita per la festa di S. Feliciano nel 1837. Nel 1840 un caffè di Foligno, chiamato dei Filarmonici, fu chiamato in suo onore Caffè Trasciatti. Morì a Firenze il 7 gennaio 1874. Cfr. ACF A.23.701 = 702; B.147 = 1774; B.283.4 =1838.
(35) Libro quarto dei morti sub die. Cfr. ACF B.173 =1699.
(36) Cfr. ACF B.12.2 =1582. Egli seguitò a rogare, sembra, fino al 1622. Cfr. ACF B.l9.4 = 1580.
(37) Cfr. JACOBILLI, L., Vita di S. Feliciano, Foligno, Alterij, pag.182; DORIO, D., Istoria della famiglia Trinci, Foligno, Alterij, 1638, pag. 277.
(38 Cfr. FALOCI PULIGNANI, M., I priori della Cattedrale di Foligno, pagg. 291, 311, 313.
(39) Cfr. ACF, A.4.122 = 122.
(40) Ibidem A.4.124 = 124.
(41) Ibidem A.4.127 = 127.
(42) Ibidem A.4.130 = 130.
(43) Ibidem A.4.132 = 132.
(44) Ibidem A.4.135 = 135
(45) Ibidem A.5.166 = 166.
(46) Ibidem A.5.168 = 168.
(47) Ibidem A.5.141 = 141.
(48) Ibidem B.19.1 = 1588.
(49) Ibidem num. citato, fol.13.
(50) Cfr. ACF B.20 = 1592, c. 29v, in data 3 dicembre 1643.
(51) Cfr. Atti Capitolari, II, c. 82v. ACF B.201 = 1918; FALOCI PULIGNANI, M., I priori della Cattedrale di Foligno, pag. 291-292.
(52) Cfr. ACF A.4.133 =133; A.4.l34 = 134; A.5.l45 = 145; A.5.147 = 147 [Questi documenti e quelli citati nelle note successive appartenenti all'eredità Roscioli, furono donati nel 1921 all'Archivio Vaticano].
(53) ACF A.5.143 = 143.
(54) Ibidem A.5.155 = 155; A.5.169 = 169.
(55) Ibidem B.3 = 1720.
(56) Ibidem B.4 = 1721.
(57) Cfr. ACF A.8.258 = 258.
(58) Il RUTILI, nel suo Saggio storico-artistico sulla Chiesa Cattedrale di Foligno, Foligno, Tomassini, 1839, pag. 69, afferma che il Roscioli commise il disegno della tribuna al padre Pozzi gesuita, e ne avrà certo trovato il documento. A ne risulta che il lavoro fu eseguito dallo scultore Antonio Calcioni di Foligno, al quale figurano dei pagamenti fatti nel 1698 circa. Nel 1596 questo artista ricevette la commissione da Alessandro Barnabò di fare in S.Francesco per 80 scudi la cassa dei beati Filippo e Giacomo, nonché un Calvario con la statua del Crocifisso, la Madonna, S. Giovanni, Padre, otto angeli, ecc. Considerando che il grande altar maggiore di S. Giacomo reca l'anno 1702, e che le statue ricordano tanto queste del Duomo e di S. Francesco, potrebbe con molta probabilità attribuirsi a lui quel lavoro, compresa la bella statua che vi è nel centro. Vedi sul Calcioni ACF A.8.255 = 255.
(59) Giuseppe Salvi sin dal 1654 al 1691, e forse anche in altri tempi, fu al servizio della Repubblica di Venezia, a Brescia, a Verona, a Venezia, come lancia spezzata, e come agente del Dazio, poi in Foligno fu cancelliere degli spogli, e dovette radunare non poco denaro per tali uffici (ACF A.7.216 = 217). Dovette morire di morte subitanea, poiché fece testamento nel giorno stesso in cui morì. Vedesi un suo bel ritratto nella Sala del Capitolo. Vedi: FALOCI PULIGNANI, M., I priori della Cattedrale di Foligno, pag. 312.
(60) Il patrimonio Roscioli era costituito principalmente dai beni del castello della Popola e delle vicinanze. Il castello, già dei Trinci e poi del Demanio della Santa sede fu acquistato il 16 marzo 1688 da Dionisio Roscioli (ACF A.6.205 = 205), e con tutte le adiacenze e gli altri beni dei Roscioli e dei Salvi, fu venduto il 5 febbraio 1760 per oltre undicimila scudi ai fratelli Barugi (ACF A.14.429 = 429; Atti Capitolari, III, pag. 28 e segg. ACF B.202 = 1919).
Sulla porta di detto Castello, leggesi scolpita la seguente iscrizione:
PIUS . SEXTUS . PONT . OPT. MAX
B . R . P . N
CASTELLUM . QUOD . FULGINATES
AD . TUTANDOS . REGIONIS . FINES
AN . MCCLXIV . EXTRUXERANT
URBANI . FEUDI . IURE . DECORAVIT
ET . NOBILI . BARUSIAE . GENTI
EIUSQUE . POSTERIS . PERPETUO . ADDIXIT.
GERMANI . FRATRES HIERONYMUS . ANTONIUS
ET . DOMINICUS . MARCHIONES . BARUSII
CLEMENTISSIMI . PRINCIPIS . BENEFICIO . DEVINCTI
TURRIM . ET . MOENIA . VETUSTATE . CORRUPTA
RESTITUI . EXRNORARIQUE . CURARUNT
AN . R . S . MDCCLXXX
Questo patrimonio fu lasciato alla Congregazione di Carità dal marchese Giuseppe Barugi morto il 19 novembre 1898. Il denaro risultante dalla vendita fatta ai Barugi, fu impegnato, per la maggior parte, nella fabbrica della chiesa, nel 1771 e nel 1816, ed avendo esso subito le conseguenze disastrose dei mutamenti politici di quei tempi, mentre prima era amministrato a parte, nel 1848 fu unito al patrimonio della chiesa, poiché esso era ridotto al meschino reddito di scudi 167,30, essendo arretrata anche la soddisfazione di 5000 messe. Il Capitolo ottenne una sanatoria dalla S. Sede, ed oggi, per la trasformazione del Patrimonio Ecclesiastico, il reddito è diminuito ancora, e i legati pii sono ridotti a 150 messe annue. Atti Capitolari, VI, pag. 256-260 ACF B.205 = 1922.
(61) Libro nono dei morti , sub die. Cfr. ACF 8.179 = 1704.
(62) Atti Capitolari, IV, B.203 = 1920.
(63) Cfr. I priori della Cattedrale di Foligno, pag. 385.
(64) Cfr. ACF A.19.569 = 569.
(65) Cfr. Atti Capitolari, IV, ACF 8.203 = 1920.
(66) Nel 19.. venne depositato nell'Archivio Capitolare l'archivio dell'Oratorio del Buon Gesù (Cfr. ACF B.3l = 2190). Questo archivio molto importante per la storia religiosa di Foligno, non è stato descritto nel presente inventario perchè si pensa e si auspica che l'Oratorio ancora esistente e operante, rientri in possesso del suo archivio.
(67) Specialmente negli Annali di Foligno, biblioteca del Seminario, mss. C.V.12; A.V.6 agli anni 1078, 1082 ecc.
(68) Cfr. F. UGHELLI, Italia Sacra, editio secunda curata da N.Coleti (Venezia 1717) col. 689-690.
(69) Cfr. Sacrorum Conciliorum amplissima collectio, I, pag. 695.
(70) Cfr. ACF A.17.490 = 490.
(71) Questo ecclesiastico, dottissimo, morto il 16 ottobre 1870, merita un ricordo essendo stato cultore esimio della storia ecclesiastica e civile della nostra città. Insegnante e direttore delle Scuole Comunali, canonico prima in S. Maria Infraportas, poscia in Cattedrale, e finalmente arciprete di essa nel 1865, coltivi con molta lode le scienze sacre, e si distinse in letteratura, fisica, storia e archeologia. Fu socio dell'Istituto Germanico di Corrispondenza Archeologica. Fu dei primi a studiare il sepolcro perugino dei Volumni, perito com'era nella lingua etrusca, ed alcune sue lettere che io posseggo, scritte nel l841 al marchese Balduino Barnabò in Roma contengono aspri giudizi in proposito contro il Vermiglioli. Non si ha di lui a stampa che un opuscolo, intitolato Frammenti di cronaca religiosa, pubblicato per nozze nel 1868 (Tip. Campitelli), nel quale con grande erudizione narra cose molteplici sul culto che ebbero per la Madonna, in tutti i tempi, i cittadini di Foligno.
(72). Ne do un esempio. Nel 1577 Gregorio XIII aveva concesso il privilegio dell'altare gregoriano all'altar maggiore della Cattedrale (ACF A.3.90 =91), che Paolo V trasferì poi nel 1606 nell'altar del Sacramento (ACF A.4.110 e 111 = 110 e 111). Nel 1872 fu chiesto questo privilegio a Pio IX per il medesimo altare del SS. Sacramento, ignorandosi le concessioni precedenti, e si ottenne la stessa grazia con breve 16 luglio di quell'anno (ACF A.32.1003 = 1003). Ma nel breve è detto che la grazia è concessa "dummodo nullum aliud inibi previlegiatum Altare reperiatur concessum". Evidentemente il breve di Pio IX è senza valore.
(73) Cfr. sopra pag. 8.
(74) Cfr. sopra pag. 9.
(75) Cfr. sopra pag. 9.
(76) Cfr. Atti Capitolari, vol. IX, p. 588-591, in ACF, B. 208 = 1925.
(77) Cfr. ACF A.46.1392 = 1393.
(77 bis) In una nota di entrate ed uscite del capitolo al settembre 1972 è registrato l'acquisto per £ 900 di un "Registro per i frequentatori dell'Archivio Capitolare". Cfr. ACF, B.292.8. Questo registro ancora esiste. Esso fu usato dal dic. 1972 al 1976 e poi nel 1978-79. Sono registrate 57 consultazioni. A partire dal novembre 1979 le consultazioni dell'Archivio Capitolare sono registrate nel grande registro dei prestiti e delle consultazioni della biblioteca Jacobilli.
(78) Cfr. Lettera del 15 aprile 1989 al priore del Capitolo Cattedrale, in ACF B.304.13 = 2205.
(79) Cfr. V.CASALE, Due sculture di Gian Lorenzo Bernini: I ritratti di Bartolomeo e Diana Roscioli, in "Bollettino storico della città di Foligno", XIII (1980), pp. 55-82.
(80) Cfr. Atti Capitolari, vol. X, p. 364. ACF.
Criteri di ordinamento:
5- DISPOSIZIONE CHE ESSO HA
Dirò adesso del modo col quale ho disposto l'Archivio in parola.
Nell'ordinamento del 1761 si parla di "cassette", ma io non ho trovato nessuna di queste cassette. Carte, registri, volumi, stavano affastellati nella credenza sinistra (per chi entra) della sala capitolare, chiusa da quattro chiavi, e divisa da tre intermezzi di legno. Assai avrei preferito riprendere la vecchia divisione del 1761, ma la grandissima confusione di tutto, la mancanza di moltissime carte e documenti registrati in quell'inventario ma che non esistono più, la cresciuta mole di molto materiale per le accessioni sopra indicate, e più la necessità di usufruire in più ragionevole modo del piccolo spazio che avevo disponibile, mi hanno imposto, più che suggerito, un riordinamento generale sopra una nuova base.
Anzitutto ho foderato tutto di legno il vano dell'Archivio, e questo ho diviso in quattro piani o palchetti assai profondi, tanto da poter disporre in esso libri e buste in doppio ordine. Questo per il vano. Per l'Archivio ho adottato un sistema nuovo.
Ho stimato utile separare i volumi dalle carte, e queste dai fogli, dalle pergamene; queste, quelli, i piccoli quaderni, li ho tutti disposti in ordine cronologico, ho involto ciascuno di essi in una copertina, sulla quale ho indicata la data, ho scritto un breve regesto, ed ho posto la indicazione di archivio. Queste copertine ho poi raccolto in buste, ed a questa parte dell'Archivio ho dato l'indicazione di Sezione A, disponendo in essa più di 1100 articoli, chiusi in 43 buste, dal 1079 al 1915. Vi è spazio sufficiente per continuare tale sistema per alcuni anni ancora.
Non ho potuto disporre in ordine cronologico i volumi, e ne è chiara la ragione. Quale più alto, quale più basso, quale più grande, quale più piccolo, ho dovuto tener conto dell'altezza dei singoli volumi, e talvolta li ho chiusi in buste, e così è venuta fuori la Sezione B che si compone di circa 300 numeri, ordinati in buste ma lo spazio non mi era sufficiente, onde la Sezione B continua anche nella credenza a destra, dove però è ben poco spazio per le ipotetiche aggiunte che potessero farsi per l'avvenire all'Archivio.
Nel quale oggi le ricerche sono estremamente facili. Ambedue le sezioni A e B, hanno in margine un numero progressivo: l'indice alfabetico che ho fatto presenta i nomi, le materie tutte che costituiscono l'Archivio, e ciascun nome rinviando ad un numero dell'inventario, è facilissimo trovare l'indicazione di archivio nella quale si assegna la collocazione della carta desiderata. Le due sezioni poi A e B, hanno vantaggi differenti. Nella Sezione A, dove si tenne conto dell'ordine cronologico può aversi un cenno, un'idea, del come si succedettero le vicende canoniche, liturgiche, edilizie, economiche della chiesa. Nella Sezione B, dove ho tenuto conto della diversità delle materie, l'importanza di queste, in parte, si vede sott'occhi, ben inteso che non si debbano trascurare i richiami contenuti nell'indice alfabetico.
Ma il futuro storico della chiesa Cattedrale di Foligno non creda poter comporre tale storia basandosi solo sugli elementi che offre il nostro Archivio. Questo è una delle fonti, ma non è certo l'unica, né forse la più importante.
L'Archivio contiene i documenti che ci sono rimasti non già tutti quelli che avrebbe dovuto contenere; esso quindi è mutilo, è incompleto, e lo studioso se ne accorgerà vedendo quanti diplomi e carte del più alto valore manchino in esso: vedendo quanto queste siano più numerose in Archivi congeneri, per esempio in quelli di Perugia, di Gubbio, di Assisi, di Spoleto, di Rieti: vedendo come nel nostro Archivio io abbia dovuto spesso registrare documenti di scarso valore, che certamente accrescono i numeri dell'inventario, ma non ne aumentano il pregio. La storia della chiesa, per i tempi posteriori al Concilio di Trento bisogna farla consultando anzitutto i preziosi volumi degli atti capitolari, i documenti dell'Archivio Vescovile, dell'Archivio Comunale, dell'Archivio Notarile, e frugando specialmente in questi ultimi due per radunare le notizie più antiche. Questa storia fu sempre uno dei miei desideri, ma purtroppo non ho potuto che deliberarla, sia radunandone in un periodico di circostanza del 1904 molti sparsi frammenti (81), sia indicandone la traccia allorchè nel 1908 fu festeggiato il centenario del Piermarini, che fu l'ultimo architetto di essa (82), sia illustrando ne qualcuno dei più belli periodi, allorchè nel 1914, in una fausta occasione, pubblicai l'elenco dei priori di essa (83). Ma se questa storia, bella e completa come la concepisco io, non ho potuto farla, mi è dolce compiacermi averne facilitata la strada ad altri, indicando anche con questo studio le fonti alle quali potranno attingersi tante notizie, prima che queste fonti abbiano a subire altre iatture.
[Come il Faloci aveva previsto (84), nella credenza a destra venne a mancare lo spazio per le successive accessioni di documenti, onde questi all'inizio furono disposti su alcuni tavoli nella sala degli stemmi accanto alla credenza, e poi, nei vari spostamenti, quasi affastellati alla rinfusa. Nel 1964 furono acquistati tre scaffali metallici con chiusura a rete (85), e poi nel 1971, altri due armadi metallici con ante scorrevoli piene (86). Questi cinque armadi vennero trasferiti nella nuova sede dell'Archivio, presso la biblioteca Jacobilli, insieme a tutta la documentazione vecchia e nuova.
Ecco come si presenta oggi l'Archivio Capitolare. Esso occupa un piccolo vano di m. 3,80 x 5,50 al primo piano dello stabile numero civico 40 di piazza E.Giacomini (è l'ala nord-est del palazzo del Seminario), a destra del breve corridoio che conduce alla sala di lettura della biblioteca L.Jacobilli. Non è più la sede imponente e prestigiosa del palazzo delle Canoniche, in compenso l'Archivio ha trovato pace, è in un luogo sicuro, è aperto agli studiosi i quali possono consultare i documenti con tutta calma e libertà, ma sotto un rigoroso controllo che garantisce la salvaguardia del materiale archivistico.
I documenti sono distribuiti in tre sezioni. SEZIONE A: CAPITOLARE CRONOLOGICA; SEZIONE B: CAPITOLARE SISTEMATICA; SEZIONE C: CONFRATERNITE. Un confronto con l'ordinamento Faloci, pone in rilievo le seguenti differenze. Le sezioni sono passate da due a tre. La terza sezione è completamente nuova, sconosciuta all'inventario Faloci, sebbene il Faloci avesse cominciato a raccogliere il materiale e a dargli ordine.
Ma anche le prime due sezioni hanno avuto un considerevole ampliamento. La sezione A è passata da 1103 numeri a 1443; la seconda da 314 a 762. Con la sezione C che conta 849 numeri, l'intero Archivio risulta di 3054 documenti contro i 1417 dell'Archivio del 1916.
Per la ricerca è essenziale l'indice delle materie. Esso rispetto al Faloci si è grandemente arricchito. L'indice alfabetico del Faloci conteneva 684 voci, con circa 1800 rimandi. L'attuale indice dei nomi delle persone, dei luoghi e delle cose conta quasi 2000 voci con oltre 5000 rimandi. La ricerca è molto agevolata. I numeri che seguono le singole voci, indicano il numero progressivo dell'inventario, Qui si trova indicato il numero ccrrispondente dell'inventano Faloci e poi la collocazione archivistica; fa seguito il regesto e la descrizione del documento. Nel licenziare alle stampe questa seconda edizione dell'INVENTARIO DELL'ARCHIVIO DEL DUOMO DI FOLIGNO, gli autori credono di aver finalmente coronato il lavoro di riordinamento dell'Archivio Capitolare iniziato nel 1983. Dedicano il volume al Capitolo dei canonici di S.Feliciano che commissionarono il lavoro, lo seguirono e lo incoraggiarono con i loro consigli e la loro approvazione, e lo sostennero con contributi finanziari. Si augurano che per il futuro non venga mai a mancare l'interessamento e la cura dello stesso Capitolo per il suo Archivio].
(80) Cfr. Atti Capitolari, vol. X, p. 364. ACF,
(81) Si allude ad un volume in 4° di 300 pp., intitolato: XVII Centenario di San Feliciano Vescovo di Foligno, 1903-1904, Foligno, Tip. Salvati, 1904, illustrato da oltre 150 incisioni, sul quale vedesi il molto lusinghiero elogio dei Bollandisti: Analecta Bollandiana Bruxelles, 1905, Vol. XXIV, pagg. 285-286.
(82) Cfr. FALOCI PULIGNANI, M., Il Duomo di Foligno e l'architetto Giuseppe Piermarini, Foligno, Tip. Salvati, 1908, in 4°, di pp. 124, con 76 incisioni.
(83) Cfr. FALOCI PULIGNANI, M., I priori della Cattedrale di Foligno, Perugia, Un. Tip. Coop. Editrice, 1914, di pp. 438, con 7 ritratti.
(84) Vedi sopra p. 31.
(85) Vedi sopra p. 10.
(86) Nel gennaio 1971 furono pagate alle Officine Sanitarie di Foligno £. 170.000 per "2 armadi metallici per l'Archivio del Capitolo, ordinati dal signor Can.co Giuliani", in ACF B.292.14 Per questi armadi era stata presentata domanda di contributo nel 1968 alla Soprintendenza Archivistica di Perugia, domanda rimasta inevasa. Cfr. ACF B.291.3 = 2191
Redazione e revisione:
Severi Mariangela, 31/01/2006, Riversamento in Sesamo 4.1 dell'inventario del 1916 di monsignor Michele Faloci Pulignani e di quello del 1989 redatto da Francesco Conti e Cesarina Fioretti Soli / Bianchi Emma, 28/03/2014, Revisione dell'inventario riversato in Sesamo 4.1 da Mariangela Severi nel 2006