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Comunità di Agliano e Acera, Campello sul Clitunno (Perugia), 1817 - 1860

  • Ente
  • Estremi cronologici: 1816 - 1860
  • Intestazioni:
    Comunità di Agliano e Acera, Campello sul Clitunno (Perugia), 1817 - 1860
  • Altre denominazioni: Comunità di Agliano e Acera
  • Attuali frazioni del Comune di Campello sul Clitunno, le due comunità di Acera e Agliano, dal 1817 appodiato unico con il nome di Agliano e Acera, vantano, come del resto Pissignano, un'antica origine risalente al XIII secolo per la prima e al XIV per la seconda. Si tratta, in entrambi i casi, di castelli edificati sui monti campellini per accogliere, in luoghi sicuri, la popolazione della zona. Soggetti, come Campello e Pissignano, al dominio di Spoleto, appartenevano al suo distretto e costituivano ciascuno una podestaria.
    "Gli altri Castelli che si contengono nel distretto della Città vengono governati da diverse persone deputate dalla città di Spoleto e fra essi ve ne sono dodici che si chiamano podestarie per le quali si eleggono dodici podestà che parimenti non importa se siano dottori o notari ma io ho ordinato che tanto alle dodici podestarie dei castelli di distretto quanto a quelle dei castelli di dominio non si possa eleggere podestà che non sia dottore o procuratore o notaro di collegio...Tutti li detti castelli, et parimente le ville come anco ciascun rione della Città sono tenuti crear un sindico, il quale hà carico tra le altre cose di denonciar i maleficij che ivi si fanno alla corte di Spoleto..." (1).
    È del 1352 la prima testimonianza, tratta dalle riformanze del Comune di Spoleto, relativa all'elezione di un podestà nel castello di Acera e Spina (2). La comunione delle due popolazioni deriva dal fatto che, in precedenza, nel 1290, era stata costruita, a quasi 1000 metri di altitudine, una fortificazione che aveva accolto in un unico luogo alcune famiglie delle due precedenti ville, che erano state disperse. Nasceva così il primo "castrum" del territorio di Spoleto. Successivamente Acera e Spina si separarono di nuovo, tanto che, già nel corso del XIV secolo, risultano governate ciascuna da un castellano (3).
    Alla fine dello stesso secolo, poi, sempre sulla montagna di Campello, presso Rocca Alberici, sorse anche un "castrum" di nome Alliano.
    La documentazione raccolta nell'archivio inventariato, che prende avvio dal 1723, non contribuisce a ricostruire le vicende storiche ed istituzionali delle due comunità nel corso dei secoli XV, XVI e XVII. Si sa, però, da diverse fonti bibliografiche, che Acera e Agliano ebbero, come tutti gli altri castelli del territorio, un rapporto conflittuale con Spoleto e presero parte alla grande rivolta dell'anno 1522 contro la città dominante, finendo entrambi, molto rapidamente, piegati e riconquistati.
    Come gran parte delle comunità della zona, nel XVI secolo, anche Acera ed Agliano si dotarono di uno statuto, nel quale vennero fissate le norme che regolavano l'amministrazione e la gestione della vita pubblica e sociale degli abitanti dei due castelli. All'inizio del secolo, al 1519, risalgono gli "Statuta [siv]e leges m[unicipales] comunit[atis] et hominum castri Acere", mentre quasi un secolo dopo, tra il 1592 e il 1598, fu redatto il "Magnificae universitatis castri Alliani statutorum volumen"(4).
    Dal "Primis Liber de Reformationibus" (sic) sappiamo che ad Acera era prevista la presenza di un "potestas", che fosse cittadino di Spoleto ed eletto nell'arenga generale di quella città (II), e di alcuni ufficiali che duravano in carica sei mesi e venivano rinnovati all'inizio di maggio e di novembre. Erano eletti: un vicario, tre massari, un baiulo, due viaros viarum, un custode delle festività, un custode del sangue e delle membra di nostro signore Gesù Cristo e della beata Madre Maria, due custodi delle fonti, un custode del gioco e dei dadi e due vallarii, cioè gli ufficiali dei danni dati. Questi funzionari dovevano sottostare, nello svolgere i compiti loro assegnati, alle regole stabilite dallo stesso statuto, alla legislazione della santa chiesa romana ed ai patti sottoscritti con la città di Spoleto (III). Il vicario e i massari, inoltre, eleggevano un giudice ("iudex in advocatum") che durava in carica un anno, occupandosi di cause criminali e civili (V). Con l'ausilio dei consiglieri, invece, il vicario nominava un notaio, che aveva il compito di tenere un libro nel quale registrare le entrate e le uscite, le collette, le dative e le prestanze, ma anche le accuse, le denunce e le inquisizioni, le relazioni dei custodi, dei vallari e dei viari, le spese per gli atti civili e criminali; il libro doveva essere riconsegnato pubblicamente nelle mani del vicario o del camerario al termine del mandato (IX). Quest'ultimo era l'ufficiale che amministrava il denaro pubblico e si preoccupava di far annotare al notaio, nel libro suddetto, tutte le entrate e le uscite del "castrum", motivandole; la sua attività era condizionata e sottoposta al consenso del vicario e dei consiglieri, ai quali doveva render conto di quanto venisse speso o incassato (XXIV). Il vicario imponeva le collette e le prestanze, faceva realizzare le opere necessarie al comune, inviava gli ambasciatori, adunava le arenghe (X) e, come il podestà, aveva il potere di rendere esecutive le condanne e le sentenze emesse durante il suo mandato e di imporre l'esazione delle collette non riscosse (XI). Il vicario, il podestà e il notaio avevano anche l'autorità di imporre il bando (XX).
    Gli altri quattro libri dello statuto riguardavano le cause civili, quelle criminali, i danni dati e le questioni straordinarie; in quest'ultimo erano elencate le pene comminate ai trasgressori di una lunga serie di obblighi, di varia natura, che erano alla base della convivenza civile all'interno della Comunità: dal divieto di "insozzare" la piazza posta davanti alla chiesa di San Biagio, a quello di portare lo statuto fuori dalle mura del "castrum", di girare armati, di lavorare nei giorni festivi, di fare il gioco dei dadi, di essere assenti alle sedute dell'arenga, etc.
    Dal secondo dei due statuti sappiamo che anche ad Agliano erano eletti annualmente uno o più massari o sindaci; un vicario o giudice; due "vialii", che si occupavano delle strade pubbliche, un gualdario, ufficiale dei danni dati, ed un baiulo. C'erano, inoltre, il camerario, con funzioni contabili, e un pretore o podestà, con compiti giudiziari (5). La maggior parte delle cariche avevano la durata di un anno.
    Le carte di Acera presenti in archivio confermano, negli ultimi decenni del XVIII secolo, la presenza del "Publico Consilio", convocato dal vicario e composto da quattro consiglieri e, talvolta, uno o due deputati ecclesiastici: vicario, massari ed esattore venivano, allora, estratti annualmente. In un censimento della popolazione del 1769 Acera era ancora elencata tra i castelli del distretto di Spoleto, mentre Agliano compariva tra le ville del territorio di Sellano (6). Le due comunità avevano a quel tempo 40 abitanti con 11 famiglie ed una parrocchia la prima, 113 abitanti con 25 famiglie ed una parrocchia la seconda (7) .
    A seguito della proclamazione della Repubblica romana nello Stato della chiesa, nel febbraio 1798, Acera e Agliano, come Campello, Spina e Pissignano furono annessi al cantone di Trevi, appartenente al Dipartimento di Spoleto (8). L'esperienza rivoluzionaria fu, però, molto breve e tornarono presto in vigore, dappertutto, le magistrature previste dall'amministrazione pontificia. Con il successivo governo napoleonico, che ebbe inizio nel 1808, fu il "maire" ad essere posto a capo del comune, amministrandolo con la collaborazione di un consiglio municipale .
    Al momento della restaurazione del governo pontificio, dopo il 1814, le due comunità si presentavano, dunque, ancora distinte. Con la riorganizzazione amministrativa prevista dal "motu proprio" di Pio VII del 6 luglio 1816 e la nuova ripartizione del territorio furono entrambe attribuite alla Comune di Sellano, sede di governatore, di cui divennero, quindi, appodiati. La popolazione di Acera era intanto salita a 54 abitanti, quella di Agliano era scesa a 90 (10). La riforma stabilì che il governo degli appodiati fosse affidato ad un sindaco, sottoposto al gonfaloniere della Comune principale e coadiuvato da tre consiglieri (11).
    Solo un anno più tardi, però, nel 1817, la ripartizione territoriale fu di nuovo modificata e le due comunità furono fuse e appodiate a Cerreto (12). Si costituiva così quell'unica entità, denominata Agliano e Acera e, talvolta, indicata anche come Agliano con Acera o come Università di Agliano e Acera, che un successivo riparto, applicato nel 1828, assegnò definitivamente a Campello (13). È questo il soggetto produttore di buona parte della documentazione del fondo inventariato.
    Come gli altri appodiati di Campello anche questa Comunità aveva i propri organi amministrativi ed inviava rappresentanti nel consiglio della Comune principale, quando fossero in discussione affari particolari o che riguardassero il proprio territorio e per l'elezione del priore e degli aggiunti di Campello (14). Come gli altri ebbe, nel corso dell'esperienza rivoluzionaria del 1849, un cittadino sindaco, due anziani e quattro consiglieri (15) e fu sottoposta al controllo della commissione municipale al momento del ristabilimento del potere pontificio. Mantenne la propria parziale autonomia amministrativa fino alla formazione del Regno d'Italia nel 1860, quando entrò a far parte del territorio del Comune di Campello.


    (1) La visita di mons. Innocenzo Malvasia alle comunità dell'Umbria, del Ducato di Camerino, della Prefettura di Norcia e del Ducato di Spoleto (1587), pp. 796-798. Il manoscritto è conservato in fotocopia presso la Soprintendenza archivistica per l'Umbria, mentre l'originale si trova nella Biblioteca apostolica vaticana, fondo Chigi, I.I 25.
    (2) L. FAUSTI, I castelli e le ville dell'antico contado e distretto della città di Spoleto, Perugia, Editoriale Umbra, 1990, vol. I, p. 24.
    (3) Ibid., p. 27. M. TABARRINI, L'Umbria si racconta. Dizionario. A-D, Foligno, 1982, p. 15. Fausti e Tabarrini traggono molte delle notizie pubblicate dalle numerose opere di Achille Sansi, l'autore ottocentesco che si è occupato della storia di Spoleto e del suo territorio, già citato da Sara Chiapperi.
    (4) Le notizie sugli statuti si trovano nell'introduzione alla serie omonima. Quanto viene esposto successivamente è invece tratto dalle trascrizioni attribuite a Giuseppe Guerrini e conservate presso l'archivio storico comunale di Campello sul Clitunno; i numeri romani presenti tra parentesi nel testo si riferiscono alle rubriche dello statuto.
    (5) Tali informazioni sono tratte dal primo libro dello statuto e sono state lette nella trascrizione presente in archivio.
    (6) "Note delle Anime delle Città, Contado e Castellanato di Spoleto secondo l'assegne date nel 1769. Con distinzione dell'Anime di Comunione, non Comunione, Famiglia, Parochie e Governo Temporale ne modo che segue, cioè...", in L. FAUSTI, op. cit., vol. I, pp. 167-171.
    (7) Ibid., pp. 169 e 171.
    (8) U. SANTI, E. FORTUNATO, Spoleto nell'età rivoluzionaria e napoleonica (1789-1815), Accademia Spoletina, 1989, pp. 43-44. Si veda anche MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI. UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI, Guida generale degli archivi di Stato italiani, Roma, 1986, vol. III N-R, p. 493.
    (9) Ibid.
    (10) Tabella del riparto territoriale delle delegazioni dello Stato ecclesiastico prescritta all'articolo 3° del titolo I, p. 26, allegata a Moto proprio della Santità di nostro signore papa Pio Settimo in data de' 6 luglio 1816 sulla organizzazione dell'amministrazione pubblica esibito negli atti del Nardi segretario di Camera nel 14 del mese ed Anno suddetto, Roma, presso Vincenzo Poggioli stampatore della Rev. Cam. Apost., 1816.
    (11) E. LODOLINI, op. cit., p. 22.
    (12) Riparto dei governi e delle comunità dello Stato, op. cit.
    (13) Riparto territoriale dello Stato ecclesiastico, op. cit.
    (14) Cfr. storia archivistica del fondo "Comune preunitaro di Campello sul Clitunno".
    (15) Si veda quanto recitava l'art. 132 del Decreto sull'ordinamento de' municipi emesso il 31 gennaio 1849 dalla Commissione provvisoria di governo degli Stati romani, in Comune preunitario di Agliano e Acera, Carteggio amministrativo, fasc. 21. Secondo il successivo art. 133 dello stesso decreto, i comuni appodiati dovevano trasmettere le proprie risoluzioni consigliari al magistrato del comune da cui dipendevano, che entro cinque giorni era tenuto a rispedirle al mittente con le proprie osservazioni.
  • Redazione e revisione:
    Chiapperi Sara, 01/06/2002, ordinamento e inventariazione / Santolamazza Rossella, 01/06/2002, coordinamento scientifico