Storia archivistica: Il fondo è stato oggetto di un intervento di riordinamento ed inventariazione avviato a seguito di un evento assolutamente negativo, il terremoto che nel 1997 ha colpito l'Umbria, e positivamente concluso con la realizzazione del lavoro che era stato programmato e la pubblicazione degli inventari dei fondi preunitari che appartengono al complesso dell'archivio storico comunale di Campello sul Clitunno. Dopo il sisma del 1997 che aveva danneggiato la sede municipale posta nella piazza principale del paese dove, all'epoca, era conservata una parte dell'archivio, i funzionari della Soprintendenza, a seguito di ciò e al fine di recuperare e salvaguardare la documentazione, provvidero a redigere un progetto di sistemazione del complesso archivistico e lo sottoposero all'approvazione della giunta regionale dell'Umbria per ottenerne il finanziamento. Inserito nell'''elenco degli interventi urgenti da attuarsi su beni archivistici e librari colpiti dal sisma", con una delibera del febbraio 2002, il progetto ebbe il contributo richiesto; ciò permise, qualche mese più tardi, di affidare l'incarico alla cooperativa CO.N.SER di Perugia, e nello specifico ai due archivisti Sara Chiapperi ed Andrea Senigaglia, affinché fosse dato avvio al riordinamento ed inventariazione delle carte. Accanto a tali archivisti hanno operato per il coordinamento scientifico due funzionarie della Soprintendenza archivistica per l'Umbria. La prima fase del lavoro è stata dedicata alla suddivisione cronologica della documentazione, poi alla distinzione dei vari fondi preunitari conservati in un unico "corpus" e poi all'attribuzione agli archivi delle tre comunità appodiate al Comune di Campello fino al 1860, Agliano e Acera, Pissignano e Spina. Attraverso la lettura e lo studio della documentazione è infatti emersa, in modo chiaro ed evidente, la natura di soggetti produttori di queste istituzioni, dotate di una loro autonomia statutaria, gestionale, amministrativa e contabile rispetto a Campello, cui appartennero territorialmente soltanto a partire dagli anni compresi tra il 1817 e il 1828 (1). Parte della documentazione da esse prodotta, quella più antica, si riferisce, tra l'altro, ad una fase precedente a quella della relazione di appodiamento con Campello, quando Acera, Agliano, Pissignano e Spina erano "castra" o "villae" alle dipendenze dirette della città di Spoleto. Nel 1996 venne alla luce anche la scomparsa di quelli di Acera e Pissignano, che erano custoditi da diverso tempo nell'armadio metallico chiuso a chiave. Successivamente al sisma del 1997, a seguito di un sopralluogo della Soprintendenza per verificare le condizioni della documentazione, fu disposto il trasferimento della documentazione verso l'attuale sede di deposito.
(1) L'appodiato è "negli stati pontifici, frazione del territorio comunale (facente capo a un villaggio) che era retta da un priore locale, o da un sindaco, e godeva di alcune piccole autonomie. Analogo al comunello toscano e modenese. Con un motu proprio del 1816, Pio VII elevò molti appodiati a comuni (specie nelle Marche). L'ente scomparve con l'amministrazione italiana, nel novembre 1859". Lessico universale italiano, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani. A questo proposito si veda anche R. RUFFILLI, L'appodiamento ed il riassetto del quadro territoriale nello Stato pontificio: 1790-1870, Milano, s.e., 1968. Nelle note storico-istituzionali sui singoli soggetti produttori dei fondi si è provveduto anche ad illustrare le relazioni ed il rapporto di dipendenza instauratosi tra gli appodiati e il comune principale.
Contenuto: L'archivio della Comunità di Pissignano è un fondo acquisito dall'archivio storico comunale di Campello sul Clitunno. Costituito da 126 pezzi, 114 registri e 12 buste, conserva documenti che testimoniano l'attività amministrativa svolta nel territorio della Comunità dal secolo XVI al 1860, sia nel periodo in cui Pissignano era un "castrum" del distretto di Spoleto, che quando diventò un appodiato del Comune di Campello, dal 1817 al 1860, anno in cui perse definitivamente le competenze amministrative sul proprio territorio.
Strettamente legato al fondo principale, ne ha condiviso le vicende conservative e il travagliato e difficile processo di sistemazione. L'integrità della documentazione è stata, però, salvaguardata e le serie archivistiche ricostituite si presentano piuttosto complete. La lacuna maggiore è rappresentata dalla perdita dello statuto della Comunità del 1543 di cui oggi si conserva una copia fotostatica, di cattiva qualità e, quindi, di difficile lettura; la scomparsa del documento originale fu rilevata qualche anno fa (1).
Il fondo è, comunque, ricco e significativo e permette, soprattutto attraverso lo studio dei registri raccolti nella serie "Atti del vicario", di ricostruire gran parte delle vicende amministrative ed istituzionali della Comunità.
La serie "Statuti" è in realtà costituita dalla sola copia del pezzo originale perduto che, data la grande importanza storica di questa fonte, è stato ugualmente descritto. Segue la serie "Atti del vicario" così denominata perché, pur trattandosi di veri e propri "libri omnibus" cioè contenenti atti di diversa natura amministrativa e giuridica, è costituita da registri quasi sempre intitolati al rappresentante della Comunità. Nel primo libro si trova il documento più antico del fondo, un atto giudiziario del 13 marzo 1546. Le serie "Atti del Consiglio" e "Atti di vendita, affitti ed appalti" contengono una tipologia documentaria già presente nei libri del vicario. Le successive serie "Strumenti di confine", "Carteggio amministrativo" e "Brogliardi e catasti" non presentano particolari caratteristiche. La serie "Contabilità e finanze" comprende tabelle preventive e consuntivi, libri delle uscite, collette, riparto del macinato, sentenze sindacatorie, registri per la vendita dell'olio. Chiude l'inventario la serie "Atti notarili": si tratta di pochi documenti, di varia natura, di chiara produzione notarile, rinvenuti sciolti tra le carte del complesso.
(1) Cfr.Informazioni di dettaglio sull'intera vicenda della scomparsa degli statuti si trovano nella storia archivistica.
Criteri di ordinamento:
Il fondo si articola in nove serie: "Statuti" (1543), serie solamente virtuale, "Atti del vicario" (1546-1720), "Atti del Consiglio" (1788-1796), "Atti di vendita, affitti ed appalti" (1829-1858), "Strumenti di confine" (1734-1806), "Carteggio amministrativo" (1616-1860), "Brogliardi e catasti" (XVI secolo-1734), "Contabilità e finanze" (1578-1860); "Atti notarili" (1599-1639). La serie "Contabilità e finanze" è ricca di documentazione e suddivisa a sua volta in sei sottoserie. I registri della serie "Atti del vicario" sono stati schedati analiticamente, riportando la successione delle diverse tipologie di documenti e, per ciascuno di essi, gli estremi cronologici e il numero delle carte. Dove presenti, sono state riportate anche le segnature precedenti. Il fondo presenta numerazione chiusa, non suscettibile di incrementi, da 1 a 126.
Redazione e revisione:
Santolamazza Rossella, 01/06/2002, coordinamento scientifico