Comunità di Pissignano, Campello sul Clitunno (Perugia), 1546 - 1860
Ente
Estremi cronologici: 1546 - 1860
Intestazioni:
Comunità di Pissignano, Campello sul Clitunno (Perugia), 1546 - 1860
Altre denominazioni:
Comunità di Pissignano
Pissignano, il cui nome deriverebbe dal latino "Pissinianum", che vuol dire luogo della piscina, con chiara allusione ad uno specchio d'acqua che si trovava dove oggi si erge ancora il tempietto del Clitunno, è un centro abitato situato lungo la via Flaminia, a metà strada tra Campello e Trevi; è costituito dalla parte alta, che conserva ancora l'antico castello e un borgo situato alla base del colle Revalioso. Dal 1860 è una frazione del Comune di Campello sul Clitunno.
Il primo consistente nucleo si sviluppò grazie all'insediamento in altura di una comunità benedettina, vicino alla Pieve di San Michele arcangelo dove, a partire dall'XI-XII secolo, fu poi costruita la cinta muraria che accolse al suo interno la popolazione di Pissignano (1).
La storia di questo "castrum", come quella degli altri del territorio, è contrassegnata dal rapporto di dipendenza e di conflitto con Spoleto. A metà del Duecento e, successivamente nel 1361 e nel 1490 figura, infatti, tra i castelli soggetti alla città; come gli altri partecipò alla ribellione del 1522 che si concluse con la resa alle truppe spoletine.
Qualche anno più tardi, nel 1543 Pissignano redasse, prima ancora di Campello, la raccolta delle proprie leggi e consuetudini, lo "Statutum communis castri piscignani", che veniva approvato dai priori di Spoleto e da questi confermato e riapprovato ad ogni successiva modifica (2).
"Dividesi il territorio (di Spoleto) in quattro parti, cioè in circuito, che è la parte intorno vicino alle mura della città, contado che son le ville quali vivono secondo le leggi della Città, et fanno un corpo con essa. Distretto che sono li Castelli, i quali vivono con i loro statuti confirmati dalla Città, Dominio della Città, che sono quattro Castelli, dove la Città esercita mero e misto imperio" (3).
Spoleto, inoltre, inviava semestralmente nei castelli del distretto un podestà con competenze in materia giudiziaria che, giunto a Pissignano, doveva giurare di svolgere il proprio ufficio secondo le norme stabilita dallo statuto stesso (4).
"Questi stessi castelli di distretto hanno conventione antichissima con la Città di Spoleto, fermati col consenso d'un legato apostolico e confermati dalla Camera come mi appare per diverse lettere del cardinal Cornaro camerlengo che tutti li delitti si debbano conoscere et castigare dalli ordinarij di detti castelli senza che il governatore e il bargello di Spoleto vi si intrometta eccetto in cinque casi gravi di homicidio, di furti, sforzo di donne, moneta falsa e pace o tregua rutta. Da alcuni anni in qua la Città, et detti castelli vogliono che per qualunque delitto ancorché leggieri vi vada la corte del governatore, il quale insieme astringe le università di detti castelli à venir a denunciar alla corte sua tutti i delitti ancorché minimi, sopra di che se n'è ragionato ancor di sopra " (5).
Il governo della Comunità era, invece, affidato al vicario e ai massari, della cui attività conserviamo, a partire dalla metà del XVI secolo e fino al 1720, testimonianza diretta nei libri appartenenti alla serie "Atti del vicario". Costui era eletto all'interno dell'arenga e durava in carica sei mesi, dal primo maggio al primo novembre. I massari e i rationatores erano anch'essi ufficiali del comune eletti, secondo lo statuto del 1543 in numero di due. C'era inoltre il baiulo, il notaio, due guardiani o vallari, un ufficiale o notaio del danno dato, il camerario o camerlengo. L'arenga generale si riuniva nella piazza inferiore o superiore del "castrum", o nella chiesa di San Benedetto, o nella piazza della chiesa di San Sebastiano.
L'amministrazione di Pissignano ricalca quella di Campello, trattandosi di comunità legate da un medesimo rapporto a Spoleto e al governo dello Stato pontificio. Analoga è l'evoluzione delle istituzioni, uguali gli obblighi e le "procedure" cui erano tenuti i rappresentanti della comunità nelle materie finanziarie e nella gestione delle principali attività che si svolgevano all'interno del castello. Pissignano mantenne inalterato, per secoli, il rapporto di dipendenza da Spoleto e, solo alla fine del XVIII secolo visse, come tutto il territorio, le perturbazioni e i cambiamenti apportati dalle due esperienze, altrettanto innovative, della Repubblica romana del 1798-1799 e dell'Impero napoleonico degli anni 1809-1814. Le istituzioni locali subirono, come del resto quelle centrali, dei mutamenti, successivamente annullati dalla restaurazione del potere papale. Probabilmente, nella sostanza, gli uomini deputati alla gestione del potere locale non furono così diversi da quelli del passato, ma sicuramente in quegli anni gli eventi si susseguirono in modo più precipitoso che in per tanti secoli precedenti.
Al ripristino del potere papale, Pissignano, come Campello, era una comunità alle dirette dipendenze di Spoleto ed era governata da un sindaco sottoposto al gonfaloniere di quella città. Il motu proprio di Pio VII del 16 luglio 1816 confermò tale situazione che fu, però, immediatamente modificata con l'editto del cardinale Ettore Consalvi del 26 novembre 1817 che eresse Campello a comune autonomo cui furono riuniti, come appodiati i castelli di Pissignano, Meggiano, Paterno e Piedi Paterno (6).
Da questo momento Pissignano entrò a far parte del territorio campellino ed instaurò con il Comune vicino quel rapporto di sudditanza diretta che, per secoli, aveva avuto con la città più lontana. Si può soltanto ricordare che Pissignano, come gli altri, aveva un sindaco e tre consiglieri e il diritto di partecipare all'elezione del priore e degli aggiunti di Campello. Amministrava direttamente il proprio territorio continuando a far valere le proprie regole per la vendita dei beni e per l'appalto ai privati di servizi ed uffici della comunità; manteneva una certa autonomia finanziaria, redigendo le tabelle preventive ed i consuntivi che il Comune di Campello successivamente approvava.
Nel 1849 fu coinvolta nei rivolgimenti della seconda Repubblica romana, come testimonia una lettera al cittadino sindaco del Comune di Pissignano, presente nell'archivio (7). Passata anche questa ulteriore bufera politico-amministrativa, tornò alle magistrature precedenti, fino all'insorgere della fine dello Stato pontificio e alla nascita nel nuovo Regno d'Italia, quando Pissignano, insieme ad Agliano e Acera e Spina entrò a far parte, come frazione, del Comune di Campello.
(1) Per la ricostruzione delle vicende storiche del Castello di Pissignano si veda: M. TABARRINI, L'Umbria si racconta. Dizionario P-Z, Foligno, 1982, pp. 118-119; L. FAUSTI, I castelli e le ville dell'antico contado e distretto della città di Spoleto, Perugia, Editoriale Umbra, 1990, vol. II, pp. 34-36.
(2) Cfr. Introduzione serie "Statuti". Le informazioni di seguito fornite provenienti dallo statuto sono tratte dalla lettura della copia fotostatica conservata presso l'archivio; i numeri tra parentesi nel testo si riferiscono alla rubrica corrispondente.
(3) La visita di mons. Innocenzo Malvasia alle comunità dell'Umbria, del Ducato di Camerino, della Prefettura di Norcia e del Ducato di Spoleto (1587), pp. 794-795, 797-798. Il manoscritto è conservato in fotocopia presso la Soprintendenza archivistica per l'Umbria, mentre l'originale si trova nella Biblioteca apostolica vaticana, fondo Chigi, I.I 25. Su questo argomento si veda G. GIUBBINI, La relazione di Monsignor Malvasia, in G. GIUBBINI, L. LONDEI, op. cit., pp. 44-50.
(4) Cfr. il testo dello statuto di Pissignano. All'elezione dei podestà è dedicato anche il capitolo 19 "De electione potestatum castrorum, comitatus et districtus Spoleti" del libro I dello statuto del 1347 di Spoleto. "Tale ufficiale doveva essere un cittadino spoletino e veniva eletto nell'arenga che, preannunciata dal suono della campana del palazzo comunale e dalle trombe, si svolgeva generalmente in piazza del Duomo, a volte nella piazza davanti al palazzo comunale, altre nella piazza Maggiore in foro civitatis, attuale piazza del Mercato. A tali assemblee partecipavano i capifamiglia e non erano ammessi i minori di diciotto anni, i forestieri ed alcune categorie di cittadini." Item ordinamus..., op. cit., p. 27.
(5) La visita di mons. Innocenzo Malvasia, op. cit., pp. 797-798. Più avanti nello stesso testo, al capitolo dei "Desideri e bisogni della Comunità", viene elencata, tra le altre, la seguente: "Che i Castelli di distretto non siano costretti à denociar i maleficij se non nei cinque casi". Ibid., p. 812.
(6) A questo proposito si veda il profilo storico-istituzionale del soggetto produttore Campello sul Clitunno.
(7) Cfr. fondo Comune preunitario di Pissignano, Carteggio amministrativo, b. 19, fasc. 17.
Redazione e revisione:
Chiapperi Sara, 01/06/2002, ordinamento e inventariazione / Santolamazza Rossella, 01/06/2002, coordinamento scientifico