Storia archivistica: 1. Il riordinamento e l'inventariazione dell'archivio storico comunale di Campello sul Clitunno e dei relativi fondi aggregati ed acquisiti
L'archivio storico comunale di Campello sul Clitunno, posto sotto la vigilanza della Soprintendenza archivistica per l'Umbria, è stato oggetto, negli ultimi anni, di un intervento di riordinamento ed inventariazione. Avviato a seguito di un evento assolutamente negativo, il terremoto che nel 1997 ha colpito l'Umbria, questo intervento si è positivamente concluso con la realizzazione del lavoro che era stato programmato e la pubblicazione degli inventari dei fondi preunitari che appartengono al complesso archivistico.
La Soprintendenza, non disponendo delle risorse finanziare necessarie per la stampa di tutti i mezzi di corredo che gli archivisti hanno elaborato, ha scelto di utilizzare la parte residua dei fondi del progetto per pubblicare, intanto, i quattro inventari della documentazione più antica. L'auspicio è quello che, con la collaborazione del Comune di Campello sul Clitunno, si possa, al più presto, completare l'edizione degli altri strumenti di ricerca, relativi alla parte postunitaria dell'archivio storico comunale e ad altri fondi di sua pertinenza, cioè la documentazione prodotta dall'Ente comunale di assistenza già Congregazione di carità, dall'Ufficio di conciliazione, dal Comitato comunale per il soccorso invernale e dalle parrocchie del Comune(1).
Il sisma del 1997 danneggiò la sede municipale posta nella piazza principale del paese dove, all'epoca, era conservata una parte dell'archivio; i funzionari della Soprintendenza, a seguito di ciò e al fine di recuperare e salvaguardare la documentazione, provvidero a redigere un progetto di sistemazione del complesso archivistico e lo sottoposero all'approvazione della Giunta regionale dell'Umbria per ottenerne il finanziamento. Inserito nell'"elenco degli interventi urgenti da attuarsi su beni archivistici e librari colpiti dal sisma", con una delibera del febbraio 2002, il progetto ebbe il contributo richiesto; ciò permise, qualche mese più tardi, di affidare l'incarico alla cooperativa CO.N.SER di Perugia, e nello specifico ai due archivisti Sara Chiapperi ed Andrea Senigaglia, affinché fosse dato avvio al riordinamento ed inventariazione delle carte.
Nel progetto iniziale, di cui si occupò Fabrizia Trevisan, responsabile territoriale per conto della Soprintendenza degli archivi del comune di Campello sul Clitunno, fu previsto di operare su 1840 pezzi, con estremi cronologici dal 1541 al 1978, comprendendo anche i fondi acquisiti ed aggregati all'archivio storico comunale.
La documentazione, nel frattempo, era stata trasferita dal Comune, responsabile diretto della conservazione delle carte, in un ampio locale situato nel piano seminterrato di un ex edificio scolastico, in piazzale Europa, nella frazione di La Bianca dove, nel periodo di ristrutturazione del Palazzo municipale, erano stati temporaneamente spostati anche gli uffici comunali. Attualmente, nell'edificio in questione, oltre all'archivio storico e di deposito, hanno sede una scuola di musica e la biblioteca.
Il locale è munito di scaffalature metalliche a norma e dotato di buona parte dei requisiti strutturali richiesti per una sede di conservazione di archivio. In seguito all'intervento, la parte storica del complesso archivistico è stata sistemata nell'ala sinistra dell'ambiente, prevedendo anche lo spazio necessario tra una serie e l'altra per gli incrementi annuali, mentre l'archivio di deposito ha continuato ad occupare la parte restante delle scaffalature. Hanno, invece, trovato posto altrove gazzette ufficiali, bollettini della Regione dell'Umbria, raccolte di leggi, che solitamente riempiono, in modo improprio, gli spazi degli archivi.
Quando l'intervento fu realmente avviato, il 2 maggio 2001, la Soprintendenza diede il compito di seguire i lavori di riordinamento ed inventariazione alla scrivente, che ha infatti collaudato i vari stati di avanzamento con il soprintendente Mario Squadroni ed ha curato la revisione scientifica degli inventari. Stefania Maroni, anche lei funzionaria della Soprintendenza, ha collaborato alla lettura delle carte preunitarie e all'identificazione delle tipologie documentarie degli atti dei registri del vicario di Campello e di Pissignano.
Apparentemente organizzato e dotato anche di un elenco di consistenza di parte della documentazione, l'archivio sembrava facilmente strutturabile in serie archivistiche. Le carte più antiche, in particolare i registri, trovavano posto in un armadio metallico chiuso a chiave; tutto il resto, però, versava in un discreto stato di disordine, accentuato dal fatto che la condivisione del luogo di conservazione portava spesso ad una commistione tra la documentazione storica e quella di deposito. C'erano anche alcuni sacchi di plastica di grosse dimensioni, contenenti carte sciolte e registri molto rovinati, che appartenevano all'archivio storico.
Il fondo è stato più volte sottoposto ad interventi da parte di "riordinatori" più o meno competenti. Vi sono, infatti, evidenti le tracce di un lapis blu e rosso, purtroppo ricorrente in numerosi archivi, con il quale, nel carteggio amministrativo postunitario, talvolta le lettere sono state classificate a posteriori; nel preunitario, invece, per ragioni di sicurezza, erano stati posti sui registri dei numeri progressivi, segnalati in inventario come segnatura antica.
Inizialmente, nonostante le mediocri condizioni di conservazione della documentazione, non fu possibile prevedere, per mancanza di fondi, un intervento di depolverizzazione e disinfestazione. Gli archivisti sono stati molto attenti a trattare con cura pezzi che, talvolta, mostravano un evidente e grave stato di degrado e, soprattutto, hanno tollerato per mesi ingenti quantità di polvere; inoltre, hanno segnalato in modo sistematico, in inventario, il precario stato di conservazione della documentazione più antica e di maggior pregio ed importanza storica, al fine di favorire successivi interventi di restauro dei pezzi più danneggiati.
La prima fase del lavoro è stata dedicata alla suddivisione cronologica della documentazione, individuando le carte preunitarie, quelle postunitarie e quelle successive al 1960-1961, limite indicato per l'attribuzione all'archivio storico. In una seconda fase, mentre iniziava la sistemazione delle serie archivistiche più facilmente rintracciabili, in particolare quelle costituite da registri, come i protocolli della corrispondenza o parte delle carte contabili, si procedeva anche alla distinzione dei singoli fondi. Ciò vale soprattutto per le carte preunitarie che, conservate in un unico corpus, sono state individuate ed attribuite agli archivi delle tre comunità appodiate al comune di Campello fino al 1860, Agliano e Acera, Pissignano e Spina. Attraverso la lettura e lo studio della documentazione è infatti emersa, in modo chiaro ed evidente, la natura di soggetti produttori di queste istituzioni, dotate di una loro autonomia statutaria, gestionale, amministrativa e contabile rispetto a Campello, cui appartennero territorialmente soltanto a partire dagli anni compresi tra il 1817 e il 1828(2). Parte della documentazione da esse prodotta, quella più antica, si riferisce, tra l'altro, ad una fase precedente a quella della relazione di appodiamento con Campello, quando Acera, Agliano, Pissignano e Spina erano castra o villae alle dipendenze dirette della città di Spoleto.
I due archivisti hanno curato insieme il riordinamento della documentazione postunitaria. Sara Chiapperi, dotata di una specifica professionalità nella storia delle istituzioni dello Stato pontificio e di un'ottima capacità di lettura della documentazione antica, si è occupata dei fondi preunitari, risultando, quindi, unica curatrice degli inventari ivi pubblicati.
La risoluzione delle problematiche emerse nel corso del riordinamento, di non facile realizzazione, la strutturazione dell'inventario, le scelte metodologiche effettuate sono la parte di lavoro che è stata compiuta dalla Soprintendenza, in un continuo e serrato confronto con gli operatori sul campo. Le visite del funzionario responsabile e la supervisione dello stesso Soprintendente sono state fatte con assiduità e con partecipazione, cercando di garantire un prodotto culturale finale che abbia le caratteristiche della scientificità, che sia analitico e facilmente utilizzabile da quanti vogliano ora accingersi alla consultazione e allo studio della documentazione riordinata.
Per quanto riguarda in particolare i quattro inventari, le difficoltà maggiori sono derivate dalla scelta di fare una descrizione dettagliata delle unità archivistiche di base, in particolare dei numerosi registri degli atti del vicario di Campello e di Pissignano e dei registri e fascicoli degli atti contabili, comprendenti le tabelle preventive e i consuntivi, le registrazioni delle entrate ed uscite, delle collette, dei dazi, etc. Nel caso dei libri del vicario, in realtà veri e propri libri omnibus, si è cercato di individuare, carta dopo carta, la tipologia di ogni atto e la data relativa.
I fondi presentano una struttura omogenea, con una maggiore o minore completezza delle serie a seconda della quantità di documentazione sopravvissuta alla conservazione, di cui si illustrano le principali vicende nel paragrafo successivo. Comune è, quindi, l'articolazione e descrizione delle serie, delle sottoserie, presenti soltanto tra la documentazione contabile, e delle unità archivistiche, registri e fascicoli; talvolta ci sono anche i sottofascicoli ad indicare un'ulteriore stratificazione dell'unità di base. Comune è anche la scelta di aprire gli inventari con la "serie virtuale" degli statuti, alcuni conservati fuori dalla sede di Campello sul Clitunno (Agliano e Spina), altri presenti in copia fotostatica (Pissignano) o in forma di trascrizione (Agliano, Acera e Spina). Tutti assenti dal complesso archivistico ma, comunque, inseriti negli inventari con una presentazione e descrizione specifica, proprio per la grande importanza che essi rivestono, come fonte documentaria, in un archivio storico preunitario.
Ciascun fondo ha una propria numerazione progressiva attribuita ai registri e alle buste, contenitori di fascicoli; la numerazione di questi ultimi riprende invece all'interno di ogni busta. La successione delle serie prevede dapprima le carte prodotte dagli organi decisionali, poi il carteggio, poi la documentazione di natura contabile. I documenti sono stati quasi tutti datati, ad eccezione di qualche atto sparso o registrato nei libri e di alcuni dei pochi catasti rinvenuti. Dei registri si forniscono le intesta-zioni originali tra virgolette, gli estremi cronologici, le dimensioni e il numero delle carte; inizialmente non ne era stata prevista la cartulazione ma, effettuandone la descrizione dettagliata, questa è stata quasi sempre fatta, indicando poi in inventario se si tratti di cartulazione coeva, moderna o mista. Se presenti, sono state anche inserite le precedenti segnature. Dei fascicoli è riportata l'eventuale intestazione originale, tra virgolette, altrimenti ne è descritto in dettaglio il contenuto.
2. Le vicende del complesso archivistico
Le prime informazioni sull'archivio storico comunale di Campello sul Clitunno, rintracciabili nel relativo fascicolo esistente presso la Soprintendenza archivistica, risalgono ad una inchiesta, presumibilmente del 1878, disposta dalla Regia Sovrintendenza agli Archivi romani nelle province del Lazio, dell'Umbria e delle Marche(3). In un questionario prestampato e compilato si legge che il fondo è costituito da 127 volumi del secolo XIX, tra cui è compreso l'antico statuto municipale che "porta la data dell'anno 1569"(4).
È del 30 dicembre 1956, invece, la relazione del professor Giovanni Cecchini, incaricato dalla Soprintendenza archivistica per il Lazio, l'Umbria e le Marche con sede a Roma, di effettua-re una visita ispettiva presso il Comune. Egli descriveva in modo più dettagliato le caratteristiche del fondo, costituito allora da circa 120 registri del vicariato ed un catasto del 1734 ed indicato in completo disordine ed in mediocre stato di conservazione(5); erano inoltre segnalate consistenti perdite in quello che, all'epoca, era l'archivio di deposito, a causa di un incendio pro-vocato nel 1943 da un'azione dei partigiani. Nella relazione non erano, invece, menzionati gli antichi statuti di Campello e delle altre comunità. Cecchini concludeva la propria ispezione con l'invito, successivamente accolto dal segretario comunale, di provvedere al più presto "a riordinare e classificare per serie e cronologicamente il materiale e redigerne l'inventario dopo avervi unito la parte che si trova presso l'Archivio di deposito"(6) .
Nel 1957 fu, intanto, pubblicato Gli archivi dell'Umbria, uno dei primi censimenti del patrimonio documentario regionale. In questo volume l'archivio storico comunale di Campello sul Clitunno risultava costituito da 120 registri di riformanze, atti civili e collette dei secoli XVII-XVIII, da un catasto del 1734 e da 113 buste di atti amministrativi(7).
Negli anni seguenti cospicue e ripetute furono le sollecitazioni da parte della Soprintendenza romana affinché il Comune si occupasse della sistemazione della propria documentazione. Nel 1959, dopo aver provveduto al "riordinamento" ed all'"inventariazione" dell'archivio storico, il sindaco inviò una copia dell'"inventario" alla Soprintendenza. Lo strumento di corredo in questione era, in realtà, uno scarno elenco di consi-stenza, datato giugno-luglio 1958, redatto, probabilmente, dallo stesso segretario comunale(8).
Si trattava di una descrizione topografica della documentazione da cui risultava che i pezzi erano conservati in cinque scaffali. Nel primo erano collocati registri di collette e imposte varie dal 1500 al 1700; nel secondo i bilanci delle comunità di Agliano e Acera, Pissignano e Spina dal 1828 al 1860 e un registro di esito dal 1723 al 1813; nel terzo i bilanci della comune di Campello dal 1828 al 1860; nel quarto catasti, registri di entrata e uscita ed altre carte di natura contabile, pratiche amministrative e documentazione relativa alla Cappella della Madonna della Bianca e ai monti frumentari di Campello e Pissignano dal 1562 al 1860. Nel V scaffale risultavano presenti gli statuti delle comunità: quello di Acera del "19 novembre 1500", descritto come "codice membranaceo" di 34 fogli, senza frontespizio e indice, molto rovinato e quasi indecifrabile; quello di Pissignano del 20 aprile 1543, di 17 fogli, ben conservato e con rubriche disegnate a colori; quello di Campello del 27 febbraio 1569, di 34 fogli compresi indice e titolo, con rubriche colorate in rosso, contenuto anch'esso in un "codice membranaceo" discretamente con-servato. Separatamente, nell'Ufficio di stato civile, erano collocati i libri dei battesimi, dei morti e dei matrimoni requisiti, tra il 1860 e il 1862, alle parrocchie del territorio di Campello e delle altre comunità(9).
Qualche anno più tardi, nel 1963, a seguito di una pressante richiesta da parte del Comune, impossibilitato a custodire in modo adeguato la pregevole documentazione da poco sistemata, il Ministero dell'Interno, attraverso l'Ufficio centrale degli Archivi di Stato, concesse un finanziamento per l'acquisto di attrezzature nelle quali collocare la documentazione. Così, in una relazione del 29 dicembre 1965 dell'ispettore incaricato Silvestro Nessi, l'archivio storico risultava conservato "nella decorosa residenza municipale", in un "armadio metallico nuovo tenuto sistematicamente chiuso che, se pur posto in un vano di passaggio, custodisce con tutta sicurezza il materiale". L'archivio di deposito veniva segnalato in un locale del "vicino edificio scola-stico" e, complessivamente, sia l'uno che l'altro erano definiti, di nuovo, "non ordinati, specialmente il primo dove di recente sono state fatte ricerche genealogiche apportando ulteriore disordine(10).
La situazione appariva pressoché invariata nel 1968, quando era più precisamente segnalato, sempre da Nessi, che parte della documentazione di deposito conservata presso la scuola era, in realtà, costituita da carte già cronologicamente pronte a confluire nella separata sezione di archivio, che il D.P.R. 1409 del 30 settembre 1963 imponeva di costituire nei comuni. Dando seguito alle disposizioni dettate da questo decreto, con la deliberazione n. 533 dell'8 marzo 1969, il Consiglio comunale di Campello sul Clitunno votò all'unanimità una serie di misure riguardanti l'archivio storico. Fu, innanzitutto, istituita la suddetta sezione, che doveva comprendere tutti gli atti relativi agli affari esauriti da oltre quarant'anni; fu inoltre dato incarico alla Giunta muni-cipale di predisporre i locali adatti alla conservazione della documentazione, di redigere un programma di lavori e di spesa per il trasferimento, il riordinamento e l'inventariazione della stessa e di emanare i provvedimenti necessari allo scarto degli atti non selezionati per la conservazione perenne. La Soprintendenza archivistica per l'Umbria apprezzò la deliberazione comunale, re-stando in attesa del piano di lavori da essa previsto; ma né il piano né la sezione separata sono mai stati realizzati.
Così, se nel 1971 l'ispettore Gaetano Contini poteva ancora rilevare la presenza dei tre statuti antichi già descritti e, nel 1974, la Soprintendenza archivistica per l'Umbria li nominava tra i pezzi dell'archivio, la relazione del marzo 1982 di Mario Squadroni e Paolo Cornicchia segnalava la scomparsa, già da qualche anno, di quello della comunità di Campello, comunicata dal sindaco ai due funzionari soltanto in occasione della loro visita. La documentazione risultava, ancora una volta, in disordine e lo stato di conservazione della porzione custodita nel sottoscala della scuola veniva definito "precario", essendo evidenti le tracce della presenza di topi e dei danni da essi già arrecati alle carte(11).
Stante l'insicurezza dei depositi e considerata la necessità di tutelare e salvaguardare meglio il patrimonio documentario municipale, nel 1984, il comune di Campello sul Clitunno provvide a conferire un incarico ad un libero professionista per un ulteriore intervento di riordinamento ed inventariazione dell'archivio storico e a trasferire gran parte della documentazione in una sede idonea ed adeguata.
Questo lavoro, esaminato soltanto dopo la sua conclusione dai funzionari della Soprintendenza, purtroppo risultò "non rispondente ai principi della disciplina archivistica"; "la documen-tazione non e[ra] stata disposta per serie omogenee ed organiche, ma in ordine meramente cronologico, con conseguente dissoluzione delle serie originarie...e con grave danno all'intero complesso documentario" (12).
Il soprintendente archivistico dell'epoca, Luigi Londei, lo giudicò così inadeguato da aver "recato più pregiudizio di quanto non avrebbe arrecato se non fosse stato fatto" (13). Il mezzo di corredo che fu prodotto si configurò come un ulteriore elenco di consistenza senza alcuna utilità pratica né scientifica.
Nel settembre 1986, intanto, nell'ambito del censimento delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza dell'Umbria, realizzato dalla Soprintendenza, Fabrizia Trevisan aveva visitato l'archivio dell'Ente comunale di assistenza già Congregazione di carità di Campello sul Clitunno, conservato presso la sede municipale, fondo acquisito all'archivio storico comunale(14).
Ancora irrisolto il problema dello smarrimento dello statuto di Campello, a novembre 1996 venne alla luce anche la scom-parsa di quelli di Acera e Pissignano, che erano custoditi da diverso tempo nell'armadio metallico chiuso a chiave. Il sindaco, questa volta, sporse una denuncia presso i carabinieri locali, dichiarando contestualmente di non avere mai autorizzato alcuna persona a consultare gli statuti e di non aver constatato alcuna forzatura dell'armadio stesso(15). In quella occasione, a scopo di tutela, il sindaco provvide anche ad apporre un numero d'inventario progressivo su parte dei pezzi archivistici, soprattutto quelli più antichi; si tratta del numero che talvolta compare negli inventari redatti da Sara Chiapperi ed Andrea Senigaglia, indicato come segnatura antica.
Successivamente al terremoto del 1997, la Soprintendenza svolse un sopralluogo presso il comune per verificare le condizioni di conservazione della documentazione e gli eventuali danni arrecati dal sisma alla stessa(16). Risultò così necessario tra-sferire la documentazione da una delle due sedi, quella di Palazzo Tessitore, già in procinto di essere ristrutturata. Fu così individuato il deposito di piazzale Europa, dove le carte storiche sono oggi custodite con l'archivio di deposito.
Il resto è il presente, le tappe di questo riordinamento e la sistemazione del complesso in modo, auspicabilmente, "definitivo".
Per concludere va infine segnalato che, a seguito del trasfe-rimento dell'archivio di deposito del comune di Spoleto in una sede unica, effettuato sempre sotto la vigilanza della Soprintendenza archivistica, sono state rinvenute delle carte prodotte dal comune di Campello sul Clitunno che, temporaneamente depositate presso la Sezione di Archivio di Stato di Spoleto, sono state infine restituite all'archivio cui appartenevano. La presenza di questa documentazione a Spoleto è spiegabile, ma non giustifi-cabile, dal fatto che nel periodo 1927 - 1931 il Comune di Campello sul Clitunno fu soppresso ed il suo territorio fu posto sotto l'amministrazione del Comune di Spoleto.
Al fine di consentire una visione d'insieme della struttura degli inventari che si presentano, si riportano gli schemi riassuntivi degli archivi riordinati nei quali sono indicati la denominazione dei fondi e delle rispettive serie e sottoserie archivistiche, la segnatura progressiva dei pezzi, il numero delle buste e dei registri che costituiscono ciascun fondo e gli estremi cronologici delle singole serie.
1. "La presenza negli archivi comunali umbri di documentazione anteriore all'Unità prodotta da parrocchie è dovuta ai provvedimenti emanati dal marchese Gioacchino Napoleone Pepoli, regio commissario straordinario per le province dell'Umbria. Con decreto 31 ottobre 1860, n. 111-serie 92, si isti-tuiva in ogni comune un ufficio di stato civile per la registrazione dei dati a-nagrafici della popolazione: nascite, matrimoni e morti, per i quali gli unici riferimenti erano reperibili nei libri redatti dai parroci. Al fine di avviare l'attività dei nuovi uffici, il Pepoli dispose l'immediata consegna della docu-mentazione parrocchiale, comprensiva degli stati delle anime, ai rispettivi comuni di appartenenza." SOPRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER L'UMBRIA-ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA-ARCHIVIO DI STATO DI TERNI, Registri parrocchiali conservati negli archivi storici comunali dell'Umbria. Censimento e inventari, a cura di F. CIACCI, Città di Castello, Alfagrafica, 2003 (Scaffali senza polvere, 6) p. 13.
2. L'appodiato è "negli stati pontifici, frazione del territorio comunale (facente capo a un villaggio) che era retta da un priore locale, o da un sindaco, e godeva di alcune piccole autonomie. Analogo al comunello toscano e modenese. Con un motu proprio del 1816, Pio VII elevò molti appodiati a comuni (specie nelle Marche). L'ente scomparve con l'amministrazione italiana, nel novembre 1859". Lessico universale italiano, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani. A questo proposito si veda anche R. RUFFILLI, L'appodiamento ed il riassetto del quadro territoriale nello Sta-to pontificio: 1790-1870, Milano, s.e., 1968. Nelle note storico-istituzionali sui singoli soggetti produttori dei fondi, presenti in ciascun inventario, si è provveduto anche ad illustrare le relazioni ed il rapporto di dipendenza instauratosi tra gli appodiati e il comune principale.
3. Archivio della Soprintendenza archivistica per l'Umbria (d'ora in poi A-SAU), Collocazione VIII, 3.14.
4. La data del questionario è presunta perché è aggiunta a matita. Lo statuto a cui si fa riferimento è quello di Campello.
5. Si tratta di un catasto di Pissignano.
6. Relazione in ASAU, cit.
7. SOPRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER IL LAZIO, L'UMBRIA E LE MARCHE, Gli archivi dell'Umbria, Roma, 1957 (Ministero dell'Interno. Pubblicazioni degli Archivi di Stato, XXX) p. 172. L'archivio storico comunale di Campello sul Clitunno non fu, invece, censito in Gli archivi della storia d'Italia, a cura di G. MAZZATINTI, Rocca San Casciano, Licinio Cappelli Editore, 1897-1904.
8. Archivio storico del Comune di Campello sul Clitunno riordinato nei mesi giugno-luglio 1958. Relazione in ASAU, cit.
9. Sulla vicenda della requisizione dei registri parrocchiali si veda SOPRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER L'UMBRIA, ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA, ARCHIVIO DI STATO DI TERNI, op. cit., pp. 70-72.
10. Relazione in ASAU, cit.
11. Relazioni in ASAU.
12. Ibid.
13. Lettera del 20 giugno 1991 in Ibid.
14. Questo archivio, menzionato in passato soltanto nella già citata relazione di Silvestro Nessi del 1965 come "inesistente", risultava allora costituito da 25 pezzi con estremi cronologici dal 1860 al 1978. A questo proposito si veda anche MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI-SOPRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER L'UMBRIA, Le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza dell'Umbria. Profili storici e censimento degli archivi, a cura di M. SQUADRONI, Roma, 1990 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Strumenti, CVIII) pp. 93-94.
15. ASAU, cit. Sono, invece, ancora esistenti, perché conservati presso la se-zione di Archivio di Stato di Spoleto, gli statuti di Agliano e di Spina. Cfr. MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI. UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI, Guida generale degli archivi di Stato italiani, Roma, 1986, vol. III N-R, p. 534.
16. In occasione della visita del 21 settembre 1998 Fabrizia Trevisan compilò un elenco dettagliato della documentazione prodotta dal Giudice di conciliazione del comune; in quegli anni, infatti, la Soprintendenza stava effettuando un censimento degli archivi di tali uffici.
Contenuto: Il fondo del comune preunitario di Campello sul Clitunno è costituito da 242 pezzi, suddivisi in 205 registri e 37 buste, con estremi cronologici dal 1508 al 1860.
Criteri di ordinamento:
La documentazione si articola nelle seguenti serie archivistiche: Statuti (1569), Atti del vicario (1611-1704), Delibere del Consiglio comunale (1817-1860), Editti a stampa (1799-1854), Capitoli (1787), Atti di vendita, affitti ed appalti (1780-1860), Minutari (1818-1837), Carteggio amministrativo (1539-1860), Catasti e brogliardi (1508-1748), Contabilità e finanze (1565-1860), Miscellanea (1540-1860).
Le serie sono state sistemate in inventario secondo un ordine logico, presentando dapprima la documentazione relativa alle decisioni degli organi deliberanti, cioè i vari magistrati comunali ed i consigli, poi gli atti amministrativi ed infine quelli contabili.
Il fondo è numerato da 1 a 241 con la presenza del numero 184 bis.