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Comune di Poggiodomo, Poggiodomo (Perugia), 1860 -

  • Ente
  • Estremi cronologici: 1860 - 1966
  • Intestazioni:
    Comune di Poggiodomo, Poggiodomo (Perugia), 1860 -
  • Altre denominazioni: Comune di Poggiodomo
  • Successivamente al plebiscito del 4 - 5 novembre 1860 che determinò l'annessione del'Umbria al Regno d'Italia, fu istituita ufficialmente dal regio commissario straordinario generale per le province di Perugia, Spoleto, Orvieto e Rieti marchese Gioacchino Napoleone Pepoli, la Provincia dell'Umbria, con capoluogo Perugia, amministrata da un Prefetto.
    Fu suddivisa in sei Circondari: Perugia, Spoleto, Rieti, Foligno, Terni ed Orvieto; ognuno era costituito da Mandamenti che a loro volta comprendevano i Comuni i quali sostituirono le vecchie amministrazioni comunitative. Tra i mandamenti del Circondario di Spoleto vi era Cascia che comprendeva il Comune di Poggiodomo.
    Già dal 17 settembre 1860, in seguito al decreto del giorno precedente emanato dal Pepoli in cui si stabilì che sarebbero state applicate nella provincia le leggi vigenti nel Regno di Sardegna, gli organi amministrativi comunitativi furono sciolti e sostituiti da una Commissione municipale per la gestione ordinaria in attesa delle elezioni e per la presa di possesso dei beni delle Opere pie soppresse, in attesa della istituzione delle Congregazioni di carità presso ogni comune. Nel mese di dicembre vengono soppresse anche le corporazioni religiose, le cappellanie, ecc.
    La prima delibera presente nell'archivio risale al 28 aprile 1861 e riporta il verbale della riunione che fu convocata su autorizzazione del Regio intendente di Spoleto; erano presenti il sindaco G. Santi, due Assessori e nove Consiglieri (si contavano tre assenti) per stabilire l'elezione di uno degli iscritti nella lista dei Giurati, il quale avrebbe dovuto prestare servizio nelle cause criminali presso la Corte d'Assise quando richiesto. Non si possiedono quindi verbali di insediamento dei nuovi organi amministrativi postunitari.
    Per quanto riguarda i rapporti con le frazioni, nel verbale della seduta consiliare del 23 novembre 1863, al 7° punto all'ordine del giorno, si legge che la Regia prefettura di Perugia, con circolare del 30 settembre di quell'anno n. 19508, dichiarava che, in forza della legge comunale del 23 ottobre 1859, non si riconosceva altro ente aldilà del comune e gli appodiati non avevano alcuna esistenza legale ed una sola doveva essere l'amministrazione. Si stabilì quindi che la contabilità di Mucciafora venisse inserita nel bilancio comunale a partire dal 1864, riservando alla frazione di amministrare i beni che possedevano "certi singoli in quel luogo di loro proprietà assoluta" allo stesso modo che veniva praticato dai consorzi dei Possidenti di Poggiodomo, Roccatamburo e Usigni "da inveterata consuetudine"; venne precisato che ogni frazione doveva avere i propri rappresentanti nel consiglio "per le proprie ingerenze".
    Nel consiglio del 29 novembre 1866 vennero nuovamente discussi i rapporti con le frazioni i cui interessi, in base al sistema in atto, venivano pregiudicati poichè i Massari non avevano più alcuna autorità legale e lo scontento causava inconvenienti che paralizzavano il corso degli affari; quindi se da un lato si disconoscevano i Massari nell'esercizio delle loro funzioni, dall'altro l'amministazione comunale non poteva efficacemente tutelare gli interessi delle frazioni senza la loro mediazione. La soluzione adottata sembrò accontentare tutti in quanto si stabilì che le rendite e le passività relative ai beni usufruiti dalle frazioni fossero presentate unitamente al bilancio comunale del 1867 con i relativi allegati, "conservando a ciascuna la propria amministrazione"; la decisione fu motivata da una maggiore trasparenza degli affari, evitando la "confusione e dispendio di incomodo" dovuti alla molteplicità degli atti. Questa deliberazione del consiglio ebbe solo un valore politico poichè nella relazione dei Revisori dei conti sull'esercizio 1867 si legge: "In quanto all'entrata e all'uscita delle frazioni ed università, dichiarano (i Revisori ndr) non ingerirsene perchè non amministrate dal consiglio comunale rimandando la revisione di essi alla saggezza della Giunta e Consiglio Comunale".
    La prima legge per l'unificazione amministrativa del Regno d'Italia venne promulgata, con il numero 2248, il 22 marzo 1865 ma entrò in vigore di fatto nei comuni dello Stato pontificio nel 1870; nella legge gli organi comunali erano individuati nel Consiglio e nella Giunta, il Sindaco era di nomina regia su consiglio del Prefetto della Provincia al Ministro dell'interno. Al capo dell'amministrazione lo Stato attribuì deleghe in materia di sanità, pubblica sicurezza e stato civile; il Sindaco in qualità di Ufficiale di Governo doveva provvedere alla tenuta delle liste di leva, di quelle elettorali e dei registri di stato civile.
    Il Consiglio di Poggiodomo era costituito da 12 membri, eletti dai cittadini, e la Giunta da 2 Assessori più il Sindaco.
    I comuni dovettero inoltre occuparsi dell'istruzione elementare, avendo a carico i locali e loro manutenzione e le spese per il personale, dell'assistenza medica ai poveri, dei lavori pubblici locali, della polizia urbana e sanitaria e del commercio; queste funzioni erano disciplinate da appositi regolamenti che l'amministrazione aveva la facoltà di emettere.
    Nel 1889 con la legge n. 5921 le sedute del Consiglio vennero rese pubbliche, ma la maggiore autonomia data ai comuni con l'elezione diretta del Sindaco da parte dei consiglieri non toccò Poggiodomo poichè la popolazione era di molto inferiore ai 10.000 abitanti (intorno alle 900 unità) e si dovette attendere il 1896 con la legge n. 346.
    Nuove leggi ed integrazioni si susseguirono fino al 1915, quando con la legge n. 148 si può considerare completato l'assetto del comune postunitario che prevedeva tra l'altro, il suffragio universale e la durata in carica di quattro anni del Consiglio comunale (in precedenza erano previsti 5 anni); le norme sostanziali contenute in questa legge, restarono in vigore fino al 1990, con interruzione durante il periodo fascista, quando vennero introdotti provvedimenti che limitarono l'autonomia delle amministrazioni comunali. Vennero infatti aboliti il Consiglio e la Giunta ed il Sindaco sostituito da un Podestà di nomina regia che raccoglieva in sè tutte le funzioni degli organi soppressi.
    Il Consiglio di Poggiodomo fu presieduto dal 25 maggio 1924 da un Presidente nella persona di colui che fino a quel momento aveva ricoperto la carica di Sindaco; dall'ottobre 1926 un Commissario prefettizio fu incaricato della gestione amministrativa e dal gennaio 1927 fu nominato il Podestà. Quest'ultimo fu sostituito nuovamente da un Commissario prefettizio nel giugno 1928 per circa sei mesi finchè dal 5 gennaio 1929 al 1943 il Podestà amministrò il Comune. Le sedute della Giunta vennero sospese dal 1926 al 1948.
    Tra la fine del 1934 e l'inizio del 1935, gli abitanti della frazione di Mucciafora chiesero l'aggregazione al comune di Vallo di Nera; il Podestà, nella seduta del 23 febbraio 1935 (delibera n. 4 , reg. n. 1 della serie "Delibere del Podestà) dà "...parere assolutamente contrario alla domanda..." in quanto "...l'esistenza quasi millenaria del comune di Poggiodomo ha infiniti ricordi della sua colleganza alla frazione di Mucciafora che fu strenua difenditrice dell'autonomia comunale di questo castello con il quale aveva comuni gli interessi e le origini (omissis) gli abitanti dei due castelli (omissis) soffersero delle stesse invasioni e sopraffazioni. (omissis) ...la domanda di aggregazione al comune di Vallo di Nera è l'emananzione di una assoluta esigua minoranza, se non di una sola persona, che in odio al capoluogo e per solo malanimo è riuscita tra quella popolazione di semplici agricoltori e pastori ad orientarli verso un'aspirazione che danneggia i loro veri interessi: devesi con impressione segnalare che Mucciafora conta un solo cittadino inscritto al Fascio!".
    Con la legge del 4 aprile 1944, in attesa di elezione amministrative nei comuni furono insediati una Giunta ed un Sindaco di nomina prefettizia; il Consiglio comunale riprese la sua attività il 23 giugno 1946.
    Il riassetto amministrativo successivo alla caduta del fascismo, introdusse la Regione come nuovo livello territoriale a fianco di Province e Comuni; i Circondari erano già stati aboliti nel 1927, anno in cui iniziarono i lavori per la linea elettrica di Poggiodomo e Usigni che si completarono nel corso degli anni '30. Per dotare di elettricità le frazioni di Mucciafora e Roccatamburo si dovranno aspettare gli anni successivi alla guerra, a partire dal 1947; negli anni '30 si deliberò di provvedere alla costruzione degli acquedotti di Poggiodomo, Usigni e Roccatamburo (delibere 9, 10 e 11 del 31 marzo 1934, serie "Delibere del Podestà"). Nello stesso periodo (delibera n. 1 del 30 gennaio 1934, serie "Delibere del Podestà") fu costruito un edificio scolastico ma è proprio in questo periodo che la popolazione comincia a diminuire in maniera sensibile, parallelamente al declino del sistema montano. Già alla fine dell'800 la migrazione stagionale verso le campagne romane per integrare le povere attività autonome condotte nella montagna, aveva avviato lo spostamento temporaneo della popolazione; con il tempo, a causa della crisi delle scarse attività artigianali e commerciali della zona, tale emigrazione divenne permanente.
    Nel 1961 si registra un calo della popolazione del 60 % rispetto a sessanta anni prima.