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Documentazione catastale

  • Serie
  • Estremi cronologici: 1559 - 1860
  • Consistenza: 79
  • Storia archivistica:
    Catasti del secolo XVI - secolo XIX.

    "Il catastro, che con altro nome legale chiamasi estimo, altro non è che un libro in cui si descrive l'"aes", cioè il patrimonio, i beni o l'avere di ciascuno, ad effetto di ripartire le collette con giustizia, e perché in tal forma uno non venga indebitamente gravato per l'altro".
    Il catasto nasce per uno scopo essenzialmente pratico cioè fiscale, ma anche con una esigenza connessa alla certezza del diritto.
    Il sistema usato fino al XIX secolo per il censimento dei beni e per la formazione dei registri catastali era quello delle assegne, delle denunzie cioè fatte dal possessore, rafforzate e garantite da un giuramento e prodotte davanti al notaio cancelliere della Comunità.
    I nomi degli assegnatari, cioè dei proprietari, venivano in tali registri disposti in ordine alfabetico all'interno della circoscrizione territoriale e per classe di possessore (laici o ecclesiastici o forestieri).
    Il territorio montefalchese era suddiviso complessivamente in quattro circoscrizioni amministrative territoriali, comprendenti le ville ed i castelli del contado.
    Si tratta dei quartieri di S. Bartolomeo, S. Francesco, S. Fortunato, S. Agostino.
    Nei registri catastali, accanto alla descrizione del bene censito, di cui venivano riportati il tipo di coltura, i confini e l'estensione, erano presenti annotazioni marginali o interlineari contenenti i cambiamenti di proprietà con la data o a volte con gli estremi dell'atto che aveva dato luogo alla variazione.
    Fino alla fine del secolo XVII le varie comunità dello Stato Ecclesiastico non seguirono un sistema uniforme per la compilazione del catasto; ognuna provvedeva all'estimo e all'allibramento ai fini della ripartizione delle imposizioni con criteri disomogenei, dovuti alla differenza di colture agricole, di consuetudini locali, di unità di misura adottate.
    L'esigenza di porre fine a tale antiquato sistema che lasciava alla discrezionalità del potere locale la gestione delle imposte facilitando abusi e privilegi, la volontà da parte dello Stato centrale di combattere il particolarismo riducendo le autonomie e le immunità fiscali di comunità e corpi sociali e di aumentare il gettito fiscale, razionalizzando i sistemi di accertamento e riscossione, portarono al tentativo di realizzazione del primo catasto generale dello Stato, il quale fu ordinato dal pontefice Innocenzo XI , con chirografo del 30 giugno 1681 .
    Tale catasto era strutturato in maniera descrittiva, e fondato sulle assegne giurate dei proprietari sia laici che ecclesiastici.
    Il risultato non fu quello sperato, in quanto nonostante gli interventi del governo centrale, si ebbero notevoli difformità "locali" nelle modalità e nella realizzazione del censimento, sia per mancanza di mezzi finanziari che per difficoltà organizzative.
    Un altro tentativo di unificazione e omologazione legislativa è rappresentato dal cosiddetto Catasto "Piano" (dal nome del pontefice Pio VI che ne fu il promotore).
    La compilazione durò molti anni (1777 - 1783) ma si dimostrò alquanto insufficiente, in quanto composto ancora sulla base aleatoria delle denunzie giurate.
    La formazione di un nuovo catasto generale e l'istituzione di una speciale Congregazione dei catasti deputata a sovrintendervi, furono ordinati dal nuovo pontefice Pio VII con motu proprio del 6 luglio 1816, seguito da un insieme di norme fino al 1825. Si disponeva con esso l'adozione in tutto il territorio statale del sistema metrico decimale, fondato sulla misura e sulle stime, secondo il metodo di rilevazione in vigore sotto l'Impero Francese.
    Al 1818 risale l'istituzione della Presidenza Generale del Censo, organismo destinato ad occuparsi dell'attuazione del nuovo catasto, che entrò in vigore nel 1835, sotto il pontificato di papa Gregorio XIV, e quindi denominato "Catasto gregoriano".
    La Presidenza aveva come organi periferici le Cancellerie del censo, il cui numero ammontava a 77, incaricate della conservazione dei catasti e della formazione dei ruoli annuali per la dativa sui fondi rustici e urbani.
    Per quanto concerne il territorio umbro, nella Delegazione di Perugia vennero istituite sette Cancellerie, nella Delegazione di Spoleto sei Cancellerie, con sedi, oltre che a Spoleto, ad Amelia, Cascia, Narni, Norcia e Terni.
    Ciascuna Cancelleria aveva sotto di se un certo numero di Comuni, e ad esse vennero trasferiti oltre al materiale relativo al catasto "piano" allora vigente, i catasti a questo precedenti, i quali erano stati redatti con criteri diversi ed autonomi da comune a comune, provocando a volte un allontanamento dei fondi archivistici dal territorio originario di produzione.
    Il Comune di Montefalco faceva parte della Cancelleria del censo di Spoleto, la quale comprendeva anche i Comuni di Bettona, Bevagna, Cannara, Trevi e Gualdo Cattaneo.
    Rimase all'interno di essa, fino all'Unità d'Italia, anche in seguito alla nuova ripartizione territoriale che le Cancellerie subirono nel 1828.
  • Contenuto:
    La documentazione catastale presente allo stato attuale nell'archivio storico è composta complessivamente da 79 registri, che vanno dal 1559 al 1860.

  • Criteri di ordinamento:
    La documentazione è suddivisa in 6 sottoserie:
    Catasti anni 1559 - 1849 registri 64;
    Mutazioni anni 1809 - 1814 registri 1;
    Sommarioni anni 1819 registri 3;
    Catastini anni 1833 registri 3;
    Matrici anni 1859 - 1860 registri 5;
    Libri degli estimi senza data registri 3.