Comune di Portogruaro, Portogruaro (Venezia), sec. XII -
Ente
Estremi cronologici: XII -
Intestazioni:
Comune di Portogruaro, Portogruaro (Venezia), sec. XII -
Altre denominazioni:
Comune di Portogruaro
Originariamente parte della Patria del Friuli, Portogruaro fu sin dalle origini soggetta al vescovo di Concordia. Il documento che ne segna la nascita è il contratto stipulato nel 1140 fra lo stesso vescovo di Concordia, Gervino, ed un gruppo di mercanti ai quali venivano ceduti dei terreni costeggianti il fiume Lemene affinchè vi costruissero case e vi si creasse uno scalo fluviale. La prima forma di governo che Portogruaro ebbe fu probabilmente l'arengo, l'assemblea degli uomini liberi e possessori di case e attività commerciali, poi sostituito dal Consiglio. Con la crescita del Comune e la progressiva maggiore indipendenza dal potere vescovile, si venne all'elezione del podestà, soggetto a conferma da parte del vescovo. Nel 1420 il Comune entrò a far parte, insieme al Friuli, della Repubblica di Venezia, che vi inviava periodicamente un proprio podestà. Accanto ad esso continuò a lungo ad operare anche il Consiglio della Comunità, più volte modificato nell'assetto e nelle competenze. Nel 1797, il Friuli fu conteso nel conflitto tra la casa d'Austria e la Francia repubblicana e conquistato dall'esercito di Napoleone Bonaparte; il 12 maggio 1797 la Repubblica di Venezia cessò formalmente di esistere e, con il trattato di Campoformido del 17 ottobre, l'intero Friuli, già dominato dalla Serenissima, passò all'Austria. Portogruaro ne seguì le vicende e vide chiudersi definitivamente la fase storica del Comune di origine medievale. Per una descrizione più approfondita della storia politico-istituzionale del periodo compreso tra XII e XVIII secolo, si rimanda alla scheda dell'ente produttore Comunità di Portogruaro.
Caduta la Repubblica di Venezia, a Portogruaro fu istituita una Municipalità provvisoria in concomitanza, con l'arrivo di un contingente di truppe francesi, e fu esteso al territorio il sistema amministrativo e giudiziario già in vigore negli altri centri controllati dalle armate napoleoniche. Su iniziativa del Commissario, residente stabilmente a Portogruaro, vennero attivate le Deputazioni alla sanità, al Sacro Monte di Pietà, alle manimorte, alle vettovaglie, alle strade, ai boschi, alle imposte, incaricate di sovrintendere alla vita amministrativa della città in tutti i suoi aspetti. Fu, inoltre, istituito uno specifico Comitato alle finanze. Anche l'organizzazione giudiziaria fu completamente rinnovata rispetto all'immediato passato veneziano, con l'istituzione di un Tribunale civile e di quello criminale, di prima e di seconda istanza; quattro corti, in sostanza, del tutto autonome e indipendenti l'una dall'altra, dotate di propri giudici e di proprio personale amministrativo e di bassa forza. I preliminari del trattato di Campoformido, aperti dallo stesso Bonaparte alla fine del mese di agosto, e più ancora il clima d'incertezza e di confuzione che accompagnò i lunghi ed estenuanti negoziati e continuò anche dopo la pubblicazione della pace (9 novembre 1797), non consentirono comunque che le rinnovate istituzioni si radicassero saldamente nel tessuto sociale cittadino.
I soldati francesci di stanza in città lasciarono definitivamente Portogruaro l'11 gennaio 1798 e il giorno successivo fecero il loro ingresso le truppe austriache. La Municipalità nelle sue varie articolazioni venne provvisoriamente lasciata sussistere dai nuovi occupanti, per non compromettere il disbrigo degli affari correnti e soprattutto per consentire il regolare flusso delle requisizioni militari. Ma la nuova forma istituzionale ebbe vita assai breve e già nel febbraio 1798, furono restaurati, pur nel mutato assetto istituzionale, tutti gli altri organi dell'Amministrazione locale esistenti prima dell'invasione napoleonica. Con gli austriaci venne infatti richiamato in vigore il Magnifico Consiglio della Comunità, secondo la composizione del 1° gennaio 1796, e ripristinata la Rappresentanza della Magnifica Comunità nella sua statutaria composizione di quattro giudici e di due sindici. E con interessata celerità furono eletti in rapida successione i membri di tutti gli uffici attraverso i quali si snodava l'amministrazione cittadina. Contestualmente in tutto il Friuli vennero reintrodotte le preesistenti giurisdizioni feudali e ripristinata la compartimentazione territoriale per quartieri in vigore al 1° gennaio 1796. Portogruaro ritornò così ad essere il centro di attrazione del terzo quartiere della destra Tagliamento. Il governo austriaco procedette a una graduale ma costante e sicura riforma degli ordinamenti locali. Con l'editto del 16 marzo 1803, fu attivata la suddivisione dell'intero territorio dello Stato Austro-Veneto in sette province, senza per altro che ne venissero modificati i confini esistenti. Ad ognuna delle province fu preposto un Regio Capitanio, unica autorità periferica abilitata a corrispondere direttamente con il Governo Generale di Venezia, da cui venne fatta dipendere ogni singola amministrazione locale.
L'organizzazione dello Stato in province avrebbe dovuto essere accompagnata dalla successiva ripartizione di queste in entità amministrative più ridotte, attraverso una compartimentazione amministrativa. Ma la rinnovata guerra con la Francia e la successiva pace di Presburgo (25 dicembre 1805) che sancì l'annessione dei territori della cessata Repubblica di Venezia al napoleonico Regno d'Italia dal 1° maggio 1806, impedirono che i progetti di riforma amministrativa trovassero concreta attuazione e consegnarono al nuovo Stato una città non molto diversa nelle sue strutture amministrative da quella abbandonata, dopo Campoformido, dalle truppe francesi.
Con l'annessione al Regno d'Italia napoleonico la Magnifica Comunità fu sostituita dalla Municipalità di Portogruaro e prese il via una straordinaria e intensa fase di profonde innovazioni istituzionali e amministrative. Con il decreto vicereale n. 56 del 9 aprile 1806 venivano infatti estesi alla terraferma veneta la Costituzione francese, il Codice napoleonico, il Concordato tra lo Stato e la Chiesa e quant'altro già previsto dal decreto reale n. 46 dell'8 giugno 1805 sull'Amministrazione pubblica e sulla divisione in dipartimenti e distretti del Regno. Con il decreto reale n. 55 del 29 aprile dello stesso anno veniva invece disposta, con decorrenza 1° maggio, l'organizzazione in dipartimenti dei nuovi territori. L'ulteriore divisione dei dipartimenti in distretti, cantoni e comuni fu comunque demandata ai rispettivi prefetti. In attesa dell'elaborazione della prevista compartimentazione, un decreto del Prefetto di Udine, del 28 agosto 1806, prescrisse che a Portogruaro dovesse rimanere in carica la preesistente struttura amministrativa. Questa assunse pertanto una veste, e una conseguente denominazione, provvisoria. Il decreto vicereale 10 marzo 1807 fissò, seppure in via del tutto provvisoria, la divisione interna dei dipartimenti veneti. Portogruaro fu compresa tra i comuni di seconda classe e in quanto tale fu amministrata da una Municipalità composta di 4 savi e presieduta da un podestà. Come capoluogo di cantone divenne sede anche del Cancelliere del censo. La città fu altresì posta a capo del distretto del Lemene entro l'ambito del dipartimento friulano di Passariano. Un successivo decreto del 24 aprile 1807 dispose la nomina dei viceprefetti nei dipartimenti ex-veneti. Viceprefetto di Portogruaro fu designato Girolamo Caliari, di Verona. In forza del decreto n. 261 del 7 dicembre 1807, numerose località, già appartenenti ai dipartimenti del Tagliamento, del Basso Po, del Brenta e di Passariano, vennero unite a quello dell'Adriatico, con l'evidente intento di ampliarne le dimensioni sino ai limiti dell'antico Dogado. Grave soprattutto la mutilazione territoriale subita dal distretto del Lemene. Tra le località aggregate al dipartimento dell'Adriatico, nell'ambito circoscrizionale del cantone di Aquileia, non poche infatti facevano parte della Vice-prefettura di Portogruaro (San Michele, San Filippo, Lugugnana) e alcune addirittura ne costituivano l'immediato suburbio (Concordia e Villastorta). Ma ben più drastiche e determinanti furono per Portogruaro le immediate conseguenze del successivo decreto reale del 22 dicembre 1807. In virtù di questo il distretto del Lemene, nei fatti già smembrato e ripartito tra il dipartimento dell'Adriatico, quello del Tagliamento e quello di Passariano, cessò formalmente di esistere come entità amministrativa, mentre il cantone di Portogruaro, privato di tutto il territorio a sud della città, fu aggregato al distretto del Noncello (Pordenone) e posto alle dipendenze del dipartimento del Tagliamento (Treviso). Il nuovo compartimento territoriale disposto con il decreto reale del 28 settembre 1810, in vigore dal 1° gennaio 1811, restituì a Portogruaro la funzione amministrativa e la circoscrizione territoriale che le erano state sottratte alla fine del 1807 con la ridefinizione del dipartimento dell'Adriatico. Quest'ultimo venne infatti ampliato proprio con l'accorpamento del cantone di Portogruaro, promossa nell'occasione a capoluogo del nuovo distretto così rideterminato. L'assetto amministrativo del distretto di Portogruaro e la sua dipendenza da Venezia, disposti dal decreto del 28 settembre 1810, fissarono indelebilmente lo sviluppo futuro della città, ormai definitivamente distaccata dal Friuli per costituire l'estremo lembo orientale della provincia veneziana. Tale assetto venne infatti conservato, e anzi maggiormente consolidato, dai ripetuti interventi di sistemazione del territorio intrapresi senza soluzione di continuità nell'arco di un trentennio dall'amministrazione austriaca subentrata al Regno d'Italia napoleonico nel 1814, dopo la definitiva sconfitta di Napoleone.
L'istituzione nel 1815 del Regno Lombardo-Veneto decretò l'abolizione dei dipartimenti e la loro sostituzione con le province, territorialmente sovrapponibili; le province furono quindi suddivise in distretti, corrispondenti grosso modo ai cantoni napoleonici, e questi in comuni. Portogruaro ritornò così ad essere capoluogo di distretto, residenza del vice-prefetto provvisorio e sede di un comune di seconda classe. Con il successivo Compartimento territoriale delle provincie dipendenti dal Governo Veneto, in vigore dal 1° gennaio 1816, vennero disaggregati dalla giurisdizione di Portogruaro e restituiti alla preesistente autonomia amministrativa gli attuali Comuni di Caorle, Cinto Caomaggiore, Pramaggiore, San Michele al Tagliamento e San Stino di Livenza. Concordia Sagittaria e Fossalta di Portogruaro rimasero invece unite al capoluogo distrettuale. Il 31 gennaio 1816 a Portogruaro, come del resto in ogni altro capoluogo distrettuale, cessava la sua attività il viceprefetto provvisorio per lasciar posto al cancelliere del censo. Il 1° maggio successivo, ai sensi del disposto dell'art. 2 della Sovrana Patente 12 febbraio 1816, fu quindi attivato il nuovo compartimento territoriale. Questo introdusse sostanziali e per più aspetti sconvolgenti innovazioni circa l'estensione del Comune di Portogruaro. L'istituzione nell'ambito del Distretto di Portogruaro dei nuovi Comuni di Concordia, Fossalta, Pradipozzo, Gruaro, Teglio, Alvisopoli e Lugugnana, infatti, non solo ridisegnò dalle fondamenta l'architettura amministrativa dello stesso distretto, eccessivamente frazionato in entità di modeste proporzioni quanto a dimensioni e numero di abitanti, ma per di più privò il Comune di Portogruaro, gravemente penalizzato e limitato al centro cittadino e alle limitrofe frazioni di Boada, Campejo, Casali di Taù, Colombara, Mazzolada, Noiari, Ponte Casali, San Giusto, Tesa Brusada e Volpare, di gran parte del territorio sul quale ormai da anni esercitava la propria giurisdizione. Lo stesso 1° maggio 1816 ebbe inizio il nuovo sistema di amministrazione comunale. In forza di questo furono attivati a Portogruaro, comune di seconda classe, con ufficio proprio, un Consiglio comunale di trenta membri e una Deputazione comunale di tre membri. Le numerose incongruenze e gli evidenti errori progettuali dell'ultima compartimentazione territoriale disposta con la Sovrana Patente del 12 febbraio 1816, trovarono un primo sostanziale aggiustamento con il successivo Compartimento territoriale delle Province Venete, approvato dall'Imperatore Francesco I l'8 febbraio 1818, in vigore dal 1° gennaio 1819. Il Comune di Portogruaro perse sì le frazioni di Boada, Colombara e Tesa Brusada a favore di quello di Fossalta e le frazioni di Ponte Casali e San Giusto a favore di quello di Concordia, ma al tempo stesso venne arricchito delle frazioni di Fusine, Giussago, Lison, Nogaredo, Portovecchio, Pradipozzo, Rivago, San Biagio, Selvamaggiore, Summaga, Villastorta e Villastorta del Gallo. Le nuove aggregazioni avvennero a seguito di alcuni aggiustamenti territoriali con i Comuni di Concordia, Cinto, Lugugnana, Teglio e soprattutto grazie alla soppressione di quello di Pradipozzo, oggettivamente troppo esiguo per poter sopravvivere quale entità autonoma. La nuova compartimentazione territoriale diede vita, in considerazione dell'aggregazione del Comune di Santo Stino di Livenza, a un distretto costituito da 12 comuni (Portogruaro, Annone Veneto, Caorle, Cinto Caomaggiore, Concordia Sagittaria, Fossalta di Portogruaro, Gruaro, Lugugnana, Pramaggiore, San Michele al Tagliamento, San Stino di Livenza e Teglio Veneto), esteso dal Livenza al Tagliamento, per 593.040 pertiche censuarie e forte di 23.532 abitanti. Il capoluogo distrettuale, da parte sua, contava in quel momento 6.433 abitanti, più di un quarto dell'intero Distretto. Con dispaccio governativo n. 40.662 del 26 novembre 1835, Portogruaro venne quindi elevata al rango di "città" (non regia) fornita di Congregazione Municipale. Il successivo Comparto territoriale, pubblicato il 2 novembre 1845, non provocò alcuna modifica nella giurisdizione territoriale del Comune di Portogruaro. Non così il Compartimento territoriale attivato il 1° luglio 1853. In forza di questo il Comune di Lugugnana venne infatti soppresso quale entità amministrativa autonoma e aggregato, come frazione, al comune di Portogruaro, che raggiunse così la sua estensione definitiva, destinata a rimanere immutata anche dopo l'ultima compartimentazione territoriale austriaca del 1860.
Tranne la breve parentesi del 1848, quando anche in città, sulla scia dei moti rivoluzionari che percorrevano l'Europa negli anni della Restaurazione, si instaurò per un breve periodo un regime repubblicano, la dominazione austriaca durò fino al 1866. L'annessione del Veneto al Regno d'Italia non comportò per il Comune di Portogruaro variazioni di sorta circa l'estensione territoriale. Il R.D. 10 ottobre 1866, n. 3250, confermò infatti l'ormai consolidata appartenenza della città e del suo distretto alla provincia di Venezia. Il 25 agosto 1866, nelle more della cessione del Veneto all'Italia, proprio al fine di assicurare la continuità dell'azione amministrativa, l'intero distretto di Portogruaro era stato temporaneamente aggregato alla provincia di Udine, affidata alle cure di Quintino Sella, nominato regio commissario della città friulana. Nel frattempo Portogruaro venne sgomberata dall'esercito imperiale e occupata da quello italiano. Con il R.D. 25 agosto 1866, n. 3189, Quintino Sella fu formalmente incaricato dell'amministrazione della città e distretto di Portogruaro. Il regio commissario indisse sollecitamente le elezioni per il rinnovo delle rappresentanze minicipali, che si svolsero il 14 ottobre. Nel frattempo, con il R.D. 13 ottobre 1866, n. 3282, in vista delle imminenti elezioni politiche, era stato istituito il collegio elettorale politico di Portogruaro, il n. 480 dei collegi elettorali politici del Regno. Il 21 e il 22 ottobre anche a Portogruaro, come negli altri comuni della provincia, si tenne il plebiscito sull'annessione al Regno d'Italia. I votanti dell'intero distretto furono 7.977, tutti a favore dell'annessione. Il 25 novembre si svolsero, invece, le prime consultazioni politiche. Con il R.D. 2 dicembre 1866, n. 3352, venne estesa alle province venete e a quella di Mantova, la legge comunale e provinciale in vigore dal 1865 nel Regno d'Italia. Furono tuttavia conservati, seppure provvisoriamente, alcuni istituti propri dell'ordinamento amministrativo dell'ex Lombardo-Veneto. In particolare, fu mantenuta la circoscrizione distrettuale, mentre fu rinviata a tempi migliori l'istituzione dei mandamenti e dei circondari. Il Veneto continuò così ad essere suddiviso in province, distretti e comuni. Il 13 dicembre 1866 il regio commissario Pasolini indisse le elezioni comunali e provinciali, fissate per il 23 dicembre.
Nel 1886, con il completamento del tratto ferroviario tra San Donà e Portogruaro, la città fu collegata a Venezia e il 18 ottobre 1897 venne inaugurato anche il tratto fino a Trieste. Nel 1900 un Comitato locale, appoggiato dall'Associazione Agraria friulana, stanziò i fondi per la costruzione di una fabbrica di concimi chimici, la Perfosfati; l'industria fu fondamentale per lo sviluppo economico del portogruarese e continuò a produrre fino alla fine del secolo. Agli inizi del Novecento furono istituiti i primi tavoli tecnici per l'organizzazione delle bonifiche, che saranno attuate negli anni a venire. Oltre alle opere di canalizzazione, nel 1911 venne inaugurato l'acquedotto che fornisce tutta la città.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, Portogruaro fu sede dell'Intendenza della III Armata dell'esercito italiano; subì numerosi bombardamenti da aerei austriaci e nel 1917, a seguito della disfatta di Caporetto, venne invasa dalle truppe austro-ungariche che vi stazionarono per un anno (novembre 1917 - novembre 1918). Durante la seconda guerra mondiale, nel 1944 tre giovani partigiani, Ampelio Iberati, Antonio Pellegrini e Bernardino Vidori, vennero catturati e impiccati nella piazza principale. La cittadina conta oggi poco più di 25.000 abitanti.
Le informazioni qui riportate relative alla storia istituzionale di Portogruaro nel XIX secolo sono tratte dalle introduzioni alle diverse partizioni cronologico-istituzionali contenute nell'inventario dell'archivio comunale (1797-1897) curato da Franco Rossi e edito nel 1995, per il quale si rimanda alla collegata scheda bibliografica.
Redazione e revisione:
Pavan Laura, 30/09/2012, schedatura, riordino e inventariazione
Bibliografia:
R. SANDRON, Storia di Portogruaro, Pordenone, Biblioteca dell'Immagine, 2013
U. PADOVESE, Portogruaro. Il Novecento, Pordenone, Biblioteca dell'Immagine, 2010
Archivio comunale di Portogruaro. Inventario della sezione separata (secc. XV-XVIII), a cura di N. Piazza, Venezia, edito dalla Giunta regionale del Veneto, Portogruaro, Nuovadimensione, 2001, pp. XIII-XXIII
Archivio comunale di Portogruaro. Inventario (1797-1918). I (1797-1897), a cura di F. Rossi, Venezia, Giunta regionale del Veneto, 1995, pp. 13, 19-20, 27-28, 39-41, 253-255
Portogruaro nell'Ottocento. Contesto storico e ambiente sociale, a cura di R. Simonato e R. Sandron, Portogruaro, Nuovadimensione-Ediciclo, 1995
Portogruaro 1895-1905. Cronache, Portogruaro, Società di storia, 1983
La democrazia a Portogruaro nel 1797. Cronaca contemporanea, Portogruaro, Tipografia Castion, 1879
E. DEGANI, Il Comune di Portogruaro, sua origine e sue vicende (1140-1420), Udine, Del Bianco, 1891 (rist. anast. Pordenone, 1979)
A. ZAMBALDI, Monumenti storici di Concordia, serie dei vescovi concordiesi ed annali della città di Portogruaro, San Vito al Tagliamento, Pascatti, 1840 (rist. anast. Portogruaro, 1981)