Comune di Polverigi, Polverigi (Ancona), sec. XII -
Ente
Estremi cronologici: sec. XII -
Intestazioni:
Comune di Polverigi, Polverigi (Ancona), sec. XII -
Altre denominazioni:
Comune di Polverigi
L'origine del castello di Polverigi risale presumibilmente alla seconda metà del sec. XII. (1)
La prima notizia di Polverigi si riferisce ad una alleanza stretta nel 1198 dalla città di Osimo con Ancona, in funzione antimperiale.
Il castello, sede della sottoscrizione di questo trattato, a quella data risultava già sotto il dominio della città di Ancona, pur godendo di una certa autonomia.
La condizione di Polverigi quale castello del contado di Ancona, è confermata dalla Descriptio Marchiae, della seconda metà del sec. XIV.
Il castello di Polverigi, oltre a funzioni insediative, svolgeva un importante ruolo strategico, costituendo il principale avamposto di Ancona verso Jesi e Osimo, con le quali la città dorica fu nei secoli medievali in costante conflitto.
Polverigi, inoltre, rappresentava un importante luogo di transito per i collegamenti dell'Esino verso Osimo ed Ancona e viceversa.
A quell'epoca Polverigi disponeva di un proprio territorio, i cui confini verso Osimo e Jesi ricalcavano già più o meno quelli attuali.
Durante i secoli XIV e XV il castello fu coinvolto nelle lotte comunali che contrapposero Osimo e Jesi ad Ancona per motivi soprattutto territoriali, ma danni maggiori li subì ad opera delle milizie mercenarie che percorsero in lungo e in largo il contado anconetano, al soldo della Chiesa, di qualche comune collegato, o al servizio di potenti signori.
La condizione giuridica del castello di Polverigi all'interno dello Stato della Chiesa era quella propria delle comunità cosiddette mediate subiecte, cioè soggette alla sovranità centrale attraverso un governo comunale intermedio..
In tale condizione Polverigi dipendeva da un comune dominante, quello di Ancona, che vi esercitava le principali prerogative di governo, lasciando alla comunità locale solo una limitata autonomia amministrativa.
La principale espressione del potere cittadino era rappresentata dal capitano o podestà inviato da Ancona con funzioni giudiziarie, di controllore ed esecutore delle direttive di governo della città.
In segno di vassallaggio ogni castello doveva portare annualmente in occasione della festa di S. Ciriaco un pallio di cotone lavorato o di seta con le insegne del comune, e pagare al depositario del comune il censo consueto.
Il podestà del castello era assistito da un vicario o notaio, era estratto ogni sei mesi da un apposito bussolo, in cui erano conservati i nomi di coloro che erano deputati a ricoprire l'ufficio.
Oltre al podestà e al vicario, il consiglio cittadino alla fine del '400, designava anche dei commissari per provvedere alle necessità economiche dei castelli: ad essi spettava controllare che le entrate fossero utilizzate per far fronte alle spese ordinarie e agli oneri imposti dalla città.
La perdita degli statuti della comunità di Polverigi impedisce di ricostruire efficacemente l'articolazione e le funzioni degli organi di governo del castello e le norme che regolavano la vita collettiva nei tempi più antichi.
Alcuni atti pubblici dei secoli XV e della prima metà del sec. XVI testimoniano l'esistenza di un parlamento generale, di un consiglio di massari che costituiva l'organo deliberativo ordinario, di una giunta di tre, poi quattro, difensori con funzioni amministrative ed esecutive, di un camerario che amministrava gli affari economici e di uno o più sindaci designati di volta in volta per l'espletamento di particolari affari comunali; un sindaco di durata annuale inoltre aveva il compito di denunciare direttamente al podestà della città di Ancona gli atti criminali più gravi.
Polverigi, come tutte le comunità dei castelli, godeva di una limitata autonomia per quanto riguarda l'amministrazione interna, soprattutto in materia economica, disponendo di proprie risorse con le quali provvedere ai bisogni della popolazione e alla manutenzione e custodia del castello e del territorio.
Le risorse finanziarie derivavano dalla imposizione di dazi e gabelle sulla produzione e sul commercio locale (animali, vino, grano, …), e dalle entrate giudiziarie, cioè dalle pene pecuniarie imposte dal podestà o vicario.
Oltre a ciò su concessione del comune di Ancona poteva gestire l'affitto di terre comunali, per lo più selve e pascoli che la città considerava di sua pertinenza.
Dopo la seconda metà del sec. XV una parte sempre più ampia di queste terre comunali venne bonificata e data a cottimo per la coltivazione agli abitanti del castello.
Nell'anno 1532 Ancona perse la propria autonomia di libera repubblica marinara, goduta sino a quel momento all'interno dello Stato della Chiesa, venendo assoggettata definitivamente alla Santa Sede, la quale agiva attraverso un proprio Governatore risiedente nella città.
L'istituzione del governo non mise in discussione, ma anzi rafforzò la subordinazione del contado e di Polverigi quale castello del comitato anconetano, alla città, prolungandosi sino a tutto il '700 i contrasti tra i castelli e la città dominante, con ricorsi al governo pontificio e con costose cause discusse a Roma (si veda Comune di Polverigi, Antico regime, serie Carteggio 1568 - 1799).
Nei secoli successivi al 1532 la vita della comunità di Polverigi continuò ad essere organizzata e amministrata dal consiglio del castello che può definirsi comunale solo a partire dal 1808, quando Polverigi acquistò lo status giuridico di comune inteso nel senso attuale del termine.
Esso era convocato dai priori o su ordine del governatore o di un suo legato ed era presieduto dal podestà o da un suo vicario; tutti i consiglieri ricoprivano a turno la carica di priore chiamata sino al sec. XVI anche con il termine di difenditore.
Si trattava di cariche bimestrali, estratte a sorte da un apposito bussolo (si veda Comune di Polverigi, Preunitario, serie Possessi, 1801 - 1802); uno dei membri del consiglio fungeva da cancelliere o segretario, redigendo il verbale e curando la tenuta di tutti i documenti.
Altri consiglieri erano deputati cioè incaricati di seguire un settore amministrativo o un particolare problema come le strade, i ponti, le fontane o il rifornimento alimentare, la vendita di generi alimentari o l'esame delle domande dei concorrenti ai pubblici uffici (si veda Comune di Polverigi, Preunitario, serie Possessi, 1801 - 1802).
Nell'anno 1796 i francesi costituirono la repubblica cisalpina e si apprestarono a conquistare lo Stato pontificio; nacque la repubblica anconetana che venne assorbita dalla repubblica romana nell'anno 1798.
Il nuovo ordinamento politico applicò la legislazione francese, la quale prevedeva come elemento di base dell'amministrazione periferica il comune; pertanto vennero aboliti i contadi e i castelli divennero comuni autonomi.
Secondo la costituzione romana il territorio della repubblica venne diviso in dipartimenti, i dipartimenti in cantoni e i cantoni in comuni; ogni comune con più di diecimila abitanti aveva una municipalità, se di popolazione inferiore un edile ed un aggiunto. (2)
L'unione degli edili di ogni comune formava la municipalità del cantone; organo di controllo presso ogni amministrazione dipartimentale erano i prefetti consolari, nominati e deposti dal consolato.
Il consolato provvedeva anche ad inviare nei dipartimenti dei commissari con il compito di provvedere in particolare alla riscossione delle contribuzioni e all'approvvigionamento dei magazzini militari.
A Polverigi venne prima insediata una giunta composta da quattro municipalisti e dal segretario comunale e presieduta dal commissario di Offagna o da un suo sostituto.
Tra la fine del 1799 ed i primi mesi del 1800 venne riorganizzato lo Stato pontificio con la reintroduzione parziale degli ordinamenti precedenti; Polverigi tornò così ad essere un castello di Ancona.
Dal 1801 i francesi furono di nuovo in Ancona; nel 1802 nacque la Repubblica italiana che nel 1805 divenne Regno d'Italia sotto la guida del viceré Eugenio Beauharnais, figliastro di Napoleone.
Nel 1808 le Marche entrarono a far parte del regno d'Italia e vennero ancora divise nei tre dipartimenti del Metauro, del Musone e del Tronto con capoluoghi rispettivamente Ancona, Macerata e Fermo.
La nuova applicazione della legislazione francese comportò l'eliminazione dei contadi e i castelli acquistarono in maniera definitiva l'autonomia amministrativa.
Il nuovo ordinamento amministrativo entrò in vigore il primo giugno; in data 2 giugno il prefetto del Dipartimento del Metauro inviò al comune di Polverigi la nomina del primo sindaco, dei membri della giunta e del consiglio.
Il sindaco, che restava in carica un anno, era affiancato nella sua attività da due anziani.
Con il congresso di Vienna che decretava la ricostituzione dello Stato della Chiesa, le Marche tornarono all'antico sovrano, dopo la parentesi napoleonica.
Nell'anno 1816 il pontefice Pio VII attuava, mediante il motuproprio del 6 luglio sull'"organizzazione dell'amministrazione pubblica", una riforma dello Stato con l'istituzione di 17 delegazioni divise in tre classi.
Polverigi era incluso nella Delegazione di Ancona, dichiarata delegazione di seconda classe.
Essa era suddivisa nei distretti di Ancona, di Jesi e nel Governo distrettuale di Osimo
In osservanza al m. p. del 6 luglio 1816, il comune di Polverigi, facente parte del Distretto di Ancona, divenne comune di residenza del governatore, con giurisdizione anche sul comune di Agugliano.
I governatori erano giudici civili e criminali, intervenivano ai consigli comunali, che presiedevano con diritto di voto, vigilavano perché gli ordini delle autorità superiori fossero rispettati ed inoltravano al delegato la corrispondenza delle magistrature delle comunità (si veda il fondo Governatore di Polverigi, 1816 - 1817).
In base alla nuova riforma dello Stato pontificio voluta da Pio VII, il consiglio comunale di Polverigi si componeva di 24 consiglieri, il sindaco era sostituito dal gonfaloniere, coadiuvato da due anziani.
Una riforma successiva, operata da Leone XII nel 1827, prevedeva per i comuni delle dimensioni di Polverigi un priore al posto del gonfaloniere, due aggiunti al posto degli anziani e 17 consiglieri più due deputati ecclesiastici, la cui presenza era obbligatoria per le delibere di carattere economico che coinvolgevano gli interessi del clero.
Prima dell'Unità Pio IX realizzò, nel 1850, un'altra riforma che prevedeva un consiglio formato da 16 membri, un deputato ecclesiastico, un priore e quattro anziani.
A Polverigi, così come negli altri piccoli centri dell'entroterra marchigiano, il passaggio dal vecchio regime papale al nuovo regno d'Italia avvenne senza sostanziali mutamenti.
Le famiglie benestanti e la nobiltà cittadina continuarono come prima a gestire il governo e gli interessi locali.
L'organizzazione della vita collettiva rimase la stessa, salvo i necessari adeguamenti istituzionali imposti dalla nuova legislazione sabauda.
Un significativo mutamento istituzionale si verificò con l'avvento del fascismo, quando
anche nel comune di Polverigi, nell'anno 1926 venne istituito, conforme la legge fascista del 4 febbraio n° 237, il podestà.
Dal 21 aprile 1927 al 1945 gli organi democratici dei comuni furono soppressi e tutte le funzioni in precedenza svolte dal sindaco, dalla giunta e dal consiglio comunale furono trasferite ad un podestà nominato con regio decreto per cinque anni e in ogni momento revocabile (si veda Comune di Polverigi, Postunitario, serie Delibere).
Tra il sec. XIX ed il XX, inoltre, Polverigi fu sede di vari e importanti organismi giudiziari, successivi al già citato governatore, quali il vicegovernatore, il giudice economico, il giudice conciliatore, nonché centro di enti assistenziali e di varie opere pie, quali la Congregazione di carità, l'Ente comunale di assistenza, l'OMNI e l'UNRRA (si vedano i rispettivi fondi), che agirono concretamente e positivamente nel tessuto sociale del paese.
(1) Cfr. V.VILLANI - C.VERNELLI, "Storia di una comunità dal Medioevo all'Età contemporanea", Polverigi, 2001.
(2) Cfr. D. CECCHI, "L'organizzazione amministrativa nel dipartimento del Musone (1798 - 1799)", in Quaderni Storici delle Marche, n.9.
Redazione e revisione:
Carletti Chiara, 01/05/2008, riordino
Bibliografia:
VILLANI - VERNELLI, V.VILLANI - C. VERNELLI, "Polverigi. Storia di una comunità dal medioevo all'età contemporanea", Polverigi, 2001
CECCHI DANTE, D.CECCHI, "L'organizzazione amministrativa nel dipartimento del Musone (1798 - 1799)", in Quaderni Storici delle Marche, n.9.