Gli Hanbury, famiglia di antica origine quacchera, si stabilirono a Londra all'incirca nella seconda metà del Settecento con Capel Hanbury, che ivi svolgeva la professione di mercante di malto. Il figlio, Daniel Bell, fu socio di una ditta farmaceutica londinese rispettata e di successo, Allen, Hanbury & Barry of Plough Court, Lombard Street; nel 1841 fon-dò con altri (Henry Dean, Cornelus Hanbury e William Allen) la "Pharmaceutical Society" il cui scopo era unificare le varie fasi della produzione farmaceutica, fino ad allora erratica e affidata al singolo produttore, in un'unica figura professionale che fosse istruita e sotto-posta all'esame di un'apposita commissione che avrebbe rilasciato il solo e unico titolo valido di farmacista, gettando così le basi per la moderna figura professionale. In tale atmo-sfera crebbero i sei figli che Daniel Bell ebbe dalla moglie, Rachel Christy, soprattutto il primogenito, Daniel, nato nel 1825, divenuto farmacista e botanico d'eccezione, e il terzo-genito Thomas, nato il 1832 (gli altri figli furono Sampson, Anna, Capel e Barclay).
A 21 anni Thomas s'imbarcò, il 4 luglio 1853, sulla nave "Bengal" che faceva rotta per Shanghai, con 6000 sterline dategli dal padre per entrare in società con un cugino, Thomas Christy, e altri tre soci determinati a investire nel commercio di té e seta. Durante il viaggio toccò mete quali Aden (ora in Yemen), Ceylon (oggi Sri Lanka) e Singapore.
A Shanghai Hanbury alloggiò presso la Concessione inglese (English Settlement), e vi rimase sino al 1865. Dodici anni non facili, complicati dalla difficile e rischiosa situazione politica che caratterizzava la Cina dell'epoca, ciclicamente devastata dalle lotte intestine fra il potere imperiale e le società di ribelli che gli si opponevano, dal clima ben poco ami-chevole - Shanghai era zona di paludi - e dall'atteggiamento dello stesso Thomas, poco incline ad accettare i comportamenti e gli atteggiamenti della piccola comunità inglese, spesso in contrasto con la sua profonda morale di quacchero, e d'altro canto aperto e be-nevolo verso i cinesi, di cui desiderò subito imparare la lingua e conoscere i costumi.
Tale atteggiamento fu certo vincente sul lungo periodo, perché ne fece il referente di fiducia di molti ricchi personaggi locali i quali, per sfuggire alle persecuzioni e alle difficoltà, si rifugiavano nella Concessione e affidavano volentieri ad Hanbury proprietà, denari da investire, merci.
Già l'anno successivo all'arrivo in Cina i rapporti fra i soci si guastarono; la società fu sciolta nel 1857 e Thomas ne creò un'altra con Frederick Bower, la Bower, Hanbury & C. Dopodiché tornò in Inghilterra per un periodo di riposo, visto che nei patti della nuova società stava scritto che non avrebbe potuto muoversi dalla Cina fino al 1865. Nel medesimo tempo in cui curava i propri affari, s'interessava di botanica impiantando un proprio giardino e scambiando continuamente informazioni con il fratello Daniel e la sua folta schiera di amici e corrispondenti versati in materia.
Nel 1861 il fiuto per gli affari di Thomas gli fornì una grande occasione: scoppiò la Guerra civile americana, e il flusso di cotone che dagli stati del Sud riforniva la rete coto-niera inglese cessò; Hanbury fu il primo a capire quale opportunità potevano offrire le sterminate piantagioni nelle zone di Shanghai, il cui prodotto veniva coltivato solo per il fabbisogno interno e che mai nessuno aveva pensato di esportare, e comprando tutto il comprabile e rivendendolo alle industrie cotoniere europee si assicurò infine il capitale per acquistarsi il "property portfolio" sufficiente a fare di lui il maggior proprietario terriero privato di Shanghai. Molto per tale motivo fu eletto Tesoriere della municipalità (Treasurer to the Council), e il suo intervento fu fondamentale per evitare la bancarotta dell'amministrazione della Concessione, dato che si oppose strenuamente allo spericolato bilancio che la caratterizzava.
Thomas Hanbury lasciò Shanghai e la Cina il 22 aprile 1866, fisicamente e psicologicamente esausto ma estremamente ricco, seguito dal rimpianto degli amici cinesi che lo sommersero di doni e complimenti, e lasciando dietro di sé una forte traccia in termini non solo di affari, che avrebbe sempre curato e seguito attentamente, ma anche di beneficenza.
Tornò in Inghilterra trentaquattrenne; si era ritirato dalla società con Bower, e la sua salute era debole: problemi bronchiali e di asma l'avrebbero perseguitato per tutto il resto della vita. Avendo raggiunto il suo scopo, diventare ricco molto giovane in modo da poter vivere di rendita sino alla fine dei suoi giorni, era giocoforza che, nella sua guadagnata po-sizione sociale, si cercasse una moglie adeguata; ma il trovare solo donne che giudicava più o meno fatue e che non nutrivano alcun interesse per la Cina (come nessun altro, del resto, mentre a lui continuava, per ovvi motivi, a stare a cuore) lo rese melanconico, umore aggravato anche dal fatto che l'umido e la nebbia di Londra non giovavano certo alla sua asma. Il fratello Daniel gli suggerì allora una vacanza in Italia, sulla costa tra la Francia e Sanremo.
Hanbury lasciò Londra il 9 marzo e giunse a Mentone alla fine del mese. L'ambiente gli piacque al punto che già dopo due giorni se ne andava in giro a visitare proprietà con l'occhio del compratore. Durante le sue visite si spostò verso l'Italia, e giunse a Villa Grandis, com'era allora noto l'attuale Palazzo Orengo. Era di proprietà delle sorelle Devotina e Ambrosina Lorenzi ed era in vendita; lui la visitò il 25 marzo, e concepì una curiosa, violenta passione per il luogo, che acquistò poco più di un mese dopo, con atto in data 2 maggio 1867.
Tornò in Inghilterra poco dopo, lasciando un sovrintendente, Sebastiano Lorenzi, a occuparsi, dietro sue dettagliate istruzioni, dei 4 uomini e delle 6 donne che costituivano il personale del palazzo e dei giardini. Per curare i suoi affari e i lavori che aveva intrapreso nella residenza ingaggiò uno studio di Mentone, Bourrit & Simmler.
Pochi mesi dopo conobbe la futura moglie, Katherine Aldam Pease, anch'ella di antica famiglia quacchera, che sposò l'11 marzo 1868, portandola immediatamente alla Mortola.
L'anno successivo nell'agosto 1869, dovendo tornare in Cina per seguire lo stato dei propri affari, Thomas intraprese con la moglie un viaggio che lo portò dapprima da una costa all'altra degli Stati Uniti, poi, attraversato l'oceano Pacifico, in Giappone e finalmente a Shanghai, dove arrivarono ai primi di dicembre.
In Cina la coppia rimase poco più di due anni; qui nacque il loro primogenito, Cecil, il 10 marzo 1871, e con lui gli Hanbury tornarono in Inghilterra pochi mesi dopo, in set-tembre.
Thomas e il fratello Daniel diedero in quegli anni forte impulso al giardino della Mortola, affidandosi anche a personalità di rilievo che, da allora in poi, vollero per le mansioni di capo giardiniere: Ludwig Winter (1869 - 1875), Alwin Berger (1897 - 1914). Sotto la loro guida e il consiglio del fratello il giardino crebbe sino a diventare uno dei più interessanti e famosi giardini privati d'Europa.
Nel 1872 nacque l'unica figlia, Hilda. Nel 1875, in febbraio, Thomas intraprese con la moglie un viaggio a Pisa, Firenze e Roma, tornando in tempo per assistere il fratello Daniel che all'inizio di marzo s'ammalò di tifo, e ne morì il 24. Nel giro di pochi mesi morirono anche la madre, Rachel, e Gustave Thuret, creatore di un famoso giardino di acclimata-zione ad Antibes e che da sempre era amico e consigliere dei fratelli Hanbury; anche Winter lascò la Mortola per avviare un vivaio proprio a Bordighera.
Nel 1876 nacque il terzogenito Daniel, e nel 1880 l'ultimo, Horace.
Thomas si divise sempre fra l'Inghilterra e la Riviera, ove acquistò diverse proprie-tà, soprattutto a Ventimiglia, Bordighera e Alassio, ed ebbe numerosi interessi. Non ultimo fu generoso benefattore: fondò scuole per l'educazione dei fanciulli della Mortola e di Lat-te, stipendiandone gli insegnanti, fu amministratore di ospedali, costruì case e fontane in zone che erano povere d'acqua, e dispose congrui aiuti per le famiglie colpite dal terremoto.
Morì il 9 marzo 1907 alla Mortola, dove fu sepolto. L'amministrazione della pro-prietà fu continuata dalla vedova Katherine sino al suo decesso nel 1920, poi spettò al figlio maggiore, Cecil, morto nel 1937. La sua scomparsa lasciò la vedova, Dorothy, alle prese con diverse difficoltà, non da ultimo il sequestro di Palazzo Orengo e del giardino nel l'agosto 1940, quando, dopola dichiarazione di guerra al Regno Unito, i possedimenti inglesi in Italia vennero espropriati.
Una volta tornatane in possesso, dopo la guerra, Dorothy trovò il palazzo danneggiato e derubato e così i giardini, ferocemente bombardati. Nel 1960 decise di vendere la proprietà, e questa fu acquistata dallo Stato, che esercitò il diritto di prelazione.Gli Hanbury mantennero solo la foresteria della Mortola, Casa Nirvana; da allora la storia di Pa-lazzo Orengo e del suo giardino non fu più nelle loro mani (vedi per essa le schede dei Soggetti conservatori).
Redazione e revisione:
Saita Eleonora, 01/06/2006, Riordino e inventariazione
Bibliografia:
Muratorio, Kiernan 1992 = M. Muratorio, G. Kiernam, Thomas Hanbury e il suo giardino - and his garden, Albenga, 1992
Modenesi 2001 = P. Modenesi, I Giardini Hanbury all'Università, "Genuense Athenaeum", 49, settembre - ottobre 2001, pubblicazione elettronica dell'Università degli Studi di Genova, <http://www.unige.it/ga/ga49.pdf>, risorsa Internet verificata il 24/05/2006
Profumo 2006 = Giardini Botanici Hanbury alla Mortola, testi a cura di P. Profumo, <http://www.horti.unimore.it/CD/Hanbury/Hanbury.home.html>, risorsa Internet verificata il 27/03/2006.
Moore 2004 = A.Moore, La Mortola in the footsteps of Thomas Hanbury, London, 2004
Gastaldo, Sciutto, Profumo = P. Gastaldo, S.Sciutto, P. Profumo, I Giardini Hanbury, a cura di P. Gastaldo e P. Profumo, Torino,