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Casa editrice "Angelo Fortunato Formiggini"

  • Ente
  • Estremi cronologici: 1908-1938
  • Intestazioni:
    Casa editrice "Angelo Fortunato Formiggini"
  • La vicenda della casa editrice Formiggini coincide quasi esclusivamente con la vicenda del suo fondatore, Angelo Fortunato Formiggini, ultimo esponente di una facoltosa famiglia ebraica modenese, figura singolare nel panorama culturale italiano della prima metà del Novecento.
    La casa editrice nacque dalla volontà di Formiggini nel 1908. La prima intenzione del fondatore era quella di rilevare la casa editrice modenese G.T. Vincenzi e Nipoti (1) nel 1906, facendo affidamento sulle finanze di famiglia; questo progetto naufragò a causa dell'opposizione del fratello maggiore Giulio, che, in qualità di capofamiglia, gestiva il patrimonio.
    L'esordio di Angelo Fortunato Formiggini come editore coincide con le celebrazioni delle feste mutino-bononiensi a commemorazione della battaglia della Fossalta. Vedono la luce, in questa occasione, due volumi: La Secchia Rapita di Alessandro Tassoni e la Miscellanea Tassoniana.
    A queste date la casa editrice aveva una doppia sede: Modena e Bologna, anche se di fatto la sede reale era la sola Modena.
    Gli esordi già caratterizzano l'impostazione che Formiggini darà alla sua attività di editore, fatta di scelte di gusto personale, più che di ragioni di mercato, pubblicando opere di filosofia e religione insieme a volumetti di facile consultazione e dall'aspetto accattivante. Accanto a Formiggini si trovò sin dai primi tempi anche la moglie Emilia Santamaria, sposata nel 1906, che si occupò delle collane di pedagogia, materia che lei stessa insegnò prima alle scuole magistrali e quindi all'università.
    Nel 1909 iniziò la pubblicazione della <<Rivista di Filosofia>>, organo della Società Filosofica Italiana, e di una serie molto fortunata, quella dei Profili, volumetti biografici dedicati alle maggiori personalità della storia della cultura; l'anno seguente, il 1910, apparve il primo volume dei Poeti Italiani del XX Secolo, con le Odi di Bontempelli (2) e sotto la direzione di Luigi Credaro, Formiggini assunse la pubblicazione della <<Rivista Pedagogica>>. Nel 1911 le pubblicazioni proseguirono con l'Antologia dell'Eloquenza parlamentare compilata da Alfredo Nota, e cominciarono la Biblioteca di Varia Cultura e la collezione dei Filosofi Italiani. Alla fine del 1911 la sede della casa editrice venne trasferita a Genova, dove Emilia aveva ottenuto una cattedra.
    Le spese aumentarono, poiché Genova non era una piazza favorevole; nel 1912 iniziarono le pubblicazioni dei Classici del Ridere, la più formigginiana delle collane, poiché esprime a pieno il culto che l'editore aveva per il riso e per l'umorismo, tanto da trasformarlo, in privato, in indagine e studio continuo che coltivò tutta la vita. Nel 1913 si iniziano le pubblicazioni della rivista di biologia generale <<Bios>>, diretta da Paolo Enriques (3).
    Nel 1915 le pubblicazioni si arrestarono: il patriottismo di Formiggini lo spinse a partire immediatamente per il fronte. La casa editrice aveva pochi dipendenti e gli affari erano sempre stati condotti direttamente da Formiggini in persona, coadiuvato dalla moglie. Durante la sua assenza la corrispondenza languì: del resto anche Emilia si era trasferita al fronte in qualità di corrispondente di un quotidiano bresciano per seguire il marito.
    Per sollevare l'umore dei soldati, Formiggini fece mandare al fronte diverse casse di libri. Grande fu la sua delusione nel verificare lo scarso riscontro che questo gesto ebbe presso la truppa.
    Nel 1915 morì il fratello Giulio. Angelo Fortunato propose ai fratelli di ristabilire la sede della casa editrice in Modena, ma i familiari si opposero per non dover rinunciare al godimento di alcuni beni immobili. La proposta dell'editore scaturiva dalla situazione economica non particolarmente florida in cui versava l'azienda. Da un lato, infatti, l'aumento del costo della carta aveva fatto crescere molto i costi, dall'altro la piccola casa editrice era afflitta da un problema comune, quello dei magazzini pieni di volumi invenduti.
    Anche se Formiggini non ne fece menzione nei propri scritti ufficiali, i problemi economici lo assillarono durante tutta la sua attività e se ne ritrovano tracce anche nel carteggio della casa editrice: agli autori venivano richiesti contributi per la pubblicazione, ed emergono ' soprattutto nella corrispondenza con altri editori- commenti sulla necessità di evitare le giacenze di magazzino.
    La situazione di Formiggini era però andata peggiorando a causa delle dimensioni ridotte della sua azienda, e dalla fonte principale dei finanziamenti, provenienti quasi interamente dal patrimonio di famiglia, che negli anni andò progressivamente assottigliandosi per fronteggiare le continue necessità delle imprese editoriali.
    Inoltre, dal matrimonio di Formiggini con Emilia Santamaria non nacquero figli; la casa editrice era quindi destinata a nascere e morire col fondatore stesso senza la possibilità di trasformarsi ed evolversi, sull'esempio di altre imprese editrici, in un'azienda di famiglia, potenziando sempre più le capacità e le risorse.
    Poiché i fratelli si dimostrarono ostili al trasferimento della casa editrice a Modena, dopo la guerra, Formiggini si trasferì quindi con la sua attività a Roma, città d'origine della moglie, stabilendovisi fino alla fine.
    Nel 1917 iniziò la collana dei Classici Latini, mentre nel 1918 vide la luce <<L'Italia Che Scrive>>, fortunatissima rivista di promozione del pubblicato in Italia. Questa impresa editoriale era fortemente legata all'Istituto Leonardo, per la diffusione della cultura italiana.
    La vicenda della Leonardo è senza dubbio l'esperienza editoriale meno felice di Formiggini ed rappresenta anche il primo scontro con il regime fascista, che fino ad allora aveva avvallato, senza però cadere nel fanatismo. E' infatti un tratto comune in tutta l'attività e la vita di Formiggini questa capacità di guardare gli avvenimenti, analizzare le idee, pensare la cultura con uno occhio cauto, ma insieme curioso e di critica attenta. Lo stesso atteggiamento Angelo Fortunato ebbe sempre, del resto, nei confronti delle religioni, che considerava parte della cultura umana come ogni altro aspetto, tanto da riconoscersi nelle proprie radici ebraiche senza tuttavia dimenticare d'essere prima di tutto un uomo, un cittadino, soprattutto un modenese e un italiano. Le aspirazioni di una tale mente non potevano quindi che essere universalistiche (lo si comprende bene dalla sua militanza giovanile nella Corda Fratres e poi dalla sua adesione alla massoneria), ed intellettualmente elevate. La fondazione dell'Istituto per la Propaganda della Cultura Italiana, divenuta poi Fondazione Leonardo nel 1921, mirava in particolare alla diffusione della civiltà italiana attraverso pubblicazioni librarie, puntualmente recensite su << L'Italia Che Scrive>> , organo istituzionale culturale oltre che prima e più notevole rivista bibliografica dell'epoca.
    E' ovvio che <<L'Italia che Scrive>> non fu solo uno strumento d'aggiornamento per il pubblico dei lettori, ma anche un valido aiuto agli editori ed agli autori per veicolare le novità proposte sul mercato.
    La Fondazione Leonardo, divenne ben presto appetibile per il regime: nel 1923 Giovanni Gentile, infatti, riuscì ad estromettere il Formiggini ed ad acquisire l'istituzione. La vicenda, dolorosissima per il Formiggini, divenne la trama per il volume intitolato La Ficozza, nelle cui pagine si consuma la definitiva rottura con l'ideologia fascista, già avviata sul crinale della dittatura culturale, della prevaricazione, ed in sostanza anche del furto, essendo stato il Formiggini il finanziatore principale di tale istituzione, contribuendovi col proprio patrimonio personale, di cui non vide restituita una sola lira, anche se appare ovvio dal suo scritto che il vero vulnus fu rappresentato dal furto intellettuale operato da Gentile di un'idea culturalmente avanzata e potenzialmente foriera di buoni risultati.
    Del resto non solo Gentile si appropriò della Leonardo, assorbendola nell'Istituto Fascista di Cultura, ma sottrasse anche l'idea di una Enciclopedia Italica proposta dallo stesso Formiggini nel 1923, per cui il nostro editore non ottenne le sostanze economiche necessarie, ripiegando di conseguenza su una interessante iniziativa: l'Enciclopedia delle Enciclopedie, divisa per discipline, di cui si segnala il volume di Pedagogia curato 'ovviamente- da Emilia Santamaria.
    Del 1917 è invece la pubblicazione dell'unico volume uscito di una collana teatrale, Liolà di Pirandello.
    Nel 1920, Formiggini investì nuovamente energie nell'idea di una rivista, che ebbe una sfortunatissima vicenda legata alla scarsa distribuzione ed una vita brevissima di sei mesi appena, <<Simpaticissima>>, che fu gravosa dal punto di vista economico e che fu rifiutata sia da librai che da giornalai, poiché i primi la consideravano un periodico mentre i secondi la consideravano una serie di monografie.
    Come già accennato, una delle difficoltà incontrate dalla casa editrice fu proprio la diffusione: Formiggini, infatti, non si appoggiò alle reti di distribuzione degli altri editori, ma risolse il problema con le Messaggerie, di cui ci rimangono a testimonianza molte lettere di Giulio Calabi.
    Altra collana, iniziata nel 1924, è quella delle Medaglie, brevi monografie di personaggi contemporanei, cui seguì nello stesso anno quella delle Apologie, che trattò le religioni umane con spirito agnostico, ricalcando quella che era la visione dello stesso Formiggini.
    Nel 1926 iniziò la pubblicazione della collezione Lettere d'Amore, dedicata agli epistolari erotici più celebri, ed uscì Il giornale di una madre di Emilia Santamaria, il primo volume che narrava la sua (o meglio loro) vicenda genitoriale col piccolo Nando (Ferdinando Cecilia), il figlio adottivo. Altra iniziativa del 1926 fu la pubblicazione delle Cartoline parlanti, vere e proprie cartoline con ritratti fotografici dei diversi autori, accompagnate da un motto.
    E' del 1929 la pubblicazione delle Guide Radio-Liriche, curate da Tancredi Mantovani, dedicate ai 'radio-amatori', che trovarono però l'opposizione degli editori musicali e terminarono dopo soli 12 numeri. Dello stesso anno è anche l'Aneddotica, di cui uscirono 21 volumi dedicati appunto agli aneddoti minori.
    Rimane ancora oggi una fonte per la compilazione di repertori biografici il Chi è? Dizionario degli italiani d'oggi, edito tra 1928 e 1931, che includeva appunto notizie sui viventi.
    La crisi economica degli anni Trenta colpì ancora più duramente la casa editrice Formiggini, tanto da motivare l' istituzione di una Società Anonima Formiggini (anche se di fatto il nome non mutò sui frontespizi di quanto edito in seguito), con la sottoscrizione di azioni del valore di lire 500 da parte di molti amici, intellettuali ma anche di altri editori, che in questa occasione si dimostrarono solidali.
    Gli ultimi anni di Formiggini lo videro impegnato nella pubblicazione dei Classici del Diritto, una collana dedicata alla tradizione giuridica italiana, e di un volume destinato a divenire una rarità bibliografica oggetto di varie riedizioni, Modena d'una volta di don Arturo Rabetti, dedicata alla città natale.
    Tra le tante imprese sono infine da ricordare i due volumi scritti dal Formiggini per ricordare la sua attività come editore (e da cui provengono le notizie sulla casa editrice): Venticinque anni dopo (edito nel 1933), volume pieno di notizie e di spirito, e Trent'anni dopo ( del 1938, pubblicato postumo, a cura di Emilia Santamaria tra mille difficoltà nel 1951, e ripubblicato nel 1977 da Ricardo Franco Levi Editore in Modena), in cui si intuisce il ripiegamento su se stesso cui le leggi razziali costrinsero Formiggini nell'autunno del 1938, imponendo a seguito di un questionario ministeriale un nome ed un direttore di razza ariana. La situazione economica non florida (non possediamo i libri contabili dell'azienda, ma dalle vendite di parti del patrimonio famigliare operate da Formiggini possiamo intuire la reale entità delle difficoltà), l'estrusione dall'azienda che di fatto era la sua creatura, l'improvvisa perdita dello status di cittadino per vedersi improvvisamente relegato nella categoria (quasi nuova per un uomo cresciuto nella cultura positivista) di 'ebreo' ? categoria che per il Formiggini poco significava se non da un punto di vista storico-famigliare-, ma soprattutto la privazione dei diritti, dell'identità, ed anche del patrimonio superstite, fecero precipitare la situazione portando l'editore a meditare il suicidio e a realizzare il piano nella maniera più plateale, nella sua natia Modena il 29 novembre 1938.