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COMUNE DI SAN BASILE

  • Ente
  • Estremi cronologici: 1808-1970
  • Intestazioni:
    COMUNE DI SAN BASILE

  • Il Comune di San Basile sorge alle falde del Monte Pollino, nel versante nord/est della catena costiera nel Parco nazionale del Pollino. É una comunità arbëreshë (minoranza etno-linguistica albanese) d'Italia, che mantiene la lingua, i costumi, il rito bizantino-greco, le tradizioni e la cultura propria.
    Il paese sorse verso la fine del IX secolo ad opera dei Padri del monastero di San Basile, da cui derivò il toponimo e si popolò intorno al monastero basiliano oggi Santuario di Santa Maria Odigitria, uno dei soli tre monasteri di rito greco esistenti in Italia. Ebbe notevole incremento quando una comunità di albanesi verso il 1475-1480, giunse in Italia al seguito di Giorgio Castriota Scanderbeg per sfuggire alla conquista turca dei Balcani e della Grecia.
    Il primo documento che testimonia la presenza di albanesi sono i Capitoli stipulati con il Vescovo di Cassano allo Ionio (Marino Tomacelli) risalenti al 1510. Il nuovo paese andò costituendosi a nord dell'antico cenobio e le prime abitazioni vennero costruite al di sopra del rione (gjitonia) Kroj che in arbëresh significa sorgente. Proprio per le sue origini la maggioranza della popolazione parla la lingua albanese (arbëreshë), professa la religione cattolica con rito greco-ortodosso e appartiene all'Eparchia di Lungro.
    Fu feudo dei duchi di Castrovillari, di Nicola Interzato da Cariati e di Francesco Campolongo di Altomonte. Nel 1617 passò al duca di Saracena, quindi all'abate di Castrovillari e infine agli Spinelli, principi di Scalea.
    Con l'ordinamento amministrativo disposto dai Francesi per legge 19.01.1807 San Basile diventa Università, compreso nel Governo di Castrovillari, nel quale rimase anche quando per decreto 4 maggio 1811vennero istituiti i Comuni e i Circondari.
    La coscienza di appartenere ad una stessa etnia, ancorché dispersa e disgregata, si coglie tra l'altro in un motto molto diffuso, che i parlanti albanesi spesso ricordano quando si incontrano: "Gjaku ynë i shprishurë", che vuol dire "Il sangue nostro sparso".
    Tra i suoi figli più illustri ricordiamo: Angelo Bellizzi (sec. XVIII) sacerdote, teologo, storiografo e poeta; Costantino Bellizzi (sec. XIX), eroe risorgimentale.
  • Bibliografia:
    VALENTE Gustavo, Dizionario dei luoghi della Calabria, Celico (Cosenza)
    GIUSTINIANI L., Dizionario Geografico e regionato del Regno di napoli, Napoli, 1804