Altre denominazioni:
COMUNE DI MORANO CALABRO
/ COMUNE DI MORANO CALABRO
Morano Calabro fu certamente fondata dai romani intorno al II secolo a.C.
La prima traccia significativa del borgo che incontriamo, è infatti nel toponimo latino "Muranum", comparso per la prima volta in una pietra miliare del II secolo a.C., la cosiddetta Lapis Pollae (o lapide di Polla).
Muranum risulta essere stazione della Via Capua-Rhegium, antica strada consolare romana, comunemente denominata via Annia-Popilia.
Successivamente, lo ritroviamo con il nome di "Summuranum" nel cosiddetto Itinerario di Antonino (III secolo d.C.) e nella Tabula Peutingeriana (III secolo d.C.).
In epoca altomedievale, durante le incursioni saracene del IX secolo, venne combattuta fra moranesi e saraceni una battaglia che vide vittoriosi i primi, la c. d. "battaglia di Petrafòcu".
Oggi, viene annualmente ricordata come simbolo dell'indipendenza cittadina in una annuale rievocazione storica, la Festa della bandiera.
Nel XIV secolo il borgo passò ai Sanseverino di Bisignano.
Questa nobile famiglia si sentì molto legata a Morano, lasciando numerose e preziose tracce storico-artistiche come ad esempio la fondazione in segno di devozione (1452) del Monastero di San Bernardino da Siena patrono della città, e dell'ampliamento del castello (1515).
Nel 1614 il feudo venne quindi ceduto agli Spinelli principi di Scalea, fino al 1806, anno di eversione dal feudalesimo. Il borgo seguì successivamente le sorti del Regno delle due Sicilie e del nascente Regno d'Italia.
Le origini dello stemma di Morano Calabro si fanno risalire al 1561, anno in cui fu scolpito su una lastra marmorea posta sull'antica fontana di piazza San Nicola ai tempi del sindacato di Decio Feulo. Lo stemma, ha subito alcune variazioni nel corso dei secoli a venire: infatti nello scudo marmoreo suddetto, la testa di moro è rappresentato con barba e cappello conico senza i tre colli sottostanti. Simile è la rappresentazione che si ritrova sul sigillo dell'"Universitas Morani" con due varianti: la prima è nel motto "Vivat sub Umbra" a cui è aggiunto il sostantivo "morus" (il moro) e la scritta "Arma Morani"; la seconda variante è di tipo iconografico, ovvero, la testa del moro è rappresentata su di un piatto o una coppa a testimoniare il sacrificio compiuto dai moranesi in battaglia per liberare la patria dal giogo nemico offrendo il capo sanguinante alla città. Da questo momento in poi lo stemma viene riprodotto oltre che su altri monumenti cittadini, quali la fontana di piazza Maddalena, anche sul frontespizio dell'opera a stampa dell'erudito Giovan Leonardo Tufarello, il "trattato della Sagnìa" del 1599, consistente "in uno scudo con tre monti sormontati dalla testa del moro".