Partito comunista italiano - PCI. Comitato comprensoriale Valle Umbra Sud e Unione comunale di Foligno, Foligno (Perugia), 1948 - 1991
Ente
Estremi cronologici: 1948 - 1991
Intestazioni:
Partito comunista italiano - PCI. Comitato comprensoriale Valle Umbra Sud e Unione comunale di Foligno, Foligno (Perugia), 1948 - 1991
Altre denominazioni:
Partito comunista italiano - PCI. Comitato comprensoriale Valle Umbra Sud e Unione comunale di Foligno
Le strutture di coordinamento e decentramento territoriale del Partito comunista italiano di Foligno, che hanno prodotto la documentazione a noi pervenuta, hanno le caratteristiche generali dettate dagli statuti nazionali del partito, rinnovati ed approvati periodicamente in occasione dei congressi.
Il primo organismo è il comitato di zona che, come indica l'art. 20 dello statuto del 1951, è l'istanza di direzione che raggruppa le sezioni del partito situate in zone composte da più comuni; esso è designato dal comitato federale che ne nomina i membri dopo aver sentito il parere in proposito dei comitati di sezione (1). Nello statuto del 1957 questo organismo è denominato anche comitato di settore e si specifica che deve essere eletto annualmente dall'assemblea dei comitati direttivi delle sezioni esistenti nella zona o nel settore, in base alla consistenza di ciascuna di esse (2). Nel 1960, poi, viene stabilito che mentre il comitato federale fissa le norme per la sua elezione, è l'assemblea degli organismi dirigenti di base a provvedere alla sua designazione (3). Soltanto con lo statuto del 1962, per la prima volta, vengono definiti, nell'articolo 13, i compiti degli organismi decentrati, comprendendo in tale termine i comitati comunali, cittadini e di zona (4). Successivamente, in occasione dei congressi del 1966 e del 1972 e 1975 non si verificano modifiche sostanziali. Nel 1979 i comitati di zona e cittadini, con i comitati di fabbrica e di azienda e con quelli comunali, sono inseriti nel titolo dello statuto relativo agli organismi di coordinamento e di decentramento, con le seguenti funzioni: elaborazione della linea politica, stimolo e direzione dell'iniziativa dei membri del partito, orientamento dell'azione dei comunisti in tutte le istituzioni decentrate, amministrative e sociali. È anche stabilito che, in accordo con i comitati federali, i comitati di zona possono determinare quali strutture siano necessarie per il loro funzionamento; nelle città di maggiori dimensioni viene inoltre prevista la costituzione, con procedure e criteri analoghi, di un comitato cittadino che svolga le stesse mansioni e possa creare al proprio interno ulteriori strutture di decentramento (5). Negli statuti del 1983 e del 1986, infine, sono ulteriormente precisati i compiti di questo unico organismo di decentramento, ormai distinto dalle strutture di coordinamento, cioè dai comitati di fabbrica e di azienda e dai coordinamenti cittadini e comunali. Pur mantenendo gran parte delle attribuzioni assegnategli in passato, il comitato sembra assumere, sempre più, il ruolo di coordinamento territoriale; anche se la sua azione resta sempre vincolata dal rispetto degli orientamenti del comitato federale gli viene, comunque, espressamente richiesto di fornire un contributo determinante nella formazione dei gruppi dirigenti del partito a livello locale (6).
Non risulta, invece, dagli statuti quello che, a livello locale, viene chiamato comitato comprensoriale, presente dalla metà degli anni Settanta. Si tratta, evidentemente, di un organismo nato in concomitanza con la suddivisione in comprensori operata dopo la costituzione della Regione Umbria, che assume le competenze e il ruolo del comitato di zona.
Il comitato comunale è anch'esso previsto dagli statuti nazionali del partito. In quello del 1951, all'art. 19, si recita infatti: "Nei comuni che non siano sedi di Comitato federale, e qualora esistano più sezioni, si costituisce il Comitato comunale. Il Comitato comunale è designato dal Comitato federale. Di regola è composto dai segretari di sezione. Possono farne parte compagni aventi incarichi nella amministrazione comunale e nelle organizzazioni di massa" (7).
Nei successivi statuti cambiano le norme per la sua elezione: nel 1957 si stabilisce che è l'assemblea dei comitati direttivi delle sezioni che, annualmente, in base alla consistenza di ciascuna, provvede alla costituzione e al rinnovo (8); nel 1960 tale compito è affidato all'assemblea degli organismi dirigenti di base, secondo le norme fissate dal comitato federale (9); dal 1962, infine, all'assemblea dei delegati dei congressi annuali delle sezioni (10). Nel 1979 si precisa che, dove non esista un comitato cittadino, si possa formare un comitato comunale per assicurare il coordinamento dell'attività del partito nell'ambito del territorio del Comune (11). Nello statuto del 1983, infine, l'art. 38 stabilisce che: "Nei comuni comprendenti più sezioni possono essere formati organismi di coordinamento di quartiere, cittadino o comunale, per assicurare unitarietà di indirizzi alla attività del partito nel comune, in particolare per le questioni che riguardano le istituzioni. Essi sono formati dai rappresentanti delle sezioni e agiscono sotto la direzione degli organismi dirigenti" (12).
Si tratta proprio di quel coordinamento comunale che si ritrova nelle carte dell'archivio a partire dal 1986 e che, negli ultimi anni di attività del Pci, dal 1989 al 1991, si trasforma in unione comunale. Questo nuovo organismo è regolato dall'art. 8 dello statuto del 1989, laddove si precisa che "Le Federazioni d'intesa con le Sezioni interessate possono decidere la costituzione delle Unioni comunali, intercomunali o circoscrizionali". Queste rappresentano "l'istanza cui compete la direzione politica di tutte le organizzazioni di partito del territorio competente. La Unione promuove e coordina l'attività dei comunisti nei diversi campi della vita politica, ne favorisce la formazione politica e culturale, ne stimola l'attività e il contributo critico e ne sostiene l'impegno nelle organizzazioni di massa" (13) .
L'unione tiene i propri congressi ogni due anni, riunendo i delegati di tutte le sezioni che ad essa appartengono; in tale occasione sono eletti il consiglio dell'unione, il collegio dei garanti e i delegati ai congressi di livello superiore, se previsto che debbano tenersi. Il consiglio, a sua volta, elegge un segretario ed una segreteria. Il collegio dei garanti, composto da tre o cinque membri, sceglie al proprio interno un presidente che appartiene di diritto anche al consiglio dell'unione. Ai garanti spettano le funzioni svolte in precedenza dai probiviri a livello di sezione e di federazione (14).
Nella descrizione del Pci folignate e delle sue strutture di coordinamento zonale e cittadino, si possono distinguere tre fasi principali: un primo periodo che va dal 1948 al 1974; un secondo dal 1975 al 1985; un terzo dal 1986 al 1991.
Liberata la città dalle truppe alleate nel marzo del 1944, i militanti e dirigenti comunisti sopravvissuti alla clandestinità e alla lotta partigiana avviarono, immediatamente, l'attività del partito. Nacque la prima Sezione cittadina, che prese il nome, qualche anno più tardi, di Francesco Innamorati; sorsero poi la Sezione Antonio Gramsci e quella di Sant'Eraclio.
La Sezione del centro storico, allora genericamente chiamata Sezione di Foligno, aveva un ruolo preminente nell'organizzazione e nella direzione del partito in città e nelle zone limitrofe e rappresentava un punto di riferimento per tutti. Da essa dipendevano anche cellule e sottosezioni periferiche; fatto questo che ne amplificava ulteriormente l'importanza provocando, d'altro canto, la reazione delle altre sezioni che cercavano di contrastarne il predominio e limitarne il monopolio.
L'esigenza di coordinamento territoriale era, comunque, sentita e, a tal fine, già nel 1948 fu creato il Comitato di zona, primo organismo nato proprio con il compito di rendere omogenea la direzione del partito nel folignate. Nonostante ciò, la supremazia organizzativa e politica della Innamorati continuò a manifestarsi fino a tutti gli anni Cinquanta, parallelamente alla necessità di rafforzare gli scarsi legami presenti tra le diverse realtà territoriali.
Nel 1958, in una riunione del Comitato direttivo della Sezione Innamorati del 21 marzo, si decise di costituire un ulteriore organismo di coordinamento, un Comitato comunale che si ponesse in una posizione intermedia tra la Innamorati e il Comitato di zona e che avesse il compito di integrare la dirigenza locale, di favorire i rapporti tra le sezioni ed, in particolare, di migliorare le relazioni con quelle della zona di montagna, estremamente isolate dal resto del partito. Questa scelta era rafforzata anche dall'impossibilità, da parte della Federazione provinciale di Perugia, di mantenere un funzionario coordinatore dei vari organismi. Il nuovo Comitato, però, non avrebbe dovuto sostituire il lavoro delle sezioni e la loro autonoma capacità di azione politica ma affrontare i problemi della città, imponendoli all'attenzione dei militanti e dell'opinione pubblica e mettere a punto e realizzare una politica comunale del partito, stimolando tutte le sezioni ad operare e lavorare all'interno degli enti locali più importanti e significativi. Infine, il Comitato comunale non avrebbe dovuto interessarsi dell'attività quotidiana, ma dell'elaborazione della linea politica e della realizzazione della stessa nelle sezioni e per mezzo di esse. Alla Innamorati doveva rimanere, comunque, la prerogativa di indicare quali fossero le funzioni del Comitato comunale e quali le iniziative concrete da portare avanti. Vennero anche stabiliti i criteri di partecipazione al nuovo organismo, che avrebbe infatti visto la presenza di tutti i segretari delle sezioni ed una rappresentanza proporzionale per le più grandi e qualificate; per la Innamorati sarebbero stati nominati tre "compagni". In questa occasione furono anche espresse severe critiche all'operato del Comitato di zona, che si era dimostrato poco collegiale nella propria azione, con una funzione più organizzativa che politica e che risultava eletto in modo non rappresentativo della reale forza ed importanza delle varie situazioni locali.
L'effettiva costituzione del Comitato comunale avvenne l'anno successivo e fu deliberata durante la riunione del Comitato direttivo della Innamorati del 27 febbraio 1959.
A proposito dell'attività del Comitato di zona, struttura che si manterrà in funzione fino al 1974, va sottolineata, soprattutto, la sua azione nel campo dell'organizzazione, del tesseramento e del proselitismo. Le poche notizie che abbiamo di questo organismo dirigente ci sono fornite dall'unico registro dei verbali delle riunioni pervenutoci, che copre un arco cronologico dal 1962 al 1969. Sappiamo, però, come risulta dalla riunione tenuta il 5 aprile del 1964, che nel Comitato funzionavano commissioni e gruppi di lavoro, ciascuno con compiti precisi (16). C'erano le commissioni "Organizzazione e finanziaria", "Propaganda", "Sviluppo economico", "Enti locali", "Sicurezza sociale, sport e tempo libero" e gruppi di lavoro così denominati "Operai", "Donne", "Scuola" e "Associazioni partigiane e combattentistiche".
La "Commissione organizzazione e finanziaria" si doveva occupare dello sviluppo della democrazia e del rafforzamento del partito e della Fgci; dell'adeguamento, d'accordo con le sezioni interessate, delle strutture organizzative del partito a livello territoriale e nei luoghi di lavoro; del coordinamento dei "compagni che lavoravano negli organismi di massa", ai quali tuttavia andava data una certa autonomia nella elaborazione della linea politica unitaria, e dell'attività dei quattro gruppi di lavoro; doveva, inoltre, garantire un'attenta e continua ricerca e formazione dei quadri dirigenti del partito e dei vari organismi di massa; doveva, infine, sviluppare un'efficace politica finanziaria, per assicurare maggiori entrate ordinarie e straordinarie, al fine di risanare il bilancio del partito nella zona e garantire i mezzi finanziari indispensabili per realizzare le iniziative che, di volta in volta, venivano programmate dal partito nel suo complesso e a tutti i livelli.
La "Commissione propaganda" si occupava, invece, dei grandi temi ideali del partito e di "questioni di fondo" come la pace, la libertà e la democrazia; elaborava materiale di propaganda e controllava l'andamento della diffusione della stampa di partito; costituiva la redazione per la pubblicazione di un "giornaletto" di fabbrica; programmava i comizi, le conferenze, le tavole rotonde e, infine, individuava, tra i militanti e i dirigenti, coloro che fossero capaci a sostenere in prima persona queste iniziative.
Compito della "Commissione sviluppo economico" era quello di studiare il piano urbanistico a livello comprensoriale e i piani particolareggiati delle diverse aree che prevedevano gli insediamenti residenziali, le zone industriali, le vie di comunicazione e di trasporto. Doveva, inoltre occuparsi dei problemi agrari, ancora molto presenti nel territorio, come il superamento della mezzadria e lo sviluppo di un nuovo assetto fondiario, la crescita e il potenziamento dell'azienda diretta coltivatrice, la nascita di nuove forme consortili nel campo dei servizi, della conduzione delle aziende, della conservazione e della trasformazione dei prodotti, operando in alcune direzioni specifiche già mature come l'incremento di certe colture, bieticoltura ed olivicoltura innanzitutto, l'accrescimento del ruolo delle comunanze agrarie, la costituzione di aziende silvo pastorali nelle zone della montagna. Alla Commissione era delegata anche la politica nel campo della distribuzione commerciale in generale e del potenziamento della cooperazione sociale a tutti i livelli e lo studio delle conseguenze dell'applicazione, nella zona di competenza, del piano di sviluppo economico regionale umbro.
La "Commissione enti locali" si occupava dell'applicazione della linea politica del partito nelle amministrazioni locali e dello sviluppo dell'attività dei gruppi consiliari comunisti; programmava un piano di assemblee tra gli amministratori e la base del partito e tra gli amministratori stessi; infine, per l'attività nel comune di Foligno, convocava assemblee degli iscritti, presiedute dai membri del gruppo consiliare comunale, nelle sezioni di Sant'Eraclio, Belfiore e Foligno centro.
L'ultima, la "Commissione sicurezza sociale, sport e tempo libero" svolgeva attività volte allo studio e alla conoscenza delle problematiche assistenziali, previdenziali e ospedaliere (case di cura, ospedale civile, case di riposo, Inam, Enpas, Inail, Inadel, Consorzio della medicina scolastica, Consorzio antitubercolare e Avis) al fine di promuovere iniziative in questo campo; al coordinamento e potenziamento dei circoli ricreativi e alla conoscenza e democratizzazione delle varie associazioni sportive esistenti nel comprensorio territoriale.
I gruppi di lavoro, invece, avevano funzioni più specifiche e particolareggiate e dovevano agire unitamente alla "Commissione di organizzazione". Il primo, intestato agli "Operai", aveva il compito di prendere le iniziative più idonee a rafforzare l'organizzazione del partito nei luoghi di lavoro, dove questo era già presente, e ad organizzarlo laddove era assente. Il "Gruppo di lavoro donne" si occupava dei temi della questione femminile e di problemi congiunturali quali il carovita, i salari, i servizi sociali; doveva inoltre accertare la consistenza numerica delle iscritte in tutte le sezioni della zona e la presenza delle donne in posti direzionali, sia nel partito che negli enti locali e negli organismi di massa. Il "Gruppo di lavoro scuola" affrontava le problematiche del settore a tutti i livelli e gradi, sviluppava iniziative politico-organizzative per la costituzione di forme associative particolari nel mondo della cultura e per l'inserimento del partito negli organismi culturali già esistenti, lottava per la realizzazione a Foligno della casa dello studente e per sviluppare l'organizzazione del partito e della Fgci tra gli studenti, gli insegnanti e il personale dei vari istituti esistenti nel comprensorio territoriale.
Infine il "Gruppo di lavoro associazioni partigiane e combattentistiche" si doveva preoccupare della riorganizzazione di queste associazioni di partigiani e perseguitati politici a Foligno e a Spello, della preparazione di celebrazioni della Resistenza e dell'inserimento dei combattenti comunisti nelle associazioni già esistenti.
Da un punto di vista territoriale i comuni che rientravano nelle competenze del Comitato di zona erano Foligno, Spello, Bevagna, Trevi e Valtopina; le sezioni erano le seguenti: Innamorati; Gramsci, Treggio, Valle, Sant'Eraclio, Borroni, Sterpete, San Giovanni Profiamma, Vescia, Ponte Centesimo, Capodacqua, Belfiore, Pale, Fiamenga; Budino, Maceratola, Corvia, Perticani; Scandolaro, Cancellara, Colle Scandolaro, Scopoli, Casenove, Volperino, Rasiglia, Verchiano, Colfiorito e Annifo, nel comune di Foligno; Spello; Bevagna; Trevi centro e Cannaiola nel comune di Trevi; Valtopina.
La seconda fase dell'attività delle strutture di coordinamento del partito, che copre un arco cronologico compreso tra il 1976 e il 1985, è caratterizzata dall'istituzione del Comprensorio Valle Umbra Sud che venne assumendo, nel corso degli anni un ruolo di primo piano, favorito dal contesto politico-istituzionale del periodo, che vide la nascita e lo sviluppo delle regioni e, con esse, dell'idea della suddivisione comprensoriale del territorio dell'Umbria. Il partito creò questo nuovo organismo, che assunse le funzioni del precedente Comitato di zona. Ebbe, infatti, il compito della direzione politica e dell'elaborazione e gestione della linea del partito nelle situazioni di crisi e nelle relazioni con le altre organizzazioni. Il potere decisionale spettava al Comitato comprensoriale, mentre la Segreteria si occupava del coordinamento dell'attività nei vari settori.
Per meglio comprendere le caratteristiche della nuova struttura viene riportato, qui di seguito, lo "Schema di funzionamento organismi" del 1985; elaborato in occasione della campagna elettorale per le elezioni amministrative che si tennero in quell'anno; tale schema illustra, in modo chiaro, le funzioni e i compiti che dovevano essere assunti ai vari livelli per la scelta dei candidati e per la formazione delle liste. Esso prevedeva:
"Comitato comprensoriale: impostazione politica della campagna elettorale e dei criteri per la formazione delle liste;
Segreteria comprensoriale: coordina ed esegue l'attuazione, a livello dei singoli comuni, delle direttive del Comitato federale e comprensoriale; nei comuni con una sola sezione Segreteria della sezione, nei comuni con più sezioni Coordinamento comunale: analizza i criteri, li presenta al Direttivo (o ai direttivi riuniti), svolge il lavoro preparatorio, giudizio sui gruppi uscenti, forma le prime rose e sottolinea le questioni politiche;
Direttivo della sezione, riunione congiunta dei direttivi di sezione: approvano i criteri, formano le rose, arrivano con riunioni successive alla proposta definitiva;
Assemblea generale degli iscritti: approvazione finale della lista;
Assemblea generale degli iscritti di ogni singola sezione: esprime parere definitivo sulla lista;
Riunione congiunta dei direttivi di sezione: approvazione finale della lista.
Al termine, il Comitato comprensoriale verifica la coerenza del complesso delle liste e la loro omogeneità rispetto ai criteri fissati. Il Comitato Federale ratifica la lista" (16).
La prima riunione del Comitato comprensoriale si svolse il 12 aprile del 1976 e, in tale occasione, come pure negli incontri precedenti alla sua formazione, venne ribadita l'esigenza di dare a questo organismo una funzione di direzione politica e non di coordinamento organizzativo. Le nuove commissioni comprensoriali divennero, così, le istanze per l'approfondimento delle problematiche territoriali, mentre le sezioni rimasero il perno centrale dell'attività del partito, le strutture capaci di misurarsi con le novità delle situazioni contingenti. Il Comitato comprensoriale non era nato soltanto per adeguamento ai mutati livelli istituzionali, ma per seguire e dirigere i processi sociali, politici, culturali in atto nella società ed indicare progetti su base territoriale. Scopo ultimo era quello di contribuire alla costruzione e al rafforzamento di un partito di massa che fosse capace di guidare la lotta per il riscatto del territorio, di recepire le novità della realtà regionale e dare risposte ai problemi concreti dei cittadini.
Un primo assetto organizzativo fu varato il 28 dicembre 1976, con l'individuazione e la formazione di dieci commissioni: "Agricoltura"; "Problemi economici"; "Enti locali"; "Lavoratori"; "Fgci"; "Femminile"; "Stampa e propaganda"; "Scuola"; "Servizi sociali"; "Cultura". Le stesse commissioni furono riunite in quattro settori di lavoro: "Economia"; "Organizzazione"; "Servizi sociali"; "Enti locali". Successivamente, nella riunione del Comitato del 19 aprile 1977, la struttura venne modificata. I quattro settori di lavoro precedenti furono trasformati in quattro commissioni, mentre le dieci commissioni divennero sottocommissioni. Si ebbero, pertanto le commissioni "Economica", "Culturale", "Organizzativa", "Enti locali". La prima era formata da tre sottocommissioni e precisamente: "Operaia", "Agricoltura", "Ceti medi"; la seconda da "Scuola" e "Formazione o scuole di partito"; la terza da "Amministrazione" e "Tesseramento". La "Commissione enti locali" non aveva sottocommissioni. Inoltre erano presenti le sottocommissioni "Femminile" e "Giovanile", che non rientravano in alcuna commissione.
Fino al 1981 tale struttura organizzativa rimase sostanzialmente invariata, mentre l'anno successivo ci fu una nuova modifica. Vennero istituiti di nuovo i gruppi di lavoro, che erano i seguenti: "Economia" (suddivisa a sua volta in "Agricoltura", "Fabbriche", "Tecnici e ceti medi", "Assetto del territorio", "Energia"); "Cultura"; "Sanità"; "Scuola"; "Informazione, stampa e propaganda"; "Organizzazione e amministrazione"; "Femminile".
L'ultimo cambiamento a livello organizzativo, anche se non modificò più di tanto tale struttura, avvenne nel 1984. Erano sempre presenti i gruppi di lavoro, che tuttavia aumentarono da sette ad otto. Il primo, ancora relativo all'economia, mantenne la suddivisione interna ma cambiò le proprie prerogative e competenze ora relative ai seguenti settori: "Questioni sviluppo"; "Artigiani, commercianti e cooperative"; "Credito, tecnici e piccola e media industria"; "Lavoro operaio"; "Pensionati". Gli altri gruppi di lavoro furono i seguenti: "Cultura"; "Agricoltura"; "Organizzazione"; "Stampa e propaganda"; "Amministrazione"; "Enti locali"; "Donne". Rispetto a prima, l'"Organizzazione" e l' "Amministrazione" furono separate e rese indipendenti; la "Scuola" fu incorporata con la "Cultura" mentre la "Sanità" non era più presente; l' "Agricoltura" da suddivisione del "Gruppo di lavoro economia", divenne essa stessa gruppo di lavoro.
Dal punto di vista territoriale, i comuni che facevano parte del comprensorio e che rimasero tali nel corso degli anni erano Foligno, Nocera Umbra, Bevagna, Trevi, Spello, Gualdo Cattaneo, Montefalco e Valtopina. Nel 1977 le sezioni erano: per il comune di Foligno, Gramsci (comprendeva il quartiere Subasio, Viale Firenze, la zona industriale della Paciana e la frazione di San Giovanni Profiamma), Pesenti (le frazioni di Sterpete, Borroni, Corvia e Scafali), Togliatti, Innamorati (centro storico, Porta Todi e via Oslavia), Lenin (il quartiere Ina-casa e le frazioni di Uppello e San Paolo), Di Vittorio (le frazioni di Belfiore, Pale, Vescia, Ponte Centesimo e San Vittore), Fiamenga, Guido Rossa (Officine Grandi Riparazioni), Colfiorito e Sant'Eraclio; le altre sezioni si riferivano ognuna ai comuni del comprensorio. Tali sezioni rimasero invariate nel tempo; l'unica modifica avvenne nel 1982, con la formazione della Sezione di Sterpete, che si staccò dalla Pesenti.
Nel Comitato oltre alla Segreteria comprensoriale, era presente anche l'Attivo comprensoriale. Si trattava di riunioni informali che venivano fatte ogni tanto per prendere delle decisioni importanti. Vi partecipavano tutti coloro che all'interno del partito avevano particolari responsabilità. Pertanto era un organismo mobile che non aveva una sua struttura predefinita, ma poteva essere convocato di volta in volta senza una scadenza fissa.
L'affermazione dell'organismo comprensoriale mise in ombra, fino a sostituirla nella direzione politica, la Sezione Francesco Innamorati che, alla fine degli anni 80, vide ridimensionato anche il suo potere cittadino a vantaggio del Coordinamento comunale delle sezioni di Foligno, successivamente formalizzato con l'istituzione dell'Unione comunale.
L'ultimo periodo, che va dal 1986 al 1991, rappresenta una fase transitoria. Infatti, la funzione direttiva del Comitato comprensoriale venne meno e acquistò sempre più importanza il Coordinamento comunale. Quest'organismo, che esisteva già precedentemente sotto il nome di Comitato comunale, dalla fine del 1989 si chiamò Unione comunale, assumendo la direzione complessiva del partito nel territorio folignate. Svolse il suo primo congresso nel novembre 1989. Per esaltare il suo ruolo venne deciso che il Consiglio dell'Unione doveva essere convocato spesso e su ordini del giorno specifici, che presupponevano il raggiungimento di una deliberazione finale; i "compagni" che ne facevano parte dovevano essere messi in grado di conoscere gli eventuali documenti preparatori e di accedere al maggior numero possibile di informazioni (18). Vennero affidati a gruppi di lavoro, composti da compagni della Segreteria ma anche del Consiglio, incarichi di approfondimento dettagliati: si trattava di commissioni che duravano un tempo determinato e che avevano l'obbligo di riferire al Consiglio. Infine, il fatto che l'Unione comunale fosse il titolare della direzione politica, significava di conseguenza che la Segreteria aveva il compito di preparare e coordinare il lavoro; più che decidere quindi, lavorava sugli indirizzi proposti dall'Unione.
Nel 1990, infine, sorse il Comitato cittadino per la Costituente, organismo che discusse e preparò lo scioglimento del Pci e la costituzione del Pds.
1. Cfr. PARTITO COMUNISTA ITALIANO, Statuto. Testo approvato dal VII Congresso nazionale, Roma, La Stampa moderna, 1951, p. 13 in Archivio comitato comprensoriale Valle Umbra Sud e di Foligno (ACCVUSUC), Statuti, b. 1, fasc. 1.
2. Cfr. art. 12 dello Statuto del Partito Comunista Italiano. Testo approvato all'VIII Congresso nazionale, Roma, SETI, 1957, p. 16, ibid., fasc. 2.
3. Cfr. art. 12 dello Statuto del Partito Comunista Italiano. Testo approvato dal IX Congresso nazionale, Roma, SETI, 1960, pp. 18-19, ibid., fasc. 3.
4. Cfr. Statuto del Partito Comunista Italiano. Approvato dal X Congresso nazionale del Pci, Roma 2-8 dicembre 1962, Roma, SETI, 1963, p. 13, ibid., fasc. 4.
5. Cfr. Statuto del Partito Comunista Italiano. Approvato al 15° Congresso del Pci, Roma 30 marzo-3 aprile 1979, s.l., s.e., 1979, pp. 31-32, ibid., fasc. 7.
6. Cfr. Statuto del Partito comunista italiano. Approvato al XVI° Congresso del Pci, Milano2-6 marzo 1983, Roma, ITER, 1983, pp. 51-52, ibid., fasc. 8 e Statuto del Partito comunista italiano. Approvato al XVII Congresso del Pci. Firenze, 9-13 aprile 1986, a cura del PCI, Ciampino-Roma, f.lli Spada, [1986], ibid., fasc. 9.
7. Cfr. PARTITO COMUNISTA ITALIANO, cit., p. 12-13.
8. Cfr. Statuto del Partito Comunista Italiano. Testo approvato all'VIII Congresso nazionale, cit., p. 16.
9. Cfr. Statuto del Partito Comunista Italiano. Testo approvato dal IX Congresso nazionale, cit., p. 18.
10. Cfr. Statuto del Partito Comunista Italiano. Approvato dal X Congresso nazionale del Pci, cit., p. 13.
11. Cfr. Statuto del Partito Comunista Italiano. Approvato al 15° Congresso del Pci, cit. p. 32.
12. Cfr. Statuto del Partito comunista italiano. Approvato al XVI° Congresso del Pci, cit., p. 53.
13. Cfr. Statuto del Partito comunista italiano, approvato al 18° Congresso del Pci, Roma 18 - 22 marzo 1989, Roma, Tip. ITER, [1989], pp. 15 - 16.
14. Ibid., pp. 20 - 21, 27, 32, artt. 12, 22 e 32.
15. Archivio comitato comprensoriale Valle Umbra Sud e di Foligno (ACCVUSUC), Organismi dirigenti, Organismi dirigenti locali, reg. 9. Le informazioni che seguono, relative alle commissioni e ai gruppi di lavoro sono tratte da questo registro.
16. Ibid., b. 13, fasc. 3.
17. Questo organismo si componeva di 50 persone; inoltre era presente anche il Collegio dei garanti, formato da 5 elementi. Cfr. Ibid., b. 8, fasc. 1, sottofasc. 6.
Redazione e revisione:
Senigaglia Andrea, 10/03/2004, riordinamento ed inventariazione / Santolamazza Rossella, 10/03/2004, riordinamento ed inventariazione