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Archivio Familiare Formiggini

  • Collezione
  • Estremi cronologici: 1629 ottobre 1 -1955 marzo 4
  • Altre indicazioni cronologiche: 1629 ottobre 1 -1955 marzo 4
  • Consistenza: 303
  • Storia archivistica:
    "Il salvare da distruzione il piccolo archivio di famiglia è, per me, un dovere sentimentale verso i trapassati, e specialmente verso mio zio Fortunato che gli dedicò lunghe cure. Se la mia famiglia non si fosse spenta l'archivio sarebbe rimasto tra le pareti domestiche." (1).
    Così scriveva nel 1932 Angelo Fortunato Formiggini nell'illustrare - seppur brevemente- la storia dell'archivio familiare con un piccolo opuscolo che poi distribuì in molte parti d'Italia, ricevendo spesso notizie su altri Formiggini conosciuti dai destinatari del dono.
    Rievocando lo zio Fortunato, Angelo Fortunato ricorda come questi, tra 1850 e 1865, attendesse ad un lavoro di selezione e ricerca all'interno dell'enorme mole di materiale documentario che nei secoli si era accumulato: "L'archivio, che di generazione in generazione, pervenne nelle mani di mio zio Fortunato, si componeva di tutti gli atti contabili della ditta che ebbe rapporti di commercio, per la sua nobile mercanzia, con tutto il mondo: in due secoli il numero dei registri, mai distrutti, erasi fatto enorme e la corrispondenza era conservata in parecchie centinaia di sacchetti di tela verde su cui erano segnate a grossi caratteri le date progressive." (2).
    Ciò che rimase dopo l'intervento di Fortunato Formiggini (che comportò una separazione del materiale di natura commerciale, che venne riposto nel solaio della villa di famiglia a Collegara, detta Montecatino, nella quale nacque lo stesso Angelo Fortunato) fu " [..] l'archivio di famiglia: sono stromenti di acquisto, contratti nuziali, testamenti, rogiti inerenti a divisioni fra fratelli e fra cugini, passaporti, salvacondotti e patenti dei vari governi" (3).
    Il destino dell'archivio commerciale fu segnato nel breve arco d'una generazione: il solaio della villa di Collegara divenne il granaio della carta, un ricco deposito cui attingevano i villici per incartare le finestre di case e stalle. A questa depredazione continua si aggiungeva quella annuale della distribuzione dei fagioli nel giorno dei morti, elemosina elargita in un cartoccio realizzato appunto con i documenti. Il sedicenne Angelo Fortunato venne infine incaricato "[..] di vendere la rimanenza dei registri che, sventrati e mondi dalle loro rilegature in pergamena, furono utilizzati per la confezione di fuochi artificiali." (4). Diverso il destino della corrispondenza, mandata al macero nella cartiera di San Cesario di Modena poco prima della vendita della villa (5).
    Nel medesimo scritto, Angelo Fortunato dichiara di voler lasciare il proprio archivio familiare presso la Biblioteca Estense, un desiderio -siamo nel 1932- già espresso due settimane dopo la morte del fratello Giulio (gennaio 1915) nella prima redazione del proprio testamento: cosciente dell'impossibilità di avere eredi naturali (era sposato con Emilia Santamaria già da nove anni e la speranza d'avere figli doveva averli abbandonati), aveva compreso come la lunga storia della sua famiglia fosse destinata a concludersi con la sua vita.
    L'archivio, o meglio, gli archivi (poiché a quello dei Formiggini si aggiunse anche quello dei Nacmani, con la morte dello zio Felice) furono, dopo la morte di Giulio, esclusiva proprietà di Angelo Fortunato, in base ad un accordo raggiunto coi fratelli coeredi.
    L'archivio di famiglia era passato di generazione in generazione per quasi tre secoli nelle mani del capofamiglia, elemento di riferimento all'interno della tradizione ebraica, il quale, nel caso dei Formiggini, agiva solitamente in pieno accordo coi fratelli nel mantenere l'azienda di famiglia, fatta sia di patrimoni economici che di reciproci impegni lavorativi.
    L'archivio, il cui carattere era principalmente commerciale, seguì le "Ditte" dei Formiggini fino al passaggio della famiglia ad uno status borghese: abbandonato il commercio delle gioie in favore della possidenza terriera i documenti si fanno di carattere personale e testimoniano della gestione di un discreto patrimonio che continua ad essere amministrato con cura e rigore dai membri maschili della famiglia, mentre alle donne è riservato lo stesso destino matrimoniale stabilito dai genitori, secondo la tradizione ebraica.
    Giunto quindi nelle mani di Angelo Fortunato, l'archivio assunse un nuovo valore, di memoria antica delle vicende di una facoltosa famiglia destinata a spegnersi. Di qui il desiderio sempre ribadito in ogni nuova redazione testamentaria, di consegnare le carte di famiglia ad un istituto di conservazione ben individuato nella Biblioteca Estense.
    Tale desiderio venne esaudito dalla vedova di Angelo Fortunato Formiggini, che già il giorno dopo il suicidio del marito si presentò al direttore della Biblioteca, conte Tomaso Gnoli, per trattare della cessione degli archivi familiare ed editoriale, oltre che della raccolta della "Casa del Ridere." (6).
    Le trattative per l'accettazione di questo lascito si rivelarono lunghe e riservate, visto anche il delicato momento storico in cui avvennero: il suicidio di un editore come Angelo Fortunato Formiggini, obbligava alla cautela ed al riserbo.
    La vedova, Emilia Santamaria, per quasi un anno attese pazientemente al gravoso compito di esaudire le ultime volontà del marito.
    Se da un lato sia la Biblioteca Estense che il Ministero della Pubblica Istruzione accettarono il dono dei libri (il permesso di accogliere la "Casa del Ridere" all'interno del patrimonio librario della biblioteca arrivò sin dalla fine del gennaio 1939), l'arrivo dei due archivi (della famiglia e della casa editrice) avvenne senza atti di consegna ufficiale.
    Il 2 febbraio 1939 Emilia Santamaria scrisse a Gnoli per ricordare che il dono del marito comprendeva anche la ricca documentazione familiare ed editoriale; ipotizzò in questa occasione che si potesse individuare nell'Archivio di Stato di Modena una sede adeguata per la conservazione del materiale, ma tra le righe si intuisce che la vedova considerava sia la volontà del marito che gli accordi verbali intercorsi tra lei ed il direttore più che vincolanti. In questa lettera descriveva anche l'archivio famigliare: 16 buste a foggia di libro (29x39x11) più qualche altra "cassettina" e 3 volumi di manoscritti delle persone più autorevoli della politica del principio dell'Ottocento (7) ed infine i copialettere della "Corda Fratres".
    Ed aggiunse che era disponibile a donare anche i mobili per contenere il materiale.
    Il 13 febbraio 1939 Gnoli scrisse ad Emilia Santamaria comunicandole che si sarebbe recato presto a Roma per ritirare i libri, riservandosi di prendere l'autografoteca e l'archivio in un secondo momento. L'acquisizione del dono Formiggini, insomma, sembrava procedere esclusivamente per quanto riguarda la biblioteca.
    Il 5 aprile 1939 la vedova Formiggini ricontattò il direttore dell'Estense per fargli sapere che l'archivio familiare sarebbe stato oramai formalmente pronto se non fossero mancate le cassette che il rilegatore si attardava a consegnare mentre l'archivio editoriale era ancora in fase di revisione per eliminare quanto non meritava la conservazione e anche allo scopo ridurne la mole (8).
    Finalmente il 28 aprile Emilia Santamaria poté comunicare a Gnoli d'aver provveduto ad incassare gli archivi con l'aiuto di Borghi, lo spedizioniere, e di aver inviato:
    "1) Un grande armadio di vetro smerigliato;
    2) Lo scaffale, composto di quattro divisioni smontabili, e ciascuna con quattro cassetti;
    3) Dieci casse contenenti l'Archivio Editoriale; contrassegnate coi numeri da 1 a dieci; così chi le apre in ordine , trova tutta la corrispondenza in successione alfabetica. Una di queste casse (n° 1) comprende cartelle non personali, ma che riguardano l'attività editoriale per materia (es. Anonima, Idee, Italia che Scrive, Società filosofica, ecc.); un'altra (la decima), la carta per rilegare i classici del ridere. Tra i volumi aggiunti alle cartelle, c'è la copia litografata della Divina Farsa e una raccolta antologica di poesie modenesi (tra le quali alcune di mio marito): credo che i due volumi stiano bene nella Casa del ridere.
    4) Quattro casse contenenti l'Archivio Formiggini (riunito in 23 cassettini-libro) contraddistinte con le lettere A.B.C.D. Nella cassettina 23, che è nell'ultima cassa, troverà l'indice di tutti i documenti" (9).
    I limiti di consultazione posti dalla vedova furono di soli tre anni (salvo diversa indicazione) per quanto riguarda l'archivio familiare, mentre quello editoriale poteva essere reso immediatamente disponibile (10).
    Le pratiche per esaudire le ultime volontà di Angelo Fortunato Formiggini però non erano ancora terminate. Entrata finalmente in possesso dell'eredità del marito, dopo le dovute pratiche di successione, Emilia Santamaria scrisse nuovamente a Gnoli perché venisse realizzata la targa commemorativa del dono fatto alla Biblioteca Estense (11), comunicando quasi un mese dopo d'aver ritrovato il punzone del marito che poteva servire come modello per la decorazione della medesima (12).
    La realizzazione della targa fu a completo carico della vedova, che nelle prime fasi della cessione del materiale era impossibilitata a contribuire economicamente a causa delle lunghe pratiche di successione (13).
    Terminate quindi quelle formalità, la vedova Formiggini ritrovò altro materiale che desiderava fosse conservato in un istituto pubblico, rivolgendosi nuovamente a Tomaso Gnoli.
    E' il caso delle circa 240 fotografie della serie "Chi è?" (14) , che Emilia Santamaria avrebbe voluto unire agli archivi, ma che su consiglio dello stesso Gnoli vennero donate alla Braidense di Milano, dove il direttore dell'Estense aveva creato un gabinetto fotografico probabilmente ancora carente di materiale. Della donazione e delle sue modalità si occupò sempre Gnoli, scrivendo riservatamente al direttore della Braidense Paolo Nalli che il Ministero approvava la donazione ma non voleva che le venisse fatta pubblicità. L'11 novembre Nalli comunicò a Gnoli d'aver ricevuto i due pacchi di fotografie (15).
    In seguito, nel corso degli anni, Emilia Santamaria continuò a portare saltuariamente nuovo materiale da aggiungersi a quello già depositato.
    Si tratta principalmente di articoli che riguardano il ricordo di Angelo Fortunato Formiggini e recensioni a "Parole in Libertà", uscito postumo nel 1945.
    Ma non mancò di aggiungere però anche materiale che la riguardava direttamente.
    Nell'archivio della Biblioteca Estense non rimane traccia di queste ulteriori donazioni. Probabilmente vennero considerate semplici aggiunte alla prima consegna.
    Del resto fino alla fine degli anni Settanta del Novecento il fondo Formiggini non era conosciuto. I direttori che negli anni si succedettero non vi posero mai mano fino al fatidico 1978, quando il quarantesimo anniversario della morte dell'editore modenese rinnovò l'interesse nei suoi confronti. In quell'occasione il direttore, Ernesto Milano, ed i suoi collaboratori misero per la prima volta a disposizione degli studiosi, l'ingente patrimonio documentario, dapprima con la mostra documentaria del 1980, col convegno "Angelo Fortunato Formiggini un editore del Novecento" (febbraio 1980), i cui atti uscirono l'anno successivo ed infine con la libera consultazione del materiale presso la Biblioteca.

    Note:

    (1) Angelo Fortunato Formiggini, Archivio della famiglia Formiggini, Stampa privata [1932], pag. 7.
    (2) Ibidem, pag. 5.
    (3) Ibidem, pag. 7.
    (4) Ibidem, pag. 6.
    (6) Archivio BEMo,Posizione III C Doni e scambi-Doni da privati, 1936-1940, fascicolo "Raccolta Formiggini (corrispondenza ufficiale). Esercizio 1938-1939" Minuta di lettera di Tomaso Gnoli a Edoardo Scardamaglia, direttore generale delle biblioteche in Roma, 1 dicembre 1938.
    (7) Si tratta forse dei copialettere di Mosè, in realtà questi non furono mai consegnati e lo stesso Angelo Fortunato Formiggini nel suo libretto sull?archivio famigliare dichiara di averli venduti, quindi forse Emilia si sbaglia nell?indicarli come facenti parte dell?archivio. A questo si aggiunga che i copialettere di Mosè erano nove e non tre.
    (8) Archivio BEMo,Posizione III C Doni e scambi-Doni da privati, 1936-1940, fascicolo "Raccolta Formiggini (corrispondenza ufficiale). Esercizio 1938-1939" Lettera di Emilia Santamaria a Tomaso Gnoli, 5 aprile 1939.
    (9) Questo elenco non si è attualmente rinvenuto né nell?Archivio familiare né nel fascicolo relativo dell?Archivio della Biblioteca Estense.
    (10) Archivio BEMo, Posizione III C Doni e scambi-Doni da privati, 1936-1940, fascicolo "Raccolta Formiggini (corrispondenza ufficiale). Esercizio 1938-1939"Lettera di Emilia Santamaria a Tomaso Gnoli, 28 aprile 1939.
    (11) Archivio BEMo, Posizione III C Doni e scambi-Doni da privati, 1936-1940, fascicolo "Raccolta Formiggini (corrispondenza ufficiale). Esercizio 1938-1939"Lettera di Emilia Santamaria a Tomaso Gnoli, 19 ottobre 1939.
    (12) Archivio BEMo, Posizione III C Doni e scambi-Doni da privati, 1936-1940, fascicolo "Raccolta Formiggini (corrispondenza ufficiale). Esercizio 1938-1939"Lettera di Emilia Santamaria a Tomaso Gnoli, 5 novembre 1939.
    (13) Archivio BEMo, Posizione III C Doni e scambi-Doni da privati, 1936-1940, fascicolo "Raccolta Formiggini (corrispondenza ufficiale). Esercizio 1938-1939"Lettera di Emilia Santamaria a Tomaso Gnoli, 16 novembre 1939 con la quale invia l?assegno che dovrà coprire le spese di realizzazione.
    (14) Disegnare con la luce: i fondi fotografici delle biblioteche statali,a cura di Alberto Manodori, Roma, Retablo, 2002, pag. 71.
    (15) Archivio BEMo,Posizione III C Doni e scambi-Doni da privati, 1936-1940, fascicolo "Raccolta Formiggini (corrispondenza ufficiale). Esercizio 1938-1939" Lettera di Paolo Nalli a Tomaso Gnoli, 11 novembre 1939.
  • Contenuto:
    L'archivio conserva la documentazione personale e quella prodotta per l'attività commerciale e la gestione del patrimonio fondiario della famiglia Formiggini dal secolo XVII al secolo XX.
  • Criteri di ordinamento:
    L'archivio familiare Formiggini, così come si presenta oggi, è il risultato del radicale intervento di Fortunato Formiggini che, attorno alla metà del XIX secolo, scorporò la documentazione contabile da quella di carattere più personale al fine di ricostruire la storia e la genealogia dei singoli membri della famiglia.
    La documentazione di carattere contabile e commerciale, giudicata di minore interesse, venne però dopo poco dispersa e, come ricordato, parzialmente venduta e distrutta.
    Allo stato attuale l'archivio, più volte riutilizzato dalle diverse generazioni per l'amministrazione ordinaria, e costituito nella quasi totalità da rogiti notarili, presenta assai parzialmente la struttura che si evince dallo strumento di corredo collazionato da Fortunato (cfr. "Elenchi dello stralcio").
    Le carte, oltre a quella apposta da Fortunato, presentano diverse numerazioni che fanno riferimento ad elenchi sommari o redatti a posteriori. Tali elenchi furono realizzati con scopi eminentemente pratici o per finalità giuridiche, per permettere il rapido reperimento dei documenti nel corso degli affari economici e funzionali all'attività dei vari titolari della ditta o "ragione cantante", a conduzione familiare.
    Dalla testimonianza di Angelo Fortunato, che ebbe modo di vedere l'intera mole di carte, e dai numerosi appunti di Fortunato, tesi alla ricostruzione della storia familiare, sappiamo che anche le carte di carattere privato confluivano tra quelle commerciali ed economiche per via dell'organizzazione dalla forte impronta familiare delle ditte o "ragioni cantanti" condotte dai Formiggini, padri, figli, fratelli, zii e nipoti, in rigorosa linea maschile (cfr. opuscolo pubblicato nel 1932 "Archivio della famiglia Formiggini").

    In seguito alla donazione dell'archivio alla biblioteca un primo strumento per la consultazione fu realizzato soltanto nel 1980 da Ernesto Milano, allora direttore della Biblioteca Estense, a poco più di quarant'anni dalla scomparsa dell'editore, nell'ambito delle iniziative promosse dal Comitato per le manifestazioni su A. F. Formiggini. Per oltre trentacinque anni l'archivio familiare Formiggini era rimasto escluso dalla consultazione, ben al di là del limite di tre anni posto da Emilia Santamaria. Tale strumento, con il quale si intendeva "solo dare un semplice elenco cronologico che rispecchi l'organizzazione interna dell'archivio, che, esaurendo il primo fondamentale dovere del bibliotecario, costituisca una prima sommaria conoscenza, un primo approccio, un invito a quanti vogliano e possano condurre da esperti una ricerca più profonda e sicuramente più puntuale e proficua, rispetto a questo che può considerarsi l'augurale colpo di piccone che inaugura gli scavi", pubblicato nel volume che accompagnava la mostra, alle pagine 23-65, presenta un primo "Elenco dei documenti dell'archivio familiare divisi per cassette-libro". I documenti, effettivamente conservati all'interno di 23 "cassette-libro" pervenute verosimilmente insieme alla donazione e in seguito riprodotte, con qualche duplicazione, dalla biblioteca, sono elencati con una numerazione progressiva di fascicoli da 1 a 255. Le prime 7 cassette fino al fascicolo 150 presentano il nucleo di documenti ordinato da Fortunato Formiggini. Dal n. 151 e fino alla cassetta 14, fascicolo n. 225, si trovano i documenti ordinati dallo stesso Angelo Fortunato o dalla moglie. Premessa al fascicolo 151 si trova infatti la seguente avvertenza: "Fin qui l'ordinamento dato all'archivio da Fortunato Formiggini. Dalla cartella n. 151 l'ordinamento è quello dato dallo stesso Angelo Fortunato Formiggini durante la sua giovinezza e, più tardi, dopo la sua morte, dalla moglie Emilia Santamaria".
    Questo secondo nucleo, come peraltro afferma lo stesso Milano, contiene documentazione che si accavalla cronologicamente con la parte precedente, oltre ad essere costituito in genere dalle stesse tipologie documentarie.
    Il terzo "troncone" dell'archivio, dalla cassetta 15 alla 23, inizia dal fascicolo 226: "A questo punto l'ordinamento cronologico dato all'archivio si interrompe nuovamente ed inizia il terzo troncone, quello che riguarda l'editore Angelo Fortunato Formiggini con un suo ordinamento cronologico". Si tratta infatti della documentazione prodotta da Angelo Fortunato e, in piccola parte, da Emilia Santamaria.

    All'interno dell'archivio si possono infatti riconoscere, in linea di massima, tre diverse partizioni.

    Una prima parte fu riordinata cronologicamente dalle origini alla metà del XIX secolo, selezionata e riorganizzata da Fortunato Formiggini (che si dice autore della selezione di "quei documenti che mi parvero maggiormente interessare, sia sotto il rapporto degli affari, sia sotto quello delle memorie") con finalità storico-genealogiche, obliterando ogni traccia di originaria organizzazione. Si tratta in genere di singoli rogiti o piccoli nuclei documentari, aggregati attorno all'attività economica della famiglia.

    Un secondo nucleo, costituito dalla documentazione prodotta in epoca successiva, ha in parte mantenuto l'ordinamento originario e conserva anche "spezzoni" di documentazione amministrativa e contabile afferente ad alcuni membri della famiglia (cfr. "Pellegrino Formiggini", "Bilanci di Pellegrino Formiggini", "Stato attivo e passivo di Pellegrino Formiggini"). La cernita del materiale dell'ultimo secolo di vita della famiglia Formiggini fu opera di Emilia Santamaria, moglie di Angelo Fortunato, la quale aveva riunito, scelto ed organizzato sommariamente le carte della famiglia del marito con lo scopo di adempiere le sue ultime volontà. Questo materiale conserva un'impronta economico-amministrativa, benché Emilia avesse anche proceduto alla formazione di raccolte di documenti di carattere miscellaneo aggregate attorno ad un argomento.

    Diverso è infine lo scopo con cui Emilia Santamaria organizzò il materiale prodotto dal marito, che costituisce il cosiddetto "terzo troncone" dell'archivio familiare, di cui desiderava dare un'immagine intellettuale piuttosto che imprenditoriale, trattenendo presso di sé la sicuramente cospicua mole di documentazione economica e destinando alla conservazione quella che riguardava l'attività culturale del marito.

    Essendo l'attività economica e commerciale e la gestione del patrimonio mobiliare e fondiario il centro aggregatore dei diversi nuclei documentari, si è scelto di riordinare la documentazione sulla base delle singole "ragioni cantanti", la cui attività è testimoniata dai numerosi rogiti, attestanti le transazioni economiche e i passaggi di padre in figlio della secolare attività. A ciascuna delle unità archivistiche individuate si è quindi attribuito un numero di ordinamento progressivo che ricomincia da 1 per ciascuna partizione effettuata. Tale numero è stato inserito, nel data-base, nel campo denominato "numero unità", che identifica, in questo modo, la posizione logica di ciascuna unità all'interno dell'aggregazione di appartenenza. La segnatura attuale o posizione fisica delle unità (campo "segnatura definitiva" del data-base) coincide invece con la numerazione data in parte da Fortunato e proseguita da Ernesto Milano nell'"Elenco dei documenti dell'archivio familiare divisi per cassette-libro" realizzato nel 1980 (cfr. "A.F. Formiggini editore (1878-1938). Mostra documentaria", Biblioteca Estense, Modena, 7 febbraio-31 marzo 1980, pp.23-65).
    Pur consapevoli delle difficoltà pratiche che un ordinamento per così dire "virtuale" di questa documentazione potrà, in questo particolare caso, comportare, si è scelto, su indicazione della Soprintendenza archivistica per l'Emilia Romagna, di mantenere inalterata la collocazione fisica della documentazione, e quindi dei singoli fascicoli, all'interno delle buste che li conservavano, che seguono, seppure con qualche incoerenza, un mero ordine cronologico.

    La documentazione è stata riordinata tentando di ricostruire le vicende dei membri della famiglia Formiggini, per quanto possibile in relazione alla loro attività economica, riunendo in nuclei afferenti alle ditte o"ragioni cantanti" le documentazioni supersiti, in linea, per quanto possibile, con l'intento degli strumenti per la consultazione (cfr. "Elenchi dello stralcio") realizzati a suo tempo dai produttori dell'archivio, titolari dell'impresa familiare che si tramandò di padre in figlio e allo scopo di fornire uno strumento utile alla ricostruzione storica delle vicende economiche e domestiche dalla famiglia, delle connessioni con la storia del ducato estense e della presenza degli ebrei nella città di Modena.
    Quando invece la documentazione aveva perso ogni legame esplicito con l'organizzazione economica cui era legata, la si è considerata afferente al patrimonio personale del singolo componente della famiglia (mogli, fratelli cadetti, nipoti).
    La seconda parte dell'archivio, che ha mantenuto in alcuni fascicoli l'organizzazione originale o che ne ha avuta una per la prima volta con l'intervento di Emilia Santamaria, è stata ricondotta, in coerenza con la parte precedente, al singolo produttore o gruppo di produttori, dal momento che spesso i fratelli avevano co-amministrato il patrimonio paterno, come era avvenuto nel corso delle precedenti generazioni, e dato che l'interesse societario aveva favorito questo tipo di organizzazione.
    L'archivio di Angelo Fortunato, che si configura come l'archivio di una singola personalità, è stato suddiviso in diverse aggregazioni, mantenendo sostanzialmente l'organizzazione delle carte data da Emilia Santamaria, sulla base dei singoli ambiti di attività e della documentazione di carattere più privato e personale. Seguono alcune carte costituite, in prevalenza, dalla corrispondenza di Emilia Santamaria.
    Resta poi un piccolo nucleo di documenti sciolti o collezionati da Angelo Fortunato che si sono posti in fine.
    A parte è stato trattato l'archivio Nacmani, composto da un piccolo nucleo di documenti di famiglia, in prevalenza rogiti attestanti le proprietà e l'attività commerciale e finanziaria, pervenuto a Giulio Formiggini per tramite dello zio Felice Nacmani, marito di Giustina Formiggini, che lo lasciò erede, nel 1897, delle sostanze e del cognome.

    La schedatura ha comportato la creazione di una scheda unità per ciascun fascicolo rinvenuto, la cui intitolazione è sempre stata fedelmente riportata, ponendola tra virgolette. Si è inserita, se ritenuta necessaria alla comprensione dei documenti, una breve descrizione nel campo del contenuto.
    Le segnature precedenti sono state riportate nell'apposito campo del data-base inserendovi sia quelle originarie, se presenti, sia quelle documentate nello strumento di corredo citato denominato "Elenchi dello stralcio".



  • Notizie di intervento: Il presente inventario è stato realizzato da Lorena Cerasi, con la collaborazione di Federica Collorafi negli anni 2009-2010.
  • Bibliografia:
    Andrea Balletti, Gli Ebrei e gli Estensi, in "Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Provincie Modenesi", serie V vol. 7, pp. 161-397.
    Attilio Milano, Storia degli ebrei in Italia, Torino, 1963.
    Federica Francesconi, Politica e cultura di una famiglia ebraica a Modena : i Formiggini, in "Il Carrobbio", a. XXIV, 1998, pp. 207-220
    Federica Francesconi, Strategie di sopravvivenza di una minoranza in una capitale europea: commercio, filantropia e cultura degli ebrei modenesi (secoli XVII-XVIII), in Luisa Levi D'Ancona e Federica Francesconi, Vita e società ebraica di Modena e Reggio Emilia : l'eta dei ghetti, Modena, 2007 pp. 9-41.
    Angelo Fortunato Formiggini, Archivio della famiglia Formiggini, stampa privata, [1932].
    R. Navarrini, Gli archivi privati, Udine, 2005.
    Si tratta di una collazione di repertori assemblata da Fortunato Formiggini attorno al 1850. Le indicazioni poste all'inizio di ogni repertorio sono autografe di Fortunato Formiggini. Segnature precedenti: -n°1; n° 2; n° 3 -Fasc. 1 Segnatura attribuita da Fortunato Formiggini.