Società generale di mutuo soccorso fra gli artisti e gli operai di Perugia, Perugia , 1861 -
Ente
Estremi cronologici: 1861 marzo 01 -
Intestazioni:
Società generale di mutuo soccorso fra gli artisti e gli operai di Perugia, Perugia , 1861 -
Altre denominazioni:
Società generale di mutuo soccorso fra gli artisti e gli operai di Perugia
/ Società generale di mutuo soccorso fra gli artisti ed operai nel comune di Perugia, 1888 - 1900
/ Società di mutuo soccorso degli artisti ed operai di Perugia, 1861 - 1888
/ Società generale di mutuo soccorso e cooperazione fra gli artisti ed operai nel comune di Perugia, 1900 - 1917
/ Società generale operaia di mutuo soccorso di Perugia, 1941 - 1941
/ Società generale operaia di mutuo soccorso tra gli artisti e gli operai del comune di Perugia, 1941 - 2000
/ Società generale di mutuo soccorso fra gli artisti ed operai nel comune di Perugia, 1917 - 1941
La Società di mutuo soccorso degli artisti ed operai in Perugia si costituì il 1° marzo 1861. Nel neonato Regno d'Italia, con l'estensione dello statuto albertino a tutto il territorio nazionale, queste associazioni iniziarono a diffondersi in ogni comune e quartiere di città (1). Come recitava Angelo Lupattelli, esse
"rendono l'operaio agente e autore del soccorso che riceve, togliendolo dalla trista necessità di stendere altrui la mano a limosinare un pane. Tali associazioni poi, a differenza delle antiche corporazioni delle arti e dei mestieri favoriscono ed aiutano la libertà dell'industria; non vincolano affatto la libertà dell'operaio associato; anzi abituandolo al risparmio, ponendo le diverse classi in costante e fratellevole relazione, ne educano l'animo, ne ingentiliscono il cuore e lo fanno capace di generosi sentimenti e di grandi cose" (2) .
A Perugia questa iniziativa era nata grazie ad un gruppo di cittadini: Giacomo Negroni, Carlo Bruschi, Nicola Danzetta, Ugo Calindri, Annibale Camillotti, Giovan Battista Miniati, Gaetano Marocchi, Camillo Vagnini, Licurgo Ricci, Gaetano Brugnoli, Domenico Singhi, Domenico Bavicchi, Carlo Cerquali, Vafrino Fabretti, Carlo Baduel, Raffaele Omicini e Alfonso Vitalucci (3). Costoro, per lo più rappresentanti della società borghese ed aristocratica della città ed esponenti della Massoneria,
"animati dal lodevole intento di ottenere con il risorgimento politico il risorgimento morale ed economico del popolo, ... convinti che il principio di associazione è la base sicura, vera ed indiscussa di ogni civile progresso" (4),
costituirono una commissione promotrice, stilarono un programma ed invitarono la cittadinanza all'istituzione di una società, allo scopo di "reciprocamente farsi del bene con mutue sovvenzioni nei casi di malattia od altro infortunio e con lo sviluppo morale pel miglioramento delle classi" (5) .
Le parole di uno di essi, Carlo Bruschi, indirizzate agli operai ed artisti di Perugia il giorno di costituzione della Società, fanno cogliere il senso, lo scopo e le finalità che si prefiggevano i suoi fondatori. A queste associazioni era, innanzitutto, riconosciuta utilità materiale perché l'adesione ad esse consentiva, in cambio di una minima quota associativa, di avere un aiuto concreto in caso di bisogno. Ne veniva inoltre esaltata l'utilità etica, poiché l'artista o l'operaio malato, non più in grado di lavorare e quindi di mantenere sé stesso e la propria famiglia, autosoccorrendosi al momento della necessità, superava l'umiliazione della miseria.
"L'associazione di mutuo soccorso è pertanto istituzione utile, non gravosa, nobile e morale. Col giorno di oggi essa viene ad essere regolarmente fondata nella nostra città, ed io sono ben lieto di avere insieme a molti altri cittadini cooperato in qualche modo ad una tale istituzione. Sta ora in voi di mantenerla e di farla prosperare, e voi lo farete, perché il buon popolano di Perugia, queste ultime parole. Ricordatevi che l'associazione di mutuo soccorso non deve avere altro scopo tranne quello di aiutarvi reciprocamente e fraternamente. Dargliene qualunque altro sarebbe travisare e tradire l'istituzione. Guai se le associazioni operaie si riducono a partiti, e se sotto il manto della filantropia si alimentano idee ed affetti politici" (6).
Bruschi esortava alla fedeltà ai principi del mutualismo e dell'aiuto reciproco, chiedendo di mantenere l'associazione libera dal coinvolgimento politico. Ancora più esplicitamente, nell'appello ai soci dell'ottobre 1861, si richiamava allo spirito originario del movimento e mostrava insofferenza verso la sua politicizzazione. In esso riecheggiavano le stesse parole e frasi del discorso precedente e forte era la critica alle posizioni repubblicane e radicali presenti all'interno del movimento nazionale (7).
In origine, all'interno dell'associazionismo mutualistico, il principio dell'apoliticità aveva, infatti, cercato di imporsi.
La nascita delle società di mutuo soccorso era stata incoraggiata e sostenuta attivamente dalla parte più lungimirante della borghesia, che cercava così di evitare lo sviluppo tra gli operai di una vera coscienza di classe che potesse assumere forme antagoniste e di ribellione aperta.
"Nell'ottica moderata mutualità e cooperazione avrebbero dovuto attutire l'impatto della questione sociale, avviando una fattiva collaborazione fra borghesia e proletariato ed allontanando operai ed artigiani dalle "utopie" repubblicane e socialiste. Al contrario i mazziniani vedevano nell'associazionismo un potente strumento di elevazione morale e consapevolezza politica e insieme un'opportunità per riguadagnare al partito d'azione i consensi perduti nell'ultima fase del processo di unificazione a favore della linea monarchico-costituzionale" (8).
Per Francesco Pierucci i fondatori del movimento mutualistico erano dei "romantici ribelli" e, fossero essi intellettuali d' avanguardia, politici progressisti, liberali, repubblicani, radicali di idee socialisteggianti nonché elementi moderati, avevano comunque la responsabilità della direzione e dell'orientamento delle società (9).
Queste associazioni, quindi, in un momento in cui cominciavano a diffondersi le dottrine rivoluzionarie e socialiste, potevano costituire un valido strumento per incanalare i bisogni degli operai verso soluzioni compatibili, per risolvere in armonia i problemi sociali, evitando qualsiasi forma di radicalismo, per favorire la coesione e collaborazione tra i ceti, anziché la lotta di classe.
"Controllare le crescenti forze operaie, imbrigliarle e convogliarle nella direzione più corrispondente agli interessi della propria classe, era per la borghesia una mossa strategica di capitale importanza per assicurarsi un tranquillo e rapido sviluppo. La mutua si prestava egregiamente a questo disegno, a distogliere l'operaio dalle idee "malsane e pericolose" alla sovversione, a tenerlo buono legato al proprio carro" (10).
D'altro canto, pur trattandosi di una forma associativa ancora lontana dalla natura del sindacalismo, la mutualità rappresentava "il primo passo verso la liberazione dell'operaio dall'incubo della malattia, della disoccupazione e della fame" (11). Così, già nei congressi delle Società di mutuo soccorso tenuti a Milano nel 1860 e a Firenze nel 1861, la politica penetrò nel mondo del mutualismo, portata con prepotenza dai progressisti, provocando negli ambienti più moderati reazioni colleriche ed una convinta riaffermazione dello spirito originario del movimento, "quello di un filantropico e mutuo soccorso" (12). Il discorso di Bruschi del 15 ottobre 1861 testimoniava proprio la preoccupazione dei moderati e la dialettica interna al mondo dell'associazionismo mutualistico.
Con la Società di mutuo soccorso nacque a Perugia un'organizzazione che, ancora oggi in vita, influì non poco nella vita cittadina del XIX secolo. Come ricordava Uguccione Ranieri nella sua "Perugia della bell'epoca".
"Oculatamente amministrata da buoni borghesi, la Società fece del gran bene in un'epoca quando un operaio che si trovasse in bisogno non aveva altro ricorso che alla carità. Essa inculcò soprattutto un senso di dignità nei suoi soci e in questo senso, sì, la possiamo considerare un'antesignana del movimento sindaca-e. È certo che con essa, per la prima volta da noi, il ceto operaio acquistò co-scienza di sé e cominciò ad accorgersi che la polis era cosa anche sua" (13).
La Società iniziò ad operare il 1° marzo 1861 ma, già dal gennaio dello stesso anno, era stata ufficialmente inaugurata presso il Ginnasio comunale dove, alla presenza degli operai dei cinque rioni della città, il presidente della commissione promotrice, Giacomo Negroni, aveva tenuto il suo discorso. Il 1° marzo gli aderenti si riunirono nella prima Assemblea generale e discussero ed approvarono lo statuto sociale (14); nell'articolo 7 si fissò tale data per la commemorazione dell'istituzione della Società, da festeggiarsi, ogni anno, nel modo determinato dalla giunta direttrice e con spese sostenute da contributi volontari.
Dal 1° settembre dello stesso anno fu avviata l'attività di sussidio per malattia (15).
In merito alle finalità, l'articolo 2 dello statuto recitava letteralmente:
"Lo scopo della Società è la fratellanza e il mutuo soccorso degli artigiani fra di loro, sovvenendo quei soci che sono resi impotenti al lavoro da età o da malattia temporanea. Tende inoltre a promuovere l'istruzione, la moralità e il benessere" (16).
Era chiara, quindi, la natura assistenziale dell'associazione: pagando una quota settimanale ed una tassa di ammissione si aveva diritto fino ad un mese di sussidio giornaliero, in caso di malattia superiore a tre giorni. Non mancava, comunque, l'aspetto previdenziale che, pur sviluppandosi meglio in seguito, già in questo primo statuto era previsto nella forma di un sussidio concesso, nella misura consentita da un fondo specifico determinato dall'assemblea generale, a quanti, membri della Società da almeno dieci anni, fossero impossibilitati a lavorare per vecchiaia (17).
Alla Società spettava, inoltre, il compito di promuovere l'istruzione e la moralità dei soci, attraverso una serie di iniziative: conferenze, dibattiti e corsi serali gratuiti. Letture collettive di giornali si tenevano poi regolarmente presso la sua sede. Lo spirito era quello, di stampo mazziniano, dell'educazione popolare, dell'elevamento delle masse per mezzo della cultura. Fondamentale, in questo senso, fu il ruolo assunto dalla biblioteca, aperta nel 1868 all'interno dell'associazione. Inizialmente essa fu riservata ai soli soci ma, con lo scioglimento della biblioteca circolante, che funzionava dal 1869 a Perugia, e la cessione dei volumi alla Società generale, il suo accesso fu esteso gratuitamente a tutta la cittadinanza. A partire dal mese di marzo 1883 la biblioteca veniva così aperta al pubblico ogni domenica mattina per due ore (18). Questo fatto moltiplicò la sua importanza e ne amplificò la caratteristica di luogo di aggregazione e scambio culturale, discussione e dibattito. Libri e periodici provenivano da donazioni e da acquisti effettuati con fondi del bilancio sociale, oppure erano il frutto di elargizioni di cittadini privati o di enti morali. La gestione era delegata ad un comitato di direzione composto dal presidente della Società, un bibliotecario e tre vicebibliotecari che, nominati tra i soci onorari ed effettivi, svolgevano gratuitamente la loro funzione (19). Successivamente, con lo statuto del 1900, venne istituita una tassa mensile di venticinque centesimi per la consultazione e lettura dei libri da parte degli esterni (20).
Per quanto riguarda l'organizzazione interna della Società va rilevata la distinzione, presente nella maggior parte delle associazioni mutualistiche, tra i soci attivi od effettivi, onorari e benemeriti. L'articolo 22 dello statuto del 1861 considerava soci attivi
"gli artigiani, i mestieranti, coloro che prestano l'opera manuale per mercede a mese o a giornata, gli esercenti professioni libere e i capi di negozio"
domiciliati a Perugia e di età compresa tra i 14 ai 50 anni; per gli individui che avevano più di 50 anni e fino a 60 era concessa l'iscrizione, versando però una tassa superiore a quella normale. Le donne, comprese tra i 14 e i 40 anni, erano ammesse come socie, purché "rappresentate dai rispettivi padri, mariti o fratelli o prossimi parenti, non essendo loro concesso di intervenire alle adunanze". Nel successivo statuto, quello approvato dall'assemblea generale nelle sedute del 25 e 26 marzo del 1865, furono introdotte delle modifiche che facilitarono l'iscrizione delle donne; diminuirono, infatti, le tasse di ammissione, in precedenza più elevate di quelle degli uomini, e si ridusse l'intermediazione maschile nella vita sociale. Alle donne fu permesso di prendere parte alle assemblee generali, nonostante restassero in vigore le restrizioni relative al diritto di voto, consultivo e deliberativo, anche per questioni che le riguardassero direttamente; era comunque facoltà del presidente interpellarle in circostanze particolari (21).
Le condizioni fisiche costituivano il presupposto principale per diventare socio effettivo, tanto che, al momento dell'iscrizione, era richiesto un certificato di buona salute. Anche le qualità morali dell'individuo non dovevano difettare. Una condanna per delitto, "una vita notoriamente scostumata ed immorale", la perdita della pubblica stima, la condizione di questuante rendevano impossibile la partecipazione alla vita della Società, come pure escludevano, dal diritto al sussidio, tutte quelle malattie che si contraevano in conseguenza dell'abuso di vino e liquori e a seguito di risse provocate (22).
Lo status di socio onorario era invece riservato e riconosciuto a quanti, interessandosi alla condizione degli operai, fossero disposti a dare contributi finanziari alla Società, sotto forma di doni od elargizioni o come quota associativa mensile facoltativa. Per essi non erano previsti limiti di età né di sesso. La "notoria moralità" del socio onorario, che rivolgeva comunque una domanda alla Società, doveva essere valutata dalla giunta direttrice, che ne deliberava poi l'ammissione. In caso di bisogno, i soci onorari potevano essere iscritti alla Società come effettivi senza pagare alcuna tassa d'entrata, purché membri della stessa da almeno dieci anni (23). Tale norma fu modificata nello statuto del 1865, che concesse loro il sussidio di malattia dopo cinque anni dall'iscrizione, mantenendo però l'esclusione dalla qualifica e dai diritti del socio attivo (art. 33).
Successivamente, nello statuto del 1883 (24), fu precisato che l'iscrizione come soci attivi avveniva senza l'obbligo del pagamento della tassa di ammissione e con decorso dal giorno d'iscrizione in Società come soci onorari, ma con il soddisfacimento della contribuzione settimanale relativa alla categoria prescelta (art. 23).
Per il riconoscimento dei soci benemeriti era necessario il voto favorevole dei soci attivi riuniti in assemblea.
Le quote associative e i contributi dei soci onorari concorrevano a costituire il capitale dell'associazione. Le quote si distinguevano in tassa d'entrata e settimanale: quest'ultima era di quindici centesimi per gli uomini e dieci per le donne. Le quote di ammissione variavano invece in base all'età e al sesso; venivano inoltre pagati quindici centesimi per l'acquisto del libretto di iscrizione.
Nel 1873, con la modifica statutaria degli articoli 34 e 42, la contribuzione settimanale degli uomini passò a venticinque centesimi. Il relativo sussidio giornaliero di malattia fu così aumentato da una lira ad una lira e cinquanta centesimi al giorno. Esso veniva concesso, come già stabilito nello statuto del 1865, per un massimo di tre mesi consecutivi e a decorrere dal quarto giorno di malattia. L'importanza della variazione introdotta spinse l'amministrazione della Società, nonostante non fosse previsto da alcuna norma, ad effettuare una sorta di referendum tra i soci effettivi. Questo fu svolto successivamente all' approvazione, all'unanimità, di tali modifiche da parte dell'Assemblea generale. Con tale atto si volle dare un'ulteriore convalida alla decisione, prevedendo la necessità dell'adesione, attraverso il referendum, di almeno i due terzi dei componenti la Società (25).
Succesivamente, l'assemblea generale, nelle sedute del 29 e 30 giugno approvò una nuova versione dello statuto, costituito da 67 articoli in 9 titoli; ad esso era allegato un regolameno di 52 articoli in 8 capi (26).
In merito al capitale sociale va sottolineato, come evidenzia Grohmann in uno studio accurato delle entrate e delle uscite nei primi anni d'attività, che consistenti finanziamenti venivano anche da enti ed associazioni locali di varia natura, cui la Società si rivolgeva alla ricerca di fondi. Il comune di Perugia, la Cassa di risparmio, il Collegio del Cambio e quello della Mercanzia, l'Ospedale di Santa Maria della Misericordia, le Confraternite di San Domenico, della Giustizia, del Crocifisso, dei Disciplinati di San Benedetto, del SS. Sagramento del Carmine concessero dei contributi straordinari. Se ciò permise di disporre di risorse tali da poter distribuire generosi sussidi, d'altro canto introdusse un elemento di snaturamento del rapporto contrattuale socio-società, tipico della struttura mutualistica, attenuando anche l'originario carattere di laicità e anticlericalismo (27).
La raccolta delle quote avveniva attraverso un sistema di ripartizione dei soci in decurie e centurie territoriali, costituite dalla giunta direttrice con membri abitanti, possibilmente, nello stesso rione. A capo delle stesse erano nominati centurioni e decurioni. Spettava a questi ultimi riscuotere i contributi settimanali e mensili dei soci e versarli ai centurioni che, a loro volta, li rimettevano al tesoriere della Società; i centurioni assicuravano, inoltre, il controllo sociale in seno all'associazione, vigilando sulla condotta e sui bisogni dei membri della loro centuria e visitando gli ammalati (28).
L'organizzazione interna dell'associazione aveva un carattere "democratico". Cariche e potere decisionale erano di esclusivo appannaggio dei soci attivi. Gli onorari e benemeriti, di estrazione sociale e culturale più elevata, potevano partecipare alle assemblee generali e prendervi la parola, ma non avevano diritto di voto; tale diritto era loro concesso soltanto nelle commissioni speciali. Con l'entrata in vigore dello statuto del 1888, onorari e benemeriti furono ammessi al voto in assemblea, ma continuarono ad essere esclusi dall'accesso alle cariche, come fu ribadito nell'articolo 99.
La struttura della Società generale sembra, pertanto, contraddire l'idea espressa da Francesco Pierucci di società di mutuo soccorso composte quasi esclusivamente da operai, ma dirette in prima persona da elementi estranei alla classe operaia, tendenti, quindi, a limitarne l'azione di rivendicazione e a resistere alla penetrazione della politica. A tal proposito Pierucci scrive:
"L'incongruenza di questo fenomeno si spiega col fatto che gli onorari per il grado elevato d'istruzione, per il tempo libero di cui potevano disporre per dedicarsi alla vita dell'ente, per gli oboli che versavano, riscuotevano la simpatia e la fiducia della base sociale" (29).
Nel caso perugino, come è sottolineato invece da Grohmann, soprattutto nei primi anni di vita della Società, la "direzione moderata" non riuscì ad imporsi con facilità e la dialettica interna fu vivace. La stessa evoluzione delle norme statutarie lo testimonierebbe, sia nella parte riguardante l'ammissione dei soci e il loro accesso alle cariche sociali che nella definizione del ruolo, più o meno politico, dell'associazione. D'altro canto, fin dall'inizio, tra i soci attivi furono compresi anche i liberi professionisti e, successivamente, gli impiegati e gli insegnanti. Si trattava, quindi, di una rappresentanza sociale disomogenea già nella fascia dei soci effettivi, che giustificava la dialettica presente nella direzione della Società. La distinzione proposta dal Pierucci tra una categoria di soci attivi, che esercitano un lavoro manuale, ed una di soci onorari che esercitano un lavoro non manuale con ruolo dirigente sembra, pertanto, non corrispondere affatto alla realtà perugina, nella quale soci onorari e benemeriti erano membri della classe alta e colta della città ma venivano comunque esclusi dalla direzione.
L'assemblea generale era l'organo costitutivo della Società ed era formata da tutti i soci. Si riuniva, in via ordinaria, una volta ogni sei mesi, la prima domenica di luglio e di dicembre e, straordinariamente, quando venisse ritenuto opportuno dal presidente o deliberato dal consiglio generale, a maggioranza di voti. Ad essa spettavano i seguenti compiti: la nomina del presidente e del consiglio generale, le variazioni dello statuto e del regolamento e la decisione in merito alle proposte, messe all'ordine del giorno, riguardanti il miglioramento morale e la prosperità economica della Società. Era obbligatorio convocare l'assemblea con avviso stampato, affisso nei giorni precedenti sui muri e nei luoghi più frequentati della città. Durante il suo svolgimento veniva fatto il resoconto semestrale dell'attività, che rimaneva poi appeso nella sala dell'adunanza fino alla scadenza del semestre. Le decisioni erano prese a maggioranza di voti e non potevano avvenire per acclamazione.
Il consiglio generale, composto da 30 membri, costituiva l'organo di rappresentanza e deliberativo ed eleggeva, al proprio interno, due vicepresidenti, un segretario, un vicesegretario, un segretario contabile ed un cassiere. Le riunioni avvenivano trimestralmente e, se necessario, anche più spesso: le adunanze erano valide con l'intervento di almeno la metà dei membri. I consiglieri restavano in carica due anni ma, alla fine del primo anno, quindici di essi, estratti a sorte, venivano sostituiti da altri eletti. Al consiglio spettava di nominare il medico e gli inservienti e stabilirne lo stipendio, fissare le norme che disciplinavano le assemblee generali, deliberare intorno ai bilanci fatti dalla giunta direttrice prima di proporli all'approvazione dell'assemblea, stanziare le spese d'ordinaria amministrazione, proporre le modifiche dello statuto sociale e deliberare in merito a tutte le questioni di funzionamento della Società non espressamente sottoposte, per statuto, a commissioni specifiche. Era suo compito, inoltre, deliberare, senza appello, sulle espulsioni dei soci ed eleggere nove consiglieri per costituire la giunta direttrice.
Quest'ultima era l'organo che amministrava la Società, con il compito di sorvegliarne gli interessi, contrassegnare i mandati di pagamento ed ordinare il riscontro di cassa, quando lo riteneva opportuno, deliberare intorno all'ammissione, sospensione e riammissione dei soci e alla concessione dei sussidi. Oltre ai membri eletti, di essa facevano parte obbligatoriamente il segretario, il contabile e il cassiere; le riunioni avvenivano ogni quindici giorni e potevano svolgersi soltanto se presenti almeno la metà dei componenti.
Era, inoltre, prevista l'elezione di un presidente, quale rappresentante ufficiale e legale della Società e di due vicepresidenti; al più anziano dei due spettava la funzione di sostituire il presidente in caso di assenza o di impossibilità ad esercitare la propria carica.
Il segretario aveva compiti di natura amministrativa ed era affiancato da un vicesegretario; il primo doveva, tra l'altro, conservare i libri, i registri e tutte le carte dell'archivio, stilare e firmare i verbali delle riunioni di tutti gli organi sociali, cui partecipava con voto deliberativo, e tenere la corrispondenza epistolare.
Le funzioni finanziarie erano attribuite al cassiere e al segretario contabile. Il cassiere, che riceveva e custodiva il denaro, era obbligato a pagare una cauzione, stabilita dalla giunta direttrice; quest'ultima poteva comunque dispensarlo dal versamento, per notoria moralità.
Al segretario contabile erano invece riservate tutte le operazioni relative alla preparazione dei bilanci e qualsiasi atto proprio di un ragioniere.
Erano, infine, previsti un medico, dei visitatori o visitatrici e degli inservienti. I visitatori facevano parte delle commissioni presiedute dai centurioni e si recavano presso le abitazioni dei soci malati e di quelli che richiedevano sussidi di altro tipo, per effettuare controlli sullo stato economico delle famiglie e per verificare la regolarità delle richieste. Svolgevano delle vere e proprie indagini, sulle quali riferivano alla giunta o al presidente, proponendo la concessione o il rifiuto dei sussidi e delle eventuali pensioni. Il medico aveva il compito di verificare lo stato di malattia dei soci e di compilare i relativi certificati; in caso di sospetta simulazione doveva avvertire la giunta (30).
L'attività della Società non si esauriva al proprio interno. Riconosciuta come una delle istituzioni cittadine di carattere sociale e morale, era coinvolta e prendeva parte attivamente a molte delle iniziative messe in cantiere, in questo settore, nel comune di Perugia.
Quando, per esempio, tra il 1868 e il 1869, si costituì un "Magazzino cooperativo di consumo" per la rivendita di generi alimentari di prima necessità, la Società vi partecipò, raccogliendo nella propria sede, la domenica mattina, le sottoscrizioni per l'acquisto delle azioni della cooperativa (31). Non fece inoltre mancare il proprio appoggio in occasione dell'apertura di una cucina economica nel locale dell'ex convento di San Fiorenzo in via della Madonna, nella quale si poteva consumare, a prezzo modico, un pasto caldo. Iniziativa questa che vedeva protagonista il Sodalizio di San Martino e che, sospesa, fu poi ripresa nel 1891, in una nuova sede presso il palazzo Spinola di via del Roscetto (32).
Negli anni 1873-1874, nelle assemblee generali, si discusse più volte dello statuto, approvando variazioni, talvolta significative, di diversi articoli. Oltre alle modifiche già citate in precedenza e sottoposte a referendum dei soci, fu cambiato, nella seduta del 10 febbraio 1873, l'articolo 103, riguardante l'investimento dei fondi sociali utilizzati, fino a quel momento, per limiti imposti dallo stesso statuto, in modo poco fruttifero. Si approvò anche il nuovo articolo 40, che stabiliva la possibilità di concedere sussidi ai soci e socie, decorso un anno dalla loro iscrizione. Tale modifica recò svantaggio agli uomini, che in precedenza acquisivano tale diritto dopo sei mesi, ma fu fatta per equiparare il trattamento tra i due sessi (33).
Una nuova versione dello statuto fu elaborata nel 1883; le assemblee generali del 5, 6 e 7 dicembre lo discussero ed approvarono, insieme al regolamento e ad una "Tabella qualificativa dei mestieri, arti e professioni", che delineava con esattezza le figure professionali per l'ammissione dei soci (34).
Tra gli scopi della Società veniva ora esplicitamente dichiarato, all'articolo 2, il soccorso in caso di vecchiaia e di impotenza al lavoro.
Dal 1876 venivano, infatti, regolarmente erogati, in base ad un regolamento approvato dall'assemblea generale del 3 febbraio, sussidi per inabilità al lavoro e per disgrazie straordinarie (35). Concessi ai soci che fossero iscritti da almeno quindici anni, questi contributi variavano annualmente in base alla consistenza generale del fondo e al numero di domande ammesse. L'esame delle richieste e le decisioni in proposito spettavano alla commissione aggiudicatrice, costituita dalla giunta, dal medico e dai visitatori; il richiedente, in caso di rifiuto, aveva dieci giorni di tempo, dal momento della comunicazione della decisione, per inoltrare il reclamo rispetto all'operato della commissione. L'inabilità al lavoro non era riconosciuta nel caso in cui la responsabilità della stessa fosse da attribuire al socio. Il ripristino di normali condizioni fisiche o l'esercizio di un qualsiasi lavoro con reddito da sopravvivenza, portavano, inoltre, alla riduzione o al ritiro del contributo.
Degno di nota è l'ultimo capoverso dell'articolo 2 dello statuto del 1883; in esso, infatti, si affermava, per la prima volta in modo esplicito, la natura "apolitica" della Società. Questa dichiarazione sembrava tutelare l'organizzazione da un impegno diretto nella vita politica perugina, che pure si era manifestato precedentemente nell'appoggio dato, in occasione delle elezioni del 1865, ai candidati progressisti Ariodante Fabretti e Coriolano Monti, ma appariva eccessiva (36).
Nel successivo statuto del 1888, pur ribadendo il divieto di sostenere un partito, fu inserito, tra gli scopi della Società, l'interesse verso la pubblica amministrazione locale, riaffermando in tal modo il proprio ruolo politico nell'ambito cittadino.
Nella materia riguardante la condizione dei soci, i cambiamenti introdotti non furono di poco conto. Sulla base della tabella sopra citata, fu estesa la possibilità d'iscrizione a nuove categorie di lavoratori. Come risulterà più chiaramente dal successivo statuto del 1888, furono ammessi, in particolare, gli esercenti il piccolo commercio, gli impiegati e i maestri elementari pubblici o privati, con stipendio non superiore a duemila lire. I soci effettivi furono inoltre suddivisi in quattro categorie, con diversi livelli di contribuzione: cinquanta centesimi per la prima, venticinque per la seconda, quindici per la terza e dieci per la quarta. In tal modo ciascuno poteva accedere alla categoria più consona alle proprie possibilità economiche, maturando sussidi corrispondenti. Nonostante le accese discussioni in sede di approvazione dello statuto, rimasero ancora escluse dal sostegno le malattie di breve durata; la direzione della Società ribadiva, infatti, la necessità di mantenere tale divieto per disincentivare gli abusi e non gravare eccessivamente sulle case sociali. A maggiore tutela dei soci malati, fu, comunque, concesso che le malattie superiori a tre giorni fossero sussidiabili a partire dalla data di denuncia della malattia stessa. Alle puerpere era riconosciuto un sussidio unico, corrispondente a cinque giorni di sussidio ordinario nella categoria d'iscrizione; nel caso di malattia successiva al parto, l'aiuto economico era concesso dopo dieci giorni dallo stesso. Il diritto al sussidio decadeva in presenza di malattie "d'utero ripetute" e di disturbi, di qualunque natura, provenienti dalle mestruazioni. La condizione di morosità nel pagamento delle quote settimanali e delle rate della tassa di ammissione sospendeva il diritto a qualsiasi sostegno economico, fino a dieci giorni dopo la regolarizzazione dei pagamenti; tale sospensione veniva poi aumentata se si accumulava ulteriore ritardo e, se questo persisteva, si arrivava alla cancellazione dalla Società.
Con l'articolo 20, le donne furono ammesse al voto deliberativo in Assemblea, ma restarono escluse dalle cariche sociali; potevano svolgere mansioni particolari, solo se riconosciute con speciali deliberazioni (37).
I compiti dell'assemblea generale furono ampliati, affidandogli la nomina del direttore di amministrazione, dei sindaci e dei revisori dei conti, nuove figure introdotte con questo statuto, del segretario degli atti, del segretario contabile e del cassiere, in precedenza eletti dal consiglio generale (art. 39a).
Quest'ultimo rimase pressoché immutato nella composizione e nelle funzioni; ebbe, in più, la competenza nella nomina di due vicesegretari, due portabandiera e dei membri delle commissioni straordinarie.
Fu, invece, ridotto il numero dei componenti eletti della giunta amministratrice, che passò da nove a cinque; il direttore di amministrazione ne assunse la funzione di presidente, con il compito di firmare, insieme a due consiglieri, tutti i mandati di pagamento e di custodire una delle due chiavi della cassaforte.
Infine, al segretario contabile e al cassiere, fu affiancata la figura del commesso (38). Eletto dal consiglio generale, riceveva mensilmente uno stipendio da questo stabilito, svolgendo una serie di mansioni presso la sede sociale: teneva aperto l'ufficio, tutti i giorni, negli orari stabiliti dalla presidenza e dalla giunta, partecipava alle adunanze che ivi si svolgevano, aggiornava quotidianamente libri e registri, si occupava della riscossione delle contribuzioni e del pagamento dei sussidi, raccoglieva reclami e chiamate per la verifica delle malattie, prendeva nota delle domande di ammissione e rendeva conto, giornalmente, al cassiere della situazione di cassa. Con l'introduzione di questa figura, che svolgeva la propria attività in modo regolare all'interno della sede sociale, l'organizzazione interna apparve più strutturata e centralizzata.
Evento non trascurabile, in questi anni, fu il riconoscimento giuridico della Società, che avvenne con un decreto del Tribunale civile di Perugia del 7 febbraio 1887 e con la successiva trascrizione nel registro delle società legalmente riconosciute il 14 settembre 1888. Il riconoscimento, che comportava soprattutto vantaggi di natura fiscale, fu reso possibile dalla legge n. 3818 del 15 aprile 1886, che regolava tale materia; la sua applicazione non riscosse però un grande successo nel mondo dell'associazionismo mutualistico.
"Malgrado le agevolazioni progettate, la maggior parte delle società si mostrò restia a chiedere la registrazione. Aldilà dei vantaggi economici prospettati dal Governo, se ne intendeva chiaramente l'accorgimento politico. Oltre i repubblicani e socialisti, anche gran parte dei cattolici vi si opposero" (39).
Anche all'interno della Società generale la decisione non fu indolore: essa fu preceduta da uno studio condotto in merito da una apposita commissione nominata dall'assemblea generale del 15 maggio 1886 e costituita dal presidente, dal direttore amministrativo e da cinque soci.
Al momento della discussione delle proposte della commissione, il dibattito fu acceso e i pareri contrastanti, pur prevalendo, alla fine, la scelta di quanti, più moderati, preferirono approfittare dei vantaggi concreti che derivavano da tale riconoscimento, piuttosto che temere il controllo e l'eventuale restrizione dell'attività dell'organizzazione. Il 18 settembre 1886 fu quindi deliberato, con 37 voti favorevoli e 32 contrari, di aderire alla legge suddetta, incaricando il Consiglio di amministrazione di provvedere alle pratiche necessarie per ottenere il riconoscimento (40). Anche lo statuto sociale doveva essere modificato per adeguarsi alla nuova situazione legale della Società.
Questo fu fatto nelle assemblee generali del 10 e 16 novembre 1888, quando fu approvato e promulgato un altro statuto, che entrò in vigore il 1° gennaio 1889. Ad esso furono allegati il regolamento per le adunanze, quello della Cassa di risparmi e prestiti e quello della biblioteca circolante.
Questo statuto si presentava molto più complesso ed articolato dei precedenti, comprendendo molte norme stabilite, in passato, dai regolamenti. Suddiviso in 12 titoli era costituito da 154 articoli (41).
La varietà di scopi, espressa nel solito articolo 2, era testimonianza della complessa e ricca attività svolta all'interno della Società, confermata anche dall'articolo 12 che stabiliva la composizione del bilancio sociale. Tra le spese era infatti espressamente indicato il sussidio da concedere alla Sezione inabili al lavoro e a quella vedove ed orfani. Alla prima spettava il contributo dei soci onorari e metà del frutto del patrimonio sociale; alla seconda un finanziamento non inferiore a centocinquanta lire.
Quest'ultima sezione era nata grazie all'interessamento della socia onoraria Mary Gallenga Stuart (42) e si alimentava, in realtà, con lasciti ed elargizioni, talvolta sollecitati dalla stessa Società. È del 27 luglio 1889, una lettera circolare del presidente Fazzoli, inviata a selezionate nobildonne perugine, che le invitava al versamento di un gradito obolo presso le casse sociali, allo scopo di alimentare le modeste finanze della sezione. Un diploma di benemerenza avrebbe attestato la gratitudine della Società verso le gentili donatrici (43). A titolo d'esempio, va anche segnalato che i proventi dell'opuscolo storico, già più volte citato, pubblicato nel 1911 a firma di Angelo Lupattelli e con prezzo di copertina pari a cinquanta centesimi, erano a beneficio proprio della suddetta sezione.
Per quanto riguarda invece l'impegno nel campo dell'istruzione e della cultura, anch'esso indicato tra gli scopi del sodalizio, con l'emanazione del regolamento della biblioteca, si contribuiva a precisare e valorizzare ulteriormente il suo ruolo, riconoscendone l'insostituibile funzione interna e nell'ambito cittadino.
L'organizzazione dei soci fu modificata con l'eliminazione della quarta categoria, sostituita da una categoria speciale da cui furono escluse le donne (art. 17). Fu, inoltre, ristabilita la norma che concedeva il sussidio di malattia trascorsi sei mesi, e non più un anno, dall'iscrizione; valida in passato soltanto per gli uomini, fu estesa anche al sesso femminile.
I costumi e il comportamento morale rivestivano sempre un'importanza fondamentale ai fini dell'ammissione; la domanda doveva, infatti, essere corredata da un certificato di buona condotta, rilasciato dai visitatori del rione o dalle autorità competenti. Il concetto di "riabilitazione" e di "ravvedimento" trovava, però, ampio spazio nell'articolo 21 dello statuto: l'iscrizione era infatti concessa al colpevole pentito e non recidivo, di sopraggiunta comprovata e irreprensibile condotta. Il visitatore del rione, cui venivano inoltrate le domande, aveva il compito di istruire una vera e propria pratica, raccogliendo informazioni e notizie sul richiedente per giustificare l'eventuale ammissione o esclusione. Il giudizio finale spettava poi al Consiglio di presidenza che, con voto segreto, poteva ammetterle o respingerle. Al visitatore, che costituiva una sorta di rappresentante dell'associazione nel territorio, era delegata anche la funzione di proselitismo tra gli operai del rione.
Anche per quanto riguarda l'organizzazione degli organi sociali si introdussero delle variazioni. L'assemblea generale nominava, in aggiunta rispetto al passato, i vicepresidenti, il bibliotecario e il comitato di conciliazione, mentre al consiglio generale fu affidata la funzione di scelta dei membri del consiglio di presidenza. A questo nuovo organo fu delegato lo studio delle proposte di modifica dello statuto e dei regolamenti; doveva inoltre decidere in merito all'ammissione dei soci attivi ed alla nomina di quelli onorari. Il comitato di conciliazione, invece, si pronunciava, con giudizi inappellabili, nelle controversie tra soci e loro rappresentanti e poteva svolgere, se richiesto, un ruolo di mediazione nelle vertenze tra gli operai e i loro datori di lavoro (44).
All'interno della Società funzionava, già da diversi anni, una Cassa anticipazioni, il cui regolamento era stato approvato dall'assemblea generale nelle sedute del 28 gennaio e del 20 febbraio 1880 e, successivamente, in modo definitivo, in quella del 31 gennaio 1881 (45). Nata allo scopo di "favorire l'incremento delle industrie e dei mestieri ai soci", concedeva loro piccoli prestiti da restituire con l'interesse del 4% annuo; la somma destinata a tale attività veniva ricavata dal capitale della Società stessa e fissata annualmente dall'assemblea generale. La sua amministrazione era affidata alla giunta direttrice, che decideva in merito alla concessione dei prestiti, cui erano ammessi soltanto i soci effettivi iscritti da almeno due anni e in regola con i pagamenti delle contribuzioni settimanali (46). La Cassa, che aveva iniziato a funzionare a livello sperimentale, riscosse invece un indubbio successo, tanto che fu necessario destinare ogni anno alla sua attività una quota maggiore; fu anche istituita una commissione che doveva studiarne l'ampliamento, ritenuto indispensabile per rispondere alle crescenti domande di prestito da parte dei soci (47).
L'esistenza di banche cittadine, ed in particolare la nascita a Perugia della Banca popolare cooperativa, non costituì un disincentivo per la continuazione di tale attività; al contrario, i membri della commissione sottolinearono nella loro relazione che la Società di mutuo soccorso poteva, con più facilità, far credito ai propri soci perché ne conosceva meglio le condizioni economiche e soprattutto l'onestà individuale. L'organizzazione del prestito, inoltre, veniva giudicata più consona ai bisogni degli operai, in quanto prevedeva dei piccoli rimborsi settimanali o mensili che abituavano al risparmio ed erano alla portata dei più. Pertanto la commissione, terminato il suo lavoro, elaborò una proposta di riforma della Cassa, individuando la soluzione nella creazione di una vera e propria Sezione di credito che continuasse ad operare all'interno della Società e sotto la sua garanzia, ma con una relativa autonomia e, soprattutto, con fondi propri.
Tale indicazione si concretizzò nell'istituzione, il 1° gennaio 1887, della Cassa di risparmi e prestiti, il cui regolamento, approvato dall'assemblea generale del 21 settembre 1886 (48), venne pubblicato in appendice allo statuto del 1888 (49). In esso si stabiliva che la nuova Cassa avrebbe avuto una durata di dieci anni dalla data di costituzione, con la possibilità di ulteriore proroga dietro deliberazione dell'assemblea generale; l'eventuale perdita di un ventesimo del capitale impiegato avrebbe però portato alla sua immediata soppressione. Il patrimonio iniziale fu costituito con l'emissione di mille obbligazioni al portatore del valore di dieci lire ognuna, rimborsabili, alla pari, nel termine di dieci anni; tali obbligazioni, distribuite preferibilmente tra i soci, potevano essere acquistate anche da persone estranee alla Società. La gestione della Cassa era ancora affidata alla giunta amministratrice e, nel caso questa non avesse potuto provvedervi, ad uno specifico consiglio di amministrazione composto dal presidente, vicepresidente di amministrazione, segretario degli atti e cassiere della Società, più un amministratore e quattro consiglieri, tutti possessori di obbligazioni e nominati annualmente dai sottoscrittori. La giunta amministratrice e il consiglio generale della Società dovevano, comunque, mantenere il controllo della situazione finanziaria della Cassa. Il consiglio di amministrazione deliberava settimanalmente sulla concessione dei prestiti, in base alle norme stabilite dal regolamento, tenendo conto della disponibilità finanziaria della Cassa e della solvibilità e moralità dei richiedenti. Gli interessi, sia sui risparmi che sui prestiti, erano fissati nella misura del 4% annuo; i prestiti erano concessi con scadenza non superiore ad un anno e per un massimo di cento lire; erano rimborsabili in rate uguali, settimanali o mensili, con multe del 2%, in caso di ritardo (50).
Il 21 agosto 1894 l'assemblea generale votò un ordine del giorno che autorizzava la nascita, nel proprio seno, ma al di fuori della propria responsabilità, di una Cassa cooperativa di prestito dotata di uno specifico regolamento; quattro anni più tardi, l'11 novembre 1898, gli azionisti sottoscrittori lo approvarono in forma definitiva. La nuova sezione, interna alla Società generale ma a gestione autonoma, sostituì così la precedente Cassa di risparmi e prestiti.
Anch'essa aveva lo scopo di eseguire "operazioni cambiarie" fra i propri componenti ed era rivolta ai soli soci della Società generale (51); gli aderenti acquistavano, settimanalmente, non più tardi del lunedì, i carati, ciascuno dei quali valeva cinquanta centesimi. La somma dei carati concorreva, insieme agli utili ed interessi delle operazioni eseguite, alle multe per i ritardi nei versamenti e alle entrate straordinarie, a costituire il capitale sociale della sezione. La scadenza dei carati era quadriennale e l'utile annuale da essi prodotto poteva essere ritirato soltanto alla fine del quadriennio; il capitale raccolto veniva investito in effetti commerciali all'interesse del 6%, con scadenza non superiore a sei mesi.
La Cassa era rappresentata dall'assemblea generale dei caratanti, che veniva convocata alla fine di ogni semestre: i soci che non vi partecipavano erano puniti con una multa di cinquanta centesimi, salvo plausibile giustificazione. Ciascuno di essi disponeva sempre di un voto, indipendentemente dal numero dei carati acquistati. L'amministrazione era affidata ad un consiglio direttivo, composto da un direttore e sei consiglieri, che decideva in merito alle richieste di prestito, all'acquisto e rinnovo dei carati e a qualsiasi operazione di sconto avanzata dagli iscritti. Le funzioni di esattore, cassiere e segretario contabile erano svolte dal commesso della Società generale; costui custodiva i proventi, i titoli di credito e il portafoglio della Cassa e, settimanalmente, al più tardi il mercoledì, salvo diversa indicazione del consiglio direttivo, versava alla Banca di Perugia il denaro restato infruttifero. All'inizio di ogni esercizio finanziario, l'assemblea della Società generale nominava tre sindacatori che dovevano controllare e relazionare annualmente sull'andamento dell'amministrazione della Cassa.
Alla scadenza dei primi quattro anni di attività, alla chiusura dei conti, la cooperativa venne liquidata e ceduta alla Società generale, che se ne assunse direttamente debiti e crediti (52); questa operazione di liquidazione e riapertura venne effettuata più volte nel corso degli anni. La scarsa testimonianza documentaria dell'attività della Cassa, che si riferisce quasi esclusivamente all'ultimo periodo di esercizio (53)e la mancanza dei verbali delle riunioni dei suoi organi sociali, ha reso difficile la ricostruzione esatta del suo funzionamento. L'intervento diretto nel campo creditizio si protrasse, comunque, fino al 1939, quando fu definitivamente interrotto e trasferito alla Società per carati operaia, costituita ufficialmente l'anno precedente (54). Il Consiglio di amministrazione della Società generale provvide a licenziare il contabile che si era occupato del credito e diede in gestione alla nuova Società il suo servizio di tesoreria, affittandogli alcuni locali della propria sede per duecento lire mensili (55).
Dopo questa lunga digressione, ritornando all'attività della Società generale, ci troviamo ad analizzare uno dei migliori periodi della sua lunga esistenza, coronato dall'adesione ad essa di tre consorelle cittadine: le fratellanze rionali di Porta Sant'Angelo e di Porta Eburnea e la Società di mutua assistenza ed istruzione.
Il 12 luglio 1889, all'unanimità, l'Assemblea della Società ge-nerale approvò, infatti, il seguente ordine del giorno:
"In relazione all'art. 13 dello statuto, plaudendo la consorella di Porta Sant'Angelo, per avere, per prima, aderito all'invito di amalgamento, delibera di accettare nel proprio seno i soci di quella Società, rispettando la relativa anzianità e sottoponendoli al vigente statuto. E ciò sotto il punto di vista morale, ane-lando che l'elemento operaio venga riunito sotto un solo ed unico vessillo" (56).
La Fratellanza artigiana del rione di Porta Eburnea confluì, invece, il 31 ottobre 1889 dopo che, nell'assemblea del 26 ottobre dello stesso anno, venne approvata, all'unanimità, una proposizione che accoglieva favorevolmente la domanda di fusione da essa presentata (57). Il 13 gennaio del 1890 fu la volta, invece, della Società di mutua assistenza ed istruzione, il cui ingresso fu deliberato con 50 voti favorevoli, 14 contrari e 19 astenuti (58).
In tal modo il numero dei soci aumentò e, con esso, lo stesso prestigio della Società. Si trattò, infatti, di un periodo di grosso sviluppo cui seguì, a giudizio di Alberto Grohmann, la successiva "decadenza", attribuita alla perdita di spazio ed interesse politico dell'intero movimento mutualistico, per lo sviluppo di associazioni di carattere previdenziale e per la concorrenza del movimento sindacale (59).
Nell'ultimo decennio del secolo la presenza della Società generale continuò a manifestarsi in numerose iniziative cittadine, sorte a sostegno delle condizioni di vita delle classi meno abbienti.
Nel 1889, in occasione di un aumento del prezzo del vino, a tutela e protezione dei propri soci, era stata aperta una cantina sociale; per l'approvvigionamento il presidente e il vicepresidente avevano effettuato un viaggio nell'Italia meridionale, alla ricerca di vino a basso prezzo (60). La gestione della cantina si rivelò, però, piuttosto complessa, provocando discussioni e divisioni tra i soci, in merito alla sua organizzazione; nel novembre 1891 la vendita del vino fu provvisoriamente sospesa, non risultando più conveniente.
Nel 1890, sempre nell'ottica di favorire le esperienze di solidarietà ed incoraggiare la fratellanza tra gli operai, la Società aveva acquistato alcune azioni di una cooperativa cittadina di tipografi. Alcuni anni più tardi, nel 1897, in collaborazione con la neonata Camera del lavoro di Perugia (61) ed altri enti morali cittadini, fu invece intrapresa l'iniziativa di aprire un forno e macello in forma cooperativa (62); anche tale attività ebbe vita breve e già nel corso del 1904 la Società generale fu delegata a provvedere alla sua liquidazione (63).
L'8 settembre 1894, nella sala dei Notari, veniva inaugurata la nuova bandiera sociale, decorata dalla signorina Evelina Servadio; alla cerimonia parteciparono autorità cittadine, della provincia, deputati e rappresentanti di altre società. Al termine ebbe luogo un banchetto sociale con trecento invitati (64).
Nel 1900 venne discusso ed approvato il nuovo statuto sociale, recante la data del 22 marzo (65). Per la prima volta l'associazione fu formalmente suddivisa in sette sezioni con amministrazione e bilanci separati: malattie, distinta nei due reparti uomini e donne, vecchiaia e permanente inabilità al lavoro, vedove ed orfani, istruzione ed educazione, cooperativa di credito, cooperativa di consumo, cooperativa di produzione e lavoro. La cooperazione affiancava ormai il mutuo soccorso come strumento di riscossa economica e sociale dei membri, come testimoniano e confermano gli articoli 2 e 3 dello statuto.
Per quanto riguarda gli organi direttivi, il vicepresidente fu ridotto ad uno, fu abolito il consiglio di presidenza, trasferendo le sue funzioni alla giunta amministratrice, e furono istituiti un comitato di sindaci ed uno di arbitri, cui si attribuirono i compiti svolti in precedenza dai sindacatori e dal comitato di conciliazione: i componenti di entrambi potevano essere scelti tra soci onorari, benemeriti ed effettivi.
Da segnalare è inoltre la variazione introdotta nello status del socio onorario: l'articolo 75 dello statuto precisava, infatti, che poteva essere concessa l'iscrizione a "i nobili, i professionisti, i professori, gli ufficiali dell'esercito e dell'armata, i sacerdoti e gli studenti di istituti superiori". Venne, infine, prevista, con gli articoli 82 ed 83, la figura dell'agente per la ricerca di nuovi soci, ammettendo, a tale nomina, il commesso contabile, l'esattore, i visitatori, cui in passato era già delegata tale funzione, e tutti gli altri soci che riscuotessero la fiducia della giunta amministratrice. All'agente poteva essere corrisposto un premio e, nel caso dell'iscrizione, in un anno, di dieci nuovi soci di età inferiore ai trentacinque anni, riceveva un certificato di riconoscenza.
Un cambiamento significativo fu apportato in tema di sussidi, a causa dell'allarmante stato economico della Società. Infatti, al momento di esaminare il bilancio preventivo per l'anno 1900, emerse una consistente passività provocata, a giudizio di alcuni dei dirigenti, dalla quantità eccessiva di sussidi per malattia elargiti in special modo alle donne.
"Credo superfluo enumerare le ragioni e le cause che rendono le donne maggiormente ammalate, poiché a tutti sono pressoché cognite, e per la propria costituzione fisica, e per le maggiori malattie a cui vanno soggette, per la poca vigilanza a cui si possono sottoporre, perché adempiono spesso al loro lavoro ed alle mansioni casalinghe, pur percependo il sussidio, ragioni tutte che portano logicamente a prendere dei provvedimenti su tale sezione" (66).
Così, nell'assemblea generale del 18 gennaio 1900, il presidente Edoardo Andrei giustificava le misure da intraprendere per ristabilire il pareggio del bilancio.
Con il nuovo statuto si procedette pertanto alla divisione del capitale sociale tra uomini e donne, istituendo i due reparti separati all'interno della sezione malattia; fu quindi diminuito il sussidio giornaliero concesso alle donne (articolo 152) e, per esse, fu ristabilita la vecchia norma, che faceva maturare il diritto al sostegno economico, trascorso un anno dall'ammissione in Società (art. 129). Tali decisioni, che colpivano una categoria debole in un "privilegio" ormai acquisito, determinarono un vivace dibattito tra i soci. A difesa del proprio operato, la presidenza della Società giustificò la scelta confrontando la realtà perugina a quella di numerose altre società di mutuo soccorso nelle quali le donne non subivano trattamenti migliori. D'altro canto, le voci contrarie gridarono allo scandalo considerando lesi gli interessi di una parte dei soci, nel caso specifico le donne, e minata la ragione prima del mutualismo, il principio di fratellanza e solidarietà. Il provvedimento fu così adottato con l'intenzione di rivederlo quando se ne fosse presentata l'occasione; in realtà, posto più volte alla discussione dei soci, non subì successive modifiche. Soltanto nel 1907, a causa del rincaro degli affitti e dei generi alimentari, fu approvato un aumento dei sussidi giornalieri per i soci malati, che comprendeva però tutte le categorie di contribuenti, mantenendo, pertanto, inalterata la differenza tra uomini e donne (67).
Nel 1901 la Società festeggiava il 40° anniversario dalla fondazione: contava allora 134 soci benemeriti ed onorari e 1211 soci e socie attivi, con un capitale di 66221,55 lire al 31 dicembre 1899 (68). Nel maggio dello stesso anno veniva inaugurata la sezione di Ponte Felcino e qualche anno più tardi, nel 1906, fu aperta quella di Solfagnano (70).
Nel 1901 erano tornate a funzionare nel rione di Porta Sant'Angelo e in quello di Porta Eburnea due associazioni di mutuo soccorso. La reazione dei dirigenti di via dei Priori alla ricostituzione dei sodalizi non fu certo positiva. In essa vedevano un indebolimento della posizione e della forza della classe operaia ed un attacco all'ambizioso progetto della Società generale di rappresentare l'unica associazione di riferimento per i lavoratori della città (71).
Lo stesso atteggiamento accolse la formazione della prima Federazione fra le società di mutuo soccorso di Perugia, che si costituì nel 1907, raccogliendo le consorelle rionali (72).
Fu soltanto nel 1911 che la Società generale prese parte al progetto di Federazione, approvandone lo statuto nella seduta dell'assemblea generale del 26 maggio (73).
Intanto, l'aumento del costo della vita, aveva stimolato la ripresa dell'attività nel campo della tutela dei consumatori; fu così riaperta la cantina sociale e fu lanciata, a livello cittadino, la proposta di costituire una cooperativa per la vendita di generi di prima necessità a prezzi calmierati. Quest'ultimo progetto, ini-zialmente accantonato per mancanza di adesioni, fu poi ripreso e realizzato.
L'assemblea generale, nella seduta del 2 agosto 1913, deliberò, infatti, l'apertura di un magazzino di consumo presso i locali posti al pianterreno della sede di via dei Priori, in precedenza ristrutturati, autorizzando l'uso di capitali sociali, per la somma totale di diecimila lire (74). Si costituì una commissione che, unitamente alla giunta amministrativa, si occupò delle pratiche necessarie per l'apertura dell'esercizio e la stesura di un regolamento.
Il magazzino di consumo funzionò dal 1913 al 1925 e, soprattutto negli ultimi anni di attività, ebbe una gestione amministrativa e contabile che condizionò negativamente la vita della Società generale. Nell'assemblea del 29 agosto 1924 ne venne quindi deliberata la chiusura "come banco di attività della Società" (75), auspicando al suo posto la formazione di un' associazione autonoma, avente gli stessi scopi, da costituirsi con una sottoscrizione di azioni da parte dei soci. La nuova iniziativa non fu realizzata e si procedette, invece, alla liquidazione definitiva del magazzino, affidandone il compito ad un'apposita commissione e al consiglio di amministrazione. Tale liquidazione, una volta avvenuta, fruttò alla Società generale quarantamila lire (76).
Nel 1911, intanto, per il 50° anniversario della sua nascita, venne pubblicato l'opuscolo celebrativo di Lupattelli che riassumeva la ricca attività svolta dalla Società in mezzo secolo di vita; durante i festeggiamenti, che fruttarono oltre mille lire, devolute alle due sezioni vecchiaia e vedove ed orfani, fu anche inaugurato l'Albo d'oro dei soci. Il libro era stato messo in cantiere dal 1901, quando l'assemblea generale, su proposta del consiglio direttivo, aveva deliberato di
"istituire una apposita matricola dei soci benemeriti ed onorari, matricola che dovrebbe consistere in un così detto libro d'oro, nel quale saranno scritti i nomi di quei soci che col loro personale contributo hanno dato un vitale aiuto alla Società. In questo libro faranno degli speciali lavori di disegno e di pittura i più noti artisti di Perugia, dei quali molti hanno già accettato l'incarico" (77).
Per la sua inaugurazione e per rendere omaggio agli artisti che ne aveva curato la realizzazione, fu previsto un discorso commemorativo del professor Guardabassi ed un banchetto sociale da tenersi il 29 ottobre 1911 (78) .
L'anno successivo, un'altra associazione cittadina, la Società di mutuo soccorso fra il personale del manicomio di Perugia, sorta pochi anni prima, fu annessa alla Società generale (79).
Maturò, intanto, l'esigenza di rivedere nuovamente lo statuto; l'assemblea generale del 26 settembre 1914 nominò la commissione di arbitri che, dopo un anno di lavoro, completò la propria attività, dando alla luce il nuovo testo, ratificato dall'assemblea generale del 3 novembre 1915 (80). Successivamente, dal momento che lo statuto non era stato approvato, dalle autorità competenti, per la mancanza di disposizioni relative all'uso del capitale sociale in caso di scioglimento, aggiunto tale articolo, si procedette ad una ulteriore approvazione nell'assemblea del 20 maggio 1916 (81). Ad esso era allegato un regolamento di cinquantasei articoli, fatto ad integrazione ed esplicazione dello stesso statuto (82).
Gli organi sociali furono modificati. La giunta direttrice o amministrativa venne definitivamente soppressa e, al posto del consiglio generale, venne creato un consiglio di amministrazione (83). Costituito da 21 consiglieri e 6 supplenti, da un presidente, un vicepresidente, un segretario degli atti ed un cassiere, oltre a riprodurne la struttura, ne ereditava, in modo pressoché inalterato, funzioni e compiti.
La distribuzione dei sussidi di malattia fu riorganizzata, con l'eliminazione di due categorie, la terza e quella speciale; uomini e donne potevano iscriversi alle due rimaste, maturando però ancora sussidi differenziati. Fu, inoltre, stabilito un aumento della tassa di ammissione e, per i soli uomini, delle contribuzioni settimanali. L'articolo 78 provvide comunque a tutelare i soci che, all'entrata in vigore del nuovo statuto, fossero iscritti alle due categorie soppresse; costoro avrebbero mantenuto i diritti concessi dal precedente statuto, relativamente al pagamento delle quote ed all'entità dei sussidi.
Nel dicembre 1919 il consiglio di amministrazione deliberò l'adesione della Società generale, titolare ancora del magazzino di consumo, al Consorzio fra le cooperative di consumo del comune di Perugia, da poco costituitosi (84).
Poco dopo, nel novembre 1922, alla Società generale pervenne una nuova richiesta di fusione; il consiglio della cessata Società di mutuo soccorso fra gli operai della Siamic aveva, infatti, espresso l'intenzione di iscrivere in blocco i propri soci. La risposta fu inizialmente interlocutoria ma, dopo indagini e verifiche, che dimostrarono l'età avanzata della maggior parte di essi, si stabilì di valutare l'eventuale accettazione individualmente (85). In questo caso, la preoccupazione di appesantire i bilanci della Società aveva prevalso su qualsiasi altra considerazione.
L'avvento del fascismo, nell'ottobre 1922, sembrò incidere marginalmente sull'attività della Società generale (86). Le singole sezioni continuarono a funzionare e, nei primi anni, gli organi collegiali furono regolarmente riuniti; ma la partecipazione alle iniziative intraprese dal governo divenne presto un obbligo.
Nel 1923, il presidente della Società Aldo Stornelli fu nominato nel comitato per le onoranze all'on. Mussolini e ai Duci del Quadrunvirato, mentre nel corso del 1925 il consiglio di amministrazione votò l'adesione al comitato per la propaganda per la raccolta del dollaro per la patria, sottoscrivendo quattro dollari pari a cento lire (87).
A partire dal 1925, l'intervento governativo divenne sostanziale: fu abolita la Federazione italiana delle società di mutuo soccorso e, localmente, in modo quasi generalizzato, gli organi di gestione societari furono sciolti e sostituiti con commissari prefettizi.
Nella Società generale questo avvenne con il decreto prefettizio del 31 dicembre 1925, che eliminò il consiglio di amministrazione e nominò un commissario (89). L'assemblea generale, come risulta dai relativi registri dei verbali, non venne più convocata fino al 1935 (90).
Il commissario si occupava e decideva personalmente nel merito di tutte le questioni che si ponevano all'ordine del giorno. Nominato, dapprima, nella persona del professor Nazzareno Bonfanti, fu sostituito, il 20 agosto 1927, da Fioravante Graziani (91).
Fu quest'ultimo a gestire, tra il 1928 e il 1929, il passaggio alla Società generale della maggior parte delle società di mutuo soccorso ancora funzionanti a Perugia, con una procedura che si ripeté pressoché uguale in ogni situazione (92). Al momento della fusione la Società generale diventava proprietaria di beni mobili ed immobili, degli archivi e delle bandiere delle società disciolte. Per quanto riguarda i soci, si impegnava ad assorbirli, riconoscendo loro i diritti acquisiti nel seno della propria organizzazione, ma riservandosi, comunque, il privilegio di esaminare singolarmente la condotta morale e politica di ciascuno e di deliberare poi la loro eventuale ammissione alla Società generale.
In conseguenza di quanto stabilito dall'assemblea generale della Società operaia di Porta Sant'Angelo nella delibera di fusione, il 15 aprile 1929 fu istituito nel rione un circolo ricreativo aderente all'Opera nazionale dopolavoro. L'iniziativa fu avviata, così come era stato richiesto dai soci del disciolto sodalizio, per mantenere vivo nel quartiere "il senso della solidarietà mutualistica e l'affiatamento". All'atto dell'istituzione, il commissario Graziani stanziò cinquemila lire per le prime spese e per la sistemazione dei locali, che furono successivamente ristrutturati. Il Circolo si sciolse qualche anno più tardi, nel mese di agosto 1932, a causa delle frequenti liti tra i soci; il ricavato delle sue attività fu incamerato dalla Società generale, mentre il locale fu reso disponibile alla locazione (93).
Il 24 febbraio 1934 Graziani deliberò l'iscrizione della Società generale nella Federazione provinciale di Perugia delle cooperative e mutue, pagando il contributo sindacale annuale previsto a favore di questa organizzazione, nella misura di trenta centesimi per ogni iscritto (94).
Nel 1935 fu riconvocata l'Assemblea generale che, nella seduta del 15 dicembre, provvide a modificare gli articoli 49 e 67, comma 1 dello statuto. Si stabilì, così, che il consiglio di amministrazione venisse composto dal presidente, vicepresidente, segretario degli atti e sei consiglieri e il collegio dei sindaci revisori da tre membri. Nella successiva assemblea generale del 23 dicembre, si provvide alla ricostituzione del nuovo consiglio di amministrazione (95). Nella riunione di insediamento avvennero le consegne da parte del commissario Graziani che, in tale occasione, ricevette dal nuovo presidente Luigi Andreoli le lodi e i ringraziamenti per l'attività svolta in favore della Società (96).
Nella fase finale del regime fascista emerse la necessità di uniformare la struttura e la gestione del sodalizio alle leggi dello Stato.
Il nuovo statuto, approvato la prima volta dall'assemblea generale dei soci del 2 dicembre 1939 e, definitivamente, il 3 novembre 1940 (97), fu omologato dal regio Tribunale di Perugia il 30 dicembre dello stesso anno, diciannovesimo dell'era fascista. Si trattava di modifiche di "pura forma, suggerite dall'Ente nazionale fascista della cooperazione" (98) che, in realtà, adeguavano le norme dell'associazione, in modo sostanziale, ai principi ed alle leggi del governo.
Fu la natura stessa della Società a subire una significativa trasformazione, con l'eliminazione della cooperazione sociale tra gli intenti dell'associazione ed il mantenimento del solo scopo previdenziale e di elevazione morale sei soci. Lo stemma fu uniformato all'iconografia del regime e riprodotto nella copertina dello statuto con le caratteristiche descritte nell'articolo 5 del medesimo: esso doveva essere formato dall'aquila romana con fascio littorio, recante tra gli artigli gli strumenti del lavoro, che avevano in passato caratterizzato lo stemma della Società.
Furono soprattutto le norme di ammissione dei soci effettivi, modificate nella direzione voluta dalle leggi razziali entrate in vigore in Italia nel 1938, a costituire l'elemento di forzata omologazione al regime e di netta cesura con la tradizione ed il passato della Società generale. L'articolo 8 dello statuto poneva infatti tra le condizioni di iscrizione all'associazione l'appartenenza alla razza ariana e stabiliva inoltre l'insindacabile potere del Consiglio di amministrazione nel vaglio e selezione delle domande presentate, senza alcuna possibilità di reclamo da parte del richiedente in caso di risposta negativa. Tale atteggiamento discriminatorio veniva ribadito nell'articolo 10 dello stesso statuto, che stabiliva la cancellazione dall'albo dei soci di colui che "con opere e con parole, manifesti sentimenti di avversione al Regime Fascista", nonché dei "soci appartenenti alla razza ebraica".
Per quanto riguarda invece gli organi di gestione, le competenze si mantennero pressoché inalterate. All'assemblea generale rimase il compito di nominare i consiglieri e i sindaci revisori e di approvare i bilanci e gli statuti. La sua convocazione, con relativo ordine del giorno, doveva essere però, preventivamente autorizzata dalla Segreteria provinciale dell'Ente nazionale fascista della cooperazione e pubblicata, almeno quindici giorni prima dell'adunanza, nel giornale "Il lavoro cooperativo", organo dello stesso Ente.
Il consiglio di amministrazione, i cui membri duravano in carica per tre anni di seguito, manteneva inalterate le proprie funzioni deliberative. Ai revisori dei conti spettava il controllo della gestione finanziaria ma, a differenza del passato, potevano essere scelti anche al di fuori dei soci.
La normativa sociale era completata dal regolamento interno, fatto ad integrazione ed esplicazione dello statuto ed approvato dal consiglio di amministrazione, che ne aveva la competenza, nella seduta del 30 dicembre 1940 (99).
Con la caduta del fascismo e la fine della seconda guerra mondiale, nel nuovo stato democratico e repubblicano furono ripristinate le libertà d'associazione e di opinione.
Anche nella regolamentazione interna della Società generale furono reintrodotti alcuni dei principi ispiratori ed eliminate le norme discriminatorie del Ventennio.
L'assemblea generale, riunitasi il 19 novembre 1944, provvide innanzitutto a nominare il nuovo consiglio di amministrazione e il collegio dei sindaci ; le altre cariche sociali furono, invece, rinnovate dai consiglieri nella seduta del 2 dicembre 1944 (101).
Successivamente la Società si dotò di uno statuto, riadattato ai principi dello stato democratico, che l'assemblea del 30 dicembre 1945 approvò (102).
La nascita di cooperative di credito, di consumo e di produzione tornò ad essere una delle finalità dell'associazione, che si impegnava a promuoverne l'istituzione; venne, inoltre, propugnata l'istruzione e l'educazione morale dei soci in uno spirito democratico (art. 2).
Il fascio littorio scomparve dallo stemma sociale, nel quale tornarono ad emergere i soli strumenti del lavoro. Il vessillo, ancora oggi lo stesso, fu stabilito nella "bandiera nazionale con lo stemma del comune di Perugia e con nastro bianco portante la legenda Società generale di Mutuo Soccorso Perugia" (art. 5) .
L'ammissione in Società venne preclusa a quanti, condannati per reati che escludevano dal diritto di voto politico ed amministrativo, non fossero stati riabilitati (art. 10a); fu ripristinata invece la facoltà di ricorso al comitato degli arbitri nel caso di cancellazione di un socio, deliberata dal consiglio di amministrazione (art. 14).
Le tasse di ammissione, che furono aumentate, variarono, all'epoca di questo statuto, da un minimo di dieci lire ad un massimo di duecentoquaranta lire (art. 18); quelle settimanali erano pari a cinquanta lire, per gli uomini di prima categoria e a trenta lire, per quelli di seconda; per le donne di prima categoria corrisposero a trenta lire, per quelle di seconda, a venti lire (art. 19).
I sussidi giornalieri, aumentati anch'essi, oscillarono dalle trenta lire per le donne di seconda categoria, alle duecento lire, per gli uomini di prima (art. 20).
Il sussidio per vecchiaia veniva concesso ai soci iscritti da almeno venti anni e che avessero compiuto 60 anni; per inabilità dovuta ad infortunio sul lavoro, questo veniva accordato a qualsiasi età e dopo 10 anni di iscrizione (art. 32). La decisione in proposito era presa da un comitato composto dal consiglio di amministrazione, dai capi visitatori e da soci onorari rappresentanti, quando era possibile, ciascuno un rione della città (art. 34). Negli anni successivi si verificò più volte che il presidente, in occasione di eventi eccezionali, come il festeggiamento di anniversari della Società, decidesse di concedere, a favore dei soci pensionati, un sussidio straordinario. Ciò accadde sia nel 1951 che nel 1961, con un'elargizione, rispettivamente, di duecento e mille lire a socio (103).
Alle vedove ed agli orfani che avessero meno di 17 anni era concesso un sostegno economico corrispondente a non meno di dieci giornate di sussidio di primo grado nella categoria di appartenenza del socio defunto (art. 35).
Gli organi sociali continuarono ad essere gli stessi. Nelle assemblee generali tornò il voto a scrutinio segreto, abolito nel periodo fascista, obbligatorio nel caso di decisioni riguardanti le persone; si votava, altrimenti, per alzata e seduta, per appello nominale o per referendum (art. 47). Fu anche reinserita la pos-sibilità di integrare l'ordine del giorno, predisposto dal Consi-glio di amministrazione, da parte di almeno quaranta soci che ne facessero richiesta, con istanza scritta e firmata, e di presen-tare interrogazioni o interpellanze su questioni riguardanti l'interesse generale della Società, purché inoltrate almeno quin-dici giorni prima dell'adunanza (art. 44). L'assemblea approvava i bilanci, le relazioni del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale e rinnovava triennalmente le cariche di sua competenza: tutti i verbali delle riunioni, dal dopoguerra ad oggi, testimoniano annualmente un'attività in tal senso.
Il consiglio di amministrazione continuava, invece, ad occuparsi della gestione della Società, sotto la sorveglianza e il controllo del collegio sindacale, nello statuto definito commissione sindacatoria, costituito da 5 membri, 3 effettivi e 2 supplenti, nominati dall'assemblea generale (artt. 49-59 e 64-65).
Il consiglio provvide, nel 1947, alla stesura del nuovo regolamento. Letto, approvato e trascritto nel verbale della riunione del 12 luglio, esso completò il nuovo quadro normativo del periodo post-fascista (104).
L'esigenza di adeguare al costo della vita i contributi economici concessi dalla Società, portò alle prime modifiche statutarie. L'assemblea generale dell'11 dicembre 1955 decise così l'aumento dei contributi settimanali e delle tasse di ammissione e conseguentemente dei sussidi per malattia, per vecchiaia ed alle vedove ed orfani (105).
Qualche anno più tardi, nel 1961, la Società festeggiava il centenario della sua nascita, ricordando i soci fondatori e quelli benemeriti che tanto avevano contribuito alla crescita e sviluppo del sodalizio. In questa occasione venne anche ribadita l'importanza del processo di fusione avviato negli anni 1928-1929, che aveva permesso alla Società generale di moltiplicare i propri iscritti e di rafforzare la propria organizzazione, con l'apporto delle forze delle consorelle cittadine (106).
Negli ultimi decenni la Società ha continuato a svolgere, seppur in tono ridotto, la propria attività mutualistica ed ha mantenuto la propria presenza nella vita culturale e sociale di Perugia. Personalità ed autorità cittadine sono entrate a far parte della nutrita schiera dei soci benemeriti e riconoscimenti ed attestati di lode e di stima sono pervenuti ai dirigenti del sodalizio, localmente e a livello nazionale.
La Società generale, con la presidenza del geometra Carlo Ciangottini, ha, inoltre, valorizzato il proprio ruolo nell'ambito del movimento mutualistico stimolando, tra l'altro, la nascita, nel 1996, di un coordinamento regionale delle Società di mutuo soccorso (107)
L'ultimo atto, recentissimo ma di indubbio valore nella rico-struzione storico-istituzionale che si è tentato di fare in queste pagine, è l'approvazione, da parte dell'assemblea dei soci del 25 aprile 2000, dello statuto in vigore, aggiornato e adeguato alle forme attuali delle tematiche previdenziali ed assistenziali (108).
Vale la pena soffermarsi, soprattutto, sugli scopi elencati nell'articolo 4 del nuovo statuto, che sintetizzano questo sforzo di modernizzazione del ruolo e della funzione del mutualismo, svolto dai soci.
Oltre al ridabito interesse per "l'elevazione culturale ed il mutuo soccorso tra gli associati in tutte le forme e modalità consentite dalla legge", la Società ha, oggi, lo scopo di stipulare convenzioni con organismi di previdenza integrativa e con strutture sanitarie pubbliche o private, per poter svolgere, in modo più funzionale, la propria attività in questo campo, a tutela dei propri soci. È inoltre prevista la possibilità di prendere parte e collaborare con organismi mutualistici, sia in ambito locale che nazionale ed internazionale, al fine di amplificare la propria presenza e rendersi protagonisti di un più vasto ambito e movimento.
Un movimento, quello mutualistico, che schiacciato e marginalizzato per anni dal sindacalismo e dalla previdenza ed assistenza pubblica, torna oggi, quasi involontariamente, a riconquistare spazio ed interesse.
Aggregati all'archivio della Società generale ci sono gli archivi della Federazione fra le società operaie di mutuo soccorso del comune di Perugia e del Consorzio fra le cooperative di consumo del comune di Perugia.
Le riunioni degli organi sociali si tenevano sia presso la sede della Fratellanza operaia di mutuo soccorso di Porta Eburnea, in via Cesare Caporali al civico 11, sia nei locali della Società generale; pertanto è per questa ragione che probabilmente le carte si trovano aggregate al fondo di quest'ultima.
L'archivio del Consorzio fra le cooperative di consumo del comune di Perugia si trova anch'esso aggregato all'archivio della Società generale e, anche in questo caso, le riunioni degli organi sociali avvenivano in via dei Priori.
La numerazione delle serie di entrambi gli archivi è chiusa in quanto gli enti che li hanno prodotti non sono più operanti.
Per le notizie storicoistituzionali sugli enti in questione si rimanda all'introduzione anteposta agli inventari delle carte.
1) Cfr. F. ALUNNI PIERUCCI, "Il socialismo in Umbria. Testimonianze e ricordi (1860-1920)", Perugia, Tipografia Giostrelli, 1960, p. 64. Sulla Società generale e sul mutualismo in Umbria e in generale si possono vedere anche: A. GROHMANN, "La società di mutuo soccorso fra gli artisti e gli operai di Perugia (1861-1900)", in 'Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria' LXV 81968), pp. 67-173 e L. TOMASSINI, "Il mutualismo nell'Italia liberale (1861-1922)", in MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI. UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI, "Le società di mutuo soccorso e i loro archivi", Atti del seminario di studio (Spoleto, 8-10 novembre 1995), Roma, 1999, pp. 15-53.
2) A. LUPATTELLI, "Brevi cenni sulla origine e sull'andamento della Società di mutuo soccorso degli artisti ed operai in Perugia pubblicati in occasione del XVIII anniversario di fondazione della Società a beneficio dei soci malati e del fondo sussidi per inabilità al lavoro", Perugia, Belisario Simonelli, 1879, p. 4.
3) A. LUPATTELLI, op. cit., nota a p. 7 e IDEM, "Cenni storici sulla origine e sull'andamento della Società Generale di Mutuo Soccorso fra gli artisti e gli operai nel Comune di Perugia", Perugia, Tipografia Guerriero Guerra, 1911, p. 4. Questo secondo opuscolo fu pubblicato in occasione del 50° anniversario della Società ed è conservato in Archivio della Società generale di mutuo soccorso di Perugia d'ora in poi ASGMSP, "Carteggio particolare", b. 3, fasc. 9. Informazioni biografiche dettagliate dei soci fondatori si trovano in A. GROHMANN, op. cit., pp. 143-145.
4) A. LUPATTELLI, "Cenni storici ..." op. cit., p. 3.
5) "Idib.", p. 4.
6) Dal discorso di Carlo Bruschi fatto in occasione della fondazione della Socie-tà il 1° marzo 1861, pubblicato in A. GROHMANN, "Primi momenti dell'associazionismo operaio in Umbria: le società di mutuo soccorso", in "Prospettive di storia umbra nell'età del Risorgimento" Atti dellVIII convegno di studi umbri, Gubbio-Perugia, 31 maggio-4 giugno 1970, Rimini, Maggioli editore, pp. 499-500.
7) C. BRUSCHI, "Agli artisti ed operai appartenenti alla Società di mutuo soccorso in Perugia", [Perugia], Bartelli, [1861], in ASGMSP, "Carteggio ammini-strativo", b. 8, fasc. 4, sottofasc. 49.
8) F. BOZZI, op. cit., p. 743.
9) F. PIERUCCI, "Il movimento operaio in Umbria. (Cronache di un secolo 1850-1950)", Perugia, Regione dell'Umbria, 1983, (Quaderni della Regione dell'Umbria, Testimonianze), p. 14.
10) Ibid., p. 17.
11) Ibid., p. 15.
12) C. BRUSCHI, op. cit., p. 7.
13) U. RANIERI, "Perugia della bell'epoca 1859-1915", Perugia, Volumnia editrice, 1969, p. 103.
14) Presso l'archivio della Società non è stato ritrovato lo statuto del 1861, che è stato invece pubblicato in A. GROHMANN, "La società..." op. cit., pp. 160-173. Esiste una copia del regolamento generale della Società del 1861, stampato nelle prime pagine del libretto di un socio iscritto il 23 gennaio 1865, conservato in ASGMSP, "Carteggio amministrativo", b. 1, fasc. 1, sottofasc. 1. Va però segnalato che nel registro 4 della serie "Registri storici", alle carte 11v-12r, doveva esserci una copia dello statuto in questione; attualmente è rimasta traccia della coperta scollata e una didascalia manoscritta che lo descriveva. Si suppone si trattasse di un opuscolo a stampa, simile nel formato al libretto nel quale è pubblicato il regolamento del 1861 e ad altri statuti a stampa ritrovati nell'archivio della Società generale.
15) "40° Anniversario della Società generale di mutuo soccorso e cooperazione fra gli artisti ed operai nel comune di Perugia", 1901, numero unico del 1° settembre, in ASGMSP, "Carteggio amministrativo", b. 22, fasc. 1, sottofasc. 1.
16) Statuto del 1861, p. 160.
17) L'articolo 38 dello statuto del 1861 regolava entrambi questi aspetti.
18) "Brevi notizie storico-statistiche intorno alla biblioteca circolante", in ASGMSP, "Carteggio amministrativo", b. 5, fasc. 1, sottofasc. 32.
19) "Regolamento della biblioteca circolante", in SOCIETÀ GENERALE DI MUTUO SOCCORSO IN PERUGIA, Statuto e regolamenti sociali, Perugia, Tip. economica G. Guerra e C., 1888, Ibid., b. 1, fasc. 1, sottofasc. 20 (d'ora in poi statuto del 1888).
20) SOCIETÀ GENERALE DI MUTUO SOCCORSO E COOPERAZIONE FRA GLI ARTISTI ED OPERAI NEL COMUNE DI PERUGIA, "Statuto e regolamento per le adunanze", Perugia, Tipografia V. Santucci, 1900, in ASGMSP, "Carteggio amministrativo", b. 1, fasc. 1, sottofasc. 24 (d'ora in poi statuto del 1900)
21) A tal proposito cfr. gli articoli 24 e 25 dello "Statuto e regolamento generale della Società di mutuo soccorso degli artisti ed operai di Perugia", 1865, manoscritto, (d'ora in poi statuto del 1865) Ibid., sottofasc. 3.
22) Cfr. gli articoli 20-24 e 41 dello statuto del 1861 e il "Regolamento generale della Società di mutuo soccorso degli artisti e degli operai di Perugia", Perugia, Tipografia Bartelli e Santucci, 1861, "Ibid.", sottofasc. 1.
23) Cfr. gli articoli 29, 32 e 33 dello statuto del 1861.
24) "Statuto e regolamento generale" in ASGMSP, "Registri storici", reg. 1, cc. 11-30.
25) A tal proposito cfr. la lettera circolare ai soci, in ASGMSP, "Carteggio amministrativo", b. 1, fasc. 1, sottofasc. 8.
26) Cfr. SOCIETà DI MUTUO SOCCORSO DEGLI ARTISTI ED OPERAI IN PERUGIA, "Statuto e regolamento generale", Perugia, Tipo-litografia di G. Boncompagni e C., 1873 (d'ora in poi statuto del 1873). Tale statuto non è stato rinvenuto nell'archivio della Società generale, ma è conservato presso la Bibliotaca comunale Augusta di Perugia.
27) A. GROHMANN, "La società...", op. cit., pp. 81-82.
28) Cfr. gli articoli 53-57 dello statuto del 1861.
29) F. PIERUCCI, op. cit. pp. 15-16.
30) Le informazioni riguardanti gli organi sociali sono tratte dallo statuto del 1861.
31) A questo proposito si può vedere il "Progetto di statuto per la istituzione di una Società cooperativa di consumo in Perugia", Perugia, Stabilimento tipografico-litografico di G. Boncompagni e comp., 1868, in ASGMSP, "Carteggio amministrativo", b. 4, fasc. 1, sottofasc. 4.
32) Nell'archivio della Società, oltre al carteggio relativo a tale argomento, sono conservati i manifesti affissi sui muri della città in occasione dell'apertura delle cucine economiche, "Ibid.", sottofascc. 11 e 19.
33) ASGMSP, "Verbali dell'Assemblea generale", reg. 2.
34) "Ibid.", reg. 3, cc. 2-7 e statuto9 del 1883. La trascrizione sul registro dello statuto reca la data del 1° febbraio 1884.
35) ASGMSP, "Verbali dell'Assemblea generale", reg. 2, c. 14. Il regolamento stabiliva che tre quinti del fondo venivano riservati ai sussidi per inabilità al lavoro ed un quinto a quelli per disgrazie straordinarie; la parte rimanente era destinata annualmente al fondo che presentava più richieste. Successivamente fu introdotta una distinzione, poi ripresa nell'articolo 15 del regolamento del 1883 e nell'articolo 66 dello statuto del 1888, tra inabili a qualunque lavoro e inabili al proprio lavoro, riservando alla prima categoria una parte maggiore del fondo.
36) A. GROHMANN, "La societyà...", op. cit., p. 123.
37) Per le informazioni relative ai soci si può consultare il titolo III dello statuto del 1883, cc. 12v-15r.
38) Le funzioni del commesso furono specificate nell'articolo 33 del regolamento del 1883.
39) A. GROHMANN, "La società...", op. cit., p. 104.
40) ASGMSP, "Verbali dell'Assemblea generale", reg. 3, cc. 33-37.
41) Statuto 1888.
42) A. LUPATTELLI, "Cenni storici ...", op. cit., pp. 14-16.
43) ASGMSP, "Carteggio amministrativo", b. 3, fasc. 2, sottofasc. 19.
44) Cfr. il titolo IX dello statuto del 1888.
45) ASGMSP, "Carteggio amministrativo", b. 5, fasc. 1, sottofasc. 18.
46) Nella seduta del 29 gennaio 1886 l'assemblea generale, modificando l'articolo 11 del regolamento della Cassa anticipazioni, deliberò che si potesse fare domanda di prestito dopo un solo anno dal giorno di iscrizione in Società. ASGMSP, "Verbali dell'Assemblea generale", reg. 3, c. 29.
47) ASGMSP, "Carteggio amministrativo", b. 1, fasc. 1, sottofasc. 16. All'interno del regolamento della Cassa anticipazioni ci sono alcune lettere e verbali attestanti l'attività svolta, nel corso del 1886, da questa commissione.
48) ASGMSP, "Verbali dell'Assemblea generale", reg. 3, cc. 37-42.
49) Statuto del 1888, pp. 59-67.
50) A tal proposito si può vedere anche A. GROHMANN, "La società...", op. cit., pp. 101-103.
51) "Regolamento della Cassa cooperativa di prestito", contenuto in un libretto d'iscrizione in bianco, in ASGMSP, "Registri storici", reg. 2, cc. 109-117.
52) Verbale dell'Adunanza generale del 15 maggio 1903 in ASGMSP,"Verbali dell'assemblea generale", reg. 4, pp. 166-167.
53) A tal proposito si può vedere la documentazione raccolta nella serie "Sezione di credito (1902-1939)" nel presente inventario.
54) Per informazioni su questa Società si può consultare l'introduzione storico-istituzionale al suo archivio, presente in questo inventario.
55) ASGMSP, "Verbali del consiglio di amministrazione già consiglio generale e del commissario prefettizio", reg. 9, pp. 43-44.
56) ASGMSP, "Verbali dell'assemblea generale", reg. 3, cc. 118-119.
57) "Ibid.", c. 130.
58) "Ibid.", cc. 135-138. In via dei Priori non ci sono carte prodotte da questa società, ma vi è conservato il vessillo verde ad essa appartenuto.
59) A. GROHMANN, "La società...", op. cit. pp. 109-114. Nel 1898 fu istituita, con la legge n. 350 del 17 luglio, la cassa nazionale di previdenza per l'invalidità e vecchiaia degli operai, ente morale autonomo con sede a Roma. Ad essa potevano iscriversi coloro che svolgevano lavori manuali e servizi ad opera o a giornata. Le società di mutuo soccorso che avevano tra i loro scopi i sussidi di vecchiaia e di invalidità potevano, in base a questa legge, versare alla Cassa i fondi già raccolti e le quote dei contributi dei soci destinate a questi scopi. Con la legge n. 80 del 17 marzo 1898 fu, inoltre, resa obbligatoria un'assicurazione contro gli infortuni sul lavo-ro. A tal proposito cfr. L. TOMASSINI, op. cit., pp. 48-52.
60) ASGMSP, "Verbali dell'Assemblea generale", reg. 3, cc. 121-124 e c. 134.
61) Nell'archivio è conservata una copia stampa del primo statuto del 1897 di questa organizzazione, in ASGMSP, "Carteggio amministrativo", b. 4, fasc. 1, sottofasc. 25.
62) "Ibid."
63) ASGMSP, Verbali dell'Assemblea generale, reg. 4, p. 180.
64) Cfr. "la previdenza popolare e la beneficenza pubblica" periodico descritto in ASGMP, "Carteggio amministrativo", b. 15, fasc. 1, sottofasc. 2. La bandiera è riprodotta nella copertina del volume.
65) Statuto del 1900.
66) ASGMSP, "Verbali dell'Assemblea generale", reg. 4, pp. 119-120.
67) Cfr. il verbale dell'Assemblea generale del 18 dicembre 1907, "Ibid.", p. 218.
68) M. FERRINI, "Previdenza e cooperazione. Conferenza tenuta nella sede sociale nel XL anniversario della sua fondazione", Perugia, Premiata Tipografia umbra, 1901, in ASGMSP, "Carteggio amministrativo", b. 22, fasc. 1, sottofasc. 1.
69) "Ibid.", b. 27, fasc. 1, sottofasc. 1.
70) "Ibid.", sottofasc. 2.
71) A tal proposito si possono confrontare le introduzioni storico-istituzionali agli inventari di entrambe, presenti in questo inventario.
72) Anche in merito a tale argomento si può vedere l'introduzione storico-istituzionale all'inventario dell'archivio della Federazione.
73) ASGMSP, "Verbali dell'Assemblea generale", reg. 4, pp. 269-271.
74) "Ibid.", pp. 304-305. Le carte prodotte dal magazzino di consumo costituiscono una serie dell'archivio della Società generale.
75) "Ibid.", pp. 385-386.
76) ASGMSP, "Verbali del consiglio di amministrazione già consiglio generale e del commissario prefettizio", reg. 8, p. 352.
77) ASGMSP, "Verbali dell'Assemblea generale", reg. 4, p. 151. L'albo d'oro, ancora oggi gelosamente custodito nella sede della Società generale è uno splendido registro miniato.
78) ASGMSP, "Verbali del consiglio di amministrazione già consiglio generale e del commissario prefettizio", reg. 7, p. 258.
79) "Ibid.", pp. 278-279. Notizie storico-istituzionali e relativo inventario si trovano nel presente inventario.
80) "Ibid.", pp. 318.
81) "Ibid.", p. 326.
82) SOCIETÀ GENERALE DI MUTUO SOCCORSO FRA GLI ARTISTI ED OPERAI NEL COMUNE DI PERUGIA, "Statuto e regolamento", Perugia, Tipografia umbra G. Benucci e C., 1917 in ASGMSP, "Carteggio amministrativo", b. 28, fasc. 2, sottofasc. 8.
83) ASGMSP, "Verbali del consiglio di amministrazione già consiglio generale e del commissario prefettizio", reg. 9.
84) La testimonianza dell'adesione si trova nel carteggio della Società generale e nelle poche carte conservate, prodotte da questo consorzio nell'anno 1919 ed inventariate nel presente inventario tra i fondi aggregati.
85) Dell'archivio della Siamic si conservano due registri dei soci, inventariati nel presente volume, come serie dell'archivio della Società generale.
86) A tal proposito va segnalato quanto scritto da Luigi Tomassini il quale, pur sottolineando il fatto che numerose società di mutuo soccorso, con l'avvento del fascismo, subirono cambiamenti negli assetti amministrativi e direttivi e talvolta, nei casi più estremi, attacchi e devastazioni, complessivamente gli effetti del cambio di regime non furono devastanti, mantenendosi quasi inalterato il numero delle società esistenti e soprattutto quello dei soci iscritti. L. TOMASSINI, op. cit., pp. 51-52.
87) ASGMSP, "Verbali del consiglio di amministrazione già consiglio generale e del commissario prefettizio", reg. 8, pp. 269 e 352-353.
88) L. TOMASSINI, op. cit., p. 52.
89) ASGMSP, "Verbali del consiglio di amministrazione già consiglio generale e del commissario prefettizio", reg. 8, p. 353.
90) ASGMSP, "Verbali dell'Assemblea generale", reg. 5.
91) ASGMSP, "Verbali del consiglio di amministrazione già consiglio generale e del commissario prefettizio", reg. 9, p. 1.
92) Informazioni dettagliate sulle procedure di fusione delle società di mutuo soccorso cittadine a quella generale si trovano, nel presente volume, nelle introduzioni storico-istituzionali agli archivi di ciascuna.
93) ASGMSP, "Verbali del consiglio di amministrazione già consiglio generale e del commissario prefettizio", reg. 9, pp. 24-25 e 57-78. Nel 1938, i locali in questione furono concessi in affitto alla Federazione dei fasci di combattimento di Perugia e, dopo la caduta del fascismo, al Circolo ricreativo popolare di Porta Sant'Angelo. A tal proposito cfr. l'opuscolo propagandistico, fatto in occasione della manifestazione tenuta a Palazzo dei Priori il 24 giugno 1993 dal Comune di Perugia e dalla Società generale, intitolato Inaugurazione nuovi locali a Porta Sant'Angel, in ASGMSP, "Carteggio particolare", b. 4, fasc. 3. Le poche carte del Dopolavoro sono state sistemate in una serie dell'archivio della Società generale.
94) ASGMSP, "Verbali del consiglio di amministrazione già consiglio generale e del commissario prefettizio", reg. 9, p. 70.
95) ASGMSP, "Verbali dell'assemblea generale", reg. 5, pp. 1-5.
96) ASGMSP, "Verbali del consiglio di amministrazione già consiglio generale e del commissario prefettizio", reg. 9, pp. 81-83.
97) ASGMSP, "Verbali dell'Assemblea generale", reg. 5, pp. 20-24 e SOCIETÀ GENERALE OPERAIA DI MUTUO SOCCORSO DI PERUGIA, "Statuto", Perugia, Tipografia della Rivoluzione fascista G. Donini, 1941, in ASGMSP, "Carteggio amministrativo", b. 33, fasc. 1, sottofasc. 3 (d'ora in poi statuto del 1941).
98) Statuto del 1941, p. 23.
99) SOCIETÀ GENERALE OPERAIA DI MUTUO SOCCORSO FRA GLI ARTISTI ED OPERAI DEL COMUNE DI PERUGIA, "Regolamento generale interno per integrazione ed esplicazione dello Statuto sociale", Perugia, Tip. Guerriero Guerra, 1941, in ASGMSP, "Carteggio amministrativo", b. 33, fasc. 1, sottofasc. 3..
100) ASGMSP, "Verbali dell'Assemblea generale", reg. 5, p. 35.
101) ASGMSP, "Verbali del consiglio di amministrazione già consiglio generale e del commissario prefettizio", reg. 9, pp. 144-145.
102) ASGMSP, "Verbali dell'assemblea generale", reg. 5, pp. 38-54. Nel verbale in questione è trascritto, alle pp. 40-53, l'intero testo dello statuto. Di esso esiste inoltre una copia dattiloscritta conservata in ASGMSP, "Carteggio amministrativo", b. 38, fasc. 1, sottofasc. 1.
103) ASGMSP, "Verbali dell'Assemblea generale", reg. 5, pp. 66 e 92-93.
104) ASGMSP, "Verbali del consiglio di amministrazione già consiglio generale e del commissario prefettizio", reg. 9, pp. 172-177. Alle pagine in questione è trascritto il testo del regolamento. Di esso esiste inoltre una copia dattiloscritta conservata in ASGMSP, "Carteggio amministrativo", b. 38, fasc. 1, sottofasc. 1.
105) ASGMSP, "Verbali dell'assemblea generale", reg. 5, pp. 73-75. Furono modificati gli articoli 18-20.
106) "Ibid.", pp. 92-93.
107) Prima di Carlo Ciangottini sono stati presidenti della Società generale nell'ordine: Raffaele Omicini, primo presidente, Siro Angeletti, Tommaso Rossi, Cesare Zanetti, Federico Lancetti, Alessandro Raspi, Edoardo Andrei, Andrea Fazzoli, Aldo Stornelli, Costanzo Brunelli, Gustavo Castellini, Luigi Andreoli, Ferruiccio Ferrero ed Eugenio Alessandrelli. Alcuni sono stati rieletti più di una volta.
108) SOCIETÀ GENERALE DI MUTUO SOCCORSO FRA GLI ARTISTI ED OPERAI DI PERUGIA, "Statuto", 2000, in ASGMSP, "Carteggio particolare", b. 8, fasc. 18. Lo statuto, è stato omologato dal Tribunale di Perugia il 23 settembre 2000 e registrato presso l'Ufficio del registro di Perugia l'8 novembre 2000 al numero 10274.
Redazione e revisione:
Fabiani Anna Angelica, 01/04/1996, ordinamento ed inventariazione / Santolamazza Rossella, 01/04/1996, ordinamento ed inventariazione / Fratta Cristina, 01/04/2010, riversamento dati in Sesamo