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Comune preunitario di Meggiano e Paterno, Vallo di Nera (Perugia), sec. XVI - 1860

  • Ente
  • Estremi cronologici: sec. XVI - 1860
  • Intestazioni:
    Comune preunitario di Meggiano e Paterno, Vallo di Nera (Perugia), sec. XVI - 1860
  • Altre denominazioni: Comune preunitario di Meggiano e Paterno
  • Il nome Meggiano deriva da "medium" o "melius", toponimi relativi ai fondi rustici tipici con il suffisso "anum" della colonizzazione romana.
    Nel periodo tardo medievale era un centro importante lungo l'antica via di collegamento montano."Il castello di Meggiano è incluso nel 1241 dall'imperatore Federico II, nipote di Federico Barbarossa, tra i luoghi soggetti a Spoleto: nel 1247 il cardinale Capocci, legato papale, conferma l'atto federiciano. Meggiano passa così, nel XIII secolo, sotto la giurisdizione e la signoria del Comune di Spoleto: è in questo periodo che il preesistente insediamento rurale si cinge di mura per maggiore sicurezza dei suoi abitanti e diviene un "castrum" (castello)" (1).
    Nel 1338 partecipò alla confederazione dei dodici castelli contro il Comune di Spoleto; tornò con Spoleto nel 1372 con decreto del cardinale Filippo di Sabina (2). Anche Meggiano fu tra le località che nel sedicesimo secolo parteciparono alla rivolta dei comuni della Valdinarco contro la dominazione spoletina. "Nel 1529 castrum Meggiane adotta un sigillo comunale anepigrafo rappresentante S. Michele Arcangelo, il cui culto era molto diffuso nel territorio spoletino sin dall'età longobarda. ... Nel tardo medioevo castrum Meggiane e castrum Paterni divennero un'unica comunità amministrativa dipendente politicamente dal governatore di Spoleto e comprendente numerose ville: Roccagelli, Piedipaterno, Montefiorello, Colle di Montefiorello, Piedi la Costa, Forca o Villa del Carmine, Campore, Eremita, Pieve di Paterno, Pratale, S.Nicola e S.Maria di Reggiano" (3).
    Agli inizi del secolo XVII esisteva a Meggiano un "hospitale" per viandanti e pellegrini e vi operava il Monte frumentario dell'abbondanza, istituito nel 1659 con lo scopo di prestare il grano per la semina agli agricoltori e di distribuirlo in pane ai poveri nella stagione invernale. I nomi dei grascieri erano estratti dal consiglio generale ed erano due per ogni villa: villa Santa Maria Eremita, villa Santa. Maria, villa San Nicola, villa della Pieve.
    Meggiano era organizzato amministrativamente come Vallo di Nera, cioè il consiglio generale procedeva alla nomina dei vari ufficiali della comunità, che duravano in carica per un semestre: tra questi, il vicario che era il responsabile dell'attività amministrativa e giudiziaria della comunità; il camerlengo o camerario che era incaricato della riscossione dei vari tributi, ma poteva pagare solo con il consenso del vicario; incaricato della redazione dei registri del vicario era un notaio, giudice ordinario e cancelliere.
    Il podestà era nominato dal consiglio della città di Spoleto ed era la maggiore autorità politica ed amministrativa.
    Tali notizie sono state ricavate dalla lettura delle delibere consiliari della Comunità di Meggiano-Paterno contenute nei registri "omnibus o del vicario". In questi registri oltre ai sopra citati ufficiali vi sono riportate le modalità dell'appalto pubblico di determinate attività produttive e commerciali quali: la depositeria, la conceria, la pizzicheria, il forno pubblico e la regolamentazione della raccolta dei tartufi.
    Nei dintorni di Meggiano si trovano i ruderi del castello di Geppa, ora frazione di Vallo di Nera. "Il castello aveva una torre di vedetta e le abitazioni erano costruite entro la cerchia muraria" (4). Di questa antica comunità si conserva un codice mutilo degli statuti redatto dal notaio spoletino Piermarco (5).
    Dallo statuto si apprende che "base del comune era la generale arenga dei capifamiglia che eleggeva il vicario ogni sei mesi, così come il camerario o camerlengo" (6). "Erano presenti nel 1567 in arengha 25 foculares. ... Nel castello risiedevano un baiulo, quattro massari per sedare e concludere le liti per ragioni di confine, i viarii per soprintendere alle vie, piazze fontane, acquedotti e all'occorrenza i terminatores o arbitri di pace. I danni dati erano denunciati dai custodes secreti che riferivano anche sui malefici. Infatti il comune godeva del mero e misto imperio potendo giudicare le cause criminali e civili data la sua fedeltà al comune di Spoleto. I priori di Spoleto vi inviavano un podestà con un notaio o ufficiale dei danni dati. Ogni anno Geppa doveva presentare il pallio e il cero all'Assunta patrona di Spoleto e fare approvare nella prima quindicina di ottobre gli statuti e le riformanze. ... Contrariamente ad altri comuni era permessa l'esportazione di generi alimentari, ma ogni commercio era regolato dalle misure e statera comunali date in appalto. Per il grano e i cereali vigeva la coppa (circa 60 kg.), la mezza coppa, il quarto nursino. Vi era una taberna dove si vendeva buon vino. Le unità di misura sigillate dal comune di Spoleto erano il petitto, il mezzo petitto, la foglietta. Un hospedale od ospizio serviva da locanda. Entro il castello vi era una fonte alimentata da un acquedotto. Ai forestieri era vietato cacciare e cavare tartufi. Altro cespite comunale, oltre all'appalto della taverna, dell'osteria, delle misure, del pascolo comunale del monte Giova, era il taglio dei boschi. I terreni ricordati negli statuti sono le bandite o cese di Piedi del Paradiso, Fossato della Fortuna, Collone. Selvastrello, Cerreta, Vallesanta, inoltre Colle Tuschi, Magliola, Faggiole, Campoletroso, Scoppietto, Stazzano, Vigna della Croce, Colle Albertino, Colleventoso, Colle Marturella, Valvena" (7).
    Agli inizi del secolo XVIII il castello di Geppa dipese politicamente dal governatore di Spoleto; a causa di gravi terremoti si ebbe lo spopolamento dello stesso.
    Nel 1727 iniziò la disputa per l'aggregazione ad uno dei comuni confinanti, questa si concluse nel 1752 con l'annessione del Comune di Geppa a quello di Paterno Meggiano (8).
    Insieme a Meggiano è citato Paterno il toponimo del quale deriva dal latino "praedium paternum". "Durante il periodo longobardo "castrum Paterni" è stato soggetto alla giurisdizione amministrativa (gastaldato) di Ponte (9)". L'insediamento di Paterno è sorto in epoca alto medievale su un poggio che domina la valle del fiume Nera.
    "Negli anni 1225-1230 venne istituito, nel demanio ducale della montagna spoletina, un balivo e vicario generale della montagna residente a Norcia: balivi minori sono istituiti in altri luoghi fra cui a Paterno e a Vallo. Il codice riccardiano ci informa che nel 1233 il cappellano Omodeo, Vicario ecclesiastico della montagna per conto del rettore del ducato di Spoleto, Cardinale Giovanni Colonna, rioccupa i castelli della valle: Vallo si sottomette spontaneamente, mentre Paterno, ricusando di assoggettarsi alla Chiesa e di pagare il fodro (tributo) viene scomunicato dallo stesso Omodeo. Gli uomini di Paterno giurano in seguito di sottostare agli ordini del vicario ecclesiastico della montagna. Un editto dell'imperatore Federico II riconosce nel 1241 la giurisdizione del Comune di Spoleto sul castello di Paterno e sulla sua rocca" (10).
    Alla fine del secolo XIII Paterno divenne comune autonomo, e fu uno dei castelli più importanti della Valdinarco.
    "Baluardo quasi inespugnabile, il castello di Paterno ha costituito nel medioevo un luogo di rifugio durante le piccole guerre tra Spoleto, Norcia e i castelli della Montagna. Alla fine del '300, mentre infieriscono le lotte tra guelfi e ghibellini banditi da Spoleto si rifugiano a Paterno (11)".
    "Nel 1522-1523 i castelli della Montagna, rifiutandosi di combattere per Spoleto fuori della loro patria, formano una coalizione che sfocia in una rivolta armata: ad essa partecipa anche Paterno. Dopo la repressione della rivolta molti abitanti di Paterno, restii a sottomettersi a Spoleto, si rifugiano a Cerreto e a Triponzo (12)".
    Dopo tali vicende il Comune di Paterno rimase quasi ininterrottamente, sino all'unità d'Italia, sottoposto politicamente al potere del governatore pontificio di Spoleto.
    Nel periodo 1789-1799 Paterno insieme a Meggiano fece parte del Cantone di Spoleto Dipartimento del Clitunno; dal 1809 al 1814 del Dipartimento del Trasimeno.
    Dopo la restaurazione divenne appodiato di Spoleto. Dal 1853 divenne comune autonomo. Nel 1860 entrò a far parte del Regno d'Italia.

    (1) AA.VV, Vallo di Nera e il suo territorio, Terni, 1994, p. 87.
    (2) MARIO TABARRINI, L'Umbria si racconta. Dizionario E-O, Foligno, 1982, pp. 328-329.
    (3) AA.VV., op. cit. pp. 87-88.
    (4) GIUSEPPE GUERRINI, Repertorio degli statuti delle comunità del territorio di Spoleto - Vallo di Nera, in AA. VV., Item ordinamus... Statuti e società nel territorio di Spoleto (secoli XIII-XVI), Spoleto, 1997, p. 118.
    (5) Lo statuto è conservato presso l'Archivio storico diocesano di Spoleto, sala II 30, 4, n. 1270. E' un registro pergamenaceo, privo di coperta, acefalo e mutilo delle prime 27 rubriche e che in gran parte formavano il primo libro "De redimine", il codice inizia con il testo della rub. 27 del secondo libro "De civilibus causis", cc.9r-29, con approvazioni dei priori di Spoleto dal 1563 al 1593.
    (6) ANSANO FABBI, Storia dei comuni della Valnerina, Santa Maria degli Angeli, 1976, pp. 428-429.
    (7) GIUSEPPE GUERRINI, op. cit. pp. 117-118.
    (8) fondo Comune di Meggiano e Paterno, Registri dei consigli, n.146, c.49v.
    (9) AA. VV, Vallo di Nera e il suo territorio. Storia arte ambiente e tradizioni. Terni, 1994, p. 78.
    (10) AA. VV., op. cit. p. 78.
    (11) AA. VV., op. cit. p. 79.
    (12) AA. VV., op. cit. p. 80.

  • Redazione e revisione:
    Zucchetti Patrizia, 01/01/1997, ordinamento e inventariazione / Sampaolo Maria Serena, 01/01/1997, ordinamento e inventariazione